Altre monoposto

Published on Novembre 2nd, 2024 | by Massimo Campi

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F.3 – Fornaroli: campione all’ultimo respiro

 

Di Carlo Baffi

Il vincitore del Campionato Fia F.3, racconta la sua carriera costruita step by step dagli inizi sui kart fino al trionfo monzese.

Per il motorsport italiano, il 1 settembre scorso resterà sicuramente una data indelebile grazie alla vittoria della Ferrari di Charles Leclerc nel Gran Premio d’Italia, quello di casa, sorprendendo le McLaren dominatrici del Mondiale. Ma non possiamo dimenticare che quel giorno si aprì sotto i migliori auspici grazie alla conquista del titolo di F.3 da parte di un pilota di casa nostra. A firmare l’impresa è stato Leonardo Fornaroli, nato a Piacenza il 3 dicembre 2004, famelico fino all’ultimo passaggio quando con un gran colpo di reni ha arpionato una corona che gli stava sfuggendo. Un finale di stagione al cardiopalma, quasi fosse stato scritto dal maestro Alfred Hitchcock. Ed il palcoscenico non poteva che essere quello di Monza, il leggendario “Tempio della Velocità”.

Fornaroli, come nasce la sua passione per il motorsport?

“E’ nata da mio papà, anche lui pilota. All’inizio praticai vari sport, come il basket, il nuoto, ma non riuscivo ad appassionarmi. Così un giorno salii su un kart elettrico in una pista indoor e tutto è partito da lì.”

Cosa ricorda di quel giorno?

“Insieme a mio padre mi recai in una pista nei pressi di Mantova. Il mezzo era semplice, ma ne rimasi molto affascinato sin dai primi giri. Avevo dieci anni e a dire il vero non era neanche troppo presto.”

E da quel giorno ha iniziato a muovere i primi passi nel karting…

“Certo, ricordo molto bene la mia prima gara a Jesolo (la “Pista Azzurra” ndr.) alla fine del 2014 debuttando nel campionato “Champion Kart”, era la categoria Baby con i kart piccoli. L’anno dopo feci il salto di categoria entrando a far parte Team Driver Racing Kart (fondato da Devid De Luchi nel 2013 ndr.) che mi avrebbe accompagnato fino al 2019. Con loro ho partecipato in diverse categorie dal campionato Italiano X30 al WSK, fino al Campionato Europeo FIA, compresa qualche tappa della ROK Cup Italia. Dopodiché mi attendevano le monoposto.”

In quegli anni, in cui iniziava a praticare il motorsport, provava l’ammirazione per qualche pilota di Formula 1 in particolare?

“In verità il mio idolo era Valentino Rossi. In casa seguivamo molto la MotoGP, mio padre era un suo grandissimo tifoso e mi ha trasmesso la passione per lui. Apprezzavo molto il suo atteggiamento spontaneo con cui affrontava le interviste. Ovviamente seguivo anche la Formula Uno, ma non ho mai avuto un idolo vero e proprio. Mi piaceva parecchio Hamilton, così come Vettel quando era alla Red Bull, Nico Rosberg, Verstappen e pure Ricciardo.”

Torniamo al 2020, con il battesimo in Formula 4. Cosa ricorda di quella prima esperienza?

“Era un giorno molto caldo di fine Agosto e mi trovavo sulla pista di Adria. Fu un’emozione unica, perché finalmente salivo su una monoposto. Indossavo la tuta di mio padre, i suoi guanti e le sue scarpe. Ed è stato esaltante anche per lui, che assisteva al debutto del figlio su una monoposto.”

In quali categorie ha corso suo padre?

“E’ partito dal motocross per poi passare alle quattro ruote. Ha corso nel Campionato Italiano GT nella categoria GT Cup ed anche qualche gara in GT3.”

Ci racconta le due stagioni in Formula 4?

“Ricordo che nella prima gara a Misano (in forza alla Iron Lynx), partii bene ottenendo il terzo posto in Q1 ed il sesto in Q2. In Gara 1 mancai il podio giungendo 4° e fui 3° nella graduatoria “Rookie”. Nel primo anno, le difficoltà emersero quando dovetti partire da centro gruppo trovandomi a dover lottare corpo a corpo nelle prime tornate. Poi negli ultimi tre appuntamenti sono migliorato sotto quest’aspetto. Parlerei quindi di un inizio positivo, di una fase centrale faticosa e di un finale in ripresa, sia in gara che in qualifica dove conquistai un terzo posto in Gara 3 a Monza. L’anno successivo ho fatto un gran passo in avanti nella guida, anche se ho peccato un poco nella gestione della gara, motivo per cui non sono riuscito a lottare per il campionato e ad entrare nella top-tre. Complice anche l’ultimo round di Monza alquanto sfortunato.”

Il bilancio finale la vide 5° nella generale, con all’attivo 1 vittoria, altri 6 podi e 2 pole….

“Certo, tutto sommato sono stato contento di quanto fatto.”

Dopodichè è approdato in Formula Regional. Che differenze ha avvertito?

“ Con la Formula Regional ho debuttato con il Team Trident, con il quale sarei rimasto fino a quest’anno e mi trovai bene sin dal primo test, un aspetto che mi rese abbastanza confidente verso la stagione che stava partendo. Però nei test prestagionali e nel primo round abbiamo faticato più del previsto perché eravamo tutti alla prima esperienza in quella categoria, compresa la scuderia ed i miei due compagni. Problematiche riguardanti la mia guida, la gestione della nuova vettura, la sua messa a punto per via del degrado gomme: in qualifica avevamo un buon passo, mentre in gara tutto si complicava. L’obiettivo del 2022 era di conquistare il titolo rookie, ma capii subito che sarebbe stata tosta, perché c’erano degli esordienti molto competitivi. Però gara dopo gara sono progredito nella guida ed abbiamo fatto un grandissimo step con la monoposto. Malgrado ci fossimo trovati parecchi punti indietro rispetto al leader dei debuttanti dopo la prima gara, ci pigliammo quel titolo all’ultimo appuntamento in calendario al Mugello. Fu una grande emozione, perché agguantai quel traguardo negli ultimi tre giri. Anche se si trattava soltanto del titolo rookie ero felice come se avessi vinto il campionato, perché dopo l’inizio che mi aveva preoccupato, riuscimmo a conquistare un target molto importante dimostrando grande reattività e carattere. “

Un guizzo vincente grazie al quale ha regalato alla Trident il primo titolo di Formula Regional ed il 5° posto nella graduatoria riservata alle scuderie. Per di più su una pista severa come quella toscana.

“Assolutamente si, soprattutto per il degrado della gomma. Nonostante ciò, avevamo fatto un gran balzo in avanti e tenevamo il passo dei primi.”

Un buon viatico per iniziare la Formula 3 nella stagione dopo…

“Il 2023 rappresentò un altro salto di categoria. Come guida è stato similare al passaggio in Formula Regional, per cui nei test e nella corsa d’esordio (in Bahrain a Sakhir) ho faticato sia sulla gestione gara, che su quella delle gomme. Fortunatamente già dalla trasferta successiva a Melbourne mi sono messo a posto, grazie ad un intenso lavoro col mio ingegnere al simulatore che ci ha garantito un salto di qualità. In qualifica ho mostrato di aver un grande passo, purtroppo nella fase finale di campionato ho commesso tanti errori nelle gare in quanto pretendevo troppo. Parecchie sbavature mi hanno fatto perdere punti importanti ed alla fine ho concluso 11°, un piazzamento che non rispecchiava il nostro potenziale. Da qui la decisione maturata insieme alla squadra di partecipare ad una seconda stagione in F.3. Durante la pausa invernale ho lavorato assiduamente nei post-season test ed al simulatore con i tecnici del team. Lo scopo era quello di migliorare la tenuta fisica, la gestione gomme ed il passo gara.”

Ed arriviamo al 2024. Quali obiettivi s’era posto ad inizio stagione?

“Sin dall’inizio volevo essere il più costante possibile. Soprattutto dopo aver visto quanto fatto da Gabriel Bortoleto (il brasiliano anch’egli della Trident) che dopo aver vinto nelle prime due gare, è sempre andato costantemente a punti ed ha conquistato il campionato nell’ultimo round di Monza con un ampio margine.”

Dunque un programma ampiamente rispettato che ha portato ad un titolo malgrado nessuna vittoria. Per contro è stato costante nei piazzamenti, sinonimo di forte tenacia. Quando ha realizzato di poter realmente competere per il successo finale?

Allora, se a inizio anno mi avessero chiesto:” Preferisci vincere il titolo, o tante gare?” Avrei risposto:” Vincere il campionato.” Questo perché con l’alto livello formatosi in queste stagioni, la regolarità è un elemento fondamentale. Devo dire che quest’anno mi sono sfumate alcune vittorie per cause sfortunate. Prima fra tutte quella di Imola, quando la mia affermazione nella Feature Race era molto probabile ed è venuta meno per un problema tecnico al 4° giro che mi ha fatto perdere tantissimo tempo; anche se poi sono riuscito a chiudere 3°. Ed in altre circostanze, con un po’ più di fortuna, forse un paio di successi li avrei raggiunti. Ma alla fine questo non conta, perché quando il rendimento costante è tale da consentirmi di vincere il campionato, è molto più importante di avere qualche coppa in più in bacheca. Ritornando alla domanda iniziale, va detto che la leadership del campionato è cambiata molte volte ed a mio avviso il punto di svolta è giunto un po’ tardi. Dopo aver preso la testa ad Imola, l’ho ripersa subito dopo Monte Carlo per tornare davanti a Barcellona ed il quadro è cambiato ancora in Austria dove ebbi un weekend difficile. All’indomani di Silverstone ero staccato di 26 punti dal capofila (Gabriele Minì ndr.) e compresi quanto fosse complicato raggiungere il massimo traguardo. Però negli ultimi tre round abbiamo mostrato un ottimo ritmo sia in qualifica che in gara. In tutte e tre le qualifiche di Budapest, Spa e Monza mi sono sempre piazzato nei primi tre e così anche nelle feature races (due volte 3° ed una 2° – ndr.). Una regolarità che ci ha fatto colmare il distacco dal primo e addirittura scavalcarlo.”

A Monza si presenta con 1 punto di vantaggio su Minì e 6 su Browning (il britannico dell’Hitech). Come s’è preparato per quella grande battaglia?

“Come in tutte le altre gare, pur sapendo che la posta in palio era molto importante e per la prima volta mi trovavo in questa posizione: ovvero leader di un campionato prestigioso. La tensione era alta, però dentro di me mi sono detto che alla fine era un fine settimana come gli altri:” fai quello che sai fare e andrà tutto bene.”

Un approccio più che positivo e guarda caso il venerdì centra immediatamente la pole…

“Questo risultato ha contribuito ad allentare un po’ la tensione, perché mi permetteva di partire per la Feature Race da una posizione favorevole. E’ stata una qualifica frenetica come sono anche le gare a Monza, però sono riuscito a gestirla bene.”

Quello di Monza, le piace come circuito?

“Si, molto. La reputo la mia pista di casa, anche perché la più vicina alla mia città e quando c’è in programma qualche gara interessante cerco sempre di essere presente. E’ una pista speciale per me, sulla quale, come ho detto, raggiunsi il mio podio in Formula 4 e la mia prima front row in qualifica. E’ un tracciato molto bello dove vengono sempre fuori gare divertenti.”

E veniamo alla fatidica Gara 2, con i tanti colpi di scena. Come l’ha vissuta sotto l’aspetto emotivo?

“E’ stata una gara in cui il mio umore è mutato più volte. Ad esser sincero partivo dalla pole abbastanza tranquillo, in quanto sapevo che il passo era ottimo. Al via tutto andò liscio e pure le prime curve quando ero primo, poi Alex Dunne che mi seguiva ha iniziato a spingere. Io invece volevo restare più tranquillo cercando di risparmiare le gomme per il finale, ragione per cui l’ho lasciato passare restando nella sua scia. Mi riproponevo di ripassarlo nel modo più semplice senza correre alcun rischio: il mio obiettivo era il campionato. Successivamente è arrivata la Safety-Car e vedendo nei maxi schermi che Browning, l’altro mio contendente al titolo era rientrato ai box dopo un contatto, ho capito che la partita si sarebbe giocata tra me e Gabriele (Minì ndr). Nel frattempo vidi che la Variante Ascari era piena di ghiaia, però non mi preoccupai più tanto pensando di essere un po’ più cauto in quel punto alla ripartenza. Ero veramente calmo perché sapevo di avere a disposizione tutto il tempo per poter superare Dunne, che era sempre al comando. Il mio compagno di squadra, Sami (il francese Meguetounif ndr.) era dietro ed inoltre c’era anche Mansell davanti Gabriele… insomma stava andando tutto nel verso giusto per me. Al restart però, quando siamo giunti all’Ascari, ho perso improvvisamente il controllo della vettura, anche perché Dunne aveva sollevato un po’ di sabbia. Di conseguenza sono stato costretto a tagliare la curva perdendo tre posizioni compresa quella su Gabriele.”

In quel momento le è crollato il mondo addosso?

Beh, il colpo è stato duro, dovevo rifare tutto da zero, ma sapevo che mancavano ancora parecchi passaggi e confidando nel mio ottimo passo ho iniziato a risalire. Mi sono ripreso le posizioni perse e sono arrivato a 3 passaggi dal termine ancora in lizza per il titolo. Purtroppo però, il dritto all’Ascari ed il forcing per la rimonta avevano compromesso le gomme. Dovevo affrontare il momento cruciale dell’intero campionato in una condizione sfavorevole rispetto a Minì e Mansell (appena dietro) che beneficiavano di pneumatici meno stressati.”

All’inizio +della 21^ e penultima tornata, ecco un nuovo colpo di scena! Mentre Meguentounif s’invola verso il trionfo, Minì la supera seguito da Mansell e trovandosi secondo sarebbe campione per un solo punto. In quel frangente come ha reagito?

“E’ stata un’altra doccia fredda. Chiesi via radio al mio ingegnere se fossi primo in classifica e lui mi ha detto che dovevo assolutamente passare Mansell perché Gabriele era un punto davanti. La situazione s’era fatta molto dura, perché con le gomme distrutte faticavo a tenere la macchina. Confesso che iniziavo a pensare di aver perduto.”

Ma mai dire mai ….

Era l’ultimo giro e mezzo della stagione e mi son imposto che non dovevo mollare! Quindi malgrado le condizioni pessime ho cercato di dare il tutto per tutto. All’ultimo giro ho tentato più volte di superare Mansell, in Prima Variante ed alla Roggia dove ho tagliato perché non avevo più grip e gli ho ridato la posizione. Ho fatto un altro tentativo all’Ascari, ma anche questo è andato a vuoto perché Mansell s’è difeso molto bene all’interno. Mentre procedevo sul rettifilo verso la Parabolica, mi sono passati per la testa alcuni pensieri. Mi sono ripetuto che non era possibile perdere il campionato in quel modo e che dovevo inventarmi qualcosa. Non avendo nulla da perdere decisi così di provarci. Penso che Mansell non si aspettasse il mio attacco anche perché gli ero abbastanza distante. Una volta in Parabolica, visto il varco aperto mi ci son fiondato dentro un po’ alla disperata. Fortunatamente lui mi ha visto ed è stato molto corretto a lasciare il giusto spazio all’interno. L’ho superato riprendendomi il podio ed il campionato.”

Nel momento dell’affondo finale cos’ha sentito dentro?

“Sinceramente … ero abbastanza calmo. Quando mi sono gettato all’interno, ho visto subito che il sorpasso poteva funzionare e così è stato. Col taglio del traguardo, tutte le tensioni vissute prima e durante la corsa sono svanite ed ero contentissimo.”

Davvero eloquenti le immagini mostrate dalla regia quando, una volta fuori dall’abitacolo, ha abbracciato la colonna con la scritta “2024 Formula 3 Champions” mostrando tutta la sua gioia. Un copione simile a quello immortalato al Mugello col cartello “2022 Rookie 1st”; una sorta di marchio di fabbrica. Il raggiungimento di questo traguardo ha cambiato qualcosa in lei?

“Sono trascorse alcune settimane ed ho realizzato quanto è successo. Sono più sicuro di me stesso e di quello che posso fare, diciamo che ho ricevuto un boost di confidenza.”

Ci ha appena rivelato che nel momento clou era calmo. Oltre all’allenamento al simulatore ed alla preparazione fisica, ne segue anche una mentale per mantenere questa lucidità? La figura del mental coach è molto diffusa.

“Mah, per quanto riguarda la preparazione mentale non tantissima. Io sono seguito da un preparatore, Gianfranco Rizzi, una grandissima persona che mi segue dal 2020, da quando sono passato alle monoposto. Grazie a lui ho svoltato dal punto di vista fisico. Non facciamo tanti allenamenti sotto l’aspetto mentale, però io e lui parliamo molto e semplicemente con le parole riesce a calmarmi, a farmi capire quale sia la realtà. Ed a noi due basta questo.”

In questi anni hai compiuto questa scalata insieme alla Trident. Quanto è stata importante questa scuderia?

“Come ho detto, fin dalla prima esperienza con loro mi sono sentito come in una famiglia. E’ un aspetto importante perché in ogni weekend di gara, l’aria che si respirava nel bilico era rilassata senza alcuna tensione. Loro non pressano mai i piloti, ma li spingono a dare il meglio. Per cui essendo sempre calmo ed in grande confidenza con gli ingegneri, potevo guidare al meglio essendo il più naturale possibile. Ringrazio veramente tanto Maurizio Salvadori, Luca Zerbini, Giacomo Ricci e tutto il team per aver vissuto questi anni magnifici.”

Adesso si profila una nuova esperienza che si chiama Formula 2 con il team Invicta. Ha già individuato i target per il 2025?

“Per adesso il mio prossimo obiettivo è passare qualche esame all’università. Poi a fine anno penserò alla Formula 2. Sono iscritto al secondo anno di Economia all’Università Cattolica di Piacenza e debbo recuperare qualche esame lasciato indietro perché il tempo a disposizione era poco. Per tornare alla Formula 2, la finalità è sempre quella di essere competitivo sin da subito cercando di ottenere risultati buoni e costanti.”

Della nuova squadra che idea si è fatto?

“Non ho passato ancora tanto tempo con loro, però ho trascorso già alcune giornate e mi sono trovato molto bene e non vedo l’ora d’iniziare. Prenderò confidenza con la nuova monoposto nei prossimi test di Abu Dhabi, per proseguire a Barcellona a febbraio ed iniziare la stagione.”

Ha un sogno nel cassetto?

“Si, trasformare il mio sport in un lavoro.”

Oltre all’automobilismo, ha altre passioni?

“Passioni vere e proprie no. Comunque seguo tutti gli sport e mi piace osservare i vari campioni da cui prendere ispirazioni. Ad esempio mi piace molto la mentalità di Djokovic.”

 

 

 

 

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Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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