Formula 1

Published on Settembre 17th, 2024 | by Massimo Campi

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Sir Stirling Moss, 17 settembre 1929

 

Il padre Alfred era un dentista di successo, possedeva molti studi odontoiatrici a Londra e dintorni. La sua era una famiglia agiata, della borghesia britannica. Lui nacque il 17 settembre del 1929, il suo nome è Stirling, cognome Moss, per molti anni è sempre rimasto sulla breccia, ricordato come il miglior pilota della storia a non avere conquistato il titolo mondiale. Dotato di un immenso talento, fu uno dei primi piloti ad avere un approccio professionale alle corse. Allora, siamo negli anni ’50, i piloti erano giovani ragazzi, un po’ indisciplinati, con una vita spesso oltre le righe. Lui no, non si lasciava andare a nessun eccesso, non bevve alcool fino a 32 anni e si preparò sempre fisicamente e mentalmente ad ogni gara.

Il padre Alfred, uomo di successo, gareggiò da giovane in varie gare, ed arrivò anche nel catino di Indianapolis con la 500 miglia, ma non incoraggiò mai i figli a diventare piloti. Stirling Moss ebbe in regalo la prima auto, una Austin Seven, a soli nove anni che guidava nei prati vicino alla tenuta di famiglia. Con gli studi era però piuttosto scarso, tentò di seguire la carriera del padre come dentista ma il curriculum scolastico fu sempre insufficiente ed a 17 anni si ritrovò a fare il cameriere in un albergo! Inizialmente, assieme alla sorella Pat, in seguito anche lei forte pilota, si diedero alle competizioni equestri, ma raggiunti i fatidici 18 anni le auto e le corse divennero il principale ed unico interesse del giovane Stirling. Iniziò con una BMW 328 a gareggiare nelle salite locali, poi passò, nel 1947, ad una Cooper-Jap 500, conquistando vittorie e mettendo in evidenza il suo talento fuori dal comune.

Nel 1950 venne ingaggiato dalla HWM per correre con le F.2 e conquistò in seguito il primo grande successo battendo, con la sua Jaguar XK120, Peter Whitehead al Tourist Trophy. Nel 1951 si mise in luce a Monza, battagliando con la poco competitiva HWM contro la Ferrari di Villoresi. Il Drake gli offrì un contratto come pilota ufficiale per il 1952, ma i Moss preferì correre con i colori inglesi, andando di squadra in squadra, badando spesso, da pilota professionista, più agli ingaggi che a contratti a lungo termine. Lo troviamo di volta in volta, tre il 52 e 53 al volante di HWM, ERA G-Type, BRM 16 cilindri, Connaught, Cooper-Alta, e Jaguar nelle gare di durata dove arrivò 2° a Le Mans con la C-Type in coppia con Peter Walker e vinse a Reims la 12 ore con la XK120C in coppia con Whithehead. Nel 1954 non riuscì a trovare un volante ufficiale ma colse il successo ad inizio anno con la piccola Osca nella 12 ore di Sebring in coppia con Bill Lloyd ed in seguitò partecipò al mondiale di F.1 con una Maserati privata, senza nessuna vittoria, ma sempre mettendosi in luce, tanto che nel 1955 Alfred Neubauer lo volle alla Mercedes come scudiero del grande Fangio. Tra i due la lotta fu durissima, ma il giovane Moss dovette rispettare gli ordini di scuderia. Con le frecce d’argento colse il suo primo successo mondiale ad Aintree, ma con le monoposto dovette spesso cedere la posizione all’argentino, invece con la 300SLR sport dimostrò ancora una volta il suo grande talento vincendo la Mille Miglia, il Tourist Trophy e la Targa Florio. La vittoria nella maratona italiana, ad oltre 170 di media, record imbattuto, ha proiettato Moss nella leggenda. La 300SLR color argento con il 722 rosso sul cofano è la vettura più acclamata tra le frecce d’argento, tanto che hanno ritirato fuori il marchio per la nuova serie speciale della supercar realizzata in collaborazione con la McLaren.

La tragedia di Leveght portò il ritiro della Mercedes: Fangio nel 1956 passò alla Ferrari e Moss alla Maserati, arrivando nell’ordine in classifica mondiale, distaccati di soli tre lunghezze. Nel 1957 Fangio passò alla rivale Maserati vincendo il quinto e ultimo mondiale, mentre Moss salì sulla Vanwall arrivando ancora una volta alle spalle dell’argentino. Nel 1958 Moss è ancora ufficiale per la Vanwall, ma nella prima gara della stagione la vettura non è pronta ed allora corse in Argentina con una Cooper-Climax. Sfruttando l’agilità della monoposto riuscì ad avere la meglio sulle potenti Ferrari e passò alla storia per la prima vittoria di una monoposto a motore posteriore. Tutto sembrava pronto per il titolo mondiale, ma la Vanwall, velocissima e fragile mostrò i suoi limiti. Moss vinse in Olanda, Portogallo e Marocco, Mike Hawthorn solamente a Reims, ma andò sempre a punti e divenne il primo campione mondiale inglese con Moss alle sua spalle in classifica distaccato di un solo punto.

In seguito Moss corse con le vetture del team di John Walker, Cooper e Lotus, con la Aston Martin  e con le Maserati nel mondiale sport. Portò per la prima volta la Lotus ad un successo mondiale, vincendo nel 1960 a Montecarlo. Corse e vinse con una Porsche 718 negli Stati Uniti a Riverside ed è stato l’unico a vincere con una monoposto a 4 ruote motrici: la Ferguson P99 nel 1961 ad Oulton Park.

Sempre a caccia di un ingaggio iniziò la stagione 1962 con una Ferrari di Chinetti ed una Austin Healey a Daytona e Sebring, poi arrivò l’incidente del Glover Trophy a Goodwood. Era il 23 aprile, la corsa del tradizionale lunedì di pasqua, Moss era al volante della Lotus del Team Walker. Si fermò ai box mentre era al comando e riprese la gara all’inseguimento degli avversari. Alla curva St.Mary la Lotus andò dritta, Moss riportò gravi ferite e numerose fratture. Ci vollero oltre 40 minuti per estrarlo dai rottami della Lotus e molte settimane prima di ritornare a camminare. Si rimise al volante, fece una prova nel 1963, si accorse di non essere più quello di prima, di avere perso quelle istintive reazioni che erano parte integrante del suo stile, scese dalla vettura ed appese il casco al chiodo.

“Sir” Stirling Crawford Moss, nella sua carriera, corse con ogni tipo di vettura, anche nei rally (arrivò secondo a Montecarlo) vincendo oltre 170 delle 500 gare a cui prese parte. E’ stato il primo pilota veramente professionista della storia, con manager personale che gli seguiva interessi, contratti ed ingaggi.

il campione inglese è deceduto il 20 aprile del 2020, per i meriti sportivi venne nominato baronetto. Dopo l’abbandono riprese in seguito in mano il volante in varie gare e manifestazioni d’epoca dove è sempre stato la “star” più acclamata!

Immagini ©Massimo Campi – illustrazione © Carlo Baffi

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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