Monoposto

Published on Maggio 25th, 2023 | by Massimo Campi

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Formula Fire con il quattro cilindri Fiat Panda

 

Nel 1988 debutta il nuovo motore Fiat sulla formula addestrativa

Con la stagione 1988 inizia la nuova storia della F.Fire, la monoposto destinata a sostituire la F.Panda dopo sei stagioni di vita della monoposto. La F.Panda ha inizio nel 1983 quando La Sias che gestisce l’Autodromo di Monza ed è lo storico organizzatore del Trofeo Cadetti, decide di sostituire la ormai obsoleta F.875 Monza con la più moderna F.Panda che monta il quattro cilindri ad aste e bilancieri della utilitaria torinese. Un cambio radicale nel panorama delle formule addestrative con una grande libertà ed innovazione telaistica per i piccoli costruttori.

La F.875 Monza impiegava per le sospensioni le parti della Fiat Giardiniera con la balestra anteriore, triangoli in lamiera al retrotreno, mentre per la Panda le geometrie erano libere vincolate solo dalle misure di passo e carreggiata. Ogni costruttore poteva  realizzare la propria vettura a suo piacimento.  Novità anche per i freni, non più quelli a tamburo della 500 ma a disco, con i mozzi della Panda di serie, come anche la scatola guida.

La storia della F.Panda è una di quelle importanti nel panorama motoristico nazionale, tra i nomi che hanno iniziato a correre con le piccole monoposto monzesi ci sono Stefano Modena, Giovanni Lavaggi e Max Papis che raggiungeranno le massime competizioni internazionali.

Le intenzioni dei commissari tecnici e di Romolo Tavoni sono quelle di continuare nella massima trasparenza, consentendo però dei costi contenuti per favorire i giovani. Ben presto le intenzioni vengono disattese, il quattro cilindri 903cc della Fiat è una unità che inizia ad essere datata, deriva da quella della 850 che a sua volta è una evoluzione delle unità precedenti. Il livello di preparazione consentito non è certamente quello utilizzato nella vecchia F.850 degli anni ’70, dove il quattro cilindri era preparato con pezzi speciali realizzati appositamente, ma i preparatori lavorano molto sul 903cc ad aste e bilancieri e  ben presto la potenza raddoppia rispetto a quella di serie con regimi di rotazione che superano gli 8.000 giri con conseguenti rotture e costi aggiunti. Inoltre essendo una unità datata ci sono molteplici pezzi di ricambio in commercio e reperibili nei vari demolitori, però molti di questi non sono a catalogo Fiat. Diventa difficile per i commissari tecnici verificare la correttezza di quanto montato con conseguenti reclami tecnici che rendono spesso infuocate le verifiche post gara per controllare i propulsori impiegati.

Serve un nuovo cambio di passo, un nuovo propulsore per contenere i costi e limitare le polemiche che infiammano ogni gara. Romolo Tavoni si rimette al lavoro con i commissari tecnici, la soluzione è presto trovata: la Fiat ha realizzato il motore FIRE, acronimo di Fully Integrated Robotized Engine, è un moderno propulsore a benzina con quattro cilindri in linea e distribuzione monoalbero ad asse a camme in testa a 8 valvole. il debutto avviene nel 1985 sulla Autobianchi Y10 ed in seguito viene montato anche sulla Panda al posto del 903 ad aste e bilancieri. La prima versione con la cilindrata di 999 cc pur mantenendo la stessa potenza del suo predecessore di 903 cm³, appartenente alla famiglia Serie 100, ne migliorava la coppia motrice e la rumorosità. Il passaggio dal 903 al 999 cm³ ha significato un netto miglioramento a livelli di rendimento del propulsore stesso, ovvero, a parità di potenza sono migliorati tutti gli aspetti ad esso collegati: più coppia, più leggerezza, manutenzione ridotta, ma soprattutto minori consumi.  Il Fire 1000 nasce come motore di piccola cilindrata, che era capace di un’elevata potenza, nella fase iniziale di sviluppo era capace di 70 cavalli per litro, ma dato che al tempo serviva un motore da 45 CV, viene limitato a tale potenza.

L’adozione dell’albero a camme in testa e l’accensione elettronica riduceva drasticamente gli interventi di manutenzione. Lo spinterogeno calettato direttamente sull’albero a camme ha permesso di eliminare i rinvii a vantaggio di leggerezza, semplicità progettuale e realizzazione: i tempi necessari per assemblare un motore Fire 999 cc scesero a 2 ore contro le 4 necessarie per il 903 cc. La pompa dell’olio direttamente inserita sull’albero a gomiti seguiva la stessa filosofia dello spinterogeno

Il Fire è una unità molto moderna per l’epoca, il motore giusto per equipaggiare la nuova monoposto che nella realtà ha solamente il motore diverso ma sfrutta gli stessi telai della precedente Formula Panda. Però il motore non può essere elaborato, viene solo sostituito il carburatore con una unità verticale e lo scarico con un piccolo incremento nella potenza che però non pregiudica l’affidabilità del propulsore.

I motoristi si schierano subito contro le decisioni, il motore senza preparazione costa praticamente un quarto rispetto a quello della F.Panda, con un netta perdita di potenza, ma anche di guadagno economico per i preparatori. All’epoca per fare una stagione di F.Panda occorre un budget di circa 60-80 milioni di Lire per il Trofeo Nazionale e 40-50 milioni di Lire per le gare a Monza. con la F.Fire si parla di 20 milioni per tutta la stagione, un netto guadagno per le tasche dei piloti, ma non cero per quelle dei preparatori!

Romolo Tavoni non demorde, continua per la sua strada nonostante un boicottaggio ed una insurrezione generale. La prima gara della nuova F.Fire vede al via solo due vetture: la Corsini di Roberto Pessina e la Tatuus di Ruggero Cerizza ed è la bianca Corsini a cogliere la prima vittoria. L’ex direttore sportivo della Ferrari vede giusto ed alla seconda gara arrivano nuovi concorrenti e ben presto molti piloti emigrano dalla F.Panda alla F.Fire riempiendo gli schieramenti.

Gli anni d’oro della F.Fire sono soprattutto quelli degli anni novanta con gare che prevedono tre batterie, una finalina ed una finale che si svolgono spesso sul tracciato Junior dell’Autodromo di Monza. tra le fila della F.Fire passano diversi piloti alle prime armi, mischiati con gli esperti della categoria. Alcuni di loro poi salgono di grado andando a correre nelle varie F.Renault, F.Alfa Boxer, F.2000 e F.3.

La F.Fire è stata una palestra anche per i piccoli costruttori. Dopo Tatuus ed Ermolli con le loro realizzazioni basate sulla F.Panda, giusto per citare le monoposto più diffuse, le varie Dusca, Reggiani, MXM, Ellenne, Corsini ed Ombra diventano la vetture da battere nella categoria.

Poi alcune scelte discutibili e l’abbandono della pista Junior, costringono la F.Fire, che nel frattempo cambia nome in F.Junior ad emigrare fuori dalla pista che l’ha creata, perdendo la sua identità di monoposto addestrativa e propedeutica per i giovani piloti, per i piccoli costruttori, i meccanici ed anche i commissari di pista che spesso iniziavano ad occuparsi del mondo delle corse, dando sfogo alla passione, proprio con queste gare.

Tra gli estimatori di alcune monoposto c’è anche l’Ingegnere Dallara che ha elogiato la realizzazione della Corsini F.Fire durante un evento alla Dallara Accademy di Varano Melgari.

“E’ una bellissima monoposto – sono le parole dell’Ingegnere Giampaolo Dallara – sono orgoglioso che qualcuno, negli anni ’90, abbia copiato alcune nostre soluzioni, rendendole vincenti come sulle nostre monoposto. Anche io, quando ero giovane, ed anche da ingegnere affermato, ho sempre guardato le soluzioni dei nostri avversari, cercando di capire quali fossero le più valide per poi magari applicarle sulle nostre vetture. Questa monoposto rende grande onore alla famiglia Corsini, ma anche alla Dallara dimostrando che alcune soluzioni tecniche sono valide anche in scala ridotta e con una vettura semplice ma, alla stesso tempo,  dalla costruzione raffinata.”

Immagini ©Massimo Campi

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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