L’ultima corsa di Peter Collins - Motoremotion.it


Storia

Published on Luglio 29th, 2018 | by Massimo Campi

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L’ultima corsa di Peter Collins

peter-collins_01Peter Collins aveva i motori nel sangue, sin da piccolo scorrazzava nei campi vicino alla residenza di famiglia con le automobili. Suo padre l’aveva sostenuto sin da ragazzo e fin da giovane si era fatto le ossa con le piccole monoposto di F.3 – 500 nelle piste inglesi, ed i suoi principali rivali si chiamavano Stirling Moss e Mike Hawthorn.

Collins amava i motori, le donne e le barche, i primi l’avevano portato fino in F.1, con le donne aveva smesso quando aveva conosciuto Louise Cordier, attrice, un colpo di fulmine, nel giro di pochissimi giorni si erano sposati e quando dovevano stare nel continente europeo alloggiavano sulla barca di Peter, il Mipooka ancorata nel porto di Montecarlo. L’inglese è arrivato a Maranello nel 1956, pilota veloce, è subito entrato in sintonia con Enzo Ferrari, soprattutto con il figlio Dino, ormai agli ultimi periodi della sua sfortunata vita.

Collins_03

Poi ci fu l’episodio del mondiale di Juan Manuel Fangio. In Ferrari non c’era mai stato una gerarchia di piloti, ma nel 1956 il Drake aveva indicato l’argentino come caposquadra, e gli altri dovevano coprirgli le spalle.

A Monza, 2 settembre, Collins cedette la sua vettura all’argentino, fermo ai box con lo sterzo rotto e con i punti conquistati dal secondo posto riesce a sopravanzare Moss in classifica finale. “Sono ancora giovane, Fangio è molto più vecchio, è stato giusto così, verrà la mia occasione”, liquida così il fatto il giovane inglese, la stampa lo mette in risalto, Enzo Ferrari apprezza, Collins è accolto a Maranello come un figlio, viene ospitato nei locali della scuderia quando è in Italia. Ma il momento di Collins non arriva nel 1957, Fangio e la Maserati sono troppo forti, la Ferrari si prepara per il ’58 con la nuova vettura, Collins aspetta pazientemente il suo turno.

Ferrari-Collins_1957

La stagione inizia male per l’inglese, tanti problemi tecnici, Hawthorn, Moss e Musso gli sono davanti in classifica, poi arriva il tragico giorno di Reims, scompare il romano, serve un colpo d’ala per raddrizzare la stagione, per rientrare in corsa nel titolo.

Silverstone, 20 luglio il gran giorno, la Dino 246 vola davanti a 120 inglesi esultanti, Collins si sbarazza del gruppo, risale in classifica, ma non basta, “ci vediamo in Germania”, dice agli avversari.

Nurburgring, l’inferno verde, 3 agosto. Moss e Brooks con le Vanwall scattano davanti a tutti, dietro le due Ferrari di Collins ed Hawthorn. Al 4° giro Moss è fuori gioco, parcheggia l sua verde monoposto a bordo pista con il magnete rotto. Le due Ferrari sono passate in testa, Brooks insegue con trenta secondi di ritardo, ma la sua macchina si sta alleggerendo ed è pronto a rimontare sulle rosse. Ha i freni a disco, sul ‘ring sono un vantaggio. Nono giro, le tre macchine si danno battaglia, tre inglesi in lotta per il primato. Collins è in testa, Brooks passa Hawthorn, si risuperano il giro successivo, mancano quattro giri alla fine, la Vanwall è superiore alla Ferrari. Brooks si porta in testa.

Hawthorn-Collins_05

Tre inglesi, tre amici in lotta per la vittoria, per il primato. Discesa di Adenau, Collins è nuovamente in testa, Hawthorn li guarda alle loro spalle. Pflanzgarten, sedicesimo chilometro dell’inferno verde, Collins entra leggermente più forte, la Dino si intraversa, scivola di coda verso l’esterno della curva, la gomma posteriore sinistra sale sulla banchina di contenimento, un trampolino a 160 all’ora, la 246 si impenna, finisce contro gli alberi, finisce la storia di Peter Collins.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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