Personaggi

Published on Aprile 18th, 2022 | by Massimo Campi

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Jochen Rindt – 18 aprile 1942

 

Era nato in periodo molto difficile, il 18 aprile 1942, a Mainz, ed i suoi genitori presto scompaiono, sotto i bombardamenti degli alleati che colpiscono la Germania Nazista. Stiamo parlando di Karl Jochen Rindt, noto nei libri di storia per essere diventato l’unico Campione del Mondo postumo. Dopo la tragedia famigliare viene adottato dai nonni materni ed il giovane Jochen un ragazzo ribelle ed amante del rischio e della velocità, cresce a Graz, in Austria. Rindt è il prototipo del campione duro e puro, ama le gare, i motori, gettarsi nella mischia. La passione sono le sfide, si lancia con ferocia e determinazione, ama il pericolo e presto si ritaglia un ruolo di eroe del rischio con un fascino rude e spesso scontroso da ragazzo indipendente alla ricerca di una sua affermazione personale.

Il nonno è un famoso avvocato, spesso lo deve rincorrere quando la sua vena ribelle lo fa espellere da diverse scuole private. Si rompe le gambe nelle gare di sci scolastiche, poi diventano i motori il mezzo con cui sfogare le sue ansie. Arriva il primo motorino, poi passa alle gare con le moto da cross, non ha nessun limite, nessuna misura, il suo credo è vincere o cadere. Sulle strade pubbliche guida come un matto la sua Volkswagen malconcia e finisce spesso nei guai con la polizia. Il suo naso si rompe presto, il suo aspetto sembra quello di un pugile, volutamente trasandato ed ha una personalità spesso molto irritante. Arrogante ed ambizioso, i motori diventano la sua grande passione e la ragione di vita e lotta con tutto se stesso per arrivare all’apice del motorismo. Inizia a correre con auto da turismo e poi monoposto, schiantandosi con frequenza allarmante e finendo più volte in ospedale, ma non si arrende e la sua testardaggine ha spesso la meglio sulle varie disavventure. È ricco di famiglia, finanzia personalmente le prime gare. Nel 1964 acquista in Inghilterra una Brabham di Formula Due per 4.000 sterline in contanti ed alla sua seconda gara di F2, al Crystal Palace, quello “sconosciuto austriaco” batte la stella Graham Hill.

Sarà proprio la formula cadetta a lanciare la stella Rindt, che guida sempre al limite, sempre di traverso, senza nessuna remora verso i campioni più blasonati. Nel 1965 firma un contratto triennale di Formula 1 con la Cooper, le cui vetture non erano competitive, ma corre anche con la Ferrari 250LM della NART e vince a Le Mans 1965 in coppia con Masten Gregory. Il suo fascino da uomo rude incanta le donne, e nel 1967 Jochen Rindt sposa Nina Lincoln, un’affascinante modella finlandese, la coppia viene subito soprannominata “La bella e la bestia”.

Rindt vuole vincere, vuole sfondare, e nel 1969 arriva l’ingaggio ufficiale con il Team Lotus. L’austriaco è subito veloce, ma deve sottostare al suo caposquadra Graham Hill, e spesso deve lottare con macchine fragili come la Lotus 49. Jochen non molla mai, è in testa al Gran Premio di Spagna al Montjuich Park quando l’alto alettone posteriore della vettura vola via. Rindt finisce tra le barriere in piena velocità, subisce una commozione cerebrale e una mascella rotta e diventa molto critico sulle auto di Chapman, definendole non sicure e inaffidabili. Poi finalmente arriva la prima vittoria nel Gran Premio degli Stati Uniti del 1969 a Watkins Glen, ed i rapporti tra i due cambiano.

Il 1970 è la sua stagione, inizia l’anno vincendo a Montecarlo con la Lotus 49 e con Lotus 72 domina la parte centrale dell’anno. Poi arriva il giorno sfortunato del 5 settembre 1970, quando la Lotus di Jochen Rindt sbatte inspiegabilmente contro un guardrail a Monza durante le prove libere del Gran Premio d’Italia per il cedimento di un freno anteriore. Uno dei primi ad arrivare sulla scena è il suo buon amico e manager d’affari Bernie Ecclestone, ma non c’è più nulla da fare. L’incidente mortale avviene vicino al luogo in cui il suo eroe d’infanzia Wolfgang von Trips perde la vita nel 1961. A quel tempo il tedesco era in testa al campionato, proprio come lo era ora l’austriaco. Ma mentre von Trips è stato poi battuto al titolo dal suo compagno di squadra Ferrari Phil Hill, anche dopo la sua morte nessuno è riuscito a privare Jochen Rindt del campionato che sicuramente meritava.

Finisce nella tragedia la storia del campione austriaco, ma prima di rimanere ucciso Jochen Rindt si era ritagliato una immagine memorabile nella piccola ma selezionata categoria degli eroi del volante con un vorace appetito per le corse ed uno stile di guida temerario che era allo stesso tempo elettrizzante e preoccupante da guardare.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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