Storia

Published on Agosto 30th, 2022 | by Massimo Campi

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Spa 1992: il primo sigillo di Schumi.

 

Di Carlo Baffi

Ad un anno dal debutto in Formula Uno, Schumacher trionfa in Belgio sull’impegnativo tracciato delle Ardenne che l’aveva visto muovere i primi passi nel Circus. E’ l’inizio di un ciclo.

E’ il pomeriggio del 30 agosto 1992, quando al termine dei 44 giri previsti per il Gran Premio del Belgio, la Benetton gialla e verde numero 19 taglia vittoriosa il traguardo. Il suo pilota esulta alzando il braccio destro con il pugno guantato di blu al cielo. Euforico sale sul podio dove tra emozione ed incredulità per l’impresa appena realizzata, alza per alcuni istanti il volto al cielo chiudendo gli occhi prima di ricevere il tanto ambito trofeo. Stiamo parlando di un giovane tedesco di 23 anni, considerato da molti la nuova star della massima formula, il suo nome è Michael Schumacher. E’ trascorso poco più di un anno da quando al volante della modesta Jordan, ha fatto il suo esordio nel mondiale al posto del belga Bertrand Gachot arrestato a oltre Manica. Una prima uscita proprio sulla pista belga nota come l’università dell’automobilismo. Era il 23 agosto quando Michael affrontava le prove libere del venerdì senza aver mai corso a Spa. Il giorno prima aveva familiarizzato con quei saliscendi in mezzo ai boschi a bordo di una bici. Ebbene quel giovane nato ad Hurth, nella Renania Settentrionale-Vestfalia il 3 gennaio del 1969 impressiona tutti piazzandosi ottavo con il tempo di 1’53”290. Il suo compagno De Cesaris è tredicesimo.

E se il venerdì Schumi aveva sorpreso, il giorno dopo addirittura stupisce. Il sabato mattina nelle libere, il tedesco era davanti a tutti per oltre un’ora, poi veniva sopravanzato dai grossi calibri. E nelle qualifiche del pomeriggio chiudeva al settimo posto con 1’51”212, inserendosi tra le Benetton di Piquet e Moreno.  Jordan era ovviamente al settimo cielo. Purtroppo però il primo Gran Premio di Schumacher sarebbe durato soltanto poche centinaia di metri, per un guasto alla frizione. Un inconveniente su cui sorvolò anche Jordan, il quale non esitò a confermare Schumi anche per il resto della stagione, scaricando Gachot. Il patron irlandese però non aveva fatto i conti con la Benetton. Flavio Briatore, il vulcanico team principal della scuderia anglo-italiana, voleva a tutti costi quel bravo esordiente. Secondo radio-box, ingolosito anche dalla presenza del munifico budget garantito dalla Mercedes. Con un vero e proprio blitz, il manager piemontese scippò Schumi alla Jordan promuovendolo al volante della propria monoposto già dal round successivo in Italia, quindici giorni dopo l’esordio a Spa e a farne le spese fu il brasiliano Roberto Moreno. All’esordio con la nuova scuderia, Schumacher ebbe modo di mostrare ulteriormente le sue doti. Suo compagno era niente meno che il tre volte iridato Nelson Piquet, ormai a fine carriera. Per nulla intimorito, Michael gli rimase davanti sia in qualifica che in gara giungendo quinto e conquistando i primi punti mondiali già al suo secondo G.P. Dunque un viatico promettente per il 1992 che lo vede in coppia con il britannico Martin Brundle; Piquet ha appeso il casco al chiodo.

La nuova stagione si apre all’insegna del dominio assoluto della Williams-Renault con Nigel Mansell che centra un filotto aggiudicandosi i primi cinque round. Un ruolino di marcia incontrastabile grazie al quale il britannico si laureerà campione del mondo in Ungheria con cinque gare d’anticipo. A contendersi il ruolo di seconda forza tra i costruttori sono la McLaren-Honda e la Benetton-Ford. I loro piloti di punta sono Ayrton Senna (tre volte campione) e Schumacher. Un confronto che a prima vista pare impari data l’esperienza, il carisma e la classe del brasiliano, che però questa volta si troverà contro un avversario alquanto difficile. Certo, Michael deve ancora maturare, ma in fatto di aggressività non è da meno del suo rivale, anzi. E’ animato da una voglia di emergere a qualsiasi costo, forse originata da un’infanzia vissuta tra troppe difficoltà economiche. E sa che ben presto entrerà in rotta di collisione con Ayrton. Entrambi sono maschi alfa. Tra i due non mancheranno motivi di scontri verbali ed anche più ravvicinati. Quando il Circus sbarca a Spa, con Mansell appena incoronato Re ed il suo compagno Patrese saldamente secondo, la classifica piloti vede Senna a quota 34 e Schumi a 31: la McLaren è a 58, la Benetton a 51. Insomma il confronto è più che mai aperto. Le qualifiche del sabato sono praticamente ininfluenti complice la pioggia che a Spa la fa spesso da padrona, per cui fanno fede i tempi del giorno prima a detta dei quali Mansell è in pole davanti a Senna, poi Schumi, Patrese, Alesi (solo 5° con una Ferrari problematica) e Berger. Un venerdì segnato dal pauroso incidente occorso al francese Erik Comas che nel corso delle libere della mattinata finisce contro le barriere a “Blanchimont”. Un urto violentissimo che gli fa perdere i sensi ed il suo piede resta inchiodato sull’acceleratore facendo girare al massimo il motore Renault della sua Ligier. Con la benzina nel serbatoio ed il V10 che si surriscalda il rischio che esploda è reale. Inoltre, la monoposto distruttasi dopo lo schianto è ritornata nel mezzo della pista rappresentando un ulteriore pericolo. A salvare la vita al pilota è il provvidenziale intervento di Senna che nel vedere l’auto ferma col pilota intrappolato e nessun commissario in azione, ferma la sua McLaren ed incurante delle vetture che stanno arrivando si precipita verso la Ligier. Una volta accanto a Comas spegne subito il motore e soccorre il malcapitato che una volta estratto dal personale medico sarà trasferito in ospedale e fortunatamente non gli verrà riscontrata alcuna lesione. Un gesto, quello di Ayrton, di grandissima umanità verso il quale Comas sarebbe stato sempre riconoscente. Allo start è subito caos con la McLaren di Berger (reingaggiato dal Cavallino per il ’93) che si pianta per un problema alla frizione, mentre Senna prende il comando precedendo Mansell e Patrese.

La coppia della Williams reagisce ed è lesta a sopravanzare il brasiliano e installarsi davanti a tutti. Il meteo però torna a fare i capricci e la situazione cambia. Nel pre-gara Briatore si diceva preoccupato:” Se pioverà forte non avremo chances perché non abbiamo il sistema antislittamento. Ma se la pista resterà asciutta, allora potremo anche vincere.” Parole profetiche. Mansell ed altri piloti rientrano per montare le coperture da bagnato, a differenza di Senna che prosegue con le slick confidando in un miglioramento del tempo. Una soluzione che a breve si rivelerà errata ed anche il paulista dovrà fare capolino ai box, dopo aver sfoggiato la sua maestria nella guida sul bagnato. Così Mansell torna nuovamente a condurre davanti a Patrese, Schumacher, Brundle e Hakkinen. Ma ecco che la pioggia cala fino a scomparire del tutto e complice il vento, l’asfalto inizia ad asciugarsi. Schumi nell’inseguire le due FW14B compie un’escursione sull’erba e si vede costretto a cambiare ancora le gomme. Torna in battaglia con quelle d’asciutto giocando d’anticipo sulla concorrenza. Sarà la mossa vincente. Inspiegabilmente dal box richiamano in ritardo prima Patrese e poi il capofila e ciò permette al tedesco di balzare al comando e guadagnare un discreto margine di vantaggio. Il tentativo di Mansell di riprendersi la leadership forzando il ritmo risulterà vano. E quando a sei tornate dalla fine si troverà a 3” dal Benetton, la sua Williams accuserà un problema causato dalla rottura degli scarichi. Condizione che induce l’inglese ad accontentarsi del posto d’onore. A seguire Patrese, Brundle, Senna (che dopo il pit-stop era ripartito tredicesimo) ed Hakkinen. Grazie a questo podio il team di Sir Frank Williams e Patrick Head conquista matematicamente il quinto titolo costruttori della sua storia. Ovviamente però tutta l’attenzione è rivolta al vincitore, che disputava il suo 17esimo Gran Premio: alla faccia della cabala. Terminata la premiazione, Michael è atteso dalla consueta conferenza in mondo visione in cui si lascia andare dicendo:” Non riesco a descrivere questo momento…è una cosa pazzesca.” Trattasi anche di risultato storico, dal momento che un pilota teutonico non trionfava dal 1975. Allora fu Jochen Mass a trionfare nel Gran Premio di Spagna al volante della McLaren-Cosworth, sul circuito del Montjuic ricavato nel parco omonimo sito a Barcellona. Non a caso Schumi si rivolge ai tifosi del suo paese:” Credo che i fan tedeschi abbiano aspettato molto a lungo di vincere in G.P. di F.1 e dedico questo successo a loro.” Le celebrazioni proseguono nel paddock con i media che assediano Michael. ” Sono felice per i miei tifosi che mi hanno seguito qui in Belgio. Prima della corsa – rivela il tedesco – ho pensato di poter vincere ed è tutto diventato una fantastica realtà. La gara è stata complicata e piena di sorprese. Ho fatto un errore ed il mio compagno Brundle, mi ha passato. In quel momento mi sono reso conto che c’erano della difficoltà con le gomme e sono rientrato per sostituirle. Forse è stata la mossa vincente.” Nei restanti quattro appuntamenti in calendario, Schumi andrà a podio in altre due occasioni: sarà terzo a Monza e secondo in Australia. A fine stagione totalizzerà 53 punti concludendo terzo, precedendo Senna di tre sole lunghezze. Terza piazza anche tra i costruttori per la Benetton, dietro alla McLaren e all’irraggiungibile Williams. Nel 1993, sarà ancora il team britannico a dettare legge permettendo al rientrante Alain Prost di raggiungere la sua quarta corona iridata. Michael sarà quarto tra i piloti siglando un altro trionfo in Portogallo, seguito da altri 8 podi (5 secondi posti e 3 terzi). Piazzamenti di tutto rispetto che dimostrano la crescita di questo fuoriclasse che avrebbe trovato la sua consacrazione l’anno dopo. Nel 1994 si capirà sin dall’inizio che la Benetton B194 creata dal genio di Rory Byrne e Ross Brawn, ancora spinta dal Ford-Cosworth, si sarebbe rivelata molto competitiva e matura per lanciare l’assalto al binomio Senna-Williams, ritenuto da tutti imbattibile. Invece i problemi del brasiliano con la FW16 che si ritirerà nei primi due G.P. a fronte delle due vittorie di Schumi, avrebbe scompaginato i pronostici. Una condizione che avrebbe reso ancora più entusiasmante la sfida tra il vecchio campione ed il giovane emergente.

Purtroppo però questo duello sarebbe venuto meno complice il tagico incidente in cui Ayrton perderà la vita ad Imola nella terza gara in programma. Schumacher, seppur orfano del grande rivale non avrebbe avuto vita facile, dovendo far fronte al ritorno della Williams pilotata da Damon Hill. Infatti, il figlio del grande Graham, da seconda guida divenne gioco forza l’uomo di punta del team inglese. Il match decisivo per il titolo avrebbe avuto luogo nel round finale sul cittadino australiano di Adelaide. E qui complice un contatto sospetto tra i due, fonte di interminabili polemiche, il tedesco si sarebbe laureato Campione del Mondo. Sarebbe stato il primo di sette titoli. Chiusa l’era Senna, iniziava quella di Schumacher.

Illustrazione © Carlo Baffi – Immagini © Massimo Campi

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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