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domenica 23 Marzo 2025

Formula Alfa Boxer e Formula Europa Boxer, un successo Alfa Romeo

 

Al Museo Fratelli Cozzi è stata ricordata una categoria molto importante nel panorama delle formule promozionali.

Il legame tra la il biscione lombardo e le corse è sempre stato un punto fermo per l’immagine sportiva dell’Alfa Romeo. Dopo i successi dei primi anni ’50 con la Formula 1 e quelli delle vetture turismo e sport-prototipo degli anni ’70, gli impegni per la produzione della vetture di serie di serie prendono il sopravvento sull’attività sportiva. Con il lancio della Alfasud, la “berlina economica” prodotta negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco viene lanciato un campionato monomarca per promuovere le prestazioni della vettura, che subito gode di grande popolarità. Visto il successo del Trofeo Alfasud, nel 1987 Alfa Romeo vara la nuova Formula Alfa Boxer, con monoposto a ruote scoperte appositamente realizzate per promuovere lo sport e il marchio Alfa Romeo tra i giovani piloti. Il Telaio è tubolare rivestito in alluminio e sospensioni a quadrilateri per un peso di 505 kg. Il propulsore deriva dal 4 cilindri boxer 1712 cc che equipaggia la 33 e la Sprint, portato da 114 CV a 123 CV.

La Formula Alfa Boxer si inserisce nel panorama sportivo nazionale come una delle prime formule addestrative per i giovani piloti, raccogliendo l’eredità della Formula Italia e Fiat-Abarth realizzate a Torino con lo steso scopo. La monoposto nasce con l’unione sotto il Gruppo Fiat della Squadra Corse Lancia con quella dell’Alfa Romeo dirette da Tonti. Il piemontese Giovanni “Gianni” Tonti entra nella Lancia di Borgo San Paolo a Torino negli anni ’60, come tecnico nei reparti di allestimento e revisione motori.

Grazie all’esperienza accumulata diventa Direttore Tecnico del Reparto Corse Lancia; sotto la sua direzione la casa torinese conquista alcuni dei suoi più grandi successi nei rally con la Fulvia, Stratos e Delta 4WD ed in pista con i vari prototipi Beta Montecarlo, Lc1 e Lc2 Gruppo C. Infine Tonti è nominato responsabile della struttura sportiva del gruppo torinese.

L’ingegnere piemontese racconta come è nata la categoria prodotta dall’Alfa Corse

“L’Alfa Boxer fa parte di quelle formula che servivano a preparare e fare crescere i giovani piloti e campioni del futuro. Alla fine del 1985 cambiano i vertici dell’Alfa Romeo, sostituendo il presidente Massacesi e l’AD Innocenti con un triunvirato composto dall’AD Tramontana, Micheletta responsabile amministrativo e Alzati come Direttore Generale. In quel momento ricoprivo la funzione di Direttore Tecnico dell’Autodelta che venne rinominata come Alfa Corse. I vertici decisero uno stop dell’attività sportiva ad alto livello e di impiegare il personale nello studio e sperimentazione di alcune macchine di serie. In Alfa Corse c’erano oltre 100 persone, pensai di impiegare parte delle maestranze per realizzare una nuova categoria promozionale in sostituzione della Fiat-Abarth che terminava il suo ciclo nel 1986. In questo contesto nasce la Formula Alfa Boxer che doveva essere anche un prodotto innovativo. Gli studi vennero fatti in galleria del vento, la vettura nasceva con una scocca moderna e la possibilità di regalare assetti e aerodinamica, mentre il propulsore doveva rimanere praticamente di serie per non alzare ulteriormente i costi. Con Alzati è stato scelto il quattro cilindri boxer prodotto dall’Alfasud, motore all’avanguardia che consentiva un baricentro molto basso e aveva la distribuzione a quattro valvole per cilindro con comando idraulico. Il motore veniva elaborato all’interno dell’Alfa Corse e avevamo previsto degli stage per i meccanici che dovevano gestire le vetture in pista. Dopo avere predisposto le modifiche a Settimo Milanese il motore venne poi prodotto in collaborazione tra l’Alfasud e la Novamotor di Novara per avere una unità a carter secco ed abbassare ulteriormente il baricentro della monoposto. Il cambio era realizzato con elementi della Hewland inglese che era la miglior produttrice di trasmissioni per le vetture da competizione. Progettata e prodotta la vettura, abbiamo fatto anche una serie di convenzioni, con la Pirelli per le gomme, l’AFRA per i ricambi e la Brembo per l’impianto frenante. Il telaio era costruito a Settimo Milanese dall’Alfa Corse, le carrozzerie vennero realizzate a Reggio Emilia, infine le monoposto erano assemblate con l’aiuto della Coloni. La Formula Alfa Boxer costava 28 milioni di lire, una cifra abbastanza contenuta considerando il prezzo delle altre formule promozionali e il livello tecnologico della monoposto. Nel primo anno vennero realizzati 50 esemplari e alla gara di apertura si presentarono 28 vetture ai nastri di partenza.  

La vettura viene presentata in Alfa Romeo e all’Autodromo di Monza.

“Ad inizio stagione 1987 l’Alfa Boxer è stata presentata nella direzione di Arese, dopo alcuni giorni ci siamo spostati sulla pista di Monza, ancora innevata ai bordi, con tutte le autorità della CSAI e Gerard Berger come padrino per il battesimo in pista. I collaudi sono poi proseguiti con Giorgio Francia, il tester dell’Alfa Corse e tra i piloti che hanno provato la vettura c’è anche un giovanissimo Jaques Villeneuve che non aveva ancora 18 anni ma già pensava di seguire le orme del famoso genitore.”

Il campionato d’esordio della Formula Alfa Boxer nel 1987, è vinto da Amato Ferrari, seguito l’anno successivo da Mirko Savoldi. Il 1989 è l’anno di Alessandro Zampedri. Amato Ferrari in seguito fonderà la sua struttura iniziando a collaborare con la Maserati e la Ferrari diventando il braccio operativo della casa di Maranello nella gare endurance conquistando titoli mondiali con le GT e le due vittorie alla 24 Ore di Le Mans con la Ferrari 499P.

Tra le squadre che hanno creduto nella Formula Alfa Boxer c’è la Vergani Racing di Lucio Vergani.

“L’ingegnere Tonti ha saputo realizzare questa monoposto che ha permesso a molti giovani, ma anche a piccole squadre come la mia, di intraprendere un percorso professionale nel mondo del motorsport. Dopo le esperienze con la F.Monza e la F.Panda, la Vergani Racing nel 1987 si presenta al via della categoria con Luca Canni Ferrari. Allora avevo solo 25 anni, ero un giovane preparatore e team manager che entrava in un mondo dove c’erano squadre con tanti anni di esperienza in Formula Italia, Fiat Abarth e anche Formula 3. Vinciamo all’esordio partendo dalla pole position, una grande emozione e subito veniamo visti come un team preparato e professionale. La F.Alfa Boxer si distingue subito per la grande competitività tra i piloti e la CSAI mette anche in palio un premio molto importante, ovvero la possibilità di fare una stagione in Formula 3 per chi vince il campionato. A fine anno siamo secondi, dietro ad Amato Ferrari che disputa la stagione successiva in Formula 3 con il Team di Guido Forti. L’esperienza accumulata ci ha permesso di vincere nelle stagioni successive con Mirko Savoldi e Alex Zampedri e ottenere altri risultati che ci hanno aperto nuove e importanti strade nel motorsport”. 

Nel 1990 il propulsore viene sostituito con il potente 1.7 16V della 33 Quadrifoglio Verde, elaborato da 133 a 150 CV. Il primo a vincere sarà Marco Ballabio. Il 1991 è appannaggio di Fabio Aries. L’ultima evoluzione della categoria risale al 1992, quando viene liberalizzata la scelta del telaio con la nuova Formula Boxer Europa ed il lancio del Campionato Europeo. Il primo vincitore sarà Andrea Boldrini al volante di una Ermolli. Gli anni successivi vedono le vittorie di Danilo Tomassini, ancora con Ermolli e Tony Kanaan con una Tatuus. Il brasiliano Kanaan, dopo il successo con la F.Europa Boxer, corre in America diventando uno dei piloti di riferimento nella F.CART. Nel 2004 vince il titolo e nel 2013 vince anche la 500 Miglia di Indianapolis.

Immagini ©Massimo Campi – Archivio Tonti – Archivio Sandro Bacchi – Mario Fontana

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Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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