Di Carlo Baffi.
Il Campione del Mondo trionfa nella sua Zandvoort al volante della Red Bull come da pronostico, in una corsa contrassegnata dal maltempo e dalle safety-car. Alonso chiude secondo su un’Aston Martin rinata e Gasly riporta l’Alpine sul podio. Delude la Ferrari, quinta con Sainz sempre coriaceo, mentre Leclerc abbandona dopo un inizio travagliato.
“Verso l’infinito ed oltre!” Sprecati tutti gli aggettivi e le parole, questa è la frase che meglio spiega il momento attuale di Max Verstappen. La pronunciava Buzz Lightyear, uno dei protagonisti della popolare saga di “Toy Story”, i film di animazione realizzati dalla Disney insieme alla Pixar. Buzz è un astronauta (un omaggio a Buzz Aldrin, il secondo uomo che mise il piede sulla Luna nella missione Apollo 11) che proprio come Max vola nello spazio. Forse Buzz aveva uno sguardo più espressivo. Il Campione del Mondo, dopo la vittoria davanti alla sua nazione, vanta 138 punti di vantaggio sul compagno Sergio Perez secondo in classifica e 171 su Fernando Alonso terzo. Distanze astronomiche, o anni luce impossibili da colmare per noi comuni terrestri. Stesso discorso per la Red Bull, prima tra i costruttori con 285 lunghezze sulla Mercedes, l’inseguitrice più prossima. Alla vigilia del 35esimo Gran Premio d’Olanda, qualcuno aveva tirato in ballo la cabala (l’appuntamento olandese era il 13esimo del mondiale), qualcun altro la legge dei grandi numeri ed altri ancora le congiunzioni astrali. Ci si è poi messo di mezzo pure Giove pluvio che a differenza delle due edizioni precedenti, ha scatenato fior di secchiate d’acqua sulla pista che sorge in riva al Mare del Nord. Scrosci tali da provocare la sospensione della gara ad otto giri dal termine azzerando quel margine che Verstappen aveva accumulato sino a quel momento, con tanto di restart su un asfalto bagnato ed insidioso. Ebbene tanti fattori di cui “Super Max” se n’è fatto un bel baffo, cogliendo così il suo ennesimo trionfo: il 45esimo in carriera, l’undicesimo del 2023, il nono di fila (eguagliando Vettel). Che dire d’altro, se non che è sempre più concreta la profezia lanciata da George Russell ad inizio anno, quando disse che la Red Bull avrebbe vinto tutte le gare in programma. Allora in pochi lo presero sul serio, adesso invece quelle parole sono sempre più attuali. A Zandvoort davanti al sovrano dei Paesi Bassi Guglielmo Alessandro e ad una marea di ultras che ha trasformato le tribune in una torcida orange, Verstappen è stato incontenibile malgrado variabili ed imprevisti che per magia riesce sempre a trasformare in assist a suo favore: una virtù assai rara. Un Gran Premio trasformato in una corsa ad eliminazione destinata a far sballare i pronostici della vigilia; tutti tranne quello sul vincitore. Lui ovviamente, che ha guidato senza sbavature in ogni condizione di pista. Certo, ha faticato un po’ più del solito. Nel post-gara ha ammesso che il meteo non l’ha aiutato, con quei sei giri finali (da quando la Safety-Car è uscita di scena), in cui s’è ritrovato alle costole un marpione di 42 anni di nome Alonso, che su un’Aston Martin tornata competitiva voleva sferrargli la zampata vincente, rovinando la festa ai 150 mila presenti con conseguente tragedia nazionale. Invece niente da fare, “Mad Max” ha sventato la minaccia e s’è involato verso la bandiera a scacchi da dominus; nel momento della ripartenza ha dato prova di una grande freddezza cogliendo l’attimo più propizio (quando ha avvertito il grip) per dare gas. A questo punto Verstappen può solo temere se stesso, magari per un proprio errore, o per un problema meccanico. Anche se pare che la RB19 scaturita dalla mente del diabolico Adrian Newey sia solidissima. Ed in attesa che l’aritmetica lo consacri per la terza volta di fila sovrano indiscusso del Circus, l’olandese volante andrà a caccia di nuovi successi e nuovi record destinati a cadere uno dopo l’altro, regalando emozioni ai suoi tifosi, più che a se stesso. Il suo temperamento glaciale lascia poco spazio agli eccessi di felicità ed ai picchi di adrenalina. Per lui la parola vittoria si coniuga con normalità. E’ stato programmato così da papà Jos. Ci ha stupito sentirgli dire che durante l’inno nazionale olandese suonato prima del via, gli è venuta la pelle d’oca. Un risvolto umano davvero insolito per un terminator.
Sedile saldo? Poco tempo fa, Helmut Marko, figura molto eminente della Red Bull Racing, interrogato in merito alla crisi di Sergio Perez ha lasciato intendere che non essendoci valide alternative nella filiera Red Bull, il messicano non sarebbe stato sostituito nel breve termine. Condizione a cui s’è aggiunto l’infortunio capitato a Daniel Ricciardo, il terzo pilota Red Bull promosso dall’Hungaroring titolare sull’Alpha Tauri al posto di Nick De Vries. La presenza di Ricciardo a Milton Keynes era vista da molti come un’insidia per Perez in ottica 2024, ma il sopravvenuto incidente l’ha tolta momentaneamente di mezzo. Infatti, prima Marko e poi Horner hanno ufficialmente riconfermato “Checo” per il prossimo anno. Sebbene i contratti possano cambiare in tempi brevi, al messicano è stata offerta una nuova chance nella speranza che esca dal tunnel. Pur avendo a disposizione la monoposto migliore del lotto, Sergio si trova all’interno di un tritacarne che farebbe a pezzi molti suoi colleghi. I risultati del confronto con Max sono davvero impietosi: su 13 vittorie del team, solo due sono di “Checo”. E se ci mettiamo anche il trattamento poco caloroso riservatogli a Milton Keynes, si spiega lo scoraggiamento. Purtroppo malgrado la garanzia ricevuta, Perez non ha brillato neanche nel G.P. d’Olanda concludendo ai piedi del podio. In qualifica s’è piazzato settimo ad 1”3 dal compagno (ennesima mazzata), ma ha tirato fuori gli artigli andando in testa mentre la pioggia flagellava la prime tornate: giusta la sua sosta al 2° giro per passare dalle soft alle intermedie. Poco dopo però, ripreso da Verstappen fermatosi al terzo passaggio, è entrato in azione il pit-wall. Con la pista che andava asciugandosi han richiamato Max per montargli le slick, lasciando fuori “Checo” una tornata in più; una mossa che ha consegnato la leadership all’olandese. Da li in avanti Perez è andato eclissandosi col morale sotto le suole. Quando è tornata la pioggia è andato in palla. Ha perso il controllo della RB19 mentre rientrava in pit-lane beccandosi 5” di penalty per aver superato i 60km/h. Ed infine al 63esimo giro è andato lungo alla curva 1 (la famosa Tarzan) sfiorando le barriere col retrotreno rientrando in pista dopo aver percorso per un tratto la via di fuga in contromano. Per sua fortuna non è stato ulteriormente sanzionato. Ha chiuso quarto alle spalle dell’Alpine di Galsy.
Rieccola! E’ sbarcata a Zandvoort dotata di un nuovo pacchetto aerodinamico mostratosi subito efficace. Condizione che ha permesso a Fernando Alonso di riportare l’Aston Martin sul secondo gradino del podio; una posizione a cui era abbonato nella prima parte della stagione. Forte di una monoposto tornata competitiva, lo spagnolo è partito dalla seconda fila ed alla prima tornata ha compiuto un sorpasso capolavoro impallinando alla curva 3 (sopraelevata) Albon e Russell salendo terzo. Ha disputato una corsa intelligente grazie al suo enorme bagaglio d’esperienza, mettendosi nelle condizioni di giocarsi il successo nel rush finale. In cuor suo Fernando sperava di beffare Max, ma nel vedere l’orange prendere il largo non ha voluto rischiare più di tanto pensando ad incamerare punti preziosissimi ai fini della classifica sia piloti che costruttori. D’altro canto l’Aston Martin può contare solo sui risultati dell’asturiano, visto che Lance Stroll risulta quasi sempre tra i non pervenuti. “La macchina oggi volava – ha dichiarato Fernando – era molto competitiva e facile da guidare. In queste condizioni hai bisogno di avere una vettura di cui ti puoi fidare ed oggi mi sono fidato e divertito.” Porta la firma di Alonso anche il giro veloce in 1’13”837 conseguito al giro 56.
Inossidabile Lewis. Solitamente la Mercedes ci ha abituati a capitalizzare la domenica il lavoro dei giorni precedenti, invece in Olanda non è stato così. E’ stato un week-end dai due volti con Lewis Hamilton in difficoltà il sabato ed in risalita la domenica. Mentre George Russell se ha brillato in qualifica issandosi in terza piazza, è crollato in gara chiudendo ai box dopo il secondo via. L’ottimismo manifestato da Hamilton il venerdì dopo le libere, è venuto meno il sabato pomeriggio, quando il britannico s’è trovato in grossa difficoltà nel portare in temperatura le gomme. Morale, è stato escluso dalla Q3, sprofondando in settima fila col 13esimo tempo. “Oggi c’era tanto traffico, ma in generale ero solo lento – ammetteva il britannico – La macchina non mi dava le stesse sensazioni che ho avuto dopo le libere 1 e 2 in cui si era comportata benissimo. Abbiamo fatto alcune modifiche pensando che sarebbero andate nella giusta direzione, invece non hanno funzionato.” Da qui la scelta di partire con le medie per uscire alla distanza. Ed alla fine in un mare di imprevisti, l’eptacampione ha rimontato alla grande sfoderando il suo know-how e giungendo in porto con un sesto posto che gli ha permesso di tenere in piedi la baracca, alla faccia dei leoni della tastiera che l’anno scorso lo davano per bollito. Otto punti utilissimi, con cui la “Stella a Tre Punte” avanza nella graduatoria costruttori in veste di seconda forza, insidiata dall’Aston Martin. “Se devo essere sincero avremmo potuto lottare con Max – sottolinea Hamilton nel post-gara – in particolare quando la pista s’è asciugata, penso che il passo non fosse così lontano. Con ciò non dico che lo avremmo battuto, ma credo che saremmo andati vicino.” Per Russell invece, quelle soluzioni (diverse da Hamilton) che parevano azzeccate, si sono rivelate un flop aggravate da una strategia infelice. Nel momento in cui è arrivato il primo acquazzone, il suo box ha deciso di lasciarlo in pista più del previsto con le slick: un autogol che l’ha escluso dalla battaglia per il podio. George s’è visto costretto a ricorrere alle gomme hard auspicandosi che la gara si trasformasse in una girandola. Speranza vana, naufragata nel finale con una foratura dopo un contatto con Norris che l’ha mandato definitivamente al tappeto.
“Allonsanfan!” Dopo la recente “rivoluzione francese” scatenata da Luca De Meo, presidente ed amministratore delegato di Renault, l’Alpine ha ritrovato il podio grazie al terzo posto di Pierre Gasly, partito dodicesimo. Il 27enne transalpino si rivede nel trio di testa dopo un’assenza lunga 50 G.P. e ciò malgrado un penalty di 5” per non aver rispettato il limite di velocità in corsia box. Alle 15 lunghezze di Gasly si somma il punto del suo compagno Esteban Ocon che ha chiuso la top-ten. Un risultato che fa morale e che lancia la compagine d’oltralpe all’inseguimento della McLaren, avanti 38 punti tra i costruttori. A nove round dal termine, la lotta per la quinta posizione è ancora aperta.
Doccia fredda. Francamente dalla McLaren-Mercedes ci si attendeva di più dato il potenziale e dopo la performance ottenuta da Lando Norris in qualifica. Un tempone che ha fatto assaporare per la pole al team di Woking. Poi, man mano che la pista ha cominciato ad asciugarsi “Super Max” ha piazzato il giro monstre che ha lasciato Lando a mezzo secondo. Quasi rassegnato il 23enne di Bristol ha commentato:” In queste condizioni il secondo posto è un buon risultato. Chiaramente speri sempre che Max commetta uno sbaglio, ma non lo fa mai.” In partenza Norris non è riuscito a sorprendere Verstappen, procedendo con le slick sul bagnato troppo a lungo (come Russell) e così la grossa opportunità di partire in prima fila è stata vanificata da un opaco settimo posto finale. Non meglio è andata al suo compagno Oscar Piastri. Qualificatosi solo ottavo, ha avuto un contatto con Leclerc alla prima tornata e poi è stato sfortunato in occasione del pit-stop effettuato al giro 16, appena prima dell’intervento della safety-car, complice l’incidente della Williams di Sargeant in curva 8. Da notare però che l’australiano aveva dovuto riparare ai box per aver consumato le gomme con un bloccaggio durante un tentato sorpasso. Il nono posto ottenuto sotto la bandiera a scacchi, colloca comunque Piastri in zona punti, ma è indubbio che il bottino della McLaren sia stato troppo parco.
Oro colato. Un pilota classificatosi quinto ed una vettura ritirata. Con questo bilancio la Ferrari se ne torna a casa dai Paesi Bassi. Ad arpionare gli unici punti della Rossa è stato Carlos Sainz, che malgrado gli eterni problemi della sempre più enigmatica SF-23, ha lottato come un gladiatore. Sesto in griglia, ha cambiato le gomme dopo due passaggi, per poi restare agganciato al gruppo di testa sino al termine, nonostante il caos e le relative insidie sempre in agguato. Ha resistito all’assalto finale di un tenace Hamilton ed i 10 punti ottenuti sono tanta roba per la Ferrari vista a Zandvoort. Sembrerà un paradosso dal momento che parliamo della Ferrari, ma la situazione è questa. “Penso di aver massimizzato tutto in questo weekend – ha illustrato Sainz -Abbiamo lottato per tutta la corsa con macchine molto più veloci di noi durante i tre giorni. E pure in condizioni miste come quelle di inizio gara abbiamo fatto la differenza.” Di umore nero Charles Leclerc, che marca uno zero pesante. Il monegasco s’è trovato in difficoltà sin dal venerdì come Carlos, ma a differenza del madrileno deve essersi innervosito e nel corso della Q3, nella ricerca affannata di un acuto, ha sbattuto in curva 9 dopo esser scivolato all’esterno. “La vettura passava di continuo dal sottosterzo al sovrasterzo – confessa il ferrarista – Era proprio difficile guidarla.” Malauguratamente la sua Via Crucis non era finita li. Appena dopo lo start ha avuto un contatto con Piastri, che seppur leggero gli ha rovinato l’ala anteriore ed a sua volta il fondo. Nell’immediata ed improvvisa sosta ai box per calzare le intermedie, ha dovuto attendere più del previsto (circa 8”) perché le gomme verdi non erano pronte. Una volta in pista, il “Principino” si rendeva conto della gravità del danno subito nella toccata con la McLaren: aveva perduto 60 punti carico. Al volante di una Rossa spuntata, il monegasco non ha potuto difendersi dagli attacchi dei rivali: superato anche da Magnussen e dal debuttante Lawson. Una torturata a cui s’è posto fine col ritiro avvenuto al 41esimo dei 72 giri previsti. “Un piccolo urto ha fatto un grande danno”. Così Charles ha commentato la giornata storta. Sfortune a parte, Zandvoort ha evidenziato i limiti della SF-23, confermando ancora una volta i guai che incontra su un tracciato ad alto carico. Un film visto recentemente in Ungheria e se pensiamo che questi guai persistono dopo 13 gare, c’è poco da illudersi. Il team principal Frederic Vasseur ha parlato di un fine settimana caotico aggiungendo:” In queste condizioni possiamo sempre dire che potevamo fare un lavoro migliore, ma potevamo anche raccogliere meno punti. Penso che Carlos abbia svolto un buon compito.” L’attenzione del Cavallino ora si sposta su Monza, una trasferta delicata, l’ultima spiaggia per ottenere un risultato che dia un senso a questa annata deludente e poi si volterà pagina. Nel corso della conferenza stampa di giovedì, Enrico Cardile ha fatto la sua prima uscita nel ruolo di responsabile tecnico della Scuderia modenese ed ha ammesso che il progetto della 676 non avrà nulla in comune con la macchina attuale, che seguiva le linee guida della precedente F1-75.” Sviluppando la SF-23 ci siamo resi conto che alcune scelte relative all’architettura del progetto non erano corrette – ha spiegato Cardile – e sono state un limite per lo sviluppo. Stiamo realizzando un’auto completamente nuova, con un telaio ed un design diverso, il retrotreno sarà inedito per consentire al nostro reparto aerodinamico di sviluppare meglio il progetto.” In merito a Monza, fare un pronostico non è semplice, il calore e l’entusiasmo del popolo del Cavallino non mancheranno, però non sono in grado di ribaltare i valori tecnici, anche se Vasseur confida:” il tracciato ha tutt’altre caratteristiche e spero di poter conseguire un risultato diverso da quest’ultimo.”
La formichina. Dopo la sorpresa del quarto crono ottenuto in qualifica, Alexander Albon è entrato nella top-ten con un ottimo ottavo posto a riprova del grande lavoro che sta svolgendo con la Williams-Mercedes. Degna di nota anche la decima piazza in griglia di Logan Sargeant, primo pilota statunitense a qualificarsi tra i primi dieci dopo Michael Andretti nel Gran Premio d’Italia del 1993: trent’anni fa.
Promosso! Reclutato all’improvviso, s’è ritrovato in prima linea dove ha ricevuto il battesimo del fuoco. Liam Lawson, neozelandese di Hastings e cresciuto a Pukekohe, classe 2002, deve aver vissuto un venerdì pomeriggio alquanto movimentato dopo che Daniel Ricciardo è rimasto vittima di un incidente nel corso delle Libere 2 fratturandosi il metacarpo della mano sinistra che l’ha escluso dal G.P. d’Olanda. Operato nei giorni successivi, l’australiano dovrà ora affrontare la riabilitazione e circa il suo ritorno in pista non si possono fare previsioni a breve termine. Lawson che vanta una carriera di tutto rispetto nelle categorie propedeutiche (3° in Formula 2 l’anno scorso con Carlin Motorsport), ha preso in consegna l’Alpha Tauri di Daniel ed ha affrontato completamente a digiuno le Libere 3 sotto la pioggia. Una condizione non certo ideale per l’esordio, per di più su un tracciato impegnativo. Ha compiuto 26 tornate ottenendo il 18esimo tempo con 1’26”343. Nelle qualifiche non ha superato l’asticella della Q1, ma era plausibile dal momento che la sessione ha avuto inizio sul bagnato che ha reso necessario l’utilizzo delle intermedie. E pure la domenica non è stata magnanima con il rookie soprattutto al primo giro, quando scattato dall’ultima fila con le soft, s’è ritrovato sotto il diluvio dopo le prime curve. Eppure Lawson ha tenuto duro fino alla fine senza commettere errori (le circostanze erano critiche) portando a termine il primo G.P. in carriera al 13esimo posto davanti al compagno Yuki Tsunoda finito 16°. Seguiremo con attenzione le sue gesta nelle prossime gare a partire da Monza.
Ordine d’arrivo
1° – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 72 giri
2° – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 3″744
3° – Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 7″058
4° – Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 10″068
5° – Carlos Sainz (Ferrari) – 12″541
6° – Lewis Hamilton (Mercedes) – 13″209
7° – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 13″232
8° – Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 15″155
9° – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 16″580
10° – Esteban Ocon (Alpine-Renault) – 18″346
11° – Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 20″087
12° – Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 20″840
13° – Liam Lawson (Alpha Tauri-Honda) – 26″147
14° – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 26″410
15° – Valtteri Bottas (Alfa Romeo-Ferrari) – 27″388
16° – Yuki Tsunoda (Alpha Tauri-Honda) – 29″893
17° – George Russell (Mercedes) – 55″754
Ritirati
Guan Yu Zhou (Alfa Romeo-Ferrari)
Charles Leclerc (Ferrari)
Logan Sargeant (Williams-Mercedes)
Classifica Piloti
1° Verstappen 339 – 2° Perez 201 – 3° Alonso 168 – 4°Hamilton 156 – 5° Sainz 102 – 6° Leclerc, Russell 99 – 8° Norris 75 – 9° Stroll 47 – 10° Gasly 37 – 11° Ocon, Piastri 36 – 13° Albon 15 -14° Hulkenberg 9 – 15° Bottas 5 – 16° Zhou 4 – 17° Tsunoda 3 – 18° Magnussen 2
Classifica Costruttori
1^ Red Bull-Honda 540 – 2^ Mercedes 255 – 3^ Aston Martin-Mercedes 215 – 4^ Ferrari 201 – 5^ McLaren-Mercedes 111 – 6^ Alpine-Renault 73 – 7^ Williams-Mercedes 15 – 8^ Haas-Ferrari 11 – 9^ Alfa Romeo-Ferrari 9 – 10^ Alpha Tauri-Honda 3