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mercoledì 19 Marzo 2025

F1, ultimi test in Bahrain: chi spera e chi si dispera

In attesa che domani si riaccendano in Bahrain i V6 turbo per l’ultima tornata di collaudi prima del GP d’Australia, c’è tempo per sondare l’umore all’interno delle squadre principali.

Ovviamente, l’attenzione è puntata sulla Red Bull, non solo per le indiscrezioni di un test segreto condotto in Spagna qualche giorno fa ma, soprattutto, per l’incompatibilità fin qui evidenziata tra la power unit della Renault e il telaio/aerodinamica concepita da Adrian Newey.

«E’ sotto gli occhi di tutti – dichiara con insolita franchezza Helmut Marko, uomo di fiducia della proprietà del teak – che siamo in seria difficoltà. Ovviamente da questa situazione possiamo uscire solo assieme alla Renault ma il guaio vero è che passiamo da un problema ad un altro, grande o piccolo che sia. Insomma, siamo in ritardo enorme rispetto al programma che ci eravamo dati. Ora l’importante è non fasciarsi la testa e pensare positivamente. Non è la prima volta che il team inizia il campionato con problemi tecnici».

Preoccupazione e anche rabbia in casa Lotus perché sa di avere a disposizione una monoposto, la E22 con naso “biforcuto”, dalle potenzialità enormi. «I riscontri ottenuti in galleria del vento sono stati incredibili – confida il direttore tecnico Nick Chester – ed i primi test in Bahrain hanno confermato che la nostra macchina è molto veloce». Per ora l’unica preoccupazione che Chester manifesta apertamente è che il V6 Renault non sia all’altezza delle qualità della E22.

Da parte sua la Renault invita ad avere fiducia perché ritiene di aver individuato i punti deboli del suo V6 e di aver già trovato i correttivi. «Saremo pronti per il Gran Premio d’Australia – assicura Remi Taffin, responsabile di pista del motorista francese – perché sappiamo che da qui alla prima gara della stagione possiamo fare progressi notevoli».

Taffin ritiene che, nonostante i problemi incontrati da Red Bull, Lotus, Toro Rosso e Caterham in Bahrain la settimana scorsa, il peggio sia ormai passato. «I problemi più importanti sono stati risolti, ora dobbiamo correggere solo qualche dettaglio che non incide sul programma di sviluppo».

Da team in crisi ad una squadra, la Mercedes, che, stante i risultati di Jerez e del Bahrain, viene indicata favorita nella corsa al titolo iridato. «Certo sono ottimista – dice Toto Wolff, direttore esecutivo della squadra tedesca – ma non più di tanto perché anche se all’inizio avremo un po’ di vantaggio, poi dovreno difenderci dal ritorno di Ferrari e Renault. Non dimentichiamo che la Red Bull ha vinto gli ultimi quattro campionati e che dispone di uno dei migliori piloti del momento. Dobbiamo essere sempre umili perché la Mercedes W05 non è perfetta, l’affidabilità è ancora tutta da dimostrare. Abbiamo avuto buoni riscontri ma non dobbiamo montarci la testa».

E la Ferrari? Ecco come vede la situazione un sempre realistico Kimi Raikkonen: «Sapremo quanto valiamo solo alla prima gara. Personalmente credo che siamo a buon punto, anche se c’è ancora un sacco di cose da fare … L’affidabilità c’è, ma non so nulla sulla velocità. Speriamo di essere al punto che ci eravamo prefissati. Di sicuro c’è ancora tanta strada davanti a noi prima di essere completamente soddisfatti».

Il commento finale sulla situazione a due settimane del via è di Gian Carlo Minardi, un uomo che conosce molto bene il dietro le quinte della Formula 1: «Non per mettere sempre il coltello nella piaga, ma ad oggi ci sono ancora diversi punti oscuri, soprattutto alla luce di quanto visto in Bahrain la scorsa settimana».

«A parte il grande problema legato all’affidabilità non è stato preso in considerazione il famoso limite del 107%. Classifiche e tempi alla mano dell’ultima quattro giorni di prove, solamente 14 vetture risulterebbero qualificate rispetto al miglior tempo segnato da Nico Rosberg. Ad oggi quindi circa il 40% delle vetture non sarebbe qualificata».

«Oltre al possibile disastro legato all’affidabilità bisognerebbe tenere in considerazione anche questo dato. Esistono le deroghe, è vero – prosegue il manager faentino – ma bisogna aver segnato almeno nelle prove libere un tempo all’interno del 107%… La realtà di oggi è di vetture che fanno fatica a compiere consecutivamente una manciata di giri, oppure costrette a disattivare – cosa non così semplice – i sistemi di recupero energia pur di coprire un numero significativo di chilometri, con la conseguenza però di perdere in prestazioni. Quest’anno il Kers equivale a 4 sec sul tempo/giro, ovvero circa 90 CV».

Quindi, la safety car potrebbe quindi avere un ruolo importante … «Mi aspetto un uso sfrenato della vettura di sicurezza, legato soprattutto ai tempi d’intervento da parte dei soccorsi. Non dimentichiamoci – conclude Minardi – che chi interviene per rimuovere la vettura, prima di iniziare le operazioni, deve aspettare l’accensione dei nuovi led verdi installati sulle vetture. Questo potrebbe far allungare le operazione e, di conseguenza, far entrare più spesso la safety-car».

Bruno Brida
Bruno Bridahttp://www.motoremotion.it/
Laureato in ingegneria. Giornalista da oltre 40 anni nel settore motoristico, produzione e sportivo. Consulente della comunicazione. Esperienze: redattore di Quattroruote, caporedattore di Autoruore 4x4, caporedattore centrale della Gazzetta di Crema e della Gazzetta di Monza, direttore di Paddock.

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