Storia

Published on Febbraio 28th, 2020 | by redazione

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Quando Piedone infiammò Monza

GP d’Italia 1982, Andretti arriva a Monza e fa la pole position

Un periodo significativo nella carriera di Mario Andretti fu rappresentato dal 1982; un capitolo breve, ma sicuramente molto importante. Ma comprendere meglio il tutto occorre aprire una breve parentesi. Il 1982, oltre che per il titolo iridato di Keke Rosberg conquistato con una sola vittoria, passò alla storia per essere stato uno degli anni più drammatici vissuti dalla Ferrari. In poco più di tre mesi, il Cavallino perse i suoi due piloti ufficiali. Prima Gilles Villeneuve che morì tragicamente l’8 maggio nel corso delle prove del Gran Premio del Belgio a Zolder, mentre cercava di battere il tempo del compagno divenuto un odiato rivale dopo lo sgarro di Imola, Didier Pironi. E proprio quest’ultimo l’8 agosto, rimase vittima di un terribile schianto ad Hockenheim nel corso delle prove del Gran Premio di Germania, che pose fine alla sua carriera automobilistica. A stagione iniziata, arrivò così un altro francese Patrick Tambay, il quale però iniziò a lamentare una fastidiosa sindrome articolare, mettendo a rischio la sua partecipazione ad alcune gare. Enzo Ferrari allora, temendo di restare senza piloti, decise di tornare sul mercato e la scelta ricadde su una sua vecchia conoscenza, Mario Andretti. Nel suo volume “Piloti che gente”, il Drake scrisse di lui :”Coraggioso e generoso, serio professionista è Mario Andretti, istriano d’origine, idolo d’America. Per anni fu impossibile averlo in esclusiva perché guadagnava cifre astronomiche negli Stati Uniti e non sapeva decidersi a riattraversare l’Atlantico. A lui ho subito pensato nel 1977 come al pilota del “dopo Lauda”, ma con molto rammarico di entrambi non fu possibile.” Mai dire mai però ed ecco che:” …dopo essere restati privi di Villeneuve e Pironi e con Tambay sofferente  – scrive sempre Ferrari –  lo chiamai per il Gran Premio d’Italia e lui con la consueta prontezza arrivò.” Infatti l’italo-americano ricevette la chiamata pochi giorni prima di Monza  e si precipitò a Maranello. In verità si trattava di un gradito ritorno, perché Andretti aveva varcato i cancelli di quel luogo magico già nel 1970, ingaggiato per le gare di durata. Il suo talento era emerso grazie ad alcuni podi nella “24 Ore di Le Mans” e ai trionfi nelle gare oltreoceano, in particolare nella 500 Miglia di Indianapolis del ’69. Aspettative che vennero subito confermate. Nel 1970, Andretti si piazzò terzo alla 24 Ore di Daytona e trionfò, sempre alla guida della Ferrari 512S nella 12 Ore di Sebring. L’anno successivo, per l’esattezza il 6 marzo,  “Super Mario” centrò il suo primo successo in Formula Uno, a Kylami nel G.P. del Sud Africa, che apriva il mondiale. La vettura ovviamente era una rossa, la 312B. Ma tornando al 1982, Andretti fu accolto calorosamente  dall’entusiasmo di tanti ferraristi all’aeroporto.

La Ferrari 126C2 su cui sarebbe salito era indubbiamente molto competitiva, ma il compito che lo attendeva non era semplice. In quell’anno “Piedone” aveva partecipato solo ad un G.P., quello di Long Beach cinque mesi prima sulla Williams, dove si ritirò. Andretti iniziò a prendere confidenza col mezzo nelle prove di venerdì 10 settembre siglando il sesto tempo; non male disse qualcuno. E si giunse così al sabato pomeriggio. Tambay fece subito registrare il miglior tempo, ma la felicità al box del Cavallino venne subito soffocata dal gran giro di Piquet con la Brabham-Bmw. La prestazione del brasiliano pareva insuperabile, quand’ecco che scese in pista l’italo-americano. Dopo il giro di lancio, la sua rossa percorse traiettorie perfette dalla Roggia alle Curve di Lesmo, dall’Ascari alla Parabolica, fino a tagliare il  traguardo e fermare i cronometri sul tempo di 1’28”43: pole position! Sulle tribune esplose un tifo in stile Mundial (l’Italia calcistica era reduce dal trionfo iridato in Spagna). Una prestazione incredibile per un pilota di 42 anni, che aveva nuovamente confermato di essere quel “Piedone” soprannominato dai tanti fans. In gara però fu un’altra storia e Andretti dovette accontentarsi del 3° posto dietro a Tambay e alla Renault del vincitore, il transalpino Renè Arnoux, prossimo pilota Ferrari. “Penso che con questo risultato – dichiarerà “Super Mario” – io possa dire grazie a Ferrari e Ferrari possa dire grazie a me. Purtroppo l’acceleratore m’ha procurato qualche noia e presto ho dovuto rinunciare ad attaccare.” Il 25 settembre, Andretti disputò sulla 126C2 anche il G.P. di Las Vegas, ultimo round del mondiale. Partì col settimo tempo e si ritirò nel corso del 26° passaggio per un problema alla sospensione posteriore.

testo e illustrazione © Carlo Baffi.

 

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