Ronnie Peterson, 14 febbraio 1944 - Motoremotion.it


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Published on Febbraio 14th, 2024 | by Massimo Campi

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Ronnie Peterson, 14 febbraio 1944

peterson_2Per molti appassionati è stato un vero artista del volante, la sua guida, il suo modo di affrontare le corse lo hanno fatto diventare uno dei piloti più amati della sua epoca e la sua scomparsa lo ha fatto entrare immediatamente tra le leggende da corsa. Non è mai riuscito a vincere un titolo mondiale, si è spesso dovuto piegare ai suoi compagni di squadra, Emerson Fittipaldi, Mario Andretti, a volte più lenti di lui.

Bengt Ronnie Peterson  nasceva a Orebro in Svezia il 14 Febbraio del 1944. Se fosse ancora vivo avrebbe compiuto 75 anni, ma invece è rimasto vittima di quella folle partenza di Monza 1978, uno di quei giorni che hanno segnato la storia delle corse automobilistiche.

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Ronnie era figlio di un panettiere con la passione per le corse. Papà Bengt si costruiva da solo le monoposto nel garage di casa e ben presto inizia a realizzare i kart per il piccolo Ronnie che subito dimostra di sapersi fare con quei trabiccoli a quattro ruote. I mezzi, anche se artigianali, sono di ottima fattura tanto che il giovane e biondo svedese, si impone prima in patria e poi anche in Europa a suon di successi.

Ronnie Peterson è stato anche il primo campione partito dal kart e la sua guida ne ha risentito positivamente con il progredire della carriera. Alla fine degli anni ’60 passa dal kart alle monoposto. Per mantenersi e pagarsi le trasferte fa diversi lavori, come il tecnico di ascensori, ma le corse sono lo scopo della sua vita. Inizia a girare il vecchio continente, siamo nei primi anni della F.3, battagliando, e spesso vincendo, contro i vari campioni di quel periodo: Clay Regazzoni, Emerson Fittipaldi e Francoise Cevert.

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Le prime vittorie arrivano, nel 1968, con la Tecno dei Fratelli Pederzani, una monoposto corta e nervosa che si adattava particolarmente alla sua guida da kart. In seguito firma un contratto con la March, la nuova monoposto costruita da Alan Rees. Arriva il debutto in F.2, la vittoria nel Campionato Europeo e contemporaneamente la F.1 dove debutta nel 1970.

Nella massima formula ha corso per otto stagioni, alternandosi al volante di March, Tyrrel e Lotus. Per due volte è stato vice campione del mondo, nel 1971, con la March, alle spalle della Tyrrell di Jackie Stewart e nel 1978 con la Lotus alle spalle del compagno di squadra Andretti.

La tragedia del 1978 ha messo fine alla storia del biondo svedese. Nella carriera ha raccolto molto meno di quanto poteva. Spesso si è dovuto accontentare di guidare vetture non all’altezza ed è andato in Tyrrell ed in Lotus nei periodi meno adatti, o quando Colin Chapman stravedeva per Andretti spesso negando le soluzioni migliori a Peterson.

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Nonostante tutto questo Ronnie Peterson ha fatto breccia nel cuore di molti appassionati ed anche in quello di piloti della generazione successiva. Tra i suoi fan c’era Michele Alboreto che ha sempre indossato un casco con i colori blu-giallo dello svedese.

Sicuramente, il biondo Ronnie, era meno disciplinato nella messa a punto e poco incline ai tecnicismi di altri piloti come Stewart, Fittipaldi o Lauda, eppure i suoi controlli al limite dell’impossibile, restano ancora oggi nel cuore degli appassionati. Anche se non è mai stato Campione Mondiale, fa sicuramente parte di quella speciale classifica dei “piloti di cuore”, come Stirling Moss, Clay Ragazzoni, Gilles Villeneuve.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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