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giovedì 24 Aprile 2025

Ciao Eddie!

Di Carlo Baffi

Eddie Jordan, ex patron del popolare team omonimo è mancato a 76 anni per un male incurabile

Alla vigilia del G.P. della Cina, seconda prova del mondiale di F.1, il Circus è scosso dal lutto per la perdita di Eddie Jordan. Malato da tempo, s’è spento a Città del Capo in Sudafrica circondato dall’affetto dei suoi cari che hanno dato la triste notizia. Il motorsport perde uno degli ultimi team owner, che ha scritto pagine importanti nella storia Circus delle categorie propedeutiche. Ceduta a scuderia, Jordan fu opinionista dei Gran Premi per le emittenti BBC e Channel 4.

Edmund Patrick Jordan, per tutti “Eddie”, nasce Dublino il 30 marzo del ’48. Dopo le scuole, nonostante i genitori lo spingano a diventare un dentista, preferisce frequentare un corso di contabilità grazie al quale trova impiego presso una filiale della Bank of Ireland. Nel 1970 durante un soggiorno sull’isola Jersey, ha modo di assistere a delle gare di kart, scocca in lui la fatidica scintilla e decide così di intraprendere la carriera di pilota. Ovviamente parte dal karting dedicandosi con grande impegno ed i risultati non tardano ad arrivare. Nel 1974 Jordan vince il titolo nazionale e debutta sulle monoposto. Disputa gare di Formula 3, Formula Atlantic e Formula 2. Ma anziché proseguire la sua carriera seduto in un abitacolo, preferisce restare nel motorsport come titolare di una propria scuderia: la Eddie Jordan Racing Team. E’ presente dapprima in Formula 3 schierando fior di piloti che poi sbarcheranno in F.1; in primis Johnny Herbert che vince il titolo nel 1987. E poi in Formula 3000, serie che lo vede trionfare con il giovane Jean Alesi. Successi che accrescono le ambizioni dell’eclettico manager irlandese, il quale inizia ad accarezzare il sogno della F.1. L’occasione si presenta con l’arrivo di uno sponsor facoltoso, la “7UP”, una popolare bibita gassata. Jordan non se la fa certo sfuggire e chiede l’iscrizione al campionato mondiale del 1991. Domanda che viene accolta e che sancisce la nascita della Jordan Grand Prix. Sebbene alla sua prima stagione, la scuderia ha modo di mettersi in evidenza, non tanto per i risultati eclatanti, bensì per l’esordio sulla verde 191 di un certo Michael Schumacher. La scelta del giovane teutonico avviene in tutta fretta alla vigilia del G.P. del Belgio, complice l’arresto a Londra del pilota titolare Bertrand Gachot dopo una lite con un taxista. “Schumi” impressiona mettendosi in luce sulla difficilissima pista di Spa sebbene non ci abbia mai corso e di conseguenza finisce nel mirino di team importanti. Tra questi c’è la Benetton diretta dal vulcanico Flavio Briatore che in pochi giorni acquista il cartellino del futuro sette volte campione del mondo. Una trattativa fulminea, tanto discussa ed estenuante, che si conclude nelle stanze dell’Hotel Villa d’Este durante la notte che precede il venerdì di prove del Gran Premio d’Italia a Monza. Al meeting, oltre a Jordan e Briatore è presente anche il padrino della massima categoria, Bernie Ecclestone. Con gli introiti dell’affare, la Jordan cresce e col passare degli anni arrivano anche i successi. Il primo in Belgio nel ’98, con Hill primo ed il compagno Ralf Schumacher secondo. Le gialle vetture di mister Eddie colpiscono anche per l’originale grafica della livrea. Dal muso di serpente dipinto sull’avantreno nel ’97, al temibile calabrone fino ad arrivare ai denti di un famelico squalo. Un’immagine che rispecchia anche il carattere sopra le righe del patron. Ed a catturare l’attenzione di cameramen e fotografi contribuisce la costante presenza di attraenti pin up nei box ed in pit-lane accanto a drivers e vetture. Non passa nemmeno inosservata la sua passione di Eddie per la musica. Suona la batteria nella sua band denominata V10, che poi si trasformerà in “Eddie & The Robbers”, con cui si esibisce in concerti organizzati alla fine di qualche gran premio. Circa il suo look, fa notizia l’uso del parrucchino che cela una prematura calvizie. Divagazioni a parte, il 1999 sarà la miglior stagione della Jordan, promossa terza forza del mondiale e con il tedesco Heinz Harald Frentzen a contendere il titolo iridato ad Hakkinen ed Irvine (si piazzerà alle spalle di questi due). Da li in avanti però inizieranno i problemi. Il lento declino porterà alla definitiva cessione della squadra alla Midland, nel 2005. La compagine irlandese va però riconosciuta come un ottimo trampolino di lancio per giovani emergenti: tra questi Barrichello, Irvine, Trulli e Fisichella. E sarà proprio il pilota romano, ritornato alla corte di Jordan nel 2002, a regalargli l’ultimo trionfo. Era il 6 aprile del 2003 quando s’impose in un caotico Gran Premio del Brasile condizionato pesantemente dal maltempo, dagli incidenti e da un singolare contrattempo. Ad Interlagos infatti, per un errore dei cronometristi, venne inizialmente proclamato vincitore Kimi Raikkonen su McLaren-Mercedes, ma riconosciuta la topica, Giancarlo venne premiato due settimane dopo ad Imola in occasione del G.P. di San Marino davanti al pubblico amico.

 

 

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