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domenica 27 Aprile 2025

G.P. d’Italia 1993 – 12 settembre 1993

 

Di Carlo Baffi

E’ una stagione all’insegna di Alain Prost e della Williams-Renault, che già l’anno prima aveva dominato la scena con Nigel Mansell, iridato con 6 gare d’anticipo. La monoposto anglo-francese, essendo la migliore sulla piazza e di conseguenza la favorita numero uno era molto ambita dai grossi calibri. Prost era stato abilissimo dopo il divorzio burrascoso dalla Ferrari nel 1991 a prendersi un anno sabbatico e coltivare il flirt con Sir Frank, sfociato nell’ingaggio per la stagione ’93. Un contratto un cui il “Professore” aveva posto il veto ad un eventuale arrivo di Ayrton Senna, il suo nemico di sempre. Il paulista tre volte iridato, come Alain, che aveva cercato in tutti i modi di accasarsi in Williams non aveva affatto digerito quel gesto e non perdeva occasione di rimarcare il suo disappunto alla stampa. Gioco forza Ayrton s’era visto costretto a disputare un altro anno sulla poco competitiva McLaren (aveva perso i motori Honda affidandosi ai Ford), stipulando per tutta la prima parte del mondiale un accordo “race by race” con il team principal Ron Dennis. Poi a partire da luglio, avrebbe firmato per il resto dell’annata. Oltre a Williams e McLaren c’era una terza forza, quella Benetton-Ford che iniziava a farsi largo grazie alle performances di una nuova star, il giovane tedesco Michael Schumacher. All’appello mancava la Ferrari in balia di una crisi profonda, che alla vigilia di Monza la vedeva quinta nel mondiale costruttori con soli 14 punti, addirittura alle spalle della Ligier-Renault (21) e distante anni luce dalla vetta occupata dalla Williams, prima a quota 129, seguita dalla Benetton con 60 e dalla McLaren con 56. Una supremazia schiacciante riflessa anche nella classifica piloti, con Prost leader dall’alto dei suoi 81 punti, seguito da Senna e Schumacher rispettivamente a 53 e 48. Per i due alfieri della Rossa, Berger ed Alesi, meglio stendere un velo pietoso. Ma sarà per l’atmosfera legata alla magia che emana il “Tempio della Velocità” capace di  risvegliare l’orgoglio del Cavallino, che il 29enne Alesi, figlio di immigrati siciliani, piazza un acuto il venerdì. Per quattro minuti è in pole scaldando gli animi dei 20mila presenti, che omaggia compiendo una tornata col pugno alzato. Pazienza se poi viene scalzato da Prost ed Hill, perché quella zampata gli dato una bella iniezione di ottimismo:” La macchina va bene, anzi molto bene, stavolta ci siamo. – su sbilancia Jean – E’ la prima volta che siamo alla pari con la Williams, i test di queste settimane ci sono serviti moltissimo e se in gara arriveremo in fondo sul podio ci andiamo di sicuro.” Precede, Senna, Berger (febbricitante e dolorante ad un gomito infortunato) e Schumacher. Nelle prove del sabato, davanti a 35mila spettatori poco cambia, sebbene “Jean Burrasca”, come lo hanno soprannominato i tifosi, migliori per tre volte il crono di venerdì. Le FW15C spinte dai 770 cavalli propulsore francese rifilano un distacco di 8 decimi e monopolizzano la prima fila con Alain in pole e Damon. Alesi è terzo e partirà al fianco di Senna, dietro di loro si trovano Schumacher e Berger. Un risultato che comunque rappresenta un progresso per la Scuderia di Maranello, che vive attimi di paura appena terminate le qualifiche del pomeriggio. Transitato sulla finish line, Berger non si accorge che le prove sono terminate e piomba dietro Alesi (fresco di una tornata rapidissima) nel tratto che va dal Serraglio alla staccata della Variante Ascari. Crede di avere ancora un giro in canna per migliorarsi, cerca di passare il compagno ad oltre 300 orari e vedendo che questi non gli da spazio a destra si butta a sinistra. Purtroppo Jean ha la stessa idea. Gerhard frena immediatamente per evitare la collisione, ma perde il controllo della F93A ed impatta dapprima frontalmente contro il guard-rail per poi attraversare la pista in testa coda ed arrestarsi violentemente contro le barriere della parte opposta. Una brutta esperienza da cui ne esce miracolosamente incolume anche se con qualche dolore al braccio (quello “sano”) ed alla gamba sinistra :”abbiamo avuto un incidente terribile – racconterà ai cronisti  – per fortuna siamo qui. La mia intenzione era di passare sulla destra secondo la classica traiettoria, ma non trovando spazio mi sono spostato a sinistra mentre lo faceva anche Jean. Comunque state tranquilli, domani potrò gareggiare regolarmente.” Questa la versione di Berger, che riceverà un’ammonizione dalla direzione gara per il mancato rallentamento dopo l’esposizione della bandiera a scacchi. Particolarmente scioccato appare pure Alesi, che non appena vede l’austriaco lo abbraccia stretto con gli occhi lucidi.” Gerhard ha già spiegato tutto – taglia corto il transalpino – non è il caso di continuare più di tanto. Lui ha avuto una bella botta, ma psicologicamente l’ho avuta grossa anch’io. Mi ha tolto del tutto la voglia di essere contento. Sono molto giù.” Passata la grande paura, la domenica del francese si apre con il secondo miglior tempo nel warm-up della mattina alle spalle di Prost e davanti a Schumacher. Quando prende posizione in griglia è deciso a fare il guasta feste delle Williams. L’ultima vittoria Ferrari risale al 30 settembre del ’90, quando Prost e Mansell s’imposero in Spagna. Un digiuno troppo lungo che va interrotto. Urge regalare una gioia ai 60 mila paganti che popolano le tribune di Monza e tifano stoicamente per il Cavallino. Allo start, Jean ha un ottimo spunto passando Hill e portandosi dietro al capofila Prost. Hill partito male si trova in lotta con Senna ed entra in contatto con la McLaren che si solleva da terra ricadendo pesantemente. Entrambi ripartono, ma attardati in nona e decima piazza. Il “Professore” intanto allunga ed Alesi cede il passo alla Benetton di Schumacher. Dalle retrovie Hill si rifà sotto e supera le due rosse issandosi al terzo posto dopo dieci giri. Giornata poco felice per Senna che per noie ai freni tampona alla Roggia la Ligier di Brundle: corsa finita per i due. Epilogo amaro anche per Berger e Schumacher che abbandonano tra il 15° ed il 20° passaggio: il primo tradito dalle sospensioni attive, il secondo dal V8 Ford. Prost procede nella sua cavalcata seguito da Hill, Alesi, Patrese, Wendlinger e Martini. Tutto fa presagire una doppietta dei piloti di “Sir Frank” come da copione, ma ecco il colpo di scena. Dalla 40esima delle 53 tornate previste, la Williams numero 2 del leader inizia a zoppicare, Hill si avvicina ed al giro 48 passa in testa. Il V10 di Prost ha ceduto e per il francese sfuma un successo certo e la possibilità di laurearsi iridato con quattro G.P. d’anticipo (gli bastava conquistare 2 punti più di Senna). Una doccia fredda come già gli accadde nell’88, tradito dal motore Honda. “Ero partito bene – dirà il francese – stavo facendo una grande gara e non volevo spingere. Aspettavo Damon. Avevamo intenzione di finire insieme. Eravamo d’accordo che negli ultimi giri non ci saremmo ostacolati.” Sorpreso anche Bernard Dudot il padre del propulsore della Regie:” E’ stata una rottura improvvisa, la telemetria non ci aveva segnalato nulla.” Una volta primo, il britannico figlio del due volte campione Graham, (che 31 anni prima aveva trionfato sul tracciato brianzolo) avrà vita facile firmando la sua terza affermazione in carriera e pure consecutiva, dopo quelle dell’Hungaroring di Spa. A completare il podio giungono Alesi e Michael Andretti, lo statunitense figlio di “Super Mario”, per la prima volta tra i primi tre. Per lo yankee è il modo migliore di congedarsi dalla F.1, visto che dal G.P. successivo la McLaren l’avrebbe rimpiazzato col giovane finlandese Mika Hakkinen. Chiudono la top-six: Wendlinger, Patrese e Comas. Però le emozioni non sono ancora terminate. Prima che il direttore di gara Giorgio Beghella Bartoli cali la bandiera a scacchi, il 64esimo Gran Premio d’Italia regala un altro brivido sul rettilineo d’arrivo. Protagoniste le Minardi-Ford di Pierluigi Martini e del brasiliano Christian Fittipaldi, figlio Wilson fratello del popolare Emerson, iridato nel ’72 e ’74. Le bianche vetture di Faenza motorizzate dal V8 Ford sono in scia, rispettivamente settima ed ottava. Mancano un centinaio di metri al traguardo, quando Fittipaldi fattosi sotto al compagno lo tampona e decolla. La sua M193 si alza di una decina di metri, prosegue il suo volo per altri 50 metri e dopo un terrificante looping ricade sull’asfalto a poca distanza dal pit-wall. Nello schianto del musetto contro l’asfalto si staccano le due ruote anteriori e la monoposto taglia il traguardo spinta dalla forza d’inerzia. Tutti sono attoniti e la madre di Christian presente ai box sviene. Anche in questo caso (come per Berger), non ci sono conseguenze per i piloti che passato il grande spavento raccontano:” Sono cose inconcepibili tra compagni di squadra – attacca il brasiliano – si può lottare ma entro certi limiti. Era già da tempo che Martini mi stava ostacolando: dall’Ascari alla Parabolica ho provato più volte ad uscire dalla sua scia e di superarlo, ma lui chiudeva sempre. Una volta in Parabolica mi sono avvicinato ed all’uscita mi sono spostato per passarlo in volata, però la sua macchina ha fatto lo stesso. L’ha fatto apposta? – si chiede lo stesso Fittipaldi – Non dico niente, giudicate voi.” Di tutt’altra opinione Martini:” Vi pare che io faccia uno scherzo simile a Christian, a trecento orari? E’ una cosa impensabile. Proprio io che sono leale con tutti e che per il mio compagno di squadra ho sempre un occhio di riguardo. E’ stata una semplice incomprensione – afferma il romagnolo – io ero in crisi con il cambio da una ventina di passaggi, tanto che ho perso il sesto posto e a due giri dal termine non mi entrava più la seconda. Ho quindi iniziato a difendermi da Christian, eravamo appaiati dalla Ascari alla Parabolica, dove io sono entrato per primo. Giuro che non mi sono accorto di niente. Ho avvertito soltanto un colpo al retrotreno. La tv ha dimostrato che non mi sono spostato, mentre la telemetria che abbiamo subito controllato ha provato che non ho alzato il piede dall’acceleratore. E’ logico che ognuno tenti di tenere la propria posizione, ma con mezzi leciti. Qui si rischia la pelle.” Animi caldi che vengono raffreddati dal patron Giancarlo Minardi, che ironizza:” E’ il nostro Gran Premio e abbiamo deciso di fare un po’ di spettacolo.” Poi si fa serio e osserva:” La cosa che mi rincresce maggiormente è aver perduto il sesto posto. Resta il fatto che è un incidente incomprensibile. Non capisco perché i miei piloti si siano dati battaglia sapendo che non cambiava niente per loro se fossero arrivati in quelle posizioni. Comunque si sono chiariti e questo è l’aspetto più importante.”

Atmosfera decisamente diversa intorno al vincitore: Damon Hill. “E’ stata una corsa molto difficile – rivela il britannico a pochi giorni dal suo 33° compleanno – Senna alla prima chicane mi è venuto addosso. Ero sulla traiettoria giusta, mentre lui no. Pensavo di aver subito danni, invece la macchina è sempre andata bene. Ho così rimontato e mi sono ricongiunto con Prost. A quel punto mi è stato esposto un cartello che indicava che avevo problemi di temperature del motore ed ho rallentato.” E riguardo alla lotta mondiale ancora aperta per l’aritmetica chiarisce:” E’ solo un sogno, non esageriamo. Prost ha troppi punti ed ormai è fatta per lui.” Da chiarire invece la questione del cartello dei box, a detta di alcuni un ordine di non attaccare Prost. A tal proposito Williams sottolinea:” Hill non avrebbe vinto la corsa. Non siamo così stupidi da rischiare in momenti in cui c’è di mezzo un Campionato del Mondo.” La cerimonia del podio si celebra davanti ad una folla gioiosa che ha invaso la pista. I ferraristi urlano il nome di Alesi, l’eroe di giornata, che li ricambia innaffiandoli di champagne:” E’ il mio miglior risultato da quando sono in Ferrari e mi entusiasma averlo ottenuto qui.” Una volta nel motorhome la festa continua tra tecnici e meccanici. Non manca la telefonata del Presidente Montezemolo che commosso porge le sue congratulazioni a Jean. Poi è il turno di mamma Marcella che da Avignone gli fa sentire il proprio entusiasmo.” Ero tranquillo sin dal via – racconta il francese – sentivo che la pressione, anziché disturbarmi mi caricava. Sono partito bene conoscendo tutti i problemi della prima variante dove alle mie spalle c’è stata confusione. Schumacher e Hill mi hanno superato agevolmente, perché la vettura accusa ancora qualche difficoltà col pieno di benzina, in quanto più pesante delle altre. Ma quando mi sono trovato terzo dopo il cambio gomme ho pensato a salvaguardare la mia posizione perché le Williams non le avrei mai raggiunte. Ho tirato forte solo per un paio di giri e credo con buoni tempi. Poi la folla mi ha preannunciato con un grande urlo il ritiro di Prost. Mi dispiace per lui, stava vincendo il mondiale. Avremmo festeggiato insieme sul podio, non ci siamo mai saliti assieme. Sarà per la prossima volta.” Ebbene, il “Professore” metterà le mani sulla sua quarta corona due settimane dopo al termine del G.P. del Portogallo ad Estoril, arrivando secondo alle spalle di Schumacher.

Il venerdì aveva annunciato che a fine stagione si sarebbe ritirato definitivamente dalle competizioni. Una decisione che spalancherà le porte della Williams-Renault (campione costruttori con largo margine) a Senna che coglierà due successi nelle ultime prove in calendario, a Suzuka e ad Adelaide. Il brasiliano chiude così una stagione, che come detto, l’ha visto combattere con un’arma spuntata. Sul podio dell’ultimo round in Australia, durante la premiazione, Ayrton abbraccerà Prost sotterrando una volta per tutte l’ascia di guerra. Era soddisfatto e fiducioso in vista del prossimo futuro. Forte di quella formidabile Williams con cui avrebbe potuto andare all’assalto del quarto mondiale. Purtroppo invece, sarebbe andato incontro ad un tragico destino il 1 maggio del 1994 ad Imola.

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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