Published on Luglio 14th, 2023 | by Massimo Campi
0Terrore a Silverstone nel 1973
Di Carlo Baffi
E’ già trascorso mezzo secolo dalla paurosa carambola che si verificò nel corso del 26esimo Gran Premio di Gran Bretagna. Era il 14 luglio 1973, un sabato e il teatro era uno dei più prestigiosi del motorsport, il circuito di Silverstone, che il 13 maggio del 1950 tenne a battesimo il primo Gran Premio della storia della Formula Uno. Il Campionato è al suo nono appuntamento e sbarca oltre Manica con lo scozzese Jackie Stewart leader della classifica piloti con 42 punti. Subito dietro al portacolori della Tyrrell si trovano il brasiliano Emerson Fittipaldi campione in carica sulla Lotus a 41 ed il francese François Cevert compagno di Stewart a 31. Tra i costruttori, Lotus e Tyrrell (motorizzate Ford-Cosworth) dominano la scena, rispettivamente prima e seconda a quota 52 e 51. Più staccata la McLaren-Ford a 26 che precede la Ferrari a 12. Per il Cavallino, che schiera il belga Jacky Ickx ed Arturio Merzario sono decisamente tempi di magra. Nelle qualifiche la spunta la Lotus dello svedese Ronnie Peterson che precede il neozelandese Denny Hulme (McLaren-Ford) di due decimi e Peter Revson (McLaren-Ford). Stewart è in seconda fila al fianco del diretto rivale Fittipaldi, entrambi col medesimo tempo.
Terminato il giro di schieramento i 29 concorrenti si sistemano sulle rispettive piazzole poste sull’ultimo curvone, componendo dodici file nell’ordine di tre-due-tre: solitario è il fanalino di coda Chris Amon sulla Tecno. Quando si abbassa la bandiera, Peterson mantiene la vetta seguito da Stewart, Hulme e Reutemann. Lo svedese resta in testa per due tornanti, poi viene sopravanzato dallo scozzese che chiude il primo giro con un vantaggio di oltre 50 metri sui rivali. Passano pochi istanti e dietro di loro si scatena il caos. Protagonista Jody Scheckter, 23enne sudafricano alla sua seconda stagione in F.1, un pilota ancora inesperto, messosi in mostra per la sua aggressività. E’ partito al rallenty dalla sesta piazza, cerca di guadagnare posizioni, ma nell’affrontare a circa 240 km/h la curva Woodcote che immette sul traguardo perde il controllo della sua McLaren-Ford per eccessiva irruenza (qualcuno parlerà perfino dello scoppio di un pneumatico, ma verrà smentito). Hulme rivelerà:” L’ho lasciato passare, dato che a quella velocità non avrebbe potuto superare altrimenti quella curva.” Jody stava percorrendo una traiettoria sbagliata con gli pneumatici non ancora in temperatura ed era logico che avesse problemi. Infatti sbanda, va sull’erba, da una brusca sterzata per riprendere la vettura e quando ritorna in pista, non appena le sue ruote fanno presa sul selciato, compie un paio di testa coda e va a sbattere contro il muretto della corsia box. Non è finita.
La bianca monoposto si muove poi all’indietro in una nuvola di polvere invadendo la carreggiata mentre sta sopraggiungendo il gruppo. Pace (Surtees) sfiora Scheckter facendogli volare l’alettone evitato per miracolo da Hailwood (Surtees) che però s’intraversa. Beltoise (Brm) finisce contro la M23, così come Mass (Surtees) che cercava di evitare il francese. Andrea de Adamich scattato 20°, si trova di colpo in mezzo a quell’inferno e non scorge uno spazio dove passare. La sua Brabham tampona violentemente la Brm tanto da farla alzare nella parte anteriore, proseguendo la sua corsa sbandando ripetutamente prima di arrestarsi contro le barriere. A terminare la loro corsa nel mucchio sono anche Williamson (March) e Follmer (Shadow). Un’ecatombe che in pochi secondi ha eliminato dieci vetture e che provoca la ovvia sospensione del Gran Premio. Solo i pochi piloti che inseguivano i primi sono stati in grado di frenare tempestivamente, o scansare con la prontezza di riflessi le macchine incidentate ed i detriti sparsi sull’asfalto. Questa la testimonianza di Ganley:” Non vedevo gran che per via della polvere, però ho serpeggiato in mezzo ai rottami e sono passato.” James Hunt al suo primo campionato in F.1 si dice fortunato:” Sono riuscito a passare poco prima che il varco si chiudesse completamente, anche se un alettone posteriore ha schivato la mia testa per un pelo, urtando la presa d’aria dinamica della mia Hesketh.” Altri invece non hanno avuto il tempo materiale per capire quanto stesse accadendo, tant’è che parecchi diranno di non aver visto nulla. “Sono andato a destra pensando che tutte le vetture fossero a sinistra” dirà Williamson e Pace:” Ce l’ho fatta a malapena ad evitare di urtare Scheckter, ma anche de Adamich è andato verso sinistra quando l’ho fatto anch’io e mi ha colpito da dietro. De Adamich è avanzato sull’erba impattando contro la barriera contemporaneamente a me.” Il ferrarista Ickx spiegherà di aver cercato di intuire dove ci fosse un varco libero e di esser uscito sano e salvo dall’incidente:” Siamo stati tutti miracolati !” Una verità assoluta dal momento che trovandosi al primo passaggio tutte le monoposto avevano i serbatoi pieni di carburante e c’era il rischio che prendessero fuoco. Inoltre nove dei dieci piloti coinvolti non hanno subito conseguenze e sono stati in grado di ripartire. Solo uno di loro ha avuto la peggio: de Adamich. Il 32enne triestino, è purtroppo rimasto incastrato tra le lamiere della Brabham BT42.
Benché lo schianto sia stato tremendo, è rimasto cosciente ed ha avuto la freddezza di spegnere la pompa della benzina per evitare ulteriore fuoriuscita di carburante. Tenta di uscire dall’abitacolo ma non riesce a sollevarsi, le sue gambe sono bloccate tra i rottami e gli procurano forti dolori. Nel frattempo il personale medico, i pompieri e gli addetti ai lavori sono intorno a lui, ci sono anche la moglie Donatella ed il padrone della Brabham Bernie Ecclestone. Gli viene somministrata della morfina e con una forbice ad aria compressa viene tagliato il telaio in modo longitudinale complice la posizione laterale dei serbatoi. Si procede alla liberazione del pilota con la massima cautela onde evitare che una scintilla inneschi le fiamme. Dopo circa 52 interminabili minuti de Adamich viene estratto (rimasto sempre lucido, ha fornito istruzioni ai soccorritori) e trasferito a bordo di un’ambulanza all’ospedale di Northampton accompagnato dalla consorte. La diagnosi dei sanitari parla di una lussazione alla caviglia destra ed una distorsione al ginocchio sinistro. Inoltre il tubo del telaio gli ha tagliato alcuni muscoli della gamba destra e gli occhiali, nell’urto, gli hanno procurato una ferita non grave al setto nasale. Il pilota non intende farsi operare in Inghilterra e la sera stessa sarà trasferito in Italia a bordo dell’aereo personale di Lord Alexander Hesketh, proprietario della scuderia omonima. Atterrato in patria, viene ricoverato all’Istituto ortopedico “Gaetano Pini” di Milano, dove i medici non ritengono necessario procedere con alcun intervento nell’immediato. La degenza sarà comunque lunga: quattro mesi di gesso, di cui tre senza poter deambulare. Malauguratamente le conseguenze riportate impediranno al pilota di proseguire la sua carriera agonistica. De Adamich aveva debuttato nel 1968 in Sud Africa su una Ferrari, poi tra il 1970 ed il 1972 aveva corso nell’ordine con McLaren, March e Surtees sulla quale aveva disputato la sua prima gara del ’73. Dal G.P. di Spagna era in Brabham con la quale aveva ottenuto un brillante quarto posto in Belgio a Zolder, seguito da un settimo a Monte-Carlo. Sebbene il destino avesse cambiato repentinamente il corso della sua vita, de Adamich sarebbe rimasto nell’universo automobilistico in qualità di giornalista televisivo e come direttore del Centro Internazionale di Guida Sicura a Varano de’ Melegari. Ma ritorniamo a Silverstone. Liberata la pista, il Gran Premio riparte con 19 monoposto. In griglia vengono lasciati liberi i posti dei concorrenti coinvolti nell’incidente multiplo. Ne approfitta Niki Lauda (3° anno in F.1) che sulla BRM passa il leader Peterson, un exploit che dura soltanto il primo passaggio. Lo svedese riporta subito davanti la sua Lotus e affronta la tornata seguente tallonato da Stewart. Al giro sette, lo scozzese della Tyrrell (pressato da Niki) sferra il suo assalto al capofila, ma nel cambiare le marce si gira, va per prati ed è costretto a riparare ai box per verificare eventuali danni riportati. Un inconveniente che gli fa perdere ulteriore terreno dai primi, però non desiste, continua la sua corsa con la speranza di incamerare qualche punto in funzione della battaglia iridata. Anche Lauda ha perso posizioni, complice una sosta per sostituire una gomma. Al 36esimo delle 76 tornate previste, Fittipaldi alza bandiera bianca tradito dal cambio e contemporaneamente pure Peterson rallenta l’andatura per via di una leggera pioggia. L’occasione è colta al volo da Peter Revson che risalito secondo fredda Ronnie. E’ il giro 39 ed il 34enne statunitense s’avvia a conquistare il Grand Prix, suo primo successo in F.1. Una vittoria che gli frutterà pure 4mila dollari (circa 2 milioni e mezzo delle vecchie lire di allora), grazie alle scommesse. Prima del via Revson aveva infatti puntato sulla sua affermazione che i bookmakers quotavano 14 a 1. Secondo è Peterson, terzo Hulme che precede un bravo Hunt (nuovamente a punti al terzo G.P.) autore del giro più veloce in 1’18”6. Si pensi che fino alla 56esima tornata, il driver di Lord Hesketh era addirittura terzo. Ha poi subito il ritorno di Hulme che di forza s’è preso l’ultimo gradino del podio. A seguire Cevert e Reutemann. Ickx con l’unica rossa presente è ottavo a 1 minuto 7” dal vincitore. Stewart è soltanto decimo e doppiato. A tenere banco però è ancora quanto successo dopo la prima partenza con Scheckter nell’occhio del ciclone, in quanto recidivo. Due settimane prima, nel G.P. di Francia a Le Castellet, mentre lottava per la prima posizione, aveva chiuso la porta con troppa veemenza entrando in collisione con Fittipaldi costringendolo al ritiro. Pure Jody avrebbe abbandonato poco dopo per i danni rimediati alla sospensione; ciò non toglie che venne bacchettato a dovere dai colleghi. Parecchi di questi chiesero la sua messa al bando ed Emerson lo definì senza mezzi termini uno “young hooligan”. Ebbene adesso era di nuovo sul banco degli imputati. Pare che intervistato dai giornalisti durante l’interruzione apparisse visibilmente nervoso, ammettendo la propria colpa:” Ho sbagliato io, lo so…” Il sudafricano era diventato un problema anche per la McLaren che gioco forza, su pressione della Grand Prix Drivers’ Association (che a quei tempi contava), lo lascerà a piedi sino al Gran Premio del Canada in programma il 23 settembre a Mosport, dove anche li finirà nei guai. Nel corpo a corpo contro Cevert, la sua McLaren vola sulla Tyrrell e finiscono entrambi fuori. Per fortuna sono illesi, ma il transalpino è furibondo ed una volta uscito dall’abitacolo, seppur dolorante ad una caviglia, colpisce il sudafricano col casco. E’ la goccia che fa traboccare il vaso. Jody viene licenziato dalla McLaren ed in suo aiuto sbuca la mano provvidenziale di Ken Tyrrell che gli propone un ingaggio per la stagione successiva. Da li in avanti, come per miracolo avrà iniziò la sua seconda carriera che lo porterà alla conquista del titolo mondiale nel 1979 con la Ferrari. L’ Orso sudafricano (come venne ribattezzato) era notevolmente cresciuto. Oltre a Scheckter, le polemiche non risparmiarano anche un monumento come il circuito di Silverstone. Il layout dell’ex aeroporto militare della Royal Air Force, consentiva di raggiungere velocità elevatissime grazie ai rettilinei ed i tornanti distribuiti lungo i suoi 4,710 km, con tutti rischi in caso di incidenti, rotture, o errori del pilota. All’epoca dei fatti, i rapporti maggiormente utilizzati su una vettura di F.1 erano la quarta e la quinta marcia con velocità che andavano dai 180 ai 250 orari. Solo alla staccata della curva Chapel si scalava in seconda. Nelle prove il più rapido era risultato Peterson che stampò il tempo di 1’16”3 alla media di 222.50 km/h. A conferma della pericolosità della pista, nel fine settimana del Gran Premio si erano verificati altri paurosi schianti nelle gare di contorno, di cui uno con esito tragico. Nella categoria turismo a seguito di un incidente con quattro macchine coinvolte aveva perso la vita un pilota inglese e tre erano rimasti feriti in modo grave. Sorte meno infausta per la Formula Atlantic (gara svoltasi dopo il G.P.) con quattro auto ribaltate nello stesso punto del crash di Scheckter, ma senza danni per i conduttori.
Negli anni a venire, l’autodromo che sorge nella contea del Northamptonshire avrebbe subito numerose e sostanziali modifiche con lo scopo di limitare le velocità di punta, fino ad arrivare al disegno attuale che misura 5.891 metri. Il campionato 1973 incoronò Jackie Stewart per la terza volta, complice anche una faida interna alla Lotus che sfociò nel divorzio tra Fittipaldi ed il patron Colin Chapman. La Lotus si sarebbe consolata con il mondiale costruttori. Il campione scozzese, pago delle tre corone iridate, annunciò il suo ritirò dall’attività. Ad indurlo ad appendere il casco al chiodo, contribuì la tragica fine occorsa al compagno ed amico Cevert durante le prove del Gran Premio Usa a Watkins Glen, ultimo impegno del mondiale. Una sorte atroce che purtroppo toccò anche al 25enne britannico Roger Williamson, mentre disputava il suo secondo Gran Premio in carriera. Perì nel rogo divampato dopo un’uscita di strada nel G.P. d’Olanda a Zandvoort. Inutile il tentativo disperato del connazionale e collega David Purley di ribaltare la March capovolta e spegnere le fiamme. Erano trascorsi soltanto quindici giorni dalla pila di Silverstone, dove Roger se l’era cavata senza un graffio.