Formula 1

Published on Settembre 14th, 2023 | by Massimo Campi

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60 anni McLaren: arriva Ron Dennis

 

Di Carlo Baffi – immagini © Raul Zacchè/Actualfoto – Massimo Campi

Con l’arrivo di Ron Dennis la McLaren spicca il volo conquistando titoli mondiali con i migliori piloti come Lauda, Senna, Prost ed Hakkinen

Forte del secondo titolo iridato, la McLaren è sempre più una realtà, sebbene i risultati altalenanti nelle stagioni successive freneranno la sua ascesa nella categoria regina. La seconda grande svolta si concretizzerà con l’entrata in scena di Ron Dennis. Inglese di Woking, cittadina del Surrey, classe 1947, Dennis comincia sin da giovanissimo come apprendista meccanico. Lavora accanto a campioni come Rindt, Brabham, conquistando la loro fiducia e dimostrando di avere la vista lunga. Si mette in proprio fondando la Rondel insieme a Neil Trundle, le cui Brabham partecipano al campionato di F.2. Da lì in avanti le ambizioni di Dennis galoppano così come i suoi impegni: nasce così la “Project Four Racing”. Dall’incontro con un giovane e geniale tecnico inglese che risponde al nome di John Barnard, scaturisce l’idea di realizzare un’intera monoposto di F.1 in fibra di carbonio, grazie alla collaborazione con la Hercules, l’industria aerospaziale statunitense con sede a Salt Lake City.

Un progetto con cui Dennis riesce a far colpo sulla Marlboro, che intuisce la soluzione per risollevare le sorti della McLaren alle prese con parecchie difficoltà economiche. E’ il 1° novembre 1980, quando la McLaren Racing e la Project Four Racing si fondano dando vita alla McLaren International. E’ l’inizio di quella che potrebbe essere considerata la terza era. La creazione del nuovo logo viene affidata a Raymond Loewy, una firma leggendaria nel campo del design e della grafica. Tanto per intenderci è il creatore dei loghi di Shell e BP. Il soggetto è ancora il cosiddetto “Marlboro chevron” (il poligonetto rosso che richiama la forma del marchio del noto benzinaio), che viene riproposto in modo da riprodurre la bandiera a scacchi. Al fine di aumentare il senso di velocità, il logo segue delle linee oblique a 3 colori: il bianco di fondo, il nero ed il classico rosso fluorescente Marlboro. Alla base, si trova la nuova denominazione: McLaren International. Le monoposto invece non presentano grandi variazioni rispetto al passato. A partire dal 1981, il corpo vettura centrale viene colorato di bianco e le parti rosse con il classico triangolo compaiono sulla parte alta dell’avantreno e sul cosiddetto “coca cola”, per quanto concerne la parte posteriore, ala compresa.

I primi risultati dell’avvento di Dennis, si vedono già nell’81, più precisamente il 18 luglio, sulla pista di casa a Silverstone. Al volante della MP4/1, il nord irlandese John Watson porta al successo la prima monoposto in carbonio della storia. Un risultato che proietta la F.1 nel futuro. E così pure la McLaren, che sposta la sua sede a Woking su un’area di circa sei mila metri quadrati, dove la factory è in grado di produrre le proprie vetture ad eccezione del propulsore e degli ingranaggi del cambio. Dennis cura dettagliatamente tutti gli aspetti legati all’immagine, intuendo quanto siano importanti ai fini della ricerca di nuovi sponsor. Non a caso crea un ufficio marketing preposto alle iniziative promozionali. Proprio in quegli anni consolida il rapporto con la Tag, l’azienda del magnate franco-saudita Mansour Ojjeh, leader nel campo della tecnologia avanzata ed entrata in F.1 con la Williams. La presenza della Tag permette alla McLaren di sviluppare il nuovo motore Porsche V6 da 1,5 litri, che nel triennio ’84-‘85 –’86 spingerà i bolidi biancorossi alla conquista del titolo mondiale, prima con Lauda e due volte con Alain Prost. E’ di questo periodo la trasformazione della McLaren in una holding, di cui fanno parte due società: la Tag-McLaren Marketing Service Ltd. e la Tag McLaren Research Ltd. Questo per effetto dell’acquisizione del pacchetto azionario di Barnard da parte di Ojjeh, che resta uno dei soci più importanti del gruppo. In quegli anni si registrano grandi successi anche nel settore endurance, grazie al modello F.1 GTR. La supersportiva prodotta a partire dal 1984 e progettata dal genio sudafricano Gordon Murray. Una vettura con posto di guida centrale, spinta da un V12 BMW da 6 litri che si distingue subito per le ottime prestazioni, tra cui l’affermazione alla 24 Ore di Le Mans del ‘95. La livrea di questi prototipi però non segue la linea aziendale, bensì la colorazione dettata dagli sponsor. In F.1 invece le monoposto biancorosse, si apprestano a vivere i loro anni d’oro grazie all’arrivo di un altro grande colosso dell’automobile, la Honda. Spinte dal turbo a sei cilindri giapponese, il modello MP4/4 domina la stagione 1988, con 15 vittorie su 16 GP, che trasforma Prost e Senna da compagni di squadra in odiati rivali.

Nel 1991 viene apportata un’ulteriore variazione al logo aziendale. Viene dato maggiore spazio al nome McLaren, scritto in corsivo con tonalità nera, dove sopra la lettera “n” viene posizionato l’unico “Marlboro Chevron” di colore rosso, rimasto. Nel lustro che va dal 1988 al ’92, a Woking si festeggiano 4 mondiali piloti e quattro costruttori. Ma con l’uscita di scena della Honda alla fine del 1992, la McLaren accuserà il colpo e faticherà a tornare ai vertici. Dennis però non demorde e quando sigla il contratto con un nuovo motorista, la Mercedes, la riscossa è alle porte. Una rinascita che coincide con un’ulteriore svolta anche sotto il profilo dell’immagine. La Marlboro ha abbandonato la scuderia inglese scegliendo la Ferrari che ha ingaggiato Michael Schumacher. Ma per un tabaccaio che va, eccone un altro che arriva, la West. E proprio grazie a questo brand, del gruppo tedesco Reemtsma, si profila un nuovo vernissage per le monoposto d’oltre Manica. Dal rosso fluorescente si passa alla dominante grigia, una tonalità che ben si sposa con la presenza della Mercedes, richiamando alla memoria le “Frecce d’Argento” del grande Juan Manuel Fangio. Alla presentazione ufficiale della stagione 1997, la West McLaren Mercedes presenta la nuova MP4/12, dove sulle pance laterali della monoposto spicca la scritta West, così come sull’ala posteriore e la parte superiore dell’avantreno, dipinto di grigio metallizzato sfumato in bianco. Tonalità che ricopre anche l’airscope e la parte centrale dell’alettone. I profili laterali delle ali (sia davanti che dietro) sono nere, così come la parte bassa del musetto (interrotto da una piccola parte centrale rosso fluorescente) e le superfici superiori delle fiancate. Proprio su queste parti fa la sua comparsa (a coppie) un nuovo simbolo, che tutt’ora rappresenta il team inglese. Si tratta di un’evoluzione molto più dinamica ed aggressiva del vecchio “Marlboro chevron”. Un concetto innovativo realizzato dai grafici interni, che traduce graficamente il flusso d’aria prodotto dall’ala posteriore. Questa sorta di “vortice” rosso fluorescente con effetti a rilievo, va a posizionarsi sopra la lettera “n” del nome McLaren scritto in corsivo bianco, ben evidenziato dallo sfondo nero. Una tendenza che ritroviamo anche sulla livrea della monoposto, dove vengono riprodotte a mano mediante l’uso di aerografo delle sottili sfumature grigio chiare, atte a raffigurare i flussi aerodinamici generati dalla velocità che si distribuiscono lungo la carrozzeria. Anche le divise di meccanici, piloti e management sono all’insegna del grigio e del nero. Dopo una stagione contrassegnata da normali problemi di gioventù, la scuderia anglo-tedesca s’impone l’anno dopo grazie al modello MP4-13 perfezionato dal genio tecnico di Adrain Newey. Il finlandese Mika Hakkinen sale sul trono mondiale battendo il binomio Schumacher-Ferrari e fa il bis nel ’99: il titolo costruttori arriva a Woking soltanto nel ‘98.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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