Storia

Published on Agosto 31st, 2022 | by Massimo Campi

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Ferrari 330P4, la più bella di Maranello

La Ferrari 330P4 conquista il titolo mondiale 1967

Ford contro Ferrari, il colosso di Detroit contro il piccolo costruttore di Maranello, una sfida che ha fatto scrivere intere pagine di giornale e che ha tenuto viva l’attenzione degli appassionati nella metà degli anni ’60. L’atto finale di questa guerra, celebrata anche sul grande schermo, è la stagione 1967, con la Ford che vince a Le Mans ma la Ferrari riconquista il titolo mondiale battendo il colosso di Detroit. Un sfida che, rivista dopo tanti anni, è finita con un pareggio,ognuno dei due sfidanti ha ottenuto le proprio soddisfazioni. Rileggendo la storia di quella fantastica stagione c’è sicuramente una gara che rappresenta la vera vittoria della rosse: la 24 Ore di Daytona, con le Ferrari che vincono in parata nella terra americana, praticamente in casa del nemico, una immagine che ha fatto il giro del mondo. La grande protagonista di quella stagione è la nuova Ferrari 330P4, il più bel prototipo uscito dalle officine di Maranello.

Ci sono vetture che hanno segnato la storia della Ferrari, anche se non hanno nel loro palmares tante vittorie, ma quelle più famose. Tra queste c’è sicuramente la 330 P4, che, nel 1967, ha segnato  la sfida conclusiva con la Ford, l’atto finale di una guerra iniziata nel 1964 con la rinuncia di Enzo Ferrari a vendere la sua fabbrica al colosso di Detroit.

Uno smacco per gli americani,  Henry Ford dichiara guerra al piccolo costruttore italiano che conquistava le prime pagine dei quotidiani con le sue sonanti vittorie nelle gare domenicali. Sotto il marchio americano viene realizzata la Ford GT, in seguito ribattezzata GT40, proprio per conquistare quegli spazi e rivaleggiare con le rosse di Maranello. L’obbiettivo è quello di vincere la 24 Ore di Le Mans, la gara di durata per eccellenza ed il Campionato Mondiale Sport Prototipi, la serie più seguita nel panorama sportivo dell’epoca. La Ford riesce a conquistare la maratona della Sarthe nel 1965 e la rivince nei due successivi anni, sempre sconfiggendo le rosse di Maranello, ma il Campionato Mondiale lo conquista solamente nel 1966. Le grandi gare di durata, oltre alla Ford, richiamano anche la General Motors, che finanzia la costruzione della Chaparral, altra sfidante dei piccoli costruttori europei. L’arrivo dei colossi americani fa cambiare velocemente lo scenario delle competizioni: aerodinamica, motori potentissimi con cilindrate di oltre sette litri, accessori, pneumatici, e soprattutto ingenti stanziamenti finanziari, danno una improvvisa accelerazione a tutto l’ambiente sportivo.

La piccola Ferrari rimane il baluardo europeo che si difende contro i dollari e la tecnologia del nuovo mondo ed ogni corsa è una sfida che va oltre il puro aspetto sportivo. La Ford con le sue GT MkII e MkIV “con i cilindri grossi come fiaschi” – come affermava spesso Enzo Ferrari, vincono a Daytona, Sebring e Le Mans, mentre le altre vetture conquistano spesso le gare europee spaccando il mondo delle corse in due fazioni: quella pro-Ford e quella pro-Ferrari.

L’atto finale di questa sfida arriva proprio nel 1967, quando la scuderia di Maranello scende in pista con la nuova 330/P4, derivata dalla 330/P3 del 1966 che aveva dovuto soccombere allo strapotere Ford. Il grande giorno arriva alla 24 Ore di Daytona, con le rosse che sfilano in parata sotto la bandiera a scacchi, sancendo la loro superiorità nei confronti del colosso americano, una vittoria che rimarrà nella storia, sicuramente tra le più significative nel lungo palmares di Maranello. L’impresa non riesce a ripetersi a Le Mans, ma a fine anno sarà ancora la P4, con i suoi risultati, a riportare l’alloro mondiale in terra emiliana.

330P4 l’arma finale del Drake

La Ferrari con le ruote coperte ha vinto ben 14 titoli mondiali, tra tutte le vetture del cavallino rampante che hanno siglato le vittorie nella categoria, una più di tutte ha lasciato il segno: la Ferrari P4 del 1967.

Il Drake, che ama le sfide, ha reagito con la sua solita grinta alle sconfitte degli ultimi anni spronando i propri uomini a realizzare la nuova vettura: “dobbiamo assolutamente batterli quelli là”, usava dire ai suoi collaboratori. Li mette sotto pressione ed alla fine ne esce la più bella vettura prototipo realizzata a Maranello. A fine anno ‘67 la casa di Maranello si può fregiare nuovamente del titolo mondiale sopravanzando le potenti vetture americane del colosso di Detroit con i motori di 7 litri. La 330 P4  è prodotta in soli quattro esemplari con i numeri di telaio 0856, 0858, 0860, e la 0846 che è una 330P3 aggiornata con le specifiche della 330p4. Presentata alla stampa nel cortile di Maranello, il 26 gennaio 1967, pochi giorni dopo ottiene la sua vittoria più clamorosa alla 24 ore di Daytona. Nel catino della Florida è la P4 di Chris Amon e Lorenzo Bandini a tagliare per prima il traguardo, ed il D.S. della Ferrari, Franco Lini, si inventa l’arrivo in parata con tre Ferrari affiancate sulla linea del traguardo: la P4 vincitrice assieme alla vettura gemella di Scarfiotti-Parkes ed alla 412 di Rodriguez-Guichet. Le immagini di quell’arrivo sono entrate nella leggenda delle corse automobilistiche.

La carrozzeria della P 4 realizzata da Piero Dongo, un artigiano modenese, è prevista sia in versione aperta che chiusa, a seconda delle piste, la sua linea sarà definita “meravigliosamente bella” un esempio di design tra i più puri della storia. Il motore posteriore centrale è il 12 V di 3.967 cc con una nuova testata a tre valvole per cilindro, disegnata da Franco Rocchi e già sperimentata con successo sulle monoposto di F.1. Al banco la potenza registrata è di 450 cv, cento in meno delle Ford avversarie, che però montano un motore di 7 litri. In compenso la Ferrari pesa 792 kg contro i 998 kg delle vetture americane. Il cambio, è ritornato ad essere di produzione Ferrari dopo la soluzione ZF usata nella 330 P3. La P4 monta i nuovi pneumatici della Firestone al posto dei Dunlop usati nella stagione ‘66.

“La P4 nasce dall’idea di volere battere la Ford – racconta in una intervista Mauro Forghieri, il progettista del prototipo di Maranello – gli americani stavano realizzando la Ford MkIV, una vettura molto potente ed il tema tecnico era interessante: surclassare i loro motori V8 di sette litri, con il nostro V12 di 4.000 cc. Noi avevamo la P3 ma con una vecchia unità monoalbero a camme. Avevamo bisogno di almeno 1.000 giri in più di rotazione per avere più potenza. L’idea era quella di utilizzare, per il nuovo prototipo del 1967, lo schema del V12  a 3 valvole con cui Scarfiotti aveva vinto il GP. D’Italia 1966 a Monza. Rispetto alla P3 del 1966, la 330P4 cambia completamente filosofia. Si assomigliano le forma, ma la P4 ha un cambio nuovo con la frizione tra il cambio stesso ed il motore come sulla monoposto di F.1, un propulsore maggiorato nella cilindrata ed inedito per la gare di durata, con una buona coppia ed un buon allungo. In pratica è una macchina da Gran Premio a ruote coperte. Rispetto alla P3, la nuova P4 è aerodinamicamente più avanzata. Ha più deportanza, con un assetto più picchiato grazie agli studi nella gallerie del vento di Stoccarda e di Pininfarina. La P4 aveva anche i flussi interni più efficienti dovuto ad una maggiore depressione nella parte posteriore  e più aria che passa sotto la vettura. Correva con un assetto che non era mai parallelo a terra, con il muso sempre basso rispetto alla coda per avere una costante deportanza. Era una vettura che consentiva un ritmo costante di gara, uno dei suoi grandi vantaggi, rispetto alla Ford era il passo di gara che i piloti potevano mantenere per tutta la corsa”.

La 330P4,oltre la 24 ore di Daytona, conquista anche la 1000 km di Monza, sempre con Amon-Bandini. A Spa arriva solamente quinta, a Le Mans seconda dopo una rimonta di Parkes sulla Gt 40 di Foyt-Gurney. La gara decisiva dell’anno, per la P4, è la 1000 km di Brands Hatch che si corre sul tracciato inglese il 30 luglio del 1967. Sul gradino più alto del podio sale la Chaparral di Hill-Spence, ma il secondo posto della P4 di Amon-Stewarth, davanti alla Porsche di Mc Laren-Siffert, basta alla casa di Maranello per aggiudicarsi il Trofeo Internazionale Prototipi del 1967.

La Ferrari 330P4 corre nel campionato mondiale solo nella stagione ‘67. Dal 1968 entra in vigore il nuovo regolamento che impone vetture sport di 5 litri prodotte in almeno 50 esemplari. Enzo Ferrari, infuriato per il nuovo regolamento imposto dalla Federazione Internazionale, e non disponendo di una nuova vettura, deicide di non partecipare al campionato del mondo 1968. La 330P4 è andata così in pensione, ma ha lasciato un gran ricordo nei cuori ferraristi. Delle quattro vetture realizzate dalle scuderia di Maranello, due vetture vengono successivamente modificate nelle 350P con il V12 portato a 4,2 litri per correre nella serie Can Am americana con Chris Amon.

Immagini © Massimo Campi

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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