Published on Agosto 24th, 2024 | by Massimo Campi
0GP Italia nella storia: 13 settembre 1959, vince Moss
Di Carlo Baffi
Il decimo mondiale della storia della F.1, visse del duello al vertice tra la Cooper-Climax dell’australiano Jack Brabham e la Ferrari del britannico Tony Brooks. La factory inglese fondata da Charles Cooper ed il figlio John, che costruì la sua prima vettura nel ‘36, sale alla ribalta non solo per i risultati, bensì per l’innovativa scelta di posizionare il motore a 4 cilindri in linea alle spalle del pilota. Una soluzione vista inizialmente con molta diffidenza da parecchi addetti ai lavori, in primis Enzo Ferrari secondo il quale non si era mai visto un carro messo davanti ai buoi. Una concezione legata alla sua filosofia di vita agreste ed arcaica, ma che presto sarebbe stata smentita dai fatti. Il 30° Gran Premio d’Italia era l’ottava e penultima gara in calendario e nella graduatoria piloti, Brabham era leader con quattro punti di vantaggio su Brooks e dieci sul compagno Stirling Moss. Sul fronte costruttori comandava la Cooper con 6 lunghezze di margine sul Cavallino. Nell’ultima tornata di prove ufficiali, Moss riuscì a ripetere il tempo record di 1’39”7 registrato già il giorno prima, alla media 207,622 km/h. A partirgli accanto in prima fila erano Brooks e Brabham, davanti alle altre due rosse di Gurney e Phil Hill. Insomma uno scontro totale tra la T-51 d’oltre Manica e la 256 derivata dalla “Dino” made in Maranello, in cui sarebbe stato decisivo il consumo degli pneumatici. Lo start ebbe luogo con un ritardo di una ventina di minuti a seguito di un sopralluogo sulla pista dell’ultim’ora e riservò subito una doccia fredda per i ferraristi. Mentre le due Cooper s’involavano al comando, Brooks partito lento percorse solo pochi metri per poi abbandonare la sua macchina a bordo pista nei pressi della Curva del Vialone, complice un’avaria alla frizione: un flop clamoroso per un pretendente al titolo. La corsa proseguì con Moss davanti, tallonato da Phil Hill, Brabham e Gurney, più staccati Schell, Ireland, Allison, Gendebien e McLaren. Davanti s’accese immediatamente la lotta tra Moss ed Hill che si superarono ripetutamente a vicenda, poi dalla tornata 5 l’americano prese la testa e la tenne per una decina di giri, ma il britannico non lo perse di vista seguendolo come un’ombra e con Gurney attaccato, mentre Brabham iniziò a staccarsi. Al 20° passaggio Moss ruppe gl’indugi passando Hill che però si riprese subito la leadership finchè al giro 33 riparò ai box per il cambio delle gomme posteriori, perse 32” e rientrò terzo dietro alla Rossa di Allison, visto che pure Gurney fece la sosta durata 47”. Moss divenne così il capofila che però a differenza dei rivali proseguì con le stesse coperture montate allo start. Al 40° dei 72 passaggi previsti, il portacolori della Cooper vantava 47” su Hill e 52” su Brabham. Un gap che malgrado il forcing del ferrarista non si ridusse più di tanto con Moss che tagliò il traguardo trionfalmente in 2 ore 04’05”4 e senza aver sostituito le gomme. Precedette Hill, Brabham e Gurney, gli unici piloti a non essere doppiati dal trionfatore. Una marcia, quella di Moss, in cui tutti i primati del “Tempio della Velocità” vennero demoliti, da quello sul giro siglato da Hill che alla tornata 32 aveva registrato il crono di 1’40”4, a quello sulla distanza totale firmato dallo stesso Moss alla media record di 200,177 mk/h (malgrado la distanza fosse stata allungata di due passaggi). In virtù del risultato, Brabham allungò in classifica salendo a 31 punti, Moss salì in seconda piazza a quota 24 superando di un punto Brooks finito ko. Per “Black Jack” fu un passo importante verso il titolo che si aggiudicò dopo l’ultimo round, il G.P. degli Stati Uniti corso a Sebring il 12 dicembre. Brabham fu il primo australiano a laurearsi Campione del Mondo, nonostante avesse chiuso quarto alle spalle di Brooks.