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sabato 26 Aprile 2025

Gran Premio Italia e Monza, un equilibrio da sempre a rischio

Una storia che dura da 93 anni, con tanta gloria ma anche tante polemiche

 

Riuscirà il tempio della velocità a mantenere l’appuntamento più importante dell’anno, quello con la massima formula? un quesito che tutti gli appassionati di F.1 si domandano da tempo, da quando mister Bernie “E” ha messo i suoi paletti e vuole più soldi, fregandosene della storia, dell’immagine e del grande pubblico del circuito brianzolo. Ma tra Monza e le corse c’è sempre stato un rapporto spesso tormentato, nonostante i suoi 93 anni di storia, una delle più lunghe e gloriose nel motorsport. Ora sono tanti i circuiti in cui si corre, ma quale sono le piste rimaste famose nel mondo: Monza, Le Mans, Monaco, Nurburgring, Spa, Silverstone ed Indianapolis, quelle con più storia vissuta e da raccontare.

La nascita dell’Autodromo Nazionale risale al 1922, quando, l’allora direttore dell’Automobile Club di Milano Arturo Mercanti, decise di commemorare il venticinquesimo anniversario dalla fondazione. I lavori iniziarono il 15 maggio e in soli 110 giorni fu completato. Il progetto prevedeva un tracciato a forma di “otto” della lunghezza di 14 km ma, a causa dell’impatto sul Parco Reale, si decise invece di approvare un progetto che utilizzasse in gran parte le preesistenti strade del parco e limitasse l’abbattimento degli alberi. Già sin dai primi momenti di vita, la coabitazione tra l’asfalto della pista ed il patrimonio arboreo era complicata, ma guardando bene è forse stata proprio quella pista che ha preservato l’integrità del parco da molte speculazioni edilizie soprattutto nel dopoguerra.

Il “tempio della velocità” ha anche dovuto fare i conti con la sicurezza, dei piloti ma anche degli spettatori. Ben 55 sono coloro che hanno perso la vita, iniziando il 9 settembre del 1922 con Greco Kuhn al volante di una Aston Daimler, deceduto nella prima edizione del GP d’Italia. Tra auto e moto il tributo è stato sempre alto, passando per le tragedie di Materassi del 1928, con ben 22 spettatori coinvolti a quella di Von Trips del 1961 con altri 14 che periranno nel rettilineo prima della Parabolica. Tra gli incidenti più famosi ci sono anche quelli di Campari, Borzacchini e Czaykowsky nella manche di qualifica del GP d’Italia del 1933, Alberto Ascari che perse la vita nella curva a lui dedicata, Jochen Rindt, Ronnie Peterson, i motociclisti Jarno Saarinen e Renzo Pasolini.

Monza è sempre stata una pista in apparenza facile, ma molto particolare per le alte velocità raggiunte, una tracciato da rispettare e non sottovalutare. Dopo ogni tragedia scoccava la contromossa sulla sicurezza, e le solite polemiche sull’utilità o meno delle corse, sulla validità di questo tracciato. L’anello di alta velocità era un vanto degli anni ’50, ma ben presto ci si accorse che era troppo pericoloso, anche se un tracciato analogo era in uso prima della guerra ed era già stato abbandonato. Quella pista voleva contendere ad Indianapolis il primato della media sul giro, e verrà celebrato anche da John Frankenheimer con il film “Grand Prix” del 1966, l’opera più bella sul mondo della F.1, uno spaccato degli anni’60 sull’ambiente delle corse.

Nel 1971 la BRM di Peter Gethin vince il Gran Premio ad oltre 240 all’ora di media. Le prestazioni delle F.1 di 3 litri aumentano in modo repentino e si iniziano a modificare le piste per ridurre le velocità. Il tracciato stradale viene variato con l’introduzione di chicane per rallentare le vetture. Nel 1976 vengono introdotte le tre varianti permanenti: la Prima, per spezzare il rettilineo prima della curva grande, la Roggia per rallentare l’ingresso alle due curve di Lesmo e l’Ascari per spezzare le velocità tra Lesmo e Parabolica. Con gli anni anche queste varianti devono essere modificate ed i massimi scontri si verificano nel biennio 1994-1995 con gli ecologisti che alzano gli scudi per l’abbattimento di alcuni alberi (che verranno ripiantumati in altri zone) tra cui tre robinie, mezze malate!

Nel mezzo Monza ha anche dovuto fare i conti con la minaccia di trasferire il Gran Premio ad Imola, concretizzatasi nel 1980. Poi con l’interesse sempre più alto verso la F.1 si è trovata la soluzione di disputare due gare in Italia, con la seconda intitolata a San Marino sul circuito del Santerno. Nonostante il patrimonio tutelato del parco, le abitazioni sono sorte sempre più vicino occupando spazi verdi resi edificabili con la conseguenza che il rumore delle macchine dava fastidio ai nuovi residenti e conseguenti ricorsi e dispute legali per poter disputare manifestazioni motoristiche in osservanza alle nuove regole sulla quiete pubblica. Infine mister “E” che ha bisogno di sempre più soldi per giustificare i finanziamenti ai vari team, ed il mantenimento di tutto il circus, nonostante gli introiti dei diritti televisivi.

Riuscirà Monza ad uscire ancora una volta da tutte le vicende di queste tormentate storie? Riuscirà ancora quel pubblico a fare la più bella festa di tutta la stagione di Formula Uno, ed il campione di turno vincere davanti a 155.000 spettatori che lo acclamano su quel podio sospeso tra l’asfalto ed il cielo?

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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