Storia

Published on Marzo 6th, 2023 | by Massimo Campi

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Autodelta il ritorno dell’Alfa da corsa

Nel 1963 nasce il reparto corse dell’Alfa Romeo

L’Autodelta è stata molto importante per l’Alfa Romeo sin da quando la casa ha deciso di investire su questo programma. A fine stagione 1951 l’Alfa si ritira dalla corse, e ci sono diverse correnti di pensiero a suo interno con un possibile ritorno alla massima formula nel 1954. Però si deve pensare soprattutto alla produzione anche se si continua a lavorare su diversi progetti collaborando con Conrero e con Abarth, per sviluppare una piccola vettura a telaio tubolare che potesse condividere alcune parti meccaniche della Giulietta ed in seguito della Giulia. Il progetto della vettura, dopo varie vicissitudini, è ormai pronto ma bisogna trovare il modo di produrla e si pensa ad una azienda esterna che dovrà costruirla, portarla in gara e gestire i rapporti con i clienti sportivi.

L’Alfa Romeo è diventata una grossa realtà e serve una struttura più agile, che possa avere una certa distanza dalla gestione di una grande azienda. Storicamente era già stata una scelta del genere, quando, negli anni ’30, l’Alfa Romeo demanda alla Scuderia Ferrari la costruzione e la gestione di  modelli da competizione.

Negli anni ’60 ritorna esigenza di riprendere l’attività sportiva ma senza creare distrazioni all’interno dei sistemi di produzione ed il modo migliore è quello di appaltare ad una piccola società esterna  la gestione sportiva. Viene individuata l’Autodelta, creata dall’Ing, Carlo Chiti e da Lodovico Chizzola in provincia di Udine. Chiti aveva una grande fama nella progettazione di vetture da competizione e faceva da garante per il futuro di questa nuova operazione. Il primo passo è l’accordo tra l’Alfa Romeo e l’Autodelta per la costruzione della Giulia TZ e si stila un contratto che lascia aperte molte opportunità, iniziando a come deve essere realizzata la vettura a come dovrà essere commercializzata ma al suo interno ci sono diverse opportunità future tra le due realtà. Con quel primo documento viene aperta la strada per far diventare l’Autodelta il futuro reparto corse della casa lombarda.

Già nel 1964 l’accordo diventa realtà, l’intenzione è quella di fare diventare l’Autodelta un reparto agile fuori dalla burocrazia e dalle inerzie di una grande azienda. Chiti è l’uomo che riesce a garantire un prodotto di qualità riuscendo anche a gestire i rapporti con la grande azienda ed i vari fornitori esterni. L’Autodelta diventa ben presto una vera squadra corse, oltre alla realizzazione della Giulia TZ si occupa di portare le vetture in gara e dei rapporti con i vari clienti sportivi che corrono con le vetture del biscione. Dopo i primi risultati positivi, l’Alfa Romeo esce allo scoperto, l’Autodelta diventa un reparto staccato della grande industria. La nuova sede diventa un capannone a Settimo Milanese, oltre alle corse si occupa di produzione di veicoli speciali, soprattutto da competizione.

Dario Luraghi, figlio del grande presidente dell’Alfa Romeo, che ha voluto questo accordo, ricorda quei momenti.

“Giuseppe Luraghi ha voluto questo accordo, il ricordo va all’inizio degli anni ’50 quando mio padre, allora presidente della Finmeccanica, ha preso la dolorosa decisione di rinunciare alle competizioni. L’Alfa Romeo aveva vinto i primi due titoli mondiali, ma aveva bisogno di una profonda ristrutturazione per sopravvivere, le corse costavano e distraevano progettisti e risorse che dovevano occuparsi dei nuovi prodotti per rilanciare la fabbrica sul mercato. L’Alfa Romeo lascia le competizioni da campione del mondo con la Alfetta 159, ed inizia il grande lavoro di ristrutturazione e di ampliamento della produzione. Le gare erano molto costose e portavano via un sacco di lavoro ai migliori progettisti come Busso e Satta Puliga che si possono dedicare ai futuri prodotti commerciali. La sfida fu vinta, l’Alfa Romeo diventa una realtà italiana nella produzione di serie con la 1900, poi la Giulietta e la Giulia, ma il fuoco dello sport continuava ad ardere all’interno della fabbrica e della direzione. Il ritorno alle competizioni arriva con l’Alfa 1900 alla Carrera Panamericana, dove appare come sponsor anche la Finmeccanica, però serviva una nuova struttura per sviluppare e riportare il marchio milanese alle gare. Serviva promuovere le vetture da turismo, l’accordo con l’Autodelta serviva soprattutto a questo in un momento storico dove le competizioni sportive avevano un grande richiamo. L’Alfa Romeo diventa la vettura sportiva di famiglia che vince le corse. Chiti era l’uomo giusto, con grande esperienza ed un palmares di tutto riguardo nelle competizioni sportive, Ludovico Chizzola aveva anche un fratello che lavorava in Alfa Romeo e ben presto si arriva all’accordo.

Andare in Autodelta voleva dire farsi largo tra i cani, Carlo Chiti amava in modo incondizionato qualsiasi razza canina e raccoglieva tutti i randagi della zona. Teodoro Zeccoli è il primo grande collaudatore dell’Autodelta, era il più veloce a Balocco ma ebbe anche un brutto incidente mentre stava collaudando il primo prototipo della 33/2 prototipo a Monza. Non esisteva ancora la pista di Balocco, andarono a Monza era solo disponibile il tracciato Junior dove era stata spalata la neve dopo una copiosa nevicata. Un mucchio di neve era stato accumulato nella via di fuga in fondo al rettilineo, dopo alcuni giri Zeccoli ebbe un problema ai freni ed il prototipo senza controllo decollò sul mucchio di neve. La macchina viene distrutta e Zeccoli sbalzato dall’abitacolo. Chiti ebbe uno scatto degno di un centometrista nonostante la mole e raggiunse per primo il luogo dell’incidente. Si accertò che Zeccoli fosse ancora vivo ed iniziò a imprecare con una serie di improperi in toscano verso i servizi che non avevano nessun estintore funzionante mentre il prototipo stava bruciando.”

Carlo Chiti è il vero protagonista della scena, la storia dell’Autodelta inizia con la costruzione della Giulia TZ e prosegue con quello della Giulia GTA nella varie versioni. Per l’Alfa Romeo rappresenta la vettura di tutti i giorni che vince ogni domenica, nelle mani ufficiali ma anche in quelle dei piloti privati. C’è un legame diretto tra il modello di produzione e quello da competizione e sarà dei migliori slogan pubblicitari degli anni ’60 per la fabbrica. La Giulia GTA corre e vince su tutti i circuiti con piloti che sono o diventeranno famosi. Il passo successivo è quello delle vetture sport prototipo con la nuova Alfa Romeo 33 litri che debutta a Fleron. Da quella prima gara in salita si arriva, con varie evoluzioni, al titolo mondiale prototipi del 1975 con la 33TT12, uno dei punti più alti nella storia dell’Autodelta che successivamente sfocia nella fornitura del motore 12 boxer alla Brabham di Formula 1 ed al successivo impegno diretto nella massima formula. in Autodelta si realizza e si corre con tutto, dalle turismo ai prototipi alla Formula 1 passando per la motonautica. Alcune vetture sono nate a Settimo Milanese come l’Alfetta GTV Turbodelta e la famosa 33 Stradale disegnata da Franco Scaglione con il contributo di alcuni fornitori esterni.

Giuseppe “Pino” D’Agostino è uno degli ultimi ingegneri che si è seduto al posto dell’Ing. Chiti prima del passaggio ad Alfa Corse. “Sono arrivato a Settimo Milanese nel novembre del 1984 e ben presto si arrivò alla trasformazione dell’Autodelta in Alfa Corse sotto la guida di Gianni Tonti. Uscito dall’Autodelta, Carlo Chiti dette vita alla Motori Moderni, ma i rapporti con la squadra corse dell’Alfa Romeo non erano stati interrotti tanto che ci dette degli spazi nell’officina di Novara  per la realizzazione dei motori clienti del Campionato DTM tedesco.”

All’Autodelta lavorano oltre 100 persone che si occupano di una serie infinita di progetti, dalla realizzazione delle vetture da competizione, turismo, sport e prototipi che corrono sulle piste di tutto il mondo ai motori marini, alle vetture da rally, per poi gestirle anche in molte competizioni con la squadra ufficiale. L’impegno è molto grande soprattutto per gli uomini che spesso non hanno mai riposo. Il reparto corse dell’Alfa Romeo è come una grande famiglia, con gli immancabili momenti di alti e bassi, ma una grande unione tra i suoi uomini. Gianni Arosio è entrato in Autodelta che non era ancora maggiorenne, e ricorda quei momenti lontani. “Sono entrato in Autodelta nel 1967 per fare una prova come aiuto meccanico. Avevo solo 16 anni, mi accompagnò mio padre che venne anche il giorno dell’assunzione per mettere la firma in quanto non ero ancora maggiorenne e dall’Autodelta, diventata poi Alfa Corse, sono uscito quando sono andato in pensione. Il primo giorno di lavoro mi convoca l’allora capo officina Renzo Jotti e dopo un primo discorsetto sui miei obblighi e sulla busta paga mi dice in milanese “lu, el vegna cun mi! – lei venga con me!” mi guardo in giro, non capivo con chi stava parlando, mi riguarda e mi ripete “lu, andemm! – lei, andiamo!” e mi fa segno di andare con lui. Avevo solo 16 anni ero un ragazzino e nessuno fino a quel momento mi aveva dato del “lei!”. Nel primo capannone c’era Franco Scaglione che stava controllando il profilo della carrozzeria della Alfa 33 Stradale, e subito ho capito di essere in un mondo speciale. La prima gara come aiuto meccanico l’ho fatta a 17 anni, in un ambiente dove la competizione era come un fuoco sacro, dove hai sempre voglia di vincere, di dimostrare, come un tarlo che hai dentro e non ti fa mai smettere di dare sempre di più. “

Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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