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Published on Gennaio 20th, 2024 | by Massimo Campi

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MAMS una serata con Arnaldo Bernacchini

 

Immagini ©Raul Zacchè – Archivio Bernacchini

Commissario di gara, pilota, navigatore, organizzatore, sono questi i tanti volti della lunga carriera di Arnaldo Bernacchini, uno dei più famosi personaggi nel mondo dei rally mondiali. Arnaldo, classe 1941, è un uomo con una serie infinita di ricordi ed aneddoti su quel mondo che ha rappresentato una parte importante della sua vita. Il Monza Auto Moto Storiche lo ha incontrato durante una serata condotta dal Presidente Luigi Ubezio e dall’esperto Ugo Vicenzi, fotografo, appassionato ed autore di libri sul motorsport con la partecipazione anche di Maurizio Verini.

La passione per le corse arriva ben presto nella vita di Arnaldo “il primo entusiasmante ricordo risale a quando ero un bambino di sei anni quando mio padre mi ha portato a vedere il Gran Premio d’Italia del 1947 sul circuito stradale che era stato realizzato a Milano attorno alla zona del Portello, che poi diventerà la Fiera Campionaria. L’odore di benzina, i suoni i colori e l’Alfa Romeo 158 che sfreccia sull’asfalto e vince la gara con Carlo Felice Trossi. È una folgorazione: i motori, le automobili, le corse, sono subito diventate una passione, ed a 20 anni inizio a fare il commissario di pista a Monza. La prima gara in cui mi ritrovo al bordo della pista è il drammatico Gran Premio del 1961, con il dramma di Von Trips. Io ero da un’altra parte della pista, ma quella gara mi ha insegnato la pericolosità della velocità.”

Dal bordo delle pista vuoi passare alla guida di una macchina da corsa.

“Romolo Tavoni, nel 1965, crea la Formula 875 Monza, con il motore della Fiat 500 Giardiniera ed il prezzo di sole 875.000 Lire. Convinco mio padre all’acquisto della monoposto che la aspetto con grande trepidazione. Intanto inizia la stagione 1965 con le prime gare dove continuo a fare il commissario di pista e tra i colleghi di percorso c’era Rossi, avevamo fatto già diverse gare assieme a bordo pista, mi chiese se ero iscritto a qualche scuderia sportiva. Non conoscevo nessuno, Rossi mi portò con lui un giovedì sera alla sede del Jolly Club in Piazza della Repubblica a Milano per conoscere l’ambiente. Era il mese di febbraio, c’era un grande fermento quella sera con molti piloti che dovevano preparare il Rally dei Fiori che finiva a Sanremo. Non sapevo minimamente come si correva un rally, ma rimasi incuriosito da tutta quella adrenalina per organizzare gli equipaggi e le assistenze. Mi presentarono Angiolini, pagai la quota associativa e da quel momento sono diventato un pilota del Jolly Club. La vettura di F.Monza sarebbe stata consegnata a primavera per l’inizio della stagione, allora Angiolini mi propose di iniziare come navigatore di rally al fianco di Stefano Monti, anche lui alla prima esperienza che voleva correre con la sua Alfa Romeo Giulietta del 1959 preparata da Baggioli. Era uno nuova esperienza “va bene”, risposi al capo della scuderia e così è iniziata la mia avventura come navigatore, aspettando quella di pilota con la F.875 Monza.”

Intanto inizi a correre in pista con le monoposto

“Finito il mio primo rally ero pronto ad entrare nell’abitacolo della mia CRM F.875Monza. Inizio subito bene, sono terzo alla prima gara e quarto alla seconda, alla fine stagione sono terzo in classifica generale. In quelle due stagioni dove ho partecipato al Trofeo Cadetti come pilota, continuavo l’attività come copilota nei rally. Rispetto ad altri copiloti avevo una buona dimestichezza nella meccanica data dalla attività di famiglia. Avevamo una azienda di taxi, spesso dovevo intervenire per delle riparazioni volanti e questo diventava un pregio con le vettura da rally di allora. Oltre alla F.875 Monza ho guidato nel 1967 la F.850 con cui ho fatto due gare in pista, a Monza e Vallelunga e quattro gare in salita”.

Alla fine abbandoni l’abitacolo delle monoposto e scegli di correre nei rally

“I rally mi attiravano sempre di più e l’esperienza con le monoposto è finita con lo scambio tra la mia Bellasi Formula 850 ed una Fulvia Gr.1. Inizio la stagione 1969 con il Rally di Sanremo alla guida della Lancia in coppia con Piero Sodano come navigatore. L’ultimo rally della stagione era L’Alpe della Luna ad Arezzo. Mi ero appena sposato, Piero aveva degli impegni di lavoro e non poteva fare le prove prima della gara, allora mi sono portato dietro mia moglie. Una sera, dopo avere passato tutta la giornata a fare le note, arriviamo nella pensioncina dove dormivamo ed il proprietario mi dice che dovevo richiamare al telefono un certo signor Munari. Chiamo subito Sandro, ci conoscevamo, mi dice che il suo navigatore John Davenport non poteva partecipare al rally per via della licenza straniera non ammessa a quella gara italiana ed aveva bisogno un sostituto. Rimango sorpreso dalla richiesta, chiamo subito Roberto Angiolini spiegando la richiesta di Munari che subito ribadisce – non si può dire no al Drago ed a Fiorio, stai scherzando? Molla la tua Fulvia e vai subito a fare il navigatore di Sandro!”

Da quella esperienza nasce la collaborazione con la Lancia ufficiale

“Il mattino dopo parto con Munari per fare un giro di ricognizione con le note di Davemport, subito ci siamo trovati in sintonia e siamo arrivati solo secondi per colpa di un problema di accensione che ci ha fatto prendere un minuto di ritardo ad un controllo orario. Dopo il rally ho riportato anche il muletto della Lancia fino a Torino ricevendo i ringraziamenti e le congratulazioni da Cesare Fiorio. Sono ritornato al mio lavoro giornaliero con la compagnia dei taxi di famiglia quando arriva una nuova telefonata, era la segretaria di Fiorio che mi chiedeva se volevo fare il San Martino di Castrozza con Munari. Ovviamente accetto, va tutto bene, da quel momento cambia la mia vita ed entro a far parte della squadra ufficiale del marchio torinese.”

Bernacchini, al fianco di Sandro Munari vince il titolo italiano rally 1969. Arnaldo in seguito corre con i più grandi piloti dell’epoca: Munari, Ballestrieri, Barbasio, Pinto, Carello, Verini, Bacchelli, Pianta, Bettega, Zanussi, Tognana e Adartico Vudafieri, con il quale vince il campionato europeo nel 1981. Oltre alla tuta da pilota indossa anche quella da organizzatore nel Reparto Corse ed occasionalmente ritorna a leggere le note nell’abitacolo con vari piloti tra cui Michele Alboreto facendo da navigatore in una edizione del Monza Rally Show con l’Alfa Romeo 155DTM.

Tra i suoi ricordi ci sono anche le avventure al Safari Rally: grazie alle sue intuizioni la Lancia vince la gara africana nel 1988 e 1989 con Biasion/Siviero e nel 1991 con Kankunnen/Piironen.

“Il grosso problema della gara africana sono sempre state le rotture e la lunghezza del percorso con grandi difficoltà per la assistenze che dovevano correre in mezzo alla savana per riparare i mezzi. Mi sono posto più volte il quesito su come risolvere i problemi ed ho intuito che dovevamo comportarci allo stesso modo dell’industria aeronautica, ovvero sostituire i pezzi preventivamente prima di una eventuale rottura. Sono stato per settimane sui percorsi della gara facendo una analisi delle possibili rotture meccaniche per affaticamento. Una volta analizzati i dati i nostro possesso e la durata chilometrica di ogni pezzo meccanico che si era rotto, ho organizzato tutta la rete di assistenze per la sostituzione preventiva dei vari pezzi. Nella pratica, se il dato della durata di un determinato pezzo era di 1.000 km, c’era un mezzo di assistenza al chilometro 950 pronto ad operare per la sostituzione preventiva. Adottando quella organizzazione sono arrivati i risultati con tre vittorie in quattro anni, un vero trionfo per la Lancia che inseguiva da anni il successo nella gara africana!”

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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