Published on Agosto 30th, 2023 | by Massimo Campi
0G.P. d’Italia 1973 – 9 settembre 1973
Di Carlo Baffi
Monza, 9 settembre 1973. Il direttore è da poco calato la bandiera a scacchi sul 44° G.P. d’Italia, che ha laureato lo scozzese Jackie Stewart Campione del Mondo per la terza volta. Una gara vinta dallo svedese Ronnie Peterson, davanti al brasiliano Emerson Fittipaldi, anch’egli al volante di una Lotus. Eppure, malgrado questa trionfale doppietta, nel team di Colin Chapman si respira un’aria pesante: anzi, la tensione si taglia con la lama di un coltello. La vittoria di Peterson, con la conseguente incoronazione di Stewart, è l’ultimo episodio di una guerra interna alla scuderia inglese andata in crescendo durante la stagione. Una situazione al limite del paradosso, che ha finito per danneggiare un team partito con tutti i favori del pronostico. Forte del titolo vinto l’anno prima proprio con Fittipaldi, Chapman ha ingaggiato Peterson, fresco di un dignitoso campionato con la STP March. Con due piloti competitivi, appare chiaro che il boss inglese punti anche al mondiale costruttori, non prestigioso come quello piloti, bensì più redditizio sotto il profilo economico. La 72D progettata da Maurice Philippe e dal genio di Chapman, spinta dal motore Ford-Cosworth, domina le scene sin da subito. Nei primi sei Gran Premi, Fittipaldi centra tre vittorie e altrettanti podi. La risposta di Stewart, al volante della Tyrrell-Ford (005 prima e 006 poi), però non gli è da meno: nei sei round iniziali, vince tre volte e in altri due sale sul podio. Ma a partire dal G.P. di Svezia, il brasiliano della Lotus inizia un’inspiegabile parabola discendente conquistando un solo punto in sei G.P.. Questo a differenza del suo compagno di scuderia, che firma addirittura la sua prima affermazione in carriera, nel G.P. di Francia a Le Castellet. Per il “Rato”, soprannome riservato dai suoi connazionali a Fittipaldi, si tratta solo di sfortuna, o c’è qualcosa d’altro? Una domanda che andrebbe rivolta a Chapman, che secondo radio-box non avrebbe gradito il continuo prendere tempo di Fittipaldi (si dice corteggiato dalla Marlboro, title sponsor della McLaren) sul rinnovo del contratto. Peterson invece, accordandosi subito, è entrato nelle grazie del patron britannico, il quale inizia a favorirlo riservandogli una monoposto più a punto rispetto a quella gemella. A Stewart non pare vero e nel giro di pochi Gran Premi scavalca Fittipaldi in classifica; Peterson è troppo distante per puntare al titolo. Così quando il Circus fa tappa in Italia, l’unico pilota che può ancora insidiare Stewart è il “Rato”, tenuto in corsa solo dalla matematica. Con 24 punti da recuperare a tre gare dalla fine, è ovvio che per lui l’imperativo sia quello di vincere a Monza, per cui si aspetta l’aiuto da parte del team. Le qualifiche, guarda caso, sono dominate dalla Lotus di Peterson (qualcuno sostiene grazie a gomme particolari messegli a disposizione dalla Goodyear) mentre Fittipaldi deve accontentarsi del quarto tempo. A Stewart però va anche peggio: è solo sesto. Così prima del via, Chapman indice una riunione coi suoi dirvers, raccomandandosi di evitare pericolose lotte intestine che potrebbero compromettere la corsa. Qualora Peterson si trovasse al comando e Fittipaldi secondo, a 15 giri dalla fine il muretto esporrà un cartello per far invertire le posizioni. Un ordine di scuderia che farebbe il gioco di Emerson. Quando scatta la corsa, la Lotus nera e oro di Peterson vola in testa seguita a ruota da quella del compagno. Stewart procede in quarta piazza alle prese con i capricci dell’accensione, nonostante gli sia stato sostituito il motore in extremis. Un Gran Premio, quello dello scozzese, che si fa ancora più in salita, quando una foratura lo costringe a riparare ai box. Al rientro in pista il campione della Tyrrell è ventesimo. Ma ecco che in lui scatta la reazione d’orgoglio, quella che contraddistingue i fuoriclasse e si lancia all’attacco. La sua vettura blu, numero 5 divora l’asfalto e a poco a poco scala ben 16 posizioni salendo in quarta piazza. Davanti intanto prosegue la marcia trionfale delle Lotus con le posizioni invariate. Fittipaldi procede tranquillo confidando nella promessa di Chapman. Però, quando a meno di 15 tornate dal termine, non spunta alcun cartello, il “Rato” sospetta l’inganno e allora rompe gli indugi e attacca. Peterson però è molto abile ad arginare gli assalti. Le due 72D rischiano più volte il contatto, ma alla fine lo svedese la spunta in volata, firmando il suo terzo dei quattro trionfi in quella stagione. Fittipaldi è secondo, Stewart è quarto e grazie ai 3 punticini rimediati, può festeggiare la corona iridata. Sceso dalla vettura e congedati i giornalisti con risposte molto diplomatiche, della serie:” La mia Lotus era un po’sovrasterzante e questo mi ha impedito di superare Peterson”, il brasiliano chiede notizie sul “famoso” cartello a Chapman, che con humour britannico, risponde di essersene dimenticato. Si racconterà poi, che alla stampa, il patron della Lotus avrebbe dichiarato:”Era inutile, avrei esposto il cartello, soltanto se Stewart si fosse ritirato.” Risposte che gettano ulteriore benzina sul fuoco. Uscito furente dal box Lotus, Fittipaldi si fionda in casa McLaren annunciando a Teddy Mayer, il patron del team inglese, di accettare le proposte ricevute per la stagione successiva. Un divorzio lampo, che allarma la John Palyer Special, il famoso tabaccaio main sponsor della Lotus, il quale non intende lasciarsi scappare il fuoriclasse paulista. Chapman, gioco forza si trova costretto a ricucire uno strappo che potrebbe causargli grossi problemi col suo principale finanziatore; ma come? Chiama subito Maria Helena, moglie di Fittipaldi, offrendole la propria carta di credito rilasciatagli dai lussuosi magazzini Harrod’s di Londra:”Vai là e comprati tutto quello che vuoi – dice il boss Lotus – ma convinci Emerson a restare!” La mega offerta però, cade nel vuoto e nel 1974, il “Rato” sarà al volante della McLaren, che gli regalerà il suo secondo mondiale. Ma tornando alle vicende di casa Lotus, è lecito chiedersi: la decisione di Chapman era solo frutto di una mera ripicca? Forse no. Qualcuno sostiene infatti che all’origine della politica del manager inglese, ci sarebbe stato un motivo economico ben più plausibile. La riconquista del titolo da parte di Fittipaldi, avrebbe fatto innalzare le quotazioni del brasiliano, che di conseguenza avrebbe preteso un ingaggio più elevato dalla Lotus. Per contro, favorendo Peterson da metà stagione in poi, Chapman si sarebbe assicurato ulteriori punti, fondamentali per la vittoria del mondiale marche. A fine stagione Jackie Stewart, appagato dagli allori conquistati, lascerà il Circus. Purtroppo il suo addio, avverrà nel modo più triste, segnato dalla scomparsa del compagno e amico François Cevert, perito nel corso delle prove ufficiali del G.P. degli Stati Uniti a Watkins Glen, ultimo appuntamento in calendario. Profondamente colpito da questa tragedia, il neo campione scozzese non prenderà parte alla corsa americana, che per lui sarebbe stata la numero 100.