Storia

Published on Gennaio 28th, 2017 | by Massimo Campi

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Aquilino Branca, il costruttore di Buscate

Aquilino Branca, costruttore e pilota di monoposto, ha realizzato molte vetture da competizione

Aquilino Branca: l’ingegno di un costruttore, la passione di un pilota”: così si intitolava alcuni anni fa una mostra che ha voluto celebrare il lavoro del costruttore e preparatore di Buscate, parole che identificano subito il personaggio. Aquilino, anno di nascita 1924, è scomparso nel 2013, ma le sue monoposto, le sue “opere” continuano a vivere nelle gare e manifestazioni dedicate alle storiche, nei tanti ricordi di chi lo ha conosciuto ed ha corso con le sue vetture. Carattere schivo, intransigente, uomo di poche parole che preferiva sempre parlare con i fatti, con le sue opere, con i risultati. Il lavoro e la meccanica sono state le vere passioni ed il motivo della sua vita, con il tempo che trascorreva sempre alla ricerca di una innovazione, alla realizzazione di una nuova vettura nella sua officina di Buscate, in provincia di Milano.

Brancalogo600x Lina, la figlia, ha passato gran parte della sua vita nell’officina all’angolo tra Viale Europa e Via Marconi e ricorda così i racconti del padre. “Aquilino Branca è sempre stato appassionato di automobili. Il padre aveva già una officina di costruzione e riparazione di biciclette. Aveva anche cinque vetture a noleggio con autista, Aquilino ha trascorso la sua infanzia in bottega, giocando con i pezzi meccanici ed il volante l’ha impugnato per la prima volta nel 1930, ad appena sei anni di età con la Fiat 505 adibita a servizio pubblico, seduto tra le gambe del padre che controllava il volante. L’apprendistato inizia in fretta, tanto che il padre riesce ad ottenere dalle autorità locali di allora il permesso per poter guidare di giorno, a fronte di una speciale assicurazione. Aquilino aveva poco più di sette anni, le automobili segneranno per sempre la sua vita. La vera passione inizia però con le moto, sogna di correre, ma suo padre glielo impedisce, le moto sono troppo pericolose! Aquilino allora decide che saranno le quattro ruote la sua nuova passione, ed il padre sarà il suo primo sponsor. “Lino” come tutti lo chiamavamo, è sempre stato un uomo deciso nelle sue scelte, fin da quando, durante la guerra, da militare ha scelto di entrare nella resistenza come partigiano per combattere i tedeschi che giudicava solo dei nemici invasori.“

Finita la guerra inizia la ricostruzione, bisogna lavorare, ma la grande passione esplode violenta. La prima vettura la realizza nel 1947 per Giusti, un pilota dilettante che correva con quelle vetture. In seguito a quella realizzazione nasce l’accordo con Moretti di Torino e Branca sviluppa anche un motore 750 bialbero, progettato dall’Ing. Massimino nel 1945. Nascono così le prime vetture realizzate nell’officina di Buscate, sono due nuove Sport, e secondo gli accordi sono battezzate come “Moretti Special” e corrono nella categoria 750 allora molto in voga. Le gare si svolgono principalmente su circuiti cittadini e nelle salite, arrivano le vittorie di categoria ed anche la conquista del titolo proprio con Lino Branca, che oltre all’attività di piccolo costruttore intraprende anche quella di pilota delle sue creature. L’accordo con Moretti prevedeva la costruzione di vetture da competizione che venivano poi commercializzate dalla rete di vendita del marchio torinese.

Aquilino Branca inizia come pilota nel 1948, proprio per collaudare e mettere a punto le sue creature. La prima vittoria, proprio con la sua Moretti Special Sport 750, arriva nel Circuito del Gran San Bernardo in Val D’Aosta, seguono altre tra cui quella al Trofeo Vigorelli, sulla pista di Monza, verso la fine degli anni ’50. Le vetture inizialmente sono due, assieme a Branca corre l’amico Agostino Gariboldi. “Lino, soprattutto agli inizi, costruiva sempre due vetture – sono le parole della figlia Lina – una per se e l’altra per il pilota di turno in modo da poter collaudare e verificare in pista le sue creazioni e le varie modifiche di sviluppo. Con la Sport 750 Branca vince anche il titolo Italiano gare in Salita nel 1957.”

Nel 1957 nasce la Formula Junior, ideata dal Conte Lurani e da Marcello Giambertone, il patron della Scuderia Madunina, la formula addestrativa che serviva per formare i piloti del futuro, ma anche una base tecnica per far crescere meccanici, preparatori e piccoli costruttori. Aquilino Branca è uno dei primi a credere nelle nuove monoposto, e nel 1957 realizza la sua prima F.Junior con il motore anteriore della Fiat 1.100, come volevano i regolamenti dell’epoca. Ben presto, vedendo le realizzazioni che arrivavano da oltre Manica, intuisce che il motore posteriore è la tecnica del futuro e subito nascono le prime monoposto con il motore dietro l’abitacolo. Oltre alla parte telaistica, Aquilino si occupa sempre della preparazione meccanica dei suoi motori e dell’assistenza in pista delle vetture che continuano a correre come “Moretti Special”. Le prime monoposto che portano in pista il suo vero nome nascono nel 1962, sempre F.Junior e ben presto arriva anche il telaio scatolato in lamiera. Il Fiat viene sostituito con il nuovo Ford Kent 1.000 cc della Anglia, il primo motore superquadro che sta già dominando la categoria, abbinato al cambio di derivazione Volkswagen. Branca corre sempre con le sue monoposto e scorrendo gli elenchi di partenza ci sono diversi nomi che corrono con le macchine realizzate nell’officina di Buscate: Salvatore e Domenico Lo Coco, Agostino Gariboldi, Antonio Mantori, Jaques Degonse, Rinaldo Pizzi, “Poker” al secolo Domenico Cedrati, il francese Jean Marie Berth, Ettore Rovida, Dario Pellini, Giorgio Bassi. Tra i maggiori risultati c’è la conquista nel 1959 del Trofeo Italiano della Montagna con Domenico Lo Coco.

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In quel periodo, tra le realizzazioni di Branca c’è anche la F.Senior, in pratica una F.Junior potenziata con motore da 1,5 litri. L’idea era sempre del vulcanico Giambertone, e prevedeva una monoposto con telaio tubolare in ferro, gomme Pirelli, cerchi in ferro, freni a tamburo, ed un cambio derivato da una vettura turismo di serie. Branca costruisce le monoposto attorno al quattro cilindri Alfa Romeo di 1,3 litri, portato al limite della cilindrata ed equipaggiato con una alimentazione ad iniezione diretta che incrementava la potenza fino a 140 cv a 8.500 giri. La vettura era molto interessante, ma Giambertone non trovò consensi politici e la sua idea rimase solo una delle tante proposte senza un futuro. “Aquilino volle però provare la sua creazione – ricorda Lina – ed andò a correre a Siracusa in una gara Europea di Formula Due. Erano iscritte a quella prove tutte le migliori macchine con i campioni dell’epoca. Arrivò in Sicilia e si trovò una lista di partenti con Lotus, Brabham, Cooper, Porsche, Lola, Ferrari e piloti come Innes Ireland, Stirling Moss Jack Brabham e Volfgang Von Trips che vinse la gara con la Ferrari ufficiale. Aquilino arriva in ritardo per un problema al carrello, è cosciente che la sua vettura è tecnicamente inferiore alle F.2 che sono in pratica delle F.1 depotenziate con il motore di 1,5 litri, ma entra lo stesso in pista per le prove con lo scopo di verificare la bontà della sua realizzazione, cercare di promuoverla e riscuotere il premio di partecipazione di un milione di lire che serve come rimborso spese. Nonostante il poco tempo a disposizione e la poca conoscenza della pista si qualifica a metà schieramento con grande soddisfazione personale e sorpresa da parte di molti avversari. Purtroppo in gara la frizione lo abbandona subito dopo il via decretando la fine dell’avventura.”

Aquilino Branca però ha un brutto incidente in una gara cittadina a Messina, slitta fuori strada e finisce con la macchina distrutta sopra una barca ancorata. È ricoverato in ospedale, con vari traumi, l’incidente gli leva in parte la voglia di correre e tutte le volte che prenderà nuovamente in mano il volante sarà per collaudare una sua creazione.

La F.Junior finisce la sua storia passando il testimone alla nuova Formula Tre 1.000 cc nel 1964. Le vetture sono praticamente le stesse, anche le motorizzazioni, con una riduzione della potenza. Il quattro cilindri Ford Kent passa dai due carburatori doppio corpo al mono carburatore imposto da regolamento, proprio per limitare le prestazioni e le rotture meccaniche favorendo la diffusione tra i giovani piloti che potevano correre quasi ogni domenica nei vari circuiti e nelle gare cittadine. Aquilino Branca è tra i piccoli costruttori italiani che produce telai e prepara motori per la categoria. Continua a prendere saltuariamente il volante delle sue vetture, ma sono diversi i nomi che corrono con le vetture di Buscate. Alcuni di loro scriveranno pagine importanti come Tino e Vittorio Brambilla, Carlo Facetti, Giorgio Pianta, Luciano Pavesi, Lella Lombardi, Giancarlo Baghetti, ma ci sono anche Giancarlo Gagliardi, Salvatore Giglio, “Poker”, Scott Anderson, Manfred Mohr, Aldo Maggi, Franco Galli, Pino Pica, Gaudenzio Mantova, Massimo Ciccozzi, Francesco Bergami, Renzo Zorzi.

Uno dei migliori risultati arriva con Giovanni Salvati, amico di Aquilino, che, dopo avere conquistato il titolo italiano F.3 con la Tecno nel 1970, corre in F.2 nel 1971 con la March della Ala d’Oro, la stessa scuderia di Branca. Giovanni bazzica spesso nell’officina di Buscate “ero quasi gelosa di lui – ricorda Lina – era un giovane che si faceva volere bene, un ragazzo d’oro. Aquilino che era spesso duro ed intransigente con i giovani piloti, aveva una predilezione per Giannino: poteva chiedergli qualsiasi cosa che gliela concedeva!” Branca vuole collaudare la sua nuova monoposto e chiede a Salvati di portarla in gara, e Giannino è sempre pronto a scendere in pista. Con quella vettura Salvati otterrà la sua ultima vittoria in carriera, a Monza, il 19 settembre 1971. Dopo meno di due mesi, il 14 novembre, perderà la vita a Taruma, mentre stava disputando una gara della Temporada Argentina con la March. “Le vetture della Scuderia Ala d’Oro erano spesso ricoverate nella nostra officina – ricorda Lina – ma Salvati in Sudamerica aveva un suo meccanico che gliele curava. La sua scomparsa è stata una tragedia anche per noi, volevamo bene a Giannino, era uno di famiglia”.

La preparazione dei motori è sempre stata una attività primaria dell’officina, Branca si dota anche di un banco prova per verificare il lavoro svolto. Nel 1958 sperimenta l’iniezione indiretta sul Fiat 1.100 della F.Junior, ma la soluzione venne subito bandita dal regolamento per non innalzare i costi della categoria. Le esperienze fatte al banco prova torneranno molto utili negli anni ’70 quando l’officina di Buscate prepara motori motonautici di 1.000 cc di derivazione Ford per scafi della categoria R1 entrobordo. Il primo grande risultato è la conquista di due record mondiali (fondo e ora) con Casalini. In seguito Beppe Colnaghi con uno scafo costruito in Inghilterra equipaggiato con motore Hillman preparato da Branca vince il Titolo Europeo e due Campionati del Mondo classe R1 nel 1974 e nel 1980.

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L’officina di Buscate alcune volte è servita come base operativa per altri team. Nel 1973 e 74 la Scuderia Bretscher Racing è stata ospitata con le sue monoposto Brabham BT42 di F.1 ed i meccanici addetti all’assistenza. Silvio Moser era il pilota, ma lo svizzero perde la vita alla 1000 Km di Monza del 1974 e la scuderia proseguì l’attività con Jurg Dubler sotto le insegne di Martino Finotto, ma ben presto la scuderia chiuse i battenti. Oltre alla costruzione e preparazione di vetture da competizione, l’officina di Buscate si è occupata anche di vetture di serie, come spesso succedeva in quegli anni a molti preparatori. Dopo il periodo della F.3, Branca si dedica alla F.Ford ed alla F.Super Ford. L’attività di Aquilino Branca prosegue fino al 1991, continua a realizzare vetture da competizione tra cui alcune sport con il motore di 2,5 litri, poi per motivi di salute deve abbandonare temporaneamente la sua grande passione. In 45 anni di attività vengono realizzate oltre sessanta di vetture. La figlia Lina conserva ancora nel garage di casa una vettura sport motore Alfa, tante foto e cimeli dell’attività di Aquilino – “Ha fatto tante vetture, questa la ha voluta terminare proprio per me, come un ultimo ricordo di tutto quello che ha fatto nella sua vita.”

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Nel 1994 arrivano in officina alcune vecchie monoposto per essere restaurate e preparate per le gare storiche. Tra le metà degli anni ’90 e la prima decina del 2000 sono diversi i piloti che portano in pista le sue vetture di F.Junior e F.3 in manifestazioni importanti come l’Intereuropa a Monza, il Festival of Speed di Goodwood ed il Monaco Historique. Arrivano nuovamente affermazioni e vittorie di campionati con Vittorio Negri, Carlo Zuccoli, Giancarlo Milani, Mimmo Lo Coco, Giampaolo Bendini che vince Titolo Europeo 2006, Tommaso Gelmini e Paolo Marzatico plurivincitore di titoli italiani.  

Per Aquilino Branca è nuovo amore a riprende l’attività fino a quando le forze glielo consentono come sottolinea Lina: “Il lavoro, la meccanica, le macchine da corsa, l’officina erano l’amore e la ragione della sua vita. Aquilino è venuto a mancare nel 2013, ma la sua vita è come fosse finita qualche tempo prima, nel 2010, quando un giorno si è tolto la tuta ed ha detto basta, non voleva più scendere in officina. Era stanco, malato, si sentiva insicuro,  si sentiva vecchio. Rimangono le sue vetture, il suo lavoro, l’esempio, la  dedizione alla continua ricerca ed i risultati che è riuscito ad ottenere con le sue uniche forze e tanta perseveranza.”

Immagini Massimo Campi – Archivio Branca – Archivio Salvati

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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