Personaggi

Published on Dicembre 2nd, 2021 | by Massimo Campi

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Rosberg jr: l’uomo che vinse due volte

Cinque anni fa, il figlio d’arte abbandonava le competizioni fresco del titolo mondiale –  di Carlo Baffi

E’ venerdì 2 dicembre 2016, il mondiale di Formula Uno s’è concluso da cinque giorni ed ha salutato il trionfo di Nico Rosberg, che dopo un acceso duello con Lewis Hamilton, compagno alla Mercedes, è riuscito a mettere le mani sulla sua prima corona iridata. Il Circus, appena andato in letargo è scosso da una notizia che si diffonde alla velocità della luce e che inizialmente ha quasi l’aria di uno scherzo. Sul proprio profilo Facebook, il neo campione del mondo scrive testualmente: “Quando ho vinto la corsa a Suzuka, avevo il titolo nelle mie mani. La pressione era aumentata e ho iniziato a pensare da lì di ritirarmi dal motorsport da campione del mondo.

Domenica mattina ad Abu Dhabi sapevo che quella corsa poteva essere l’ultima della mia carriera. E prima della gara ho sentito improvvisamente che tutto era chiaro e giusto. Volevo gustarmi dall’interno ogni secondo del fatto che quello sarebbe stato il mio ultimo Gran Premio e quando i semafori si sono spenti è diventata la gara più intensa della mia carriera. Lunedì mattina mi sono deciso in modo definitivo a fare questo passo. Alla fine ho scalato la montagna e sono sulla vetta. La mia emozione più potente adesso è di profonda gratitudine a tutti quelli che mi hanno sostenuto per rendere possibile il sogno”. Ebbene si, Nico Rosberg ha ufficializzato il proprio ritiro dalle competizioni. Un annuncio shock che prende tutti in contropiede.

Chi avrebbe mai immaginato che sulla carriera del figlio del coriaceo Keke Rosberg, iridato nel 1982, il sipario sarebbe calato all’improvviso? E così prematuramente, a soli 31 anni dopo 10 stagioni nella massima serie. Però come lo stesso Nico ha scritto, era giunto in cima alla vetta dopo tantissimi sacrifici, cercando di tenere a bada uno stress sempre più crescente. Fin dagli esordi non era stato facile portare quel cognome parecchio ingombrante. L’essere figlio d’arte avrà pure i suoi vantaggi, ma altrettanti oneri che rischiano di oscurarti. Per uno strano scherzo del destino il giovane fa il suo esordio in F.1 nel 2006 al volante della Williams, proprio la scuderia con cui il padre Keke s’era laureato campione del mondo, che però non è più una scuderia di vertice. Ovviamente non mancano i continui paragoni con le gesta del genitore. Grazie alla personalità ed al talento, il giovane va a punti al debutto e dopo tre stagioni sigla due podi a Melbourne e a Singapore. Resta alla corte di Sir Frank Williams per tutto il 2009 e poi arriva la chiamata dalla Mercedes che torna nel Circus dopo 65 anni. Per Rosberg jr. è la svolta che potrebbe lanciarlo in orbita, peccato che si ritrova come compagno il sette volte iridato Michael Schumacher. Dopo il ritiro avvenuto nel 2006 pago dei successi con la Ferrari, al cannibale di Kerpen è tornata fame di vittoria. In tanti parlano subito di un confronto impietoso e vedono Nico come una vittima predestinata. Sarà invece il “Kaiser” a soccombere e dopo un triennio parco di risultati, appenderà definitivamente il casco al chiodo. Rosberg è quindi maturo per essere nominato prima guida, ma ecco materializzarsi una nuova doccia fredda.

Al posto di Schumi, Toto Wolff e Niki Lauda ai vertici del team di Brackley, ingaggiano un certo Lewis Hamilton, che seppur vanti una sola corona iridata è ritenuto uno dei più grandi top driver in circolazione. Nico è ben conscio di quanto sia complicato il suo futuro, ma accetta la sfida. Con l’avvento dell’era turbo-ibrida la Mercedes inizia a dettare legge non avendo rivali ed Hamilton conquista due titoli nel 2014 e 2015. Rosberg chiude sempre alle sue spalle, pur cercando di dar del filo da torcere al rivale. I due si conoscono molto bene da quando correvano nei kart e militavano nella stessa squadra, l’italiana CRG di Dino Chiesa tra il 2000 ed il 2001. Se Nico era soprannominato “il Principe”, Lewis era invece “lo Sceicco”. Allora, seppur avversari in pista erano grandi amici. Già… erano. Ora, la superiorità tecnica delle “Frecce d’Argento”, li ha messi in condizione di puntare sempre al gradino più alto del podio e la convivenza è diventata sempre più difficile fino a sfociare in duelli rusticani. Proprio nel campionato 2016, i due sono protagonisti di una collisione nel corso del primo giro del Gran Premio di Spagna gettando alle ortiche una doppietta sicura per la “Stella a Tre Punte”. Un mondiale in cui Rosberg ha conseguito quattro vittorie nei primi quattro round e sente che forse potrà finalmente spodestare il campione in carica. Hamilton però risorge ed ha inizio un altro testa a testa serrato. A decidere le sorti della battaglia sarà il G.P. della Malesia in cui il britannico si ritira tradito dalla sua power unit mentre è in testa. Da li in avanti Nico può contare su un discreto vantaggio e malgrado Lewis s’aggiudichi gli ultimi quattro Gran Premi, chiude la partita piazzandosi sempre secondo. Resterà indimenticabile l’ultimo atto ad Abu Dhabi.

Il tracciato medio orientale è ancora una volta decisivo per l’assegnazione matematica del mondiale. Hamilton ha 12 lunghezze da recuperare e per confermarsi campione deve vincere sperando che Rosberg non arrivi tra i primi tre. Lewis si porta subito al comando e fa il vuoto. Nico però controlla la situazione mantenendosi saldamente al secondo posto. E’ allora che il britannico elabora una strategia macchiavellica. Nelle ultime tornate rallenta il ritmo allo scopo di frenare la gara del diretto avversario, in modo che Vettel e Verstappen raggiungano Nico e lo superino. Un ultimo vano azzardo di “Hammertime” che al calare della bandiera a scacchi è costretto ad abdicare il trono. Rosberg può quindi dar sfogo alla sua grande gioia compiendo una serie di burnout sul traguardo. Finalmente ha eguagliato papà Keke ed ha battuto Lewis, il suo grande rivale. Ma per raggiungere quest’obiettivo ha esaurito tutte le energie. Tempo dopo ammetterà di esser riuscito a gestire l’enorme pressione grazie all’assistenza di un mental coach, grazie alla meditazione ed alla filosofia. Però le pile si sono scaricate. E’ giunto il momento di godersi la vita, in primo luogo la famiglia con la moglie Vivian e la piccola Alaia nata nel 2015; la secondogenita Naila arriverà nel 2017. “Non volevo uscire di scena da fallito – rivelerà Nico alla carta stampata – o come qualcuno che non è più desiderato. Non ho pensato ai soldi nemmeno per un secondo.” Il neo iridato aveva infatti rinunciato ad un contratto biennale che s’aggirava intorno ai cento milioni di dollari. “Fuori dal paddock, c’è una vita da vivere e se fai il pilota devi essere concentrato sempre e solo sul tuo lavoro, in macchina e fuori. Sono un uomo non un criceto che gira in cerchio dalla mattina alla sera.”

Parole esplicite che spiegano un gesto che ha spiazzato non solo la Mercedes, bensì  lo stesso Hamilton che forse non vedeva l’ora di prendersi la rivincita nel 2017. Lewis rimase invece con l’amaro in bocca dovendo accettare che non avrebbe mai più potuto ribadire la sua superiorità nei confronti del tedesco. Sotto il profilo psicologico, fu una seconda vittoria per Nico.

Illustrazione ©Carlo Baffi – Immagini © Massimo Campi

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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