Storia

Published on Settembre 3rd, 2020 | by redazione

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Gran Premio Italia nella storia: 10 settembre 2000 vince Schumacher

Michael Schumacher vince nel giorno del dramma di Gislimberti – di Carlo Baffi

A ventidue anni dal tragico incidente in seguito al quale perse la vita Ronnie Peterson, l’Autodromo di Monza ripiombò nel dramma. Una spaventosa carambola si verificò durante il primo giro. A farne le spese fu un addetto, volontario, del servizio antincendio che prestava servizio a bordo pista, colpito mortalmente dalla ruota della Jordan di Frentzen. Una giornata tristissima, in cui passò in secondo piano il successo della Ferrari di Michael Schumacher. Un risultato importante nella rincorsa del tedesco verso il suo primo mondiale con la rossa, perché rappresentava un pronto riscatto dopo il sorpasso magistrale subito in Belgio quindici giorni prima da Mika Hakkinen. Il campione finlandese della McLaren Mercedes che aveva conquistato la corona iridata nelle due stagioni precedenti; quel traguardo che Schumi inseguiva dal 1996. Il 2000 però pareva veramente l’anno buono, anche se Hakkinen era determinato a riconfermarsi iridato per la terza volta consecutiva e grazie alla vittoria di Spa aveva allungato in classifica portandosi a quota 74 contro i 68 punti di Schumacher. A Monza però le F12000 avevano dominato le qualifiche con il tedesco in pole davanti al compagno Rubens Barrichello per soli 27 millesimi. Più staccato Hakkinen, terzo e a seguire Jacques Villeneuve sulla Bar-Honda e poi Coulthard sulla seconda McLaren. C’era molto ottimismo al box Ferrari anche se l’imbuto della prima variante nascondeva come sempre non poche insidie.

Il 71° Gran Premio d’Italia prese il via alle 14 e vide subito il poleman andare in testa. Barrichello fece invece pattinare le ruote e venne passato dalle due McLaren e dalla Jordan-Mugen di Trulli partita sesta. Tutto filò liscio alla prima variante ed il serpentone di monoposto si lanciò nel curvone in direzione della variante della Roggia. Mentre Schumacher e Hakkinen guadagnavano sugli inseguitori, Barrichello attaccò Trulli, ma all’assalto del ferrarista si portò anche Frentzen che con la gomma anteriore destra centrò la posteriore sinistra del compagno Trulli. La ruota della monoposto del tedesco, completa del cerchione, del portamozzo e del gruppo pinza e freni, si staccò dalla vettura rompendo il cavo di ritenzione e volò verso il lato sinistro della pista. Una traiettoria assassina che colpì in pieno il 33enne Paolo Gislimberti, uno dei “Leoni” della CEA. Nel frattempo sulla pista s’era scatenato il caos. La Jordan di Trulli si schiantava contro le barriere, mentre Frentzen finiva contro Barrichello e successivamente contro Coulthard. Come in un’esplosione, i pezzi delle macchine volavano ovunque. Contemporaneamente sopraggiungeva la Arrows di De La Rosa che decollava sulla ruota di Herbert, urtava la McLaren di Coulthard per atterrare capovolta sulla Ferrari di Barrichello. Una sequenza terrificante. La direzione gara fece subito intervenire la safety car al fine di consentire ai commissari di liberare le vie di fuga dalle monoposto incidentate. La gara non venne sospesa, dal momento che la pista non era ostruita, bensì andava solo ripulita dai tanti detriti sparsi. Nel frattempo però a pochi metri dal luogo dello schianto si stava consumando la tragedia. Le condizioni di Gislimberti apparvero subito disperate ai soccorritori giunti tempestivamente. Gli venne praticato un massaggio cardiaco e condotto d’urgenza al centro medico dove arrivò in coma. Da qui la decisione di trasferire il paziente all’ospedale San Gerardo di Monza, dove una volta giunto era purtroppo deceduto. La corsa, neutralizzata ripartì dopo una decina di giri. Anche in questo frangente, purtroppo si rischiò un altro botto. Quando la safety-car spense le luci prima di rientrare, il leader Schumacher eseguì due improvvise accelerazioni con frenate che sorpresero il gruppo di vetture alle sue spalle. A farne le spese fu Button che per evitare Villeneuve finiva sull’erba e poi contro le barriere; un contatto fatale che avrebbe poi messo fine alla sua corsa. Una volta ripartiti, “Kaiser Schumi” riprese la sua marcia solitaria seguito da Hakkinen, Villeneuve, Ralf Schumacher, Fisichella e Wurtz. La situazione di testa rimase immutata anche dopo le soste. Hakkinen fece registrare il giro più veloce, ma non fu mai in grado di impensierire il leader della gara, che conquistò la sua 41^ vittoria in carriera, eguagliando il grande Ayrton Senna. Dietro di lui Hakkinen ed il fratello Ralf. Un traguardo storico per Michael, che in conferenza stampa si abbandonò ad una crisi di pianto, nel momento in cui un giornalista gli chiese che sensazione vivesse nell’aver raggiunto un mito. Una reazione dettata sicuramente dalla tanta tensione accumulata, ma non dovuta alla tragedia della Roggia. “E’ stata l’emozione di vincere davanti a questo pubblico” spiegò Schumi. Di quanto accaduto alla Roggia, i piloti vennero informati durante il consueto incontro coi media al ring e rimasero sconvolti. “Un disastro…” si limitò a dire Hakkinen, mentre Schumacher interruppe le interviste:”…una vicenda terribile, parlare non ha più importanza.” Si chiudeva così una pagina terribile, che a volte ci riservano sport rischiosi come quelli dei motori. Archiviata Monza, il mondiale avrebbe affrontato gli ultimi tre appuntamenti, decisivi per la corsa iridata. Alla fine la spuntò Schumacher, trionfando in Giappone davanti ad Hakkinen. A Maranello si poteva finalmente festeggiare il titolo piloti che mancava dal lontano 1979.

 

 

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