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Published on Ottobre 17th, 2019 | by Massimo Campi

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Ronnie Peterson – Quell’ultimo rettilineo

Ronnie Peterson – Quell’ultimo rettilineo di Diego Alverà

“Sta fremendo. Sospira e spinge forte le dita sul volante. Sta cercando la profondità, quella magica e nervosa apnea che ogni volta lo trasporta altrove, in un mondo instabile di orizzonti lineari e curvilinei tra chicane  e varianti , scosse singulti, in attesa del brivido assoluto in attesa di velocità. Perchè lui vive per quello, per quell’attimo vibrante ed infinito ….. Ronnie  è stretto nel suo abitacolo, Vuole scendere in pista, vuole mangiare l’asfalto per regolare i conti, per far vedere alla sia scuderia e al resto del mondo che, a dispetto di chiacchiere e patti, lui è un campione vero, un fuoriclasse che merita il titolo quanto e più del compagno”

Con queste bellissime descrizioni di quell’intenso Gran Premio d’Italia 1978 si apre il libro di Diego Alverà, un romanzo, un racconto da leggere tutto d’un fiato che ripercorre la vita e la carriera di Ronnie Peterson, fra i piloti più famosi e amati degli anni Settanta, partendo da quel fatidico ultimo rettilineo di Monza 1978 dove si concluse la sua esistenza, un dramma che ha segnato profondamente la storia dell’Autodromo di Monza e delle corse automobilistiche.

Ronnie attende con impazienza di aggredire la pista di Monza per le prove ufficiali del Gran Premio d’Italia 1978. Il tempo scorre lento e si dilata dischiudendo la porta a pensieri e ricordi che lo riportano alle origini di quelle sue maledette passioni, le corse e la velocità, al suo esordio nelle formule minori sino al debutto nel massimo Campionato. Davanti ai suoi occhi scorrono, come su una pellicola, volti, piste, vetture, momenti di gloria, cadute e risalite..”

Diego Alverà riscrive questa storia con il piglio del grande narratore di teatro, dando vita ad un affresco di straordinaria suggestione sull’uomo e, più in generale, su quelle indimenticabili stagioni della Formula 1. Un libro scritto con passione e competenza, assolutamente da non perdere, non solo per gli appassionati di settore ma anche per tutti gli amanti della buona lettura e delle grandi storie.

Alverà ha presentato la sua opera alla Libreria dell’Automobile a Milano – una operazione di recupero storico di un personaggio che ha segnato la storia sportiva di quegli anni: “appartengo ad una generazione che faceva fatica vedere in pista la velocità, la televisione passava poche notizie, poche immagini, vedere le macchine era un evento. La velocità la leggevo sulle riviste, sui libri, sognavo le gesta di questi piloti, emozioni che vivevo attraverso il racconto e le immagini. Con questo libro ho come voluto mantenere un promessa che ho fatto in quel lontano pomeriggio del 10 settembre 1978, quando ho visto in televisione l’incidente del mio idolo di gioventù: scrivere questa storia è come avere saldato un antico conto con quelle tragiche emozioni”.

“La  mia paura è che quelle storie, quelle sensazioni con il tempo vadano perse, se ne parli in maniera distratta. Nella storia di Ronnie Peterson c’è la grammatica dell’esistenza, la sfida ancestrale dell’uomo, la tensione verso il limite, verso la sfida. Vorrei ricordare uno scritto del grande Dino Buzzati a proposito dei medici, degli astronauti, degli scienziati ed anche dei piloti, degli esploratori, degli alpinisti, che diceva “senza saperlo queste persone ci fanno andare avanti, sono l’avanguardia della vita e quando si fermano perdiamo molte cose e interrompono la storia”. Prendendo spunto da queste parole mi sono posto di provare a restituire agli altri quelle cose, quelle sensazioni che ho vissuto allora e che hanno rappresentato un pezzo importante della mia vita. Dentro a queste storie ci sono dei valori che devono essere riscoperti e messi a disposizione di tutti. Scrivere, fare della letteratura, per il sottoscritto, è raccontare l’essenza e lo spirito di quelle storie anche agli altri, per cercare di riscoprire e possibilmente migliorare la nostra esistenza”.

“La storia di quei pochi metri di gara è rimasta scolpita nella mente collettiva, una storia che, nel suo dramma racconta la formula uno di quegli anni, racconta la velocità. Ronnie Peterson era la velocità pura, piede e cuore pesante, con quelle sue traiettorie impossibili, pilota purosangue, sempre di traverso in quell’equilibrio instabile sul filo del limite. Il tutto in personaggio di altri tempi, difficile da intervistare, da avvicinare, da raccontare come uomo. Al di là dei puri numeri e delle statistiche è stato un personaggio, un campione che ha saputo farsi amare dalle folle, e solo con le sue gesta”.

Ronnie Peterson Quell’ultimo rettilineo – di Diego Alverà

Giorgio Nada Editore

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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