Formula 1

Published on Settembre 15th, 2023 | by Massimo Campi

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60 anni McLaren: la factory nel terzo millennio

 

Di Carlo Baffi – immagini © Massimo Campi – Raul Zacchè/Actualfoto – FotoErika

La McLaren è sempre un team di primo piano, nell’abitacolo siedono alcuni tra i migliori piloti e l’ultimo titolo mondiale arriva nel 2008 con Lewis Hamilton.

Per buona parte degli anni 2000 in McLaren non si registrano grandi cambiamenti nella livrea delle vetture, se non l’allungamento, verso il centro della scocca della linea rossa che cinge il musetto e la scomparsa del nome “West”, per via del divieto a pubblicizzare i marchi di sigarette. Obbligo che inizialmente viene “aggirato” scrivendo sulla carrozzeria i nomi dei piloti con lo stesso lettering del marchio del tabaccaio. Diverso invece per quanto concerne il logo, che abbandona lo sfondo nero in ragione del bianco, con conseguente inversione di colore per la scritta “McLaren”, che adotta un font più sottile. Un logo molto pulito, che trasmette un grande senso di luminosità e che ben si sposa con l’avveniristica struttura a vetri progettata dall’archistar britannica Norman Foster: il McLaren Technology Center. La nuova sede sorta a Woking, sulle rive di un lago artificiale, inaugurata nel 2004. Per qualcuno è il viatico verso l’ennesima metamorfosi, quella datata 2007. Persa la West, giunto alla scadenza del contratto, spunta un nuovo importante title sponsor, la Vodafone, legata alla Ferrari fino all’anno prima. Il colore del colosso telefonico, molto simile al rosso acceso già presente sulle monoposto, occupa parte della carrozzeria insieme alla scritta Vodafone. Dalle pance laterali dove forma graficamente una goccia con contorni neri, ai profili alari anteriori e posteriori. Il grigio ha invece ceduto il posto ad una tonalità argentea, ma con effetto speculare sulla quale vengono raffigurati ancora i flussi, ma questa volta di colore nero sfumato. Trionfa il bianco anche sulle divise del team e dei piloti, anche se per alcuni capi d’abbigliamento è stato mantenuto il grigio. Una nuova immagine che ha salutato la conquista di un nuovo titolo mondiale, conquistato con la MP4/23, all’ultimo round in Brasile nel 2008, da Lewis Hamilton.

Il giovane pilota britannico di colore, che all’età di 13 anni ha trovato in Ron Dennis il proprio mentore. Trattasi di una vera e propria rivincita dopo una stagione 2007 assai travagliata con l’implicazione diretta nella squallida spy-story che ha comportato sanzioni sia a livello sportivo che economico. Dal 2008 fanno seguito quattro annate in cui il team si piazza secondo e terzo tra i costruttori, ma sul board si abbatte un fulmine a ciel sereno. Il 16 gennaio 2009 nell’ambito della presentazione della nuova MP4/24 Dennis cede il testimone a Martin Whitmarsh, da anni suo braccio destro e delfino, dicendo che non si occuperà più della diretta gestione del team di F.1. Il manager, allora 62enne sarà presente a qualche gara e resterà alla guida del McLaren Group. Un ritiro in gloria dopo il titolo di Lewis del suo pupillo? Forse, ma Dennis è vittima di un forte stress, dal divorzio dalla moglie alla scomparsa del fratello. E poi dopo lo scandalo del 2007 è nel mirino di Max Mosley, l’allora presidente della Fia, per i fatti di spionaggio sopra citati e per vecchi rancori. Spunta poi un ulteriore problema originato dal comportamento scorretto di Hamilton durante il G.P. d’Australia del 2009. Da qui la decisione di mollare le redini del gruppo a Richard Lapthorne già presidente di “Cable&Wireless”. Ufficialmente si parla di ristrutturazione interna, ma a detta di tanti si tratta di un “sacrificio” per evitare alla squadra nuovi guai con la Federazione.

Dennis manterrà comunque il 15% della holding e resterà attivo nell’ambito delle quattro ruote. Decide di seguire la progettazione di una nuova gran turismo di serie, ovviamente col marchio McLaren Automotive, la branca da cui dipende la produzione delle vetture di serie e che guarda caso è stata separata dal McLaren Group. Ma torniamo alla pista. Tra il 2009 e d il 2012 la McLaren si piazza due volte seconda e due volte terza, per poi precipitare quinta nel 2013. La line-up è formata da Button e Perez alla sua terza stagione in F.1. Hamilton ha lasciato Woking dopo sei stagioni per emigrare alla Mercedes cedendo alla serrata corte di Niki Lauda, braccio destro del team boss Toto Wolff. Nel 2014, in cui si entra nell’era turbo-ibirida, si registreranno tre importanti novità: la prima è la dipartita della Vodafone, la seconda riguarda l’accordo siglato con la Honda per la fornitura dei motori a partire dal 2015 che sostituiranno quelli della “Stella a Tre Punte”. In campo societario fa notizia il ritorno di Ron Dennis in qualità di Ceo anche per quanto concerne la squadra corse, che nomina direttore sportivo del team il francese Eric Boullier, proveniente dalla Renault. La livrea è ancora argentea, ma dall’anno dopo con il ritorno del prestigioso costruttore nipponico si assiste ad un cambiamento radicale. La MP4-30 scende in pista colorata di nero con i vortici rosso fluo più evidenti, posti sia sulle pance laterali che sull’avantreno. Da sottolineare che sulla punta del musetto non c’è il logo della scuderia, bensì quello della Honda. Il colosso nipponico ha assunto un ruolo molto rilevante versando circa 100 milioni di Euro l’anno più la fornitura gratuita dei V6 turbo. I risultati però saranno al di sotto delle aspettative, nonostante abbia fatto ritorno una vecchia conoscenza del team, Fernando Alonso che nel 2007 se n’era andato tra tante polemiche ed in aperto contrasto col giovane Hamilton. La MP4-31 del 2016 mantiene la livrea nera, un po’ anonima con i fregi rossi solo sulle pance ed una striscia sulla sommità dell’airscope, ma il 2017 registrerà un cambiamento corposo della grafica. Il black colour occuperà meno spazio sulla MCL32, dando spazio al vecchio arancione sul muso, sulla parte anteriore della presa d’aria e sull’ala posteriore. Le due tonalità sono separate da piccole strisce bianche. Alonso è affiancato dal belga Stoffel Vandoorne alla sua prima stagione completa nella categoria regina, dopo aver ereditato il volante da Jenson Button ritiratosi l’anno prima e rimasto a Woking solo in veste di terzo pilota (pronto a sostituire nell’evenienza i titolari) e come ambasciatore del team. Sul ponte di comando si assiste all’uscita di scena definitiva di Dennis, che il 30 giugno cede le proprie quote del gruppo a seguito del deteriorarsi dei rapporti con gli azionisti. Una decisione che chiude un legame storico tra la McLaren e l’uomo che l’ha cresciuta e guidata che per 37 anni. Prende vita così il McLaren Group, che riunifica le due attività principali dell’azienda, l’Automotive (che si occupa della costruzione delle auto sportive) ed il Technology Group (che riguarda la scuderia di F.1). Una ristrutturazione che affida le redini della società nelle mani dell’inglese Jonathan Neale e dell’americano Zak Brown che rispondono al comitato esecutivo. Anche il matrimonio con la Honda è giunto al capolinea, i vertici di Woking optano per il V6 Renault per il 2018, ma trattasi di un divorzio oneroso con tanto di risarcimento a beneficio del costruttore nipponico. In campo sportivo i risultati continuano a latitare e nel mondiale la McLaren chiude nona. Degna di nota la partecipazione alla leggendaria “500 Miglia di Indianapolis” con una Dallara DW12, (preparata dalla Andretti Autosport) spinta dal motore Honda e pilotata da Alonso. L’asturiano riesce anche a tenere la testa per 27 tornate, ma è costretto al ritiro per un problema al motore quando mancano 21 giri al termine. Purtroppo anche il 2018 sarà avaro di soddisfazioni: il miglior risultato lo sigla l’intramontabile Alonso, quinto a Melbourne nel G.P. d’apertura. La MCL33 scende in pista con una carrozzeria colorata di arancione papaya, fatta eccezione per l’estremità posteriore dell’airscope e le ali (sia quella anteriore che quella posteriore) dipinta di un blu elettrico. E sul musetto riappare la scritta “McLaren” col relativo logo in nero come i nomi degli sponsor posizionati sull’avantreno. Il magro bilancio causa le dimissioni di Boullier a metà stagione e poco dopo, un deluso Alonso ufficializza il suo ritiro dalla Formula Uno (lo spagnolo rientrerà nel Circus nel 2021 con l’Alpine), ma non dalle competizioni.

Nel frattempo Brown diviene il Ceo con ampio margine di manovra. Le sue responsabilità spaziano dalla responsabilità generale della gestione alla direzione strategica, marketing compreso. Il suo piano di rinnovamento prevede l’ingaggio di due nuovi drivers, il 25enne spagnolo Carlos Sainz jr (nel Circus dal 2015) ed il 20enne britannico Lando Norris, un rookie molto quotato, Vice-Campione di F.2 nel 2018 e Campione di F.3 nel 2017. La nuova monoposto è la MCL34, la cui livrea è simile a quella dell’anno prima. L’unica variazione riguarda il retrotreno con una maggiore presenza di blu e dei motivi triangolari sul cofano motore che originano una certa dissolvenza con l’arancio. Le parti delle pance laterali prossime al fondo vettura sono nere, facendo risaltare maggiormente le scritte bianche degli sponsors. E’ nero anche l’Halo (il sistema di protezione introdotto dalla Fia, posto sull’abitacolo per proteggere il capo del pilota) e parte dell’ala anteriore. La monoposto progettata da Pat Fry, Peter Prodromou ed il nostro Andrea Stella è decisamente più efficace della precedente e la squadra da sesta sale a quarta forza, togliendosi la soddisfazione di centrare un podio in Brasile, con Sainz terzo. Sono le premesse per l’ulteriore salto in avanti del 2020, una stagione anomala iniziata solo a luglio a causa della pandemia del Covid-19 che ha bloccato il mondo. La MCL35, sempre motorizzata Renault, mantiene una grafica in cui domina la tonalità papaya, ma più opaca. Il blu, meno carico e metallizzato, ricopre le pance laterali e la sommità dell’airscope. A separare l’arancio dall’azzurro vi sono delle sottili linee nere. Le ali si presentano nere con parti azzurre. Da rilevare la comparsa di una grafica arcobaleno nella zona posteriore delle pance e sull’Halo arancione. E’ un’iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica a fronte delle dilaganti proteste contro il razzismo. Sulla punta del musetto tinto di nero, compare il logo in bianco della scuderia (senza scritta). Su più parti della vettura si nota la scritta il main sponsor Velo, un marchio dalla British American Tobacco, la popolare azienda produttrice di sigarette. Trattasi di un prodotto con nicotina privo di tabacco, venduto in buste aromatizzate per indurre i fumatori a perdere il vizio, al pari delle sigarette elettroniche. Una realtà quasi paradossale, soprattutto se si pensa che alla fine degli anni ’60, furono i proprio i grossi tabaccai ad essere i primi munifici sponsors che cambiarono il volto del Circus. Chi l’avrebbe mai pensato? Come anticipato il mondiale 2020 sarà quello della riscossa.

Nella corsa di apertura in Austria, Norris centra il podio e Sainz chiude secondo a Monza negli scarichi del vincitore Gasly sull’Alpha Tauri. Le due MCL35 sono quasi sempre regolarmente nella top ten e coi punti incamerati, la McLaren sarà terza tra i costruttori alle spalle della Red Bull e della Mercedes campione. Per la stagione dopo viene varata la MCL35M, una stretta evoluzione della monoposto precedente ma spinta da una nuova power-unit, fornita dalla Mercedes. I colori sociali sulla nuova nata non cambiano, salvo “l’arcobaleno” non più curvilineo, bensì dritto pur sempre nella parte posteriore delle pance ed il “vortice” sul muso diventa arancio. Durante la stagione faranno però la loro comparsa due edizioni speciali della livrea. A Monte Carlo, in occasione del rinnovo dell’accordo con la Gulf Oil (storico sponsor già nel 1968), le vetture corrono con una grafica vintage, dove domina un celeste chiaro opaco accanto all’arancio-papaya sulla parte alta dell’avantreno e del cofano motore, delle pance laterali e di alcune zone delle ali posteriori ed anteriori. Un salto a ritroso molto originale che riguarda anche le tute dei piloti. Nel G.P. di Francia per rendere omaggio alla scomparsa di Mansour Ojjeh avvenuta il 6 giugno 2021 a 68 anni dopo una lunga malattia, viene scritto il nome dello storico azionista sull’airscope, utilizzando il lettering del logo societario.

Per Abu Dhabi invece, largo alla fantasia con le decorazioni pensate da Rabab Tantawy, un’artista emergente che risiede negli Emirati Arabi. Le parti del retrotreno (dal cofano motore alle pance) sono colorate con motivi variopinti tra arancio, blu e azzurro che richiamano la filosofia della street art e originano un forte contrasto con la gradazione papaya ed il nero delle ali del fondo vettura. Un’altra soluzione escogitata dal marketing che cattura l’attenzione dei media. D’altro canto, l’introduzione di livree celebrative per aumentare il ritorno pubblicitario è sempre più frequente tra le scuderie, così come le svariate versioni dei caschi utilizzati dai piloti.

Per quanto riguarda la pista, al fianco di Norris c’è l’esperto e talentuoso Daniel Ricciardo che ha sostituito Sainz emigrato alla Ferrari. I riscontri forniti dalla MCL35M sono più che buoni: tre terze piazze con Norris a cui segue la fantastica doppietta nel G.P. d’Italia dove Ricciardo trionfa davanti a Lando. Nelle prove successive, il trend subirà una flessione e la McLaren sarà sopravanzata dalla Ferrari, chiudendo così quarta tra i costruttori. Il calo di prestazioni si registrerà anche nel 2022 e la compagine d’oltre Manica scenderà a quinta forza, con un solo podio all’attivo siglato da Norris, 3° ad Imola. Il rendimento di Ricciardo sarà inspiegabilmente sottotono, al punto che a fine anno non verrà riconfermato. La MCL36 progettata da James Key adotta una livrea di base differente rispetto agli anni precedenti. Ad acquisire maggiore spazio è il nero del carbonio, soluzione presa al fine di risparmiare sul peso e si riducono le aree arancioni, così come quelle celesti che hanno sostituito il blu. L’avantreno è rimasto papaya e termina con un musetto celeste e nero sormontato dal logo arancio, colore mantenuto sull’ala anteriore, diversamente da quella posteriore tinta di celeste. La grafica sulle pance è più geometrica con la parte azzurro chiara che divide il nero dall’arancio. Il cofano motore è principalmente nero, su cui campeggia la scritta ed il marchio dello sponsor Android (scritta e logo) e solo sulla sommità, sotto la camera on board, è presente una piccola superficie papaya delimitata da una striscia celeste obliqua. Originali i copricerchi delle ruote colorati con le gradazioni blu, rosso, verde e giallo a seguito della partnership con Google Chrome, che per effetto della rotazione si fondono tra loro. Come nel campionato precedente fanno comparsa le livree celebrative: due di queste sono impiegate nei round del sud-est asiatico, dove la F.1 mancava dal 2019. Per la gara by night di Singapore e per Suzuka, in collaborazione con lo sponsor OKX legato all’universo delle criptovalute, il celeste lascia il posto ad un rosa neon che risalta maggiormente sotto la luce artificiale dei riflettori. Altra trovata singolare viene mostrata ad Abu Dhabi, con ornamenti applicati sulle pance laterali e sulle paratie dell’ala anteriore. Sono frutto della fantasia dell’artista libanese Anna Tangles. Una mossa pubblicitaria legata alla campagna “Drive by Change” messa in piedi da Vuse il produttore di sigarette elettroniche. E siamo alla storia recente.

Il nuovo progetto, invece di essere nominato MCL37 per dare continuità col passato, viene ribattezzato MCL60 allo scopo di commemorare i sessant’anni dalla nascita della scuderia. Le attese per una stagione di livello non mancano, però sin dalla presentazione della monoposto, il Team Principal Andrea Stella rivela che la vettura necessità di profondi cambiamenti per tornare ad essere competitiva ed a testimoniarlo sono le scarse prestazioni durante i test pre-stagionali in Bahrain. Una palese ammissione d’inferiorità rispetto alla concorrenza, che però a fronte di un impegno duro e costante porterà i suoi frutti. A poco a poco la McLaren torna in gioco fino al grande exploit nella corsa di casa a Silverstone, in cui Norris e la promessa australiana Oscar Piastri si qualificano alle spalle del binomio stellare Verstappen-Red Bull. In gara Lando termina al posto d’onore ed il suo compagno è quarto. Un punto di svolta dal quale la McLaren risale in classifica gettando le basi per un futuro promettente. L’abito della MCL60 non cambia le tinte e si discosta da quello della MCL36 per alcuni dettagli. Il nero è sempre dominante nella parte centrale del cofano motore dove svetta lo sponsor Google Chrome delimitato da piccole zone celesti ed arancioni situate all’estremità posteriore e superiore (sotto la camera car). Sulle pance è stata ampliata leggermente la parte anteriore papaya recante la scritta Velo, mentre andando verso il retrotreno si passa al celeste ed al nero seguendo una direzione curvilinea, che rende il tutto molto dinamico. Idem per quanto concerne le paratie laterali dell’ala posteriore e di quella anteriore. L’avantreno superiore, è verniciato di arancione e termina con una freccia celeste accanto alla parte finale in carbonio. Ma nella ricorrenza del 60esimo anno vita non potevano mancare le grafiche ad hoc. Nelle trasferte di Monte Carlo e Spagna, le MCL60 sono state decorate con una livrea rievocativa della leggendaria “Tripla Corona” conquistata dalla factory britannica nel corso della sua lunga attività in pista. Una colorazione che divide la monoposto in tre sezioni separate da linee oblique. Quella papaya concerne il retrotreno comprendente l’alettone dove il colore richiama la M16C/D che vinse la “500 Miglia di Indy” nel 1974. Il bianco della MP4/2 trionfatrice a Monaco 1984 si estende in tutta la parte centrale, mentre il nero occupa il muso e l’ala anteriore. Quest’ultima tonalità si riferisce al prototipo GTR che s’impose nella “24 Ore di Le Mans” del 1995. Per il Gran Premio di Gran Bretagna, i grafici introducono una cromatura argentea su buona parte della parte posteriore, rinunciando per l’occasione all’azzurro chiaro. Dulcis in fundo, nel fine settimana del G.P. d’Italia a Monza, che comprendeva la fatidica data del 2 settembre (60 anni esatti dalla nascita), sopra il “vortice” bianco è stato applicato lo storico stemma col kiwi.

I festeggiamenti del 60° si sono tenuti anche presso il McLaren Technology Center di Woking, dove Amanda McLaren, figlia di Bruce ha ritirato la laurea in ingegneria ad honorem conferita al papà dall’Università neozelandese di Auckland, presso la quale il genitore aveva completato il primo anno di ingegneria.

 

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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