Storia

Published on Agosto 29th, 2024 | by Massimo Campi

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GP Italia nella storia: 09 settembre 1984, la McLaren di Lauda davanti alla Ferrari di Alboreto

 

Di Carlo Baffi

Il protagonista assoluto di questa stagione fu Niki Lauda, per aver vinto un mondiale che lo riportava ai vertici di uno sport che aveva abbandonato sul finire del 1979. Un anno e mezzo trascorso alla guida della sua compagnia aerea la “Lauda Air” e poi, animato dalla passione per il motorsport, ci fu il dietrofront. La decisione di tornare a correre sulla McLaren nell’82, rimettendosi in gioco alla guida di una monoposto figlia della nuova generazione e contro avversari che non vedevano l’ora di mettere al tappeto un due volte iridato; quel vecchio sovrano che tentava di riprendersi lo scettro del comando. Alcuni di questi rivali, Niki li aveva affrontati quando erano ancora acerbi seppur talentuosi, ma ora erano cresciuti. Uno su tutti, Nelson Piquet. Il brasiliano era stato suo compagno nel secondo anno alla Brabham (1979) ed aveva conquistato poi due corone mondiali. L’austriaco si sarebbe ritrovato al fianco Alain Prost, altro astro emergente, un 29enne francese messosi in evidenza nel triennio trascorso al volante della Renault ed ingaggiato dalla McLaren in vista del 1984. E poi c’erano le nuove leve, tra queste in quel 1984 aveva fatto il suo esordio nella categoria regina un 24enne di San Paolo, tale Ayrton Senna da Silva, che nel G.P. di Monaco disputato il 3 giugno si sarebbe rivelato al mondo intero giungendo secondo alle spalle del poleman Prost. Se il transalpino guidava la fortissima McLaren-Tag Porsche, il paulista era a bordo della modesta Toleman-Hart ed era partito dalle retrovie. Una corsa ad eliminazione disputata sotto una pioggia torrenziale, alla quale prese parte anche Lauda (ritiratosi dopo un testacoda), in cui Ayrton rimontò e mise alle corde Alain, la cui vittoria fu salvata dalla chiusura della competizione anzitempo. Lauda e Prost, avendo a disposizione la vettura più competitiva del lotto, godettero fin dall’inizio dei favori del pronostico. Disponevano della MP4/2 progettata dal geniale John Barnard, un’evoluzione della MP4, la prima vettura interamente in fibra di carbonio, la nuova frontiera della F.1. La nuova nata era spinta dal potente V6 Turbo TAG Porsche ideato da Hans Mezgerp, capace di erogare una potenza di 715CV in gara e quasi 800 in qualifica Per farla breve la scuderia diretta dall’ambizioso Ron Dennis puntava a riprendersi la leadership del Circus. E così fu. Sin dalla prima fase del mondiale, la McLaren afferma la sua superiorità e quando si presenta Monza, la lotta per la vittoria finale è una questione circoscritta a Lauda e Prost. Niki guida la classifica con 54 lunghezze, Alain lo tallona a mezzo punto. Sul fronte costruttori la scuderia inglese è nettamente in testa a quota 107.5 sulla Lotus a 45, terza è la Ferrari a 40. La MP4/2 s’è imposta sia sui tracciati lenti che su quelli veloci, totalizzando 9 successi. Nelle prime prove ufficiali del venerdì svetta Elio De Angelis sulla Lotus-Renault col tempo di 1’28”014, davanti alle Brabham-BMW di Piquet e Teo Fabi. Quarto era Alboreto sulla prima delle Ferrari, poi Prost, Warwick (Renault) e lo stesso Lauda. Brividi per Tambay sulla Renault che con l’asfalto ancora bagnato da un acquazzone si gira nell’affrontare la Curva Grande urtando leggermente le barriere. Ben più serio l’incidente di Winkelhock, che arrivato alla Variante Ascari finisce di traverso in frenata. La sua ATS-BMW, ormai fuori controllo, si schianta a circa 200 all’ora nelle reti di protezione. Fortunatamente il tedesco ne esce indenne. Fa notizia invece l’assenza di Senna, sospeso dalla Toleman per aver firmato un contratto in vista del 1985 con la Lotus. All’origine del contenzioso, la decisione del brasiliano malgrado fosse vincolato fino al 1986 con la squadra britannica. Sulla TG184 (progettata dal duo Byrne-Symonds) è così presente Pier Luigi Martini, al cui fianco c’è Stefan Johansson che dalla Germania ha sostituito Cecotto alle prese coi postumi di un violento botto nel corso delle libere del G.P. di Gran Bretagna a Brands Hatch. Il sabato pomeriggio la pole è appannaggio di Piquet col suo 1’26”584, che precede Prost, De Angelis, Lauda, Fabi e Rosberg. Davanti sarà quindi un derby di motori interessanti tra Bmw e Porsche. Dolenti note invece per la Ferrari: Alboreto è 11° alle spalle delle due Euro-Alfa di Patrese e Cheever, mentre la seconda Rossa di Arnoux è 14^. La 126C4 fatica molto e nessuna delle modifiche apportate ne ha migliorato le prestazioni. Alboreto ammette che partendo così dietro la gara sarà in salita ed Arnoux rivela:” Con il pieno e le gomme da gara la macchina andava bene, poi stranamente nel pomeriggio non ha reso.” Allarme per Lauda uscito dolorante dalla sua MP4/2. Il passaggio troppo violento su un cordolo della prima variante, gli ha procurato un brusco scuotimento all’interno dell’abitacolo. Da qui una fitta acuta alla schiena che l’ha perseguitato durante le prove ufficiali. Rientrato ai box, l’austriaco s’è subito fatto massaggiare dal fido preparatore atletico Willy Dungle, ma il persistere del dolore mette addirittura in dubbio la sua partecipazione alla corsa. Fortunatamente dopo un’ulteriore dose di massaggi serali, Niki si presenta ai nastri di partenza seppure afflitto dalla distorsione alla vertebra. I suoi meccanici allertati dal giorno prima, gli hanno preparato un sedile particolare al fine di limitare il più possibile gli scossoni alla colonna vertebrale, ma l’austriaco resta perplesso:” Va un po’ meglio – dice ai cronisti – ma chissà cosa accadrà tra qualche giro.” Le tornate previste dal 55° Gran Premio d’Italia sono 51 per coprire una distanza pari a 295,800 km. Insomma, non certo una passeggiata per il 35enne due volte iridato. Sugli spalti si stima la presenza di oltre 100mila presenze, in tribuna centrale c’è anche il Presidente del Consiglio Bettino Craxi con la moglie Anna. In avvio Piquet balza in testa seguito da Prost, Tambay, De Angelis, Fabi, Lauda, Mansell e Patrese, che come il compagno Cheever deve fare una gara all’attacco. Questa è la volontà di Ettore Massaccesi, il Presidente del Biscione che intende dimostrare a tutti i passi avanti delle sue vetture nella gara di casa. Il primo colpo di scena si palesa alla tornata 3 con Prost che si ritira col motore ko. Di li a poco alzeranno bandiera bianca altri nomi illustri: Arnoux, Rosberg, Laffite, Mansell, De Angelis e Piquet. E’ infatti il 14° passaggio quando dagli scarichi della BT53 del Campione del Mondo in carica, si sprigionano delle fumate biancastre, un brutto segnale. Il brasiliano va avanti per mezzo giro, poi deve abbandonare cedendo il comando alla Renault di Tambay, dopo un appassionante duello iniziale. Nel frattempo è salito terzo Fabi e quarto Lauda, il quale sta stringendo i denti: dopo cinque giri il dolore si è riacutizzato. L’austriaco però prosegue giocando d’astuzia, risparmia il proprio mezzo e lascia che i due davanti si sfoghino. Al 25° giro, siamo a metà gara, Fabi raggiunge Tambay riaprendo i giochi, mentre Lauda è sempre sornione pronto a fare da terzo incomodo. Undici tornate dopo Fabi rallenta ed inizia a staccarsi dal capofila, perde via via secondi e Lauda lo supera in Parabolica. E’ il preludio al ritiro dell’italiano tradito anch’egli dal turbo BMW, che spalanca le porte alla terza piazza di Alboreto. Passano altri tre giri ed ecco un nuovo ribaltamento: Tambay s’’arresta davanti ai box per la rottura del cavo dell’acceleratore e consegna a Lauda una vittoria che dopo lo start pareva insperata. Sul podio sarebbero saliti pure Alboreto e Patrese. Encomiabile anche la gara di Cheever, che girando su ottimi tempi era risalito in terza piazza, poi al 45° passaggio il suo sogno svaniva per via della mancanza di benzina. E vanno tessute lodi anche ad un altro pilota, trattasi di un connazionale di Niki, tale Gerhard Berger, classe 1959. Un rookie che al suo secondo G.P., ha conquistato i suoi primi punti iridati giungendo sesto sulla ATS spinta dal propulsore BMW. Per Berger sarebbe stato l’inizio di una grande avventura durata sino al 1997. Festeggiato e osannato dai tifosi, Lauda si gode la premiazione nonostante sia visibilmente stremato, fa fatica a camminare ed a respirare. A tenerlo in piedi è la gioia per un trionfo davanti ad un pubblico amico, che gli riporta alla mente capitoli peculiari della sua carriera. Dal primo titolo mondiale conquistato con la Ferrari, al ritorno in pista dopo poche settimane dal rogo del Nurburgring con le ferite ancora aperte, culminato col 4° posto in gara. Dalla seconda corona ipotecata nel ’77 (sempre con la Rossa), alla vittoria triste dell’anno dopo, sulla Brabham nel tragico giorno dell’incidente che avrebbe causato la morte di Ronnie Peterson. “Solo il dolore alla schiena avrebbe potuto negarmi questo successo – dirà Niki a fine gara –  ho tenuto duro avanzando con cautela, evitando di salire sui cordoli per buona parte della corsa, in attesa di vedere cosa succedeva. Semmai nel finale avrei spinto per tentare di vincere. La macchina – aggiungeva l’austriaco – ha funzionato meravigliosamente, non ho avuto problemi nel superare Fabi e Tambay perché il mio motore era ancora fresco. Poi una volta davanti ho cercato di gestire, Alboreto era sufficientemente distante ed era inutile correre rischi forzando.” Una vittoria (la 25^ in carriera come Fangio) che a fronte del ritiro di Prost, permette a Niki di allungare in classifica, portandosi a + 10.5. “Sono troppo stanco adesso per mettermi a fare i conti – ammetteva Lauda – ho solo bisogno di riposarmi e curarmi nei prossimi giorni. Questa vertebra deve andare a posto prima di tornare a correre.” Una sofferenza sicuramente molto fastidiosa, resa però più sopportabile dalla contentezza di aver svolto un gran lavoro con il team di Ron Dennis.” La McLaren TAG Porsche – puntualizza il vincitore – l’ho curata io fin dall’inizio in questi due anni, Prost è arrivato dopo. Considero comunque Alain il pilota più forte del momento e se dovessi riuscire a vincere il mondiale, avrei la soddisfazione di aver battuto un autentico campione come lui. Ma non è ancora finita.” Ed aveva ragione, perché il transalpino si sarebbe aggiudicato entrambi round finali del Nurburgring e dell’Estoril, ma grazie ai piazzamenti l’avrebbe spuntata Lauda: quarto nel G.P. d’Europa e secondo in Portogallo. L’incoronazione ebbe luogo il 21 ottobre, quando Niki chiuse alle spalle di Alain dopo essere stato protagonista di una memorabile rimonta. In qualifica non andò oltre l’11° posto, complice un problema elettrico patito al mattino ed un errore nel primo giro veloce, seguito dalla rottura del motore nel pomeriggio. Prost partiva invece in prima fila accanto al poleman Piquet. Ma ancora una volta il viennese non si perse d’animo gareggiando con intelligenza e determinazione, sue doti ineguagliabili ed alla fine poté festeggiare sul podio con la moglie Marlene la sua terza corona iridata. Lauda si sarebbe ritirato definitivamente dalle competizioni al termine della stagione successiva, quella in cui Prost avrebbe conquistato il suo primo Campionato del Mondo. Inutile parlare del Mondiale Costruttori ‘84, che salutò l’annunciato trionfo della McLaren, forte di 86 lunghezze sul Cavallino.

 

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Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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