Storia

Published on Novembre 17th, 2024 | by Massimo Campi

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Il debutto del 6 cilindri Alfa Romeo

 

Nella seconda metà degli anni ’70, dopo diversi successi commerciali, la direzione dell’Alfa Romeo decide di debuttare con una nuova vettura nella fascia medio alta. Nel 1979 debutta l’Alfa 6, una berlina che ha l’obiettivo di competere con le vetture prodotte dalla Lancia, Mercedes e BMW. La vettura di Arese discende dalle esperienze maturate con l’Alfetta ma porta per la prima volta su strada il nuovo motore V6 da 2,5 litri in alluminio, progettato da Giuseppe Busso. Il propulsore che ha una inclinazione tra le bancate di 60° è alimentato da 6 carburanti Dell’Orto con una potenza di 156 cavalli a 5.600 giri al minuto con una coppia massima di 224 Nm a 4.000 giri.

L’Alfa 6, grazie ad un Cx, un coefficiente aerodinamico, di soli 0,41 punti, poteva raggiungere la velocità massima di 220 km/h, una prestazione molto elevata per l’epoca. La linea assomigliava molta a quella della Alfetta con un passo e dimensioni più lunghe. La meccanica era impostata sullo schema classico a motore anteriore con cambio e trazione posteriore. Al retrotreno c’era il ponte De Dion con parallelogramma di Watt per evitare gli scuotimenti laterali sempre criticati sulle vetture a ponte rigido tradizionale, mentre all’avantreno le sospensioni erano costituite da quadrilateri deformabili senza molle con elementi elastici a barra di torsione. L’impianto frenante era composto da quattro freni a disco di cui quelli posteriori entrobordo per ridurre le masse non sospese e quelli anteriori ventilati e con pinze Ate a 4 pistoni.

Il motore V6 Busso da 2.492 cc viene abbinato ad un cambio manuale a cinque rapporti montato in blocco col motore. Lo ZF “dogleg” ha la disposizione delle marce con la prima in basso a sinistra ed a richiesta era disponibile un cambio automatico ZF a tre rapporti. L’Alfa 6 nel 1983 subisce un restyling e l’introduzione di due nuovi motori 2.0 V6 da 130 CV e 2.5 turbodiesel da 103 CV, sempre di derivazione Busso.

La storia della Alfa 6 non fu particolarmente brillante con una linea un po’ antiquata per quegli anni e rimase in produzione solo 6 anni, vendendo 12.070 unità.

Ben diverso fu invece il destino del motore di Giuseppe Busso che servì per motorizzare l’Alfetta GTV 2,5 la 155, l’Alfa 75, la 164, la Lancia Thema, la 156, le Lancia Kappa e Thesis e la 147 GTA per finire la sua storia nel 2002 con Alfa Romeo 156 GTA.

Della berlina sportiva vennero prodotte solo 4.651 unità nello stabilimento di Arese ed il V6 portato a 3,2 litri di cilindrata erogava ben 250 cv, una potenza elevata per un motore aspirato con gli standard di allora.

 

 

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Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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