Formula 1

Published on Novembre 8th, 2023 | by Massimo Campi

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Felipe Massa e la beffa di Interlagos 2008

 

Di Carlo Baffi

Nel Gran Premio del Brasile 2008, Felipe Massa idolo di casa e pilota della Ferrari perde il mondiale all’ultimo giro, malgrado la vittoria in gara. E grazie ad un rocambolesco 5° posto, Lewis Hamilton conquista la sua prima corona iridata. Il Cavallino si consolò aggiudicandosi il Campionato Costruttori.

La recente riapertura del cosiddetto “Singapore gate” con la conseguente azione legale intrapresa da Felipe Massa che rivendica il titolo 2008, ci riporta allo sprint finale disputato sul tracciato di Interlagos. Senza dubbio, la corsa truccata di Singapore con l’incidente simulato da Nelsinho Piquet ebbe dei riflessi sulla classifica piloti, ma a nostro avviso fu il Gran Premio del Brasile a decidere in larga parte le sorti di quel campionato. Facciamo quindi un salto indietro nel tempo, a quel 2 novembre del 2008.

Prologo – Come quella precedente, la stagione fu segnata dalla lotta tra Ferrari e McLaren-Mercedes. L’anno prima era stato il Cavallino a spuntarla vincendo sia sul fronte piloti che su quello costruttori. Ma se per quest’ultimo fu determinante l’esclusione del team anglo-tedesco dalla classifica in quanto condannato per la squallida spy-story contro la Ferrari, su quello piloti si era combattuto fino all’ultimo. E proprio ad Interlagos, in una gara ricca di colpi di scena, Kimi Raikkonen l’aveva spuntata sul duo McLaren composto da Fernando Alonso e Lewis Hamilton. Dodici mesi dopo, la posta in palio era la stessa, però gli attori erano in parte cambiati. Massa si era ritrovato nel ruolo di pilota di punta di Maranello, mentre Hamilton era prima guida di fatto dopo che Alonso era emigrato in Renault. La rivalità tra i due era divenuta ingestibile e la McLaren l’aveva rimpiazzato con il 27enne finnico Heikki Kovalainen. A fianco di Felipe c’era ancora Raikkonen, il campione uscente che questa volta avrebbe dovuto fargli da scudiero, restituendogli il favore ricevuto nel 2007 sulla pista paulista. Massa infatti si piegò alla ragion di squadra davanti al pubblico amico sacrificando una vittoria certa, per consentire al compagno di laurearsi Campione. E la riconoscenza della Ferrari non si fece attendere premiando il brasiliano, forte di 6 pole positions, 6 successi, 2 secondi e 2 terzi posti.

Il confronto – Massa, che vanta origini italiane, era cresciuto a Maranello ingaggiato nel 2003 come terzo pilota dopo un difficile anno in Sauber sulla spinta del Team Boss Jean Todt. Il biennio 2004-2005 segnò il suo ritorno con la compagine elvetica e finalmente nel 2006 raccolse il testimone del connazionale Rubens Barrichello che aveva lasciato la Rossa. Per Felipe fu un anno di apprendistato accanto ad un maestro d’eccezione come Michael Schumacher, cercando di carpire ogni segreto della metodologia maniacale dell’eptacampione teutonico. I frutti non si fecero attendere e già in quel campionato colse la sua prima affermazione, nel G.P. di Turchia a cui seguì quella nella sua terra natia. Era il primo brasiliano a vincere la corsa di casa dopo il mitico Ayrton Senna e da lì la musica cambiò. L’anno successivo non si trovava più in una situazione di sudditanza nei confronti del nuovo arrivato Raikkonen, bensì potè cominciare a farsi valere sentendosi finalmente pronto a puntare in alto. A contendergli il massimo traguardo del 2008 c’era però uno degli avversari più ostici: Lewis Hamilton. Una sorta di predestinato che dopo aver bruciato le tappe nelle categorie addestrative supportato dalla McLaren, aveva esordito nel Circus sulla monoposto d’oltre Manica sfiorando l’incoronazione mondiale. Il 23enne britannico era divenuto una star a livello mediatico, un’ascesa favorita dal fatto di esser stato il primo driver di colore ad imporsi in Formula Uno. Nel Regno unito e non solo era esplosa “l’Hamiltonmania”, che gli aveva fruttato munifici contratti pubblicitari al punto che il suo giro d’affari fu stimato oltre il miliardo di dollari. Il padre, che allora gli faceva da manager, pensò addirittura di quotarlo in borsa attraverso una società in cui Lewis era l’azionista di maggioranza, seguendo l’esempio di altre star dello sport internazionale.

Il cammino – La stagione 2008 dei due fighters, vide l’inglese allungare nella parte centrale, ma il paulista tenne duro, recuperò e rimase in gioco sino all’ultimo round. Per lui ci furono pure momenti difficili: in particolare in Gran Bretagna, quando sotto il diluvio (suo tallone d’Achille) incappò in ripetuti testacoda complice anche un set-up non azzeccato. In Ungheria fu ad un passo dal trionfo dopo una partenza da manuale in cui bruciò Hamilton e Kovalainen che partivano al palo. Condusse fino a tre tornate dal termine quando il motore lo mise ko. E poi Singapore, dove partì dalla pole e rimase in testa sino al giro 14, quello incriminato del botto di Piquet jr. che causò l’ingresso della safety-car ed il conseguente valzer dei rifornimenti. Massa rientrò insieme a Raikkonen e nella frenesia un meccanico premette il pulsante collegato al semaforo che accese la luce verde. Una procedura perfetta, peccato che il bocchettone fosse ancora attaccato al serbatoio della F2008. Risultato: Massa trascinò con se parte dell’impianto. Fermatosi subito lungo la corsia box, dovette attendere che i meccanici provvedessero a Kimi, dopodichè venne soccorso. Lo strattone aveva però incastrato il tubo nell’airscope e per liberare la monoposto servì un’azione di forza da parte di più uomini. La scena si chiuse con Massa che rientrò in pista molto attardato (avrebbe chiuso solo 13°) ed i meccanici che tornarono nel proprio garage con il “serpentone” argenteo sulle spalle. Insomma, disavventure che fecero perdere punti importantissimi al ferrarista. La corsa se la sarebbe aggiudicata Alonso, compagno di Piquet, davanti a Rosberg ed Hamilton.

Franco tiratore – Al termine del G.P. del Giappone, nel pieno della corsa iridata, fecero notizia le parole di Fernando Alonso il vincitore, che non nascose il suo rapporto poco cordiale con Hamilton. “Abbiamo una macchina competitiva in grado di lottare con Ferrari e McLaren. Se fosse così anche in Cina ed in Brasile e Massa vincesse, io potrei piazzarmi secondo e terzo. Felice così di aiutare Felipe a prendere quanti punti possibili. Questo è l’unico modo che ho per aiutarlo.” E su Hamilton:” E’ un pilota molto esigente con se stesso. Vuole sempre vincere ed a volte si assume dei rischi che sarebbe meglio non prendere.” Una provocazione figlia dei passati rancori, ma che non fu raccolta dal britannico:” Non ho una particolare opinione in merito – replicò Hamilton – penso solo a concentrarmi sul mio lavoro e fare punti pesanti. Alonso può fare quello che vuole e la cosa non mi interessa.”

Questioni di tifo – Si giunse così alla battaglia di Interlagos. Un tracciato di 4.309 metri intitolato al pilota Carlos Pace, edificato nel 1940 alla periferia di San Paolo. Per l’occasione avrebbe ospitato la 36esima edizione del Gran Premio del Brasile. Hamilton gradiva parecchio quella pista:”… fin da quando giocavo alla Playstation con mio fratello.” E malgrado si fosse trovato nella fossa dei leoni non mostrava una particolare apprensione, almeno in apparenza. A chi gli paventava la possibilità di subire brutti scherzi rispose:” Non faccio caso a quello che dice la gente. Siamo qui per correre e credo che tutti i miei colleghi siano sportivi.” Purtroppo però non sarebbero mancati gli eccessi del tifo esagitato: come l’invito a buttar fuori il britannico rivolto a Robert Kubica (terzo in classifica, ma staccato) da parte di alcuni supporters paulisti in un centro commerciale, in cui il polacco presenziava ad un evento promozionale. Messaggio che il pilota della Bmw Sauber rispedì al mittente, affermando che la lotta per il mondiale non gli interessava e che non intendeva ostacolare nessuno dal momento che faceva il tifo solo per sé stesso. E che dire del sito internet che invitava a gettare virtualmente con un click del mouse i chiodi al passaggio di Hamilton? Una sorta di voodoo informatico per propiziare una foratura alle gomme della McLaren numero 22. La presenza, inoltre, di insulti razzisti rivolti a Lewis, provocarono la protesta di un deputato del governo di Sua Maestà che portò per fortuna alla chiusura delle pagine web incriminate. Per contro ci furono anche episodi simpatici come quello in cui due comici regalarono ad Hamilton, ospite nel loro show, un gatto nero di peluche facendolo passare come antidoto alla jella. Lewis ci rise sopra.

Casa dolce casa – Massa sperava in cuor suo di ripetere la gara dell’anno prima, ma con un risultato invertito e di raccogliere lo scettro di Raikkonen. L’impresa non era delle più semplici: Hamilton godeva di un vantaggio in classifica di 7 lunghezze. In pratica, Massa doveva vincere e sperare che il rivale non si piazzasse nei primi 5. Un’eventuale situazione di parità avrebbe giocato a favore del ferrarista forte di una vittoria in più. Se da un lato, trovarsi a pochi passi da casa poteva rappresentare una sorta di “comfort zone”, dall’altro poteva far salire lo stress alle stelle, ma Felipe cercò di vedere solo il lato positivo.” Nel kartodromo qui a fianco – raccontò ai cronisti – a otto anni disputai la mia prima gara. Ed è su questa pista che ho esordito su 4 ruote nel 1998. Ecco perché amo questo circuito. Ai box ci saranno parenti ed amici che mi hanno visto crescere e che mi hanno aiutato. Per me è tutta energia positiva, una motivazione in più. So che ci giochiamo il mondiale su due fronti e dobbiamo assolutamente fare di tutto per centrare una doppietta. Poi cosa accadrà solo Dio può saperlo.” Nelle prime prove Libere del venerdì, il ferrarista ottenne la prestazione migliore in 1’12”305, davanti ad Hamilton e Raikkonen, poi nella seconda sessione finì alle spalle di Alonso autore del miglior crono in 1’12”296; Hamilton chiuse nono.

L’acuto – Le ottime performances del ferrarista proseguirono anche al sabato. In qualifica siglò la pole col tempo di 1’12”368 in Q3, da sottolineare che in Q1 e Q2 aveva girato rispettivamente in 1’11”830 e 1’11”875. Precedette la Toyota di Jarno Trulli e la seconda Rossa di Raikkonen. Hamilton non andò oltre il quarto posto davanti al fido Kovalainen e non si disse preoccupato più di tanto:” Felipe si trova dove aveva bisogno di essere e gli auguro che gli vada bene, ma io devo concentrarmi sul lavoro senza dove far nulla di spettacolare. Solo portare la macchina al traguardo con qualche buon punto.” Sulla stessa linea anche Norbert Haug, gran capo Mercedes:” Una bella qualifica, i nostri piloti sono in ottima posizione. Ora bisogna semplicemente usare il cervello.” Piedi per terra anche nel box Ferrari dove le aspettative erano decisamente aumentate:” E’ stata una qualifica fantastica – dichiarò soddisfatto Massa – un gran bel giro e la mia Ferrari si è comportata perfettamente sin dalle libere di venerdì. Puntiamo a vincere e poi aspettiamo un aiuto esterno della fortuna, o magari dalla Bmw, o dalla Renault. E’ chiaro che la pressione è tutta sulle spalle di Hamilton, io non ho nulla da perdere.”

Showdown – E siamo a domenica. Verso le 18, ora italiana, ecco il primo colpo di scena. Un violento acquazzone si scatenò sul circuito appena prima del via, ritardando la partenza di dieci minuti e contribuendo ad aumentare ancora di più la tensione. Allo spegnimento del semaforo, Massa scattò subito in testa imponendo un ritmo elevatissimo. Hamilton, lottava nelle retrovie non perdendo di vista le posizioni aritmeticamente utili. Al termine delle soste, la classifica vedeva ancora Felipe leader, però Lewis era quarto, quindi virtualmente campione. Tutto pareva deciso, quando al 65° dei 71 giri previsti, il meteo riservò il colpo di coda decisivo, quello che avrebbe segnato il mondiale 2008.

Doccia gelata – L’arrivo del temporale provocò un nuovo valzer di cambi gomme: tutti rientrarono, tranne le Toyota di Glock e Trulli, che cercarono di guadagnare posizioni sperando che la pioggia fosse calata. Mentre Massa proseguiva la sua cavalcata davanti ad Alonso e Raikkonen, Hamilton venne superato da Vettel, che lo relegò in sesta piazza. Se fosse finita così Felipe sarebbe diventato Campione. Le ultime tornate furono palpitanti, con l’inglese che vedendosi perduto andò all’assalto su una pista ormai divenuta una palude; l’asfalto di Interlagos faticava a drenare l’acqua. Si arrivò così all’ultimo passaggio. Massa transitò sotto la bandiera a scacchi da trionfatore, ma con l’orecchio teso alla radio, perché il suo ingegnere Rob Smedley lo teneva costantemente informato sulla gara di Hamilton, metro per metro. Intanto le telecamere della regia internazionale inquadrarono il box Ferrari, dove nella calca i genitori di Felipe si abbracciavano per il risultato del figlio. Il sogno iridato pareva raggiunto, quando un uomo in rosso col volto tirato li riportò alla dura realtà. Ma che era successo? L’imponderabile. Come se il copione fosse stato scritto da un destino crudele. Mentre Felipe percorreva il giro d’onore salutando le tribune letteralmente impazzite, nelle ultime tre curve e con le speranze ormai ridotte al lumicino, la “Freccia d’Argento” di Lewis era risalita quinta. E così era giunta al traguardo. A cedere non era stato Vettel 5°, bensì Glock, il 4°, che con le gomme lisce d’asciutto fu costretto a rallentare vistosamente l’andatura tra i rivoli d’acqua per non naufragare nei prati. Il tedesco venne dapprima passato da Sebastian e poi da Lewis. Risultato: Hamilton era Campione! Per un solo punto. Un sorpasso che cancellò ogni speranza a Felipe, rimasto iridato per soli 520 metri e che gli fu comunicato da uno dei tecnici della squadra quando arrestò la sua F2008 in parco chiuso: poche parole, ma eloquenti:” …il campione non sei tu, è Hamilton.” Nel box del Cavallino si era passati in un lampo dall’euforia all’amarezza. Il padre ed il fratello minore del ferrarista rimasero increduli, pietrificati. Contemporaneamente la tv si spostò in casa McLaren-Mercedes dove era esplosa la festa. Meccanici, tecnici e ospiti si erano abbandonati alla gioia più sfrenata: in primis l’allora fidanzata del neo iridato, Nicole Scherzinger, showgirl e voce principale del gruppo pop statunitense “The Pussycat Dolls”, avvolta in un vestito rosso. Purtroppo il calvario di Massa sarebbe proseguito anche nella cerimonia del podio. Provato dalla tensione e dalla fatica, il paulista (tra Alonso e Raikkonen) si commosse alle note del proprio inno, mentre sotto di lui una miriade di tifosi lo applaudiva e lo invocava. Lui si batté il pugno sul petto più volte, quasi ad indicare che l’appuntamento con la corona iridata fosse solo rimandato all’anno dopo. Però si sa che certi treni passano una sola volta nella vita. Una cocente delusione per tutto un paese, patita in casa e proprio quando ormai pareva che il miracolo fosse stato compiuto. Per fare un paragone calcistico, una sorta di “Maracanazo”, la terribile batosta subita dalla Selecao verde-oro ai mondiali di calcio del 1950, nella finalissima contro l’Uruguay al Maracanà di Rio de Janeiro. E probabilmente quel dramma sportivo segnò per sempre la carriera del pilota sudamericano. “E’ stato il Gran Premio più incredibile della mia vita – avrebbe confessato il brasiliano alla stampa ancora sotto l’effetto dell’emozione –  Appena ho tagliato il traguardo Smedley, mi ha invitato a stare calmo perché Hamilton era in lotta con Glock. Sono passate solo tre curve, ma a me è parsa un’eternità. Attendevo la conferma di aver vinto il campionato e invece mi hanno comunicato il contrario. Una volta tanto – raccontò Massa – la pioggia ci ha dato una mano, ma non abbastanza. Abbiamo fatto tutto alla perfezione e non è bastato. Ho fatto un gran campionato, nonostante tanti alti e bassi che abbiamo pagato. Ho perso per un punto, dobbiamo accettarlo e comunque bisogna essere contenti perché abbiamo vinto il titolo costruttori.” E a chi gli chiese in quale gara avesse perduto il titolo, rispose:” Tutte quelle dove non ho preso punti.” Massa rivolse cavallerescamente i complimenti ad Hamilton:” ha disputato un grande campionato e merita il titolo. Io so vincere, ma anche perdere.”

Il sospetto – Nelle sue dichiarazioni post-gara, incalzato dalle domande, Felipe parlò anche di Timo Glock. Al calare della bandiera a scacchi, infatti, si diffusero non pochi sospetti sulla condotta del driver della Toyota, reo di non aver opposto resistenza agli assalti di Hamilton.” Non credo che l’abbia fatto apposta – sentenziò il ferrarista – E’ rimasto in pista con gomme da asciutto ed aveva un’aderenza precaria.” Furente invece l’accusato:” Mi volete prendere in giro? – chiese indispettito il tedesco – Avevo le gomme da asciutto, cosa potevo fare? Quando ha iniziato a piovere era sempre più difficile trovare la giusta traiettoria con gli pneumatici che montavo. Alla fine la pista era tutta bagnata. Per cinque giri ci siamo chiesti se era meglio rientrare, ma abbiamo rischiato, sono rimasto fuori ed arrivato sesto. Sapevamo che l’ultimo passaggio sarebbe stato difficile. La mia macchina era diventata quasi inguidabile. Giravo in 1’44 (contro l’1’22 di Hamilton) e quando ho visto Lewis dietro di me non ho pensato nulla, solo a continuare a tenere la macchina in pista. Se Hamilton non mi avesse superato in curva, lo avrebbe fatto poi in rettilineo. E comunque se fossi tornato ai box avrei perso più posizioni. Non l’ho fatto apposta – concluse Timo – ma mi dispiace lo stesso per Felipe e per i tifosi brasiliani che alla fine sia andata così. Mai potevo immaginare che stavo decidendo l’assegnazione del titolo. E poi in fondo non è stata neppure così, perché sia Massa che Hamilton avrebbero potuto aggiudicarselo già da un paio di corse.”

Parla il Campione – Non appena superò la finish-line ed ebbe la conferma dal box che era il nuovo Re, ebbe un sussulto di gioia. Lui parlerà di estasi pura. Nel giro di rientro mostrò l’indice della mano destra al cielo per far sapere a tutti che era il numero uno al mondo. Nel frattempo ringraziava il team via radio:”Unbelievable guys… fantastic job !” Ed una volta uscito dall’abitacolo della sua MP4/23, Lewis Hamilton con tanto di “Union Jack” corse verso il recinto dove lo attendeva il suo clan ed abbracciò l’inseparabile papà Anthony ed il fratello minore Nicolas. La corona iridata appena raggiunta era il coronamento di un lungo percorso iniziato tanti anni prima, lastricato di tantissimi sacrifici. Toccanti le parole del giovane britannico:” La mia famiglia è qui, mio padre è qui. E’ tutto assolutamente fantastico. E’ stata una corsa difficile, tutti volevano la vittoria di Massa e lui ha fatto una corsa fantastica e voglio esprimere il mio grande rispetto per la sua famiglia.” E poi sul Gran Premio:” Ho tenuto la gara sotto controllo per il 90% , ma quel 10 per cento finale è stato durissimo. Prima che iniziasse a piovere ero tranquillo, le mie gomme erano un po’ consumate quindi avevo un po’ di difficoltà a mantenere la velocità – prosegue Lewis – ma stavo attento a non prendere rischi. Poi è arrivata l’acqua, Vettel mi ha passato e dai box mi hanno detto che dovevo superarlo di nuovo. Non ci potevo credere, era più veloce di me. Poi mi hanno avvisato che dovevo passare Glock… pazzesco. Posso soltanto ringraziare Dio di esserci riuscito mentre il cuore mi stava per esplodere. E’ stata una delle corse più emozionanti della mia vita”. Hamilton s’era preso la rivincita del calvario patito su quello stesso scenario l’anno prima. Un pessimo start dalla seconda piazza e le Ferrari che andarono in fuga e lui ad inseguire come un forsennato. Ma dovette arrendersi prima ad un lungo in curva 4 e poi in piena rimonta, ad un inspiegabile rallentamento per un problema tecnico-elettronico. La sua McLaren riprese la normale velocità di crociera solo dopo che il pilota resettò il computer di bordo. Ebbene da quel 2 novembre, Interlagos non gli avrebbe più destato brutti ricordi. Su quella pista si sarebbe imposto altre tre volte negli anni a venire. Nel 2016, nel 2018 e nel 2021, sempre al volante della Mercedes. Ma soprattutto, a quella prima iride ne seguirono ben sei, facendo di Hamilton il pilota più titolato del Circus insieme a Michael Schumacher.

Tasto dolente – Massa sarebbe rimasto a Maranello sino al 2013 senza registrare grandi acuti per poi passare alla Williams, la scuderia con cui concluse la sua carriera nel 2017, dopo aver disputato 272 Gran Premi. Oggi, a distanza di quindici anni e dopo le rivelazioni di Bernie Ecclestone (che poi ha detto di non ricordare) circa le mancate indagini sul “crashgate, il brasiliano ha chiesto alla Fia che la corsa di Marina Bay venga annullata e di conseguenza che la corona vinta da Hamilton passi sulla sua testa con un provvedimento a tavolino. Felipe parla di una “lotta per la giustizia” che sta portando avanti con l’aiuto dei suoi legali che attendono una risposta dalla Fia. Una questione delicata che per il brasiliano rappresenta una ferita ancora aperta.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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