Clay Regazzoni e la Ferrari trionfano a Monza con Niky Lauda mondiale 1975 – di Carlo Baffi
Una corsa storica per la Ferrari e per l’Autodromo di Monza. Grazie al terzo posto l’austriaco Niki Lauda conquistò la sua prima corona iridata, riportando quel titolo che a Maranello mancava dal 1964. Una giornata da incorniciare per il Cavallino grazie al vittoria di Clay Regazzoni, compagno di Niki e che consacrava la magica stagione della 312T. Una monoposto fortissima, nata dal genio di Mauro Forghieri responsabile tecnico delle rosse e frutto di una rivoluzione copernicana iniziata a fine 1973 con l’arrivo dello stesso Lauda e del nuovo direttore sportivo Luca di Monzemolo. Prima di Monza, la Ferrari s’era aggiudicata quattro successi tutti firmati dall’austriaco che alla vigilia del Gran Premio d’Italia comandava saldamente la classifica piloti con 51,5 punti, contro i 34 di Carlos Reutemann (Brabham) ed i 33 di Emerson Fittipaldi (McLaren) campione del mondo uscente. La presenza di quell’anomalo mezzo punto si riferiva al Gran Premio d’Austria, vinto poche settimane prima dal nostro Vittorio Brambilla su March, ma sospeso causa il diluvio. La breve durata della gara, fece si che venne attribuita solo la metà dei punti. Così, Lauda giunto sesto, prese solo mezzo punto. In pratica aveva il titolo in tasca, gli sarebbe bastato un altro mezzo punto per essere matematicamente iridato, oppure che Reutemann non avesse vinto a Monza.

L’unica possibilità rimasta all’argentino di vincere il mondiale era quella di aggiudicarsi i due ultimi round in calendario (Monza e Watkins Glen) e che Nik non andasse mai a punti. Dunque quale miglior occasione per la Ferrari di chiudere il discorso davanti al pubblico di casa? Lauda siglò la pole position in 1’32”24, precedendo la 312T gemella di Regazzoni. Fittipaldi era terzo davanti a Jody Scheckter (Tyrrell). Più indietro Reutemann, solo settimo. Tutto pareva mettersi per il meglio, ma durante le nottata tra sabato e domenica, si scatenò un violento temporale che si esaurì solo nelle prime ore del mattino. Una variabile inaspettata che mise in difficoltà le scuderie per quanto riguarda gli assetti da utilizzare in gara. Quando le 26 monoposto si schierarono sulla griglia, il sole era tornato a splendere sul circuito brianzolo, che faceva registrare il tutto esaurito. Regazzoni fu lestissimo a scattare in partenza portandosi in testa davanti al compagno, a Scheckter, Mass, Reutemann, Fittipaldi e ad Hunt. Nel corso del secondo passaggio si verificò una carambola alla chicane realizzata sul rettilineo (per rallentare le vetture) che mise fuori gioco cinque concorrenti. Nel frattempo la situazione in testa era immutata e dietro ai due ferraristi procedevano Reutemann e Fittipaldi. Quest’ultimo però era deciso a vendere cara la pelle e dopo aver superato Reutemann, spinse sull’acceleratore portandosi negli scarichi di Lauda. Al giro 46, il brasiliano coronò la sua rimonta superando l’austriaco, alle prese con l’allentamento di un ammortizzatore che gli rendeva difficile il controllo della 312T ad un’elevata velocità. Nelle sei tornate finali Regazzoni riuscì a tenere a distanza di sicurezza il campione della McLaren, mentre Lauda prossimo al raggiungimento del suo obiettivo si accontentò della terza posizione. Regazzoni transitò sotto la bandiera a scacchi trionfante, come già era avvenuto nel 1970. Fittipaldi chiuse davanti a Lauda a cui cedeva il numero uno di campione del mondo. Al box del Cavallino si scatenava la festa, con Montezemolo che abbracciava Forghieri davanti alle telecamere. Il grande epilogo ebbe luogo con la cerimonia del podio, con i tre piloti acclamati dal pubblico che aveva invaso come di consueto la pista. Oltre al mondiale piloti, la Ferrari poteva celebrare anche il meritato titolo costruttori. Per la cronaca, Lauda si sarebbe imposto anche nel Gran Premio successivo negli Stati Uniti.
immagine © Archivio Franco Bossi