Storia

Published on Maggio 26th, 2023 | by Massimo Campi

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26 maggio 1923, nasce la 24 Ore di Le Mans

 

il 26 m1923lemans24hr_01memaggio del 1923 partiva la prima edizione della 24 Ore di Le Mans, una gara che resisterà nel tempo e scriverà alcune tra le pagine più importanti dello sport.

L’idea nasce nel novembre del 1922, ed il regolamento emanato dall’Automobile Club de l’Ouest era piuttosto semplice e prescriveva principalmente che le vetture fossero conformi a quelle presenti nei cataloghi delle varie case e presentassero tutti gli accorgimenti obbligatori per una vettura da normale turismo.

La gara doveva servire per dimostrare l’affidabilità delle vetture turismo dell’epoca, che ancora facevano fatica a diffondersi tra la gente. Inizialmente si era pensato ad una prova di sole otto ore, di cui la metà da disputarsi durante la notte al solo scopo di spingere i costruttori a perfezionare le loro apparecchiature elettriche, ma venne poi scelta una durata di 24 ore proprio per evolvere i mezzi meccanici verso l’affidabilità. Nell’intenzione degli organizzatori, che misero in palio la Coppa Rudge-Whitworth, il trofeo da vincere sarebbe stato triennale, assegnato in base ai risultati di tre anni consecutivi.

I promotori di questa iniziativa erano Charles Faroux, Emile Coquille e George Durand. Faroux era un giornalista, Durand, il Segretario generale dell’Automobile Club de l’Ouest e Coquille donò la Coppa Rudge-Whitworth.

Trentacinque vetture chiesero l’iscrizione alla gara. La maggioranza delle vetture e dei piloti, (59 su 66 partenti) erano di nazionalità francese. Il tracciato, di 17,262 km era creato chiudendo le strade normalmente aperte alla viabilità. Già allora era simile all’attuale, situato a sud di Le Mans, verso Tours.

Al via vennero ammesse 33 vetture allineate in base all’ordine cronologico di iscrizione. La gara iniziò alle ore 16.00 sotto una violenta grandinata, tramutatasi poi in pioggia battente per ben 4 ore, un terzetto di Chenard & Walcker e l’unica Bentley 3 Litre presente, andarono subito al comando guidando la corsa.

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Nonostante gli sforzi degli organizzatori per rendere il circuito scorrevole, la sede stradale in terra battuta si riempì ben presto di buche e di fango. Tutte le vetture, tranne due, erano prive di tetto, solo alcune disponevano di parabrezza o di copertura in tela dell’abitacolo. Come se non bastasse, nel tentativo di ridurre il peso, le vetture montavano parafanghi elementari e poco avvolgenti, nessuna vettura disponeva di tergicristalli e la maggior parte dei piloti guidò anche senza occhialoni protettivi poiché sporcandosi facilmente di fango, limitavano la visibilità.

La Bentley era l’unica vettura a disporre di un impianto frenante solo sull’asse posteriore, un dettaglio tecnico rivelatosi insufficiente e penalizzante; per risparmiare peso non aveva a bordo ruote di scorta, riuscendo poi a completare la gara senza mai cambiare le ruote.

Dopo 3 ore di gara iniziarono le prime soste per i rifornimenti. I regolamenti imponevano solo due piloti per auto, di cui solo uno poteva lavorare sulla vettura mentre era ferma ai box.

Durante le fasi notturne, numerose auto riportarono danni ai loro impianti di illuminazione, inconvenienti causati dai sassi che spesso venivano sollevati dalle vetture mentre percorrevano la pista in terra battuta, sovente anche i serbatoi di benzina subivano forature.

Al termine risultò vincitrice una Chenard & Walcker da circa 3 litri di cilindrata ad una media di poco superiore ai 92 km/h. La vettura era condotta da André Lagache e René Léonard, ingegnere della stessa casa il primo e capo collaudatore il secondo. I vincitori, in 24 ore, percorsero 128 giri per un totale di 2.209,536 km, distanziando il secondo classificato di 4 giri.

La gara ebbe successo e da allora la 24 Ore di Le Mans è diventata la maratona che tutte le case costruttrici vogliono vincere.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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