Formula 1

Published on Marzo 2nd, 2024 | by Massimo Campi

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Caso Horner: la guerra continua.

 

Di Carlo Baffi

Spuntano nuovi veleni contro il team principal della scuderia anglo austriaca, dopo il proscioglimento dalla denuncia per comportamenti inappropriati nei confronti di una dipendente del gruppo.

Alla vigilia delle prove libere del Gran Premio del Bahrain, primo appuntamento stagionale del campionato di Formula Uno 2024, aveva ricevuto l’assoluzione dopo l’indagine interna condotta dalla Red Bull. Una sorta di rivincita per Chris Horner che poteva così restare sul ponte di comando del team che guida dal 2005; per lui si tratta della stagione numero 20. Fino a pochi giorni fa pareva che il suo destino fosse segnato, nonostante che avesse presenziato al lancio della RB20 e fosse stato al pit-wall nella tre giorni dei test pre-stagionali. Addirittura, giovedì 22 febbraio, nel paddock di Sakhir era sempre più insistente la voce di un addio imminente, forse anche a prove in corso. Logico che questa torbida vicenda di cui si conoscono ben pochi particolari, stia generando una ridda di supposizioni, ipotesi ed altrettante speculazioni. L’argomento ha calamitato l’interesse di tutto il Circus, sul quale si sono pronunciate Liberty Media (detentore dei diritti commerciali) e la Fia (massimo organo politico e legislativo). Se i primi si auguravano un chiarimento a breve, la Federazione è stata più cauta sottolineando che fino a che si non fosse conclusa l’inchiesta della Red Bull, non avrebbe rilasciato alcun commento. Sulla questione s’è espressa anche la Ford, futuro partner della divisione Powertrains dei “bibitari”. In una lettera, il colosso automobilistico di Detroit aveva auspicato una maggiore trasparenza, aumentando ulteriormente la pressione su Milton Keynes. Insomma una situazione scottante che nel giro di un mese ha gettato nello scompiglio il presente ed il futuro della scuderia dominatrice delle ultime stagioni. Ma per capire meglio l’intera storia è bene fare un passo indietro e procedere con ordine.

L’inizio – E’ il 5 febbraio, non s’è ancora placato l’eco dell’ingaggio di Lewis Hamilton alla Ferrari per il 2026, che sulle colonne del giornale olandese “De Telegraaf” esce l’indiscrezione secondo la quale Chris Horner si troverebbe indagato per “comportamenti inappropriati” avuti nei riguardi di una dipendente dell’azienda. Il termine è vago e da adito a varie interpretazioni. Quello che fa specie però e che questa news, apparentemente quasi un gossip, inizia a prendere corpo ed in brevissimo tempo qualche media parla di scandalo e di “sex-gate”. Guarda caso l’autore dell’articolo è un giornalista vicino alla famiglia Verstappen, tale Erik Van Haren. Coincidenze? Forse si… Nel frattempo si apprende che la parte austriaca della Red Bull ha avviato un’indagine interna nei confronti del manager inglese, affidandola ad un avvocato esterno specializzato nella materia in oggetto. Il tutto si svolge tra le mura domestiche, non essendoci stata alcuna denuncia presso un’autorità pubblica. E su questo punto chiediamoci perché mai la vittima non sia ricorsa alle vie legali per le molestie subite. Horner dopo aver negato completamente le accuse si sottopone all’interrogatorio fiume di circa otto ore che si svolge a Londra, non a Milton Keynes. I giorni passano ed Horner è sempre al suo posto. In Bahrain durante una conferenza stampa viene attaccato frontalmente dal team boss McLaren Zak Brown:” Le accuse sono estremamente gravi e la F.1 non vuole e non ha bisogno di questi titoli in questo momento”. Mister Horner incassa, ma tiene botta e davanti ai cronisti non scende nei particolari e si limita a parlare di una “distrazione” che aleggia sulla propria compagine, ma sostiene che tutti sono concentrati sulla nuova stagione.

Guelfi e Ghibellini – Malgrado il totale riserbo, viene alla luce una feroce lotta di potere che serpeggia nel gruppo. Un’atmosfera pesantissima che difficilmente si poteva intuire, o anche immaginare nei mesi precedenti. Come non ricordarsi dei volti sorridenti e gioiosi degli alti comandi della Red Bull sotto il podio quando festeggiavano i trionfi di Max Verstappen? Chi avrebbe mai pensato che Milton Keynes si stesse trasformando a poco poco in una pentola a pressione pronta ad esplodere? Le parvenze erano quelle di una gioiosa macchina da guerra, infallibile, precisa, implacabile ed a volte cinica nei confronti degli avversari. Voci sempre più insistenti sostengono che il giocattolo ha cominciato a guastarsi alla scomparsa di Dietrich Mateschitz, avvenuta il 22 ottobre del 2022. L’abilità di questo grande sognatore illuminato era riuscita a far decollare un brand, che grazie ad azzeccate politiche di marketing all’avanguardia aveva raggiunto livelli mondiali. Idem per la scuderia automobilistica che da semplice main sponsor è divenuta non solo un costruttore, ma staziona costantemente tra i top team. Tutto questo all’insegna della triade composta da Horner, Adrian Newey il genio della parte tecnica ed Halmut Marko, personaggio duro ed inossidabile, ex-consigliori particolare di Mateschitz e considerato come la temutissima eminenza grigia della squadra. Però, se Newey, per la sua natura di creativo, era ed è completamente assorbito ad estrarre soluzioni geniali dal cilindro, gli altri due ambivano a contendersi lo scettro del comando. Secondo radio paddock, una volta uscito di scena Mateschitz è cominciata la guerra tra due vere e proprie fazioni. Da una parte gli anglofoni guidati da Horner che gode del sostegno della famiglia Yoovidhya, i cofondatori della Red Bull che detengono il 51% delle quote. Sul fronte opposto gli austriaci, con Marko, il figlio di Mateschitz, Mark ed il nuovo a.d. Oliver Mintzlaff. Newey pare sia stato ascoltato come persona informata sui fatti e qualcuno ipotizza perfino che il suo contratto prevede una clausola che lega la sua permanenza a quella di Horner. Davvero curioso… C’è poi un’altra componente la cui importanza non è da trascurare, anzi: parliamo di Max Verstappen e del padre Jos. La coppia sarebbe vicina alla fazione austriaca, anche se Max interrogato sulla controversia si augura che la squadra resti unita ed ha ribadito di pensare esclusivamente alle perfomances della RB20. Circa le origini del conflitto circolano varie tesi: oltre alla più comune sete di potere, potrebbe aver concorso il rifiuto del matrimonio con la Porsche datato settembre 2022 (un sodalizio sognato e tessuto da Mateschitz). La creazione della sezione Powertrains negli stabilimenti d’oltre Manica (con la supervisione di Horner), è un passo molto delicato che potrebbe riservare non poche incognite, anche a fronte del sostegno della Ford. E chissà che magari eventuali difficoltà abbiano dato fuoco alle polveri?

Nuove accuse – Ebbene, nel bel mezzo di questo mare sempre più agitato, è arrivata un ulteriore bordata firmata sempre dal “Telegraf” in cui si è parlato esplicitamente di comportamenti sessualmente trasgressivi avvallati da messaggi di testo. Ma non solo, il popolare quotidiano di Amsterdam fa menzione di una mega offerta di circa 760 mila Euro avanzata dai legali di Horner per comprare il silenzio dell’accusatrice. Mossa che ha indotto l’imputato a querelare la testata olandese.

Colpo di coda – Insomma, un castello di accuse pesantissime che parevano non lasciare scampo ad Horner. Invece dopo un febbraio da incubo, Chris marcava un importante controbreak nel pomeriggio di mercoledì 28, quando la Red Bull Austria emetteva un comunicato che testualmente recita:” L’indagine indipendente sulle accuse mosse contro il signor Horner è completa e la Red Bull può confermare che la denuncia è stata respinta.” Certo, la “parte lesa” ha il diritto di fare ricorso, ma intanto Horner manteneva la poltrona, in barba ai suoi nemici.

C’è posta per te! – Credere che gli sconfitti avrebbero mollato la presa era pura utopia, infatti a meno di 24 ore dal proscioglimento ecco la bomba. Sul finire delle Libere 2, erano le 17.45 italiane, è stata recapitata ad oltre un centinaio di persone influenti del paddock una mail con tanto di allegati riguardanti i dialoghi scottanti che riguarderebbero (d’obbligo l’uso del condizionale) il team boss dei bibitari. La fonte, ovviamente anonima, ha inviato un link contenente un’ottantina di screen-shot delle conversazioni via Whatsapp tra Horner e la vittima, di cui non si conosce ancora l’identità. Premesso che l’autenticità del materiale sia tutta da dimostrare (oggi con l’informatica si fanno i più svariati magheggi), ci sentiamo in dovere di definire questo gesto vile e squallido, vera e propria spazzatura, quella che gli inglesi definiscono “rubbish”. Perché esula dai contenuti tecnico-sportivi e mina la sfera familiare. Quindi lungi da noi riportare le frasi di una chat privata tra due persone maggiorenni. Sta di fatto però che tutto questo dimostra che il verdetto dell’inchiesta interna alla Red Bull ha chiuso soltanto il primo round di un match in cui non mancheranno ulteriori colpi bassi. Horner è nel mirino di qualcuno che sta tentando in tutti i modi di screditarlo. Il verdetto aziendale lo scagiona, ma non ha il peso di quello dell’autorità giudiziaria. Brown è tornato alla carica affermando:” Continuano voci e speculazioni. Credo che F.1 e Fia debbano assicurarsi che le cose siano totalmente trasparenti.” Gli ha fatto eco Toto Wolff il direttore esecutivo della Mercedes secondo cui:” Come sport, non ci possiamo permettere di lasciare le questioni vaghe e opache su argomenti critici come questo.” Il manager austriaco ritiene che limitarsi all’indagine completata dalla Red Bull non basta, serve un’ulteriore approfondimento. La conclusione comune è che le continue speculazioni non facciano bene alla Formula Uno. Il riferimento ai valori etici e morali è lampante, perché se a giudizio di qualcuno questi venissero infranti si produrrebbe un danno all’immagine del Circus, con possibili reazioni negative dei brand che investono grandi capitali. La patata bollente è ora nelle mani dei vertici di Fom e Fia che s’incontreranno già Sakhir per prendere una posizione. Per assurdo Horner potrebbe addirittura venir ritenuto una persona indesiderata e quindi non poter varcare i cancelli del paddock. Un’ipotesi drastica, ma ricordiamoci che le due entità sopracitate hanno il potere di assumere tale provvedimento. Di rimando il 50enne dirigente britannico ha risposto con un comunicato ufficiale dichiarando di non voler commentare le speculazioni anonime e di negare ogni accusa:” Ho sempre rispettato l’integrità dell’indagine indipendente – ha aggiunto – ed ho sempre cooperato ad ogni step del procedimento. Si è trattato di un’indagine seria e corretta, condotta da un avvocato indipendente specializzato in materia che ha respinto le accuse nei miei confronti. Rimango completamente concentrato sull’inizio di stagione.” Per concludere, il caso Horner è un rebus delicatissimo, ipotizzare a priori futuri scenari è impossibile, ma siamo certi che lascerà non poche scorie a Milton Keynes come nel paddock e la lunga stagione 2024 è appena iniziata.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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