Published on Settembre 3rd, 2023 | by Massimo Campi
0G.P. d’Italia 1988 – 11 settembre 1988
Di Carlo Baffi
Più che di un trionfo, questa potrebbe definirsi la cronaca di un miracolo. La Formula Uno, come tutti gli sport motoristici dove predomina la componente tecnica, si basa sul raziocinio e sui numeri. Nulla viene lasciato al caso ed i pronostici sono quasi sempre rispettati, ma al di là di tutto ricordiamoci che l’automobilismo sportivo non è sempre una scienza esatta. A volte entrano in gioco dei fattori imponderati che scombinano le strategie ed i calcoli fatti dai computer. Una di queste situazioni porta la data dell’11 settembre 1988, giorno in cui a Monza si disputa il 59esimo Gran Premio d’Italia. Il prologo di questa vicenda però parte circa un mese prima, esattamente il 14 agosto, quando a Modena si spegne all’età di novant’anni Enzo Ferrari malato da tempo. Un brutto colpo per il morale del Cavallino che fatica a fronteggiare il dominio delle McLaren-Honda di Alain Prost ed Ayrton Senna. I piloti di Ron Dennis sbarcano nel Tempio della Velocità dopo aver vinto tutte le gare finora in calendario. La MP4/4 progettata da Steve Nichols e Gordon Murray dotata del potente turbo Honda è velocissima, oltre che solida e permette ai suoi due piloti di monopolizzare la prima fila dopo le qualifiche: Senna è in pole con il crono di 1’26”160 precedendo Prost di 12 centesimi. Se il brasiliano sereno dicendo di non aver spinto al massimo e di voler chiudere al più presto il mondiale, il francese lamenta noie al motore. A cinque round dalla fine i due sono rispettivamente in lotta per il titolo, Senna ha 75 punti, Prost 72. Sulla griglia precedono nell’ordine le Ferrari di Gerhard Berger e Michele Alboreto staccati dal poleman di 1”4 ed 1”9. L’austriaco terzo nel mondiale piloti solo a quota 28, ha vissuto delle qualifiche travagliate, complice i guai al cambio, ma è ottimista:” Peccato per oggi, ma domani posso inserirmi fra Senna e Prost”. Chissà… Di umore diverso Alboreto in rotta di collisione con la nuova gestione dopo cinque stagioni trascorse a Maranello. In terza fila troviamo le Arrows-Megatron di Eddie Cheever e Derek Warwick: una vera e propria sorpresa visto lo status di sesta forza del team britannico. Il Gran Premio prende il via in un pomeriggio di sole e le monoposto anglo-giapponesi fanno subito il vuoto, con le rosse che seguono in terza e quarta posizione relegate al ruolo di comprimarie. Un preludio ad una nuova doppietta McLaren? Pare proprio di si. Quand’ecco che il vento cambia improvvisamente direzione. Al 37° giro dei 51 previsti, dopo alcune avvisaglie, Prost ripiega ai box e si ritira tradito dal propulsore Honda sempre affidabile sino a quel momento. Incredibile! Berger divenuto secondo comincia a forzare l’andatura spinto da uno scatenato Alboreto che gli si avvicina sempre più. Seppur al comando in solitario, Senna avverte la potenziale minaccia e risponde alzando a sua volta il ritmo.
Si arriva così al penultimo passaggio, con il paulista che affronta la prima variante cercando di doppiare la Williams-Judd di Jean Louis Schlesser. Si tratta di un 40enne francese, chiamato all’ultimo momento a sostituire il titolare Nigel Mansell. Le due monoposto si urtano e la MP4/4 di Senna si gira arrestandosi sul cordolo esterno all’uscita della chicane. Ayrton cerca di ripartire, ma le sue ruote girano a vuoto. E’ il segno inequivocabile che la sua gara è finita. Dalle tribune si alza un boato da stadio che saluta le due Ferrari balzate di colpo al comando. Berger e Alboreto procedono così in parata sino al traguardo e firmano un clamoroso trionfo che a Monza manca da ben undici anni. L’ultima doppietta nel “Tempio della Velocità” portava la firma del duo Scheckter-Villeneuve: era il 9 settembre 1979, giorno in cui il sudafricano conquistava matematicamente il titolo mondiale. Nel dopo gara Senna, un po’ deluso confesserà che probabilmente il Drake, “da lassù”, ha dato una mano alle sue rosse e che tutto era scritto nel destino. Praticamente un prodigio insperato. Anche perchè Berger ha corso col muletto, complice un problema all’acceleratore avvertito dall’austriaco nel giro di ricognizione prima di posizionarsi in griglia, ma quel giorno la sorte era dalla sua parte ed ha sciolto tutti i grattacapi della vigilia come neve al sole. Sotto il podio si riversa la marea dei tifosi del Cavallino che hanno invaso la pista. Le cifre parlano di 80mila spettatori presenti ed una volta che spuntano Berger, Alboreto e Cheever (noto come l’americano di Roma), la festa tocca il suo apice. Ai box i meccanici sono incontenibili e ricevono le congratulazioni del numero uno di Maranello, l’ingegner Vittorio Ghidella:” E’ la vittoria del nostro lavoro! Tecnici, meccanici, piloti stupendi.” Da sottolineare che nel dopo corsa, nel clan della rossa si sono vissuti pure alcuni istanti di paura. Infatti ad un primo controllo, i commissari hanno rilevato sulla F1 87/88 del vincitore una capacità del serbatoio della benzina superiore di 1,5 litri rispetto a quella consentita dal regolamento. Fortunatamente i timori di una squalifica vengono subito fugati grazie ad ulteriori verifiche che hanno fugato le ipotesi di eventuali irregolarità. Terminata la premiazione è toccato quindi ai piloti prendere la parola, assediati dai media. Il primo è Berger:” Dedico questa vittoria ad Enzo Ferrari, un grande mito dell’automobilismo mondiale. E – prosegue Gerhard – anche a me perché è la più bella della mia carriera e questo è il giorno più bello della mia vita.” Anni dopo, sulle pagine de “La Gazzetta dello Sport” Andrea Cremonesi svelerà un retroscena curioso riguardante l’austriaco. Nei giorni precedenti il trasferimento a Monza, le due F1 87/88 furono collaudate sulla pista di Fiorano e Piero Ferrari, secondogenito di patron Enzo, si rivolse a Berger chiedendogli un pronostico in vista della gara di casa. Decisa la risposta di Gerhard:” Vado a Monza per vincere”. Al che Ferrari jr. aggiunse che sarebbe stato fantastico e che si fosse avverato quel pronostico gli avrebbe regalato una macchina. Come per magia, tutto si avverò. Ma torniamo a quel fantastico pomeriggio. Alboreto al suo ultimo Gran Premio d’Italia al volante della Ferrari, visto che non gli è stato rinnovato il contratto dopo cinque stagioni a Maranello. Anche Michele ha un ricordo speciale per il “Drake” e aggiunge con un pizzico di polemica:” Ho fatto una buona gara, ma resta una certa amarezza perché potevo vincere; attaccando prima sarei potuto arrivare in scia a Berger. Sono partito piano perché mi saltava la quarta marcia – spiega il milanese – quindi ho fatto raffreddare l’olio e poi ho cominciato a spingere quando avevo meno benzina (alla 43esima tornata ha siglato il giro più veloce). Dai box mi dicevano di badare ai consumi, seppure il mio consumometro mi diceva che ero nei limiti; ma ho rispettato le notizie che mi davano i tecnici.” E chiude con un pensiero al pubblico di casa, della sua Monza:” I tifosi non mi hanno mai tradito, li ho sempre sentiti vicini anche nei momenti difficili. Sanno giudicare con equità.” Un omaggio doveroso, espresso al termine di una giornata indimenticabile per i fan del Cavallino. Una sorta di rivincita a fronte di una disfatta dei potenti rivali d’oltre Manica. A fine stagione infatti, Senna conquisterà la sua prima corona iridata davanti a Prost e la McLaren sarà ovviamente campione tra i costruttori con largo margine dopo aver conquistato 15 G.P. su 16, quasi un record. All’appello mancherà solo una corsa: quella monzese.