Storia

Published on Maggio 26th, 2015 | by Massimo Campi

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26 maggio il giorno nero degli Ascari

Padre e figlio, due grandi campioni, stessa età, morti nello stesso giorno a trenta anni di differenza

Montlery, 26 maggio 1925, Monza, 26 maggio 1955, tra queste due date sono trascorsi 30 anni, ed in quello stesso maledetto giorno morivano due grandi campioni italiani: Antonio ed Alberto Ascari. Un destino fatale che ha legato padre e figlio entrambi vittime di uscite di strada mentre erano al volante di bolidi da corsa.

Antonio Ascari aveva solo 36 anni quando perde la vita sul tracciato di Montlery, mentre era al comando della gara, il Gran Premio di Francia, il più importante della stagione. La prima affermazione arrivò nel GP d’Italia del 1924, vinse anche nel 1925 a Spa ed era considerato uno dei più forti piloti della sua epoca.

Alberto Ascari nasce nel 1918, in luglio, il 26 maggio del 1955 ha 36 anni, come suo padre Antonio, è cinque volte campione d’Italia, due del Mondo e ha già corso al volante di Alfa Romeo, Maserati, Ferrari e Lancia. Ha vinto anche numerosi trofei, tra cui la Coppa Trofeo Nuvolari della Mille Miglia del 1954, la Coppa vinta al Nurburgring il 29 luglio 1951 su Ferrari 375 F1 e la Coppa conquistata a Silverstone il 20 agosto 1949 su Ferrari 125 F1.

Domenica 22 maggio, Gran Premio di Montecarlo. Ascari alla guida della Lancia D50 è secondo e sta cercando di superare la Mercedes di Moss, in testa alla gara. Vuole conquistare quella corsa, deve vincere con la vettura voluta da Gianni Lancia e Vittorio Jano. All’ottantunesimo giro, Moss ha un problema al motore, deve abbandonare la gara, il pubblico esulta quando vede Ascari arrivare in testa alla gara fuori da tunnel, ma il milanese si distrae, arriva lungo, la sua Lancia finisce in mare. Ascari si libera dalla vettura finita dieci metri sotto l’acqua e ne esce quasi incolume con solo una frattura al naso. E’ illeso, ma sotto choc, ha bisogno di ritornare al volante, di lasciarsi dietro quel brutto momento.

Mattina del 26 maggio 1955 Ascari è nella sua casa di Milano, con la moglie Mietta. A Monza l’amico Eugenio Castellotti, sta provando la nuova Ferrari 750 a Monza. E’ un giovedì, ora di pranzo, Alberto vuole rimettersi al volante, si mette dell’abitacolo della Ferrari 750 di Castellotti, è in giacca e cravatta, senza la sua tuta, il suo casco, i suoi guanti e si fa prestare l’equipaggiamento dal pilota lodigiano.

Tre giri, poi un boato ed infine il silenzio. La Ferrari è alla curva del Vialone, quella che poi diventerà la Variante Ascari. La barchetta è ribaltata, Ascari è morto sul colpo sotto la vettura. Voleva sfidare la maledizione del 26 maggio, ma è stata più forte di lui.

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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