Di Carlo Baffi
Il geniale progettista del team dominatore assoluto delle ultime stagioni di F.1 abbandonerà la squadra anglo-austriaca dopo tanti anni costellati di trionfi. La sua destinazione è ancora ignota e le cause del divorzio sarebbero legate alla faida interna che ha sconvolto Milton Keynes nei mesi scorsi.
Se il 2024 non sarà ricordato per la palpitante lotta al titolo causa monopolio del binomio Verstappen-Red Bull, passerà sicuramente alla storia per le vicende extra-pista che da inizio anno attirano l’interesse dei media. La prima bomba esplose il 1 febbraio quando nel tardo pomeriggio si apprese ufficialmente del passaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari a partire dal 2025. Quattro giorni dopo divampò il caso-Horner, uno scandalo ribattezzato da alcuni come sex-gate che vedeva imputato il team principal della Red Bull, per comportamenti inopportuni ai danni di una sua dipendente. Da questa vicenda venne a galla una feroce contesa nel team di Milton-Keynes creatasi alla scomparsa di Dietrich Mateschitz. Una lotta di potere tra la fazione legata ad Horner e l’altra ad Helmut Marko, l’eminenza grigia e super-consulente della scuderia, appoggiato dal figlio di Mateschitz. Verstappen figlio insieme al padre Jos, non nascosero le loro simpatie per l’81enne manager di Graz. C’è però un altro personaggio chiave del quadro, sul quale cominciarono ad aleggiare non pochi dubbi circa il suo futuro e la sua posizione nella lotta fratricida, Adrian Newey. Parliamo del genio, il padre di tutte le monoposto vincenti Red Bull (arrivò nel primi mesi del 2006) e pure di quelle che progettò in passato per altri team quali Williams e McLaren.
L’addio – Ebbene, il 25 aprile scorso ecco la sensazionale rivelazione che in poche ore ha fatto il giro del mondo. Newey è intenzionato a lasciare la Red Bull a fine anno, prima della scadenza del suo contratto datata 2025. Lo scoop è opera della testata tedesca “Auto Motor Und Sport”, confermato poi anche dalla “BBC” inglese. L’aerodinamico inglese l’avrebbe comunicato al team poco prima del Gran Premio della Cina, forse una tempistica condizionata dal gardening, che dai 6 ai 12 mesi impone una disoccupazione forzata pur pagata dalla vecchia scuderia. Alla notizia non è seguito ancora alcun comunicato ufficiale da parte della factory anglo-austriaca, che rende noto che Newey è tutt’ora sotto contratto e di non essere a conoscenza di un suo ingaggio da parte di altri team. E’ pur vero però che non è arrivata alcuna smentita dal diretto interessato e questo la dice lunga. Le ragioni che avrebbero contribuito a far maturare questa decisione, sarebbero dovute con molta probabilità al clima caotico sviluppatosi a Milton Keynes nonostante la posizione di Horner si sia rafforzata e la calma apparente (figlia di una tregua armata?) nelle ultime settimane. E stando ad alcune indiscrezioni si dice pure che il tecnico non avrebbe gradito l’idea del team principal (suo amico di lunga data) di dirottarlo dalla F.1 sul progetto della hypercar RB17 per ragioni di budget cap. Ma c’è di più. Pare che recentemente Horner abbia conferito maggiori poteri a Pierre Waché, (braccio destro di Newey) attuale direttore tecnico ed ai suoi più stretti collaboratori, tra questi Enrico Balbo il responsabile aerodinamico. Da sottolineare che sia Wachè che Balbo hanno contratti super blindati.
Futuro – Ora la domanda imperante concerne la prossima destinazione del 65enne luminare dell’aerodinamica. Le ipotesi maggiormente accreditate riguardano, l’Aston Martin, la Mercedes e la Ferrari: squadre che aspirano a prendersi lo scettro di comando detenuto dalla Red Bull. La compagine di Mister Lawrence Stroll punta a fare il definitivo salto di qualità e l’ingaggio del progettista britannico sarebbe un vero e proprio colpo da novanta. L’Aston Martin vanta una gorssa solidità economica grazie alla presenza di un main sponsor quale l’Aramco. Nel corso del fine settimana del Gran Premio dell’Arabia Saudita, in un hotel di Jeddah ebbe luogo un incontro tra Stroll e Newey, logico pensare che ci fosse in ballo un’offerta, che pare orbiti intorno ai 100 milioni di dollari per 4 anni. Del seguito del meeting non si sono conoscono gli sviluppi, però l’11 aprile scorso è stato reso noto il rinnovo biennale del contratto di Fernando Alonso. Un accordo pluriennale in vista del 2026 quando prenderà il via la fornitura delle power unit Honda. Da qui la domanda, cosa avrà convinto il pragmatico e lungimirante pilota asturiano a prolungare la sua permanenza a Silverstone? Forse il nome di Newey. L’altra alternativa è costituita dalla Mercedes, che avendo sede a Brackley è situata anch’essa nell’Inghilterra tanto cara ad Adrian, che da Milton Keynes dovrebbe trasferire il proprio ufficio di pochi chilometri. Da quando è deflagrato il caso-Horner, il team boss della Stella Tre Punte, Toto Wolff non ha esitato a gettare benzina sul fuoco punzecchiando il suo nemico Horner. Non sono mancate le avances a Max Verstappen con tanto di colloqui con papà Jos davanti a giornalisti e fotografi, al punto che di recente, Horner ha replicato al collega austriaco sottolineando che i problemi Mercedes non sono dovuti ai piloti, bensì ad altre questioni, con chiara allusione alla crisi tecnica che da tempo affligge le Frecce d’Argento. Ma forse, proprio per rivedere la luce in fondo al tunnel “Herr Wolff”, oltre all’olandese volante mirerebbe sotto sotto ad assicurarsi pure Newey: in un sol colpo catturerebbe il braccio e la mente. Se così fosse si tratterebbe di una vendetta crudele sia per lo scippo di tanti tecnici Mercedes passati alla Red Bull, che per il mondiale vinto dai bibitari nell’ultimo round del 2021 ad Abu Dhabi: una ferita ancora aperta e dolorosissima per Wolff. E’ altrettanto vero però che a Brackley è già presente un direttore tecnico, ossia James Allison richiamato a gran voce dopo i fallimenti del predecessore Mike Elliott. Da qui il dubbio, potrebbero convivere i due “cervelloni”?
Maranello chiama – La terza ipotesi è quella che invece sta facendo palpitare il cuore dei tifosi del Cavallino. In verità l’inseguimento della Ferrari al genio britannico non è nuova. Parte addirittura nella metà degli anni ’80, prima ancora dell’esperienza di Adrian alla March Leighton House. Allora Newey rifiutò, così come di fronte ai nuovi assalti portati dal Presidente Luca di Montezemolo, dal direttore generale Jean Todt e dal team boss Maurizio Arrivabene. La risposta fu sempre la stessa, motivata dal desiderio di avere la sua base oltre Manica, per non stravolgere la vita dei suoi familiari. Con ciò non ha mai negato l’attrazione per le fuori serie griffate col Cavallino Rampante, dal momento che ama partecipare alle competizioni di durata e possiede delle vetture storiche. Alcuni mesi fa durante un podcast, ha confessato il rammarico di non aver mai lavorato con la Rossa e con Lewis Hamilton, proprio colui che approderà a Maranello l’anno prossimo. C’è poi l’indiscutibile fascino che la Ferrari esercita sulla maggior parte di chi lavora nel motorsport, piloti e non solo. Lo stesso Hamilton ha deciso si chiudere la propria carriera accettando la sfida al volante di una Rossa e ciò potrebbe valere anche per il genio. Non scordiamoci infine che alla corte del Cavallino, Newey potrebbe coltivare la sua passione per le barche a vela. Ne possiede una (progettata da lui stesso) di 27 metri pronta ad essere varata nei cantieri di Southampton. Lo scorso gennaio infatti, la Casa di Maranello ufficializzò il proprio impegno nelle competizioni velistiche attraverso un progetto con a capo il celebre velista Giovanni Soldini: un’iniziativa al pari della Mercedes con Ineos e della Red Bull con Oracle, presenti nella Coppa America. Per cui anche questo aspetto sarebbe un’attrattiva ulteriore per il tecnico. Ma la Ferrari ha base in Italia potrebbe obiettare qualcuno… Beh, oggi le distanze non sono più un grosso problema. Se nel 1987, il “Mago” telaista John Barnard ingaggiato da Enzo Ferrari per risollevare la Rossa dalla crisi, pretese la costruzione di un’antenna tecnologica a Guilford per non spostarsi dall’Inghilterra, l’attuale possibilità di lavorare da remoto cancellerebbe ogni sorta di ostacolo. In conclusione, se le volontà di ambo le parti ci sono il matrimonio verrebbe di conseguenza. Ovviamente l’uso del condizionale è sempre d’obbligo visto che il pressing della concorrenza non manca, ma sognare non costa nulla.
Fine ciclo? – A questo punto però chiediamoci cosa sarà della Red Bull. Come detto Horner pare sia saldamente al timone, forte dell’assoluzione dopo l’indagine interna all’azienda e del sostegno della famiglia Yoovidhya, i cofondatori della Red Bull che detengono il 51% delle quote. Avrebbe quindi soffocato i ribelli, ma a che prezzo? La dipartita di Newey, che conseguenze avrà sulle decisioni di Verstappen? E come potrebbero reagire gli sponsor di fronte al timore che quella gioiosa ed invincibile macchina da guerra oliata alla perfezione, chiamata Red Bull, possa imboccare il viale del tramonto? Attenzione, non parliamo dell’immediato visto che il potenziale è ancora elevatissimo, ma di un futuro prossimo neppure distante anni luce. Nel 2026 entreranno in vigore i nuovi regolamenti ed a Milton Keynes saranno chiamati ad affrontare un challenge delicato con la progettazione di una power unit in proprio, sebbene con il supporto della Ford. Insomma, tanti quesiti a cui è difficile trovare una risposta immediata.