Storia

Published on Dicembre 3rd, 2021 | by Massimo Campi

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il V10 Alfa Romeo dalla 164 Procar alle vittorie di Schumacher

Dal motore nato in Alfa Romeo, partirà 10 anni dopo la rinascita Ferrari

A metà degli anni ’80 l’Alfa Corse sigla un accordo con la Ligier per un rientro nella massima formula come motorista, ma la proprietà della fabbrica del biscione passa alla Fiat che subito blocca qualsiasi velleità sportiva ad alto livello per lo storico marchio italiano. In Formula 1 c’è già il cavallino rampante che corre e le eventuali attività della squadra corse lombarda saranno dedicate ai vari campionati turismo con vetture derivate di serie.

In Alfa Corse però il progetto di un nuovo propulsore aspirato di 3,5 litri di cilindrata, come previsto dai nuovi regolamenti dopo la fine dell’era turbo, è già in fase costruttiva. Nel reparto corse diretto da Gianni Tonti, c’è il giovane ingegnere Pino d’Agostino che sarà il progettista del primo V10 di F.1 della storia, un motore che però non vedrà mai la pista. La scelta progettuale varia tra una nuova unità V8, piccola e leggera come in DFV Cosworth inglese, ed il potente V12 come quello della Ferrari. D’Agostino si mette a fere i calcoli, ancora tutti a mano solo con l’ausilio di una calcolatrice, i computer con i programmi di simulazione di calcolo non erano ancora arrivati alla massima formula. D’Agostino sceglie una soluzione di compromesso, con una buona potenza e coppia, simile al V12, ed un peso contenuto, poco più di un V8. Quando viene dato lo stop dalla Fiat, all’Alfa Corse sono già state realizzate 15 unità che hanno girato per diverse ore al banco. Il V10 di 3.5 litri ha un angolo tra le bancate di 72° ed eroga ben 620 CV a oltre 13.000 giri e 383 Nm di coppia a 9.500 giri. Storicamente sarà il primo V10 realizzato per la massima formula, peccato che non verrà mai utilizzato in gara. L’intuizione dell’ingegnere italiano sarà quella giusta, poi arriveranno i V10 Honda e Renault che vinceranno titoli mondiali dimostrando la validità. La soluzione dei V10 sarà il principale indirizzo tecnico della massima formula degli anni Novanta.

L’avventura del V10 Alfa Corse verrà montata sulla 164 Procar, una nuova vettura che avrebbe dovuto correre in una serie proposta da Bernie Ecclestone che però non venne mai messa in pratica. La 164 Procar sarà l’unica vettura costruita, con un telaio monoscocca in kevlar a cui venivano ancorati dei tubolari in alluminio, mentre le sospensioni sia anteriori che posteriori erano a doppi quadrilateri deformabili del tipo “push rod”. Il tutto doveva garantire una velocità di oltre 350 km/h, con una accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 2,1 secondi, ed un fondo piatto per generare la deportanza necessaria.

L’idea di Ecclestone era quella di far correre delle vetture silhouette con una carrozzeria ben nota al grande pubblico che richiamasse modelli di produzione, ma con una meccanica da Formula 1 e la forma di una berlina. Una idea molto ambizioso, con costi previsti molto alti e nessuna casa disposta a ad impegnarsi ed il campionato che è morto ancora prima di nascere. L’unica apparizione della 164 rimane quella a Monza, in occasione del GP del 1988, con  Riccardo Patrese che fa un paio di giri dimostrativi. Poi il tutto cade nell’oblio ed il V10 dell’Alfa Corse rimane solo un oggetto da museo, ma da quel motore nasce la svolta Ferrari e le vittorie di Schumacher.

Passano gli anni, l’ingegnere Pino d’Agostino emigra a Maranello e diventa il motorista della Ferrari. Nel 1996 il campione tedesco approda a Maranello e la vettura progettata da John Barnard prevede l’utilizzo di un nuovo motore V10, imitando la concorrenza Renault che sta vincendo nella massima formula. D’Agostino per la nuove vettura rispolvera alcune soluzioni che aveva adottato 10 anni prima con il propulsore del biscione. Il Ferrari 046 ha un angolo tra le bancate di 75°, simile a quello Alfa che era di 72°, una inclinazione particolare per l’epoca che però serviva e limitare le forze del primo e del secondo ordine rendendo inutili i contralberi di equilibratura e riducendo al minimo le masse. Nell’arco del decennio la tecnologia aveva fatto passi da gigante ed il V10 di Maranello ha la distribuzione a cascata di ingranaggi anziché a cinghia dentata e le valvole pneumatiche anziché comandate a molla. Il V10 Ferrari diventerà presto una grande arma per le vittorie del kaiser tedesco, derivata da quella soluzione tecnica nata 10 anni prima in Alfa Corse.

Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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