Published on Febbraio 20th, 2023 | by Massimo Campi
0Fia-Liberty Media: braccio di ferro continuo
Di Carlo Baffi
Alla vigilia del Mondiale, s’inasprisce il confronto nelle stanze del potere.
Mancano meno di due settimane all’inizio del 74esimo Campionato del Mondo di Formula Uno. Si sono alzati i veli dalle nuove monoposto, le quali attendono di scendere in pista nella prima sessione di test collettivi in programma dal 23 al 25 febbraio prossimi in Bahrain sul circuito di Sakhir, che sarà pure sede del primo Gran Premio stagionale. Ma se finora i motori hanno taciuto, a far rumore sono stati i batti e ribatti tra la Federazione Internazionale e Liberty Media, le due entità che governano il Circus. Una lotta di potere che ultimamente s’è inasprita tra potere politico ed economico con punzecchiature continue attraverso interviste e social. Nei giorni scorsi il Presidente della Fia Mohammed Ben Sulayem, in carica da fine 2021, ha annunciato che le attività legate alla Mondiale F.1 saranno gestite direttamente da due suoi stretti collaboratori, ovvero Nikolas Tombazis per la parte tecnica e Steve Nielsen per quella sportiva. Un passaggio che a detta del massimo esponente federale rientra nell’ambito della riorganizzazione da lui messa in atto. Secondo il 61enne manager degli Emirati Arabi, come ha rivelato in un’intervista pubblicata dal quotidiano britannico “Daily Mail”, il suo target è quello di essere un presidente non esecutivo avvalendosi di un gruppo di dirigenti, in modo che egli possa focalizzarsi su aspetti strategici più ampi. In effetti il nuovo organigramma, sul modello di un’azienda moderna, ha portato non poche novità a partire dalla figura del CEO, la44enne americana Natalie Robyn. Un ruolo cruciale che viene affidato ad una figura femminile, per assicurare una maggior solidità finanziaria a tutta la struttura, in pratica è chiamata ad aumentare e differenziare i ricavi. Ma al di là di queste spiegazioni, qualcuno ipotizza che Ben Sulayem abbia fatto un passo indietro in un momento delicato tra Fia ed F.1 Group. Un legame che da tempo scorre sul filo del rasoio, peggiorato a causa dei malumori dell’ultimo bimestre. Partiamo dal provvedimento introdotto lo scorso dicembre dalla Federazione secondo cui a piloti e membri dei team, per tutte le categorie, sarà vietato prendere pubblicamente posizioni personali in merito a questioni politiche, sociali e religiose nell’ambito degli eventi organizzati dalla Federazione Internazionale. Una decisione che non è stata particolarmente gradita dai diretti interessati, non a caso durante la recente presentazione della nuova Mercedes W14, Lewis Hamilton sempre sensibile all’argomento, ha ribadito che nulla gli impedirà di esprimersi su certe questioni che lo interessano, sottolineando che una responsabilità dello sport è quella di occuparsi di tematiche importanti al fine di sensibilizzarle all’opinione generale. Da un altro lato occorre però comprendere la posizione della Fia, che essendo stata riconosciuta come federazione olimpica, deve applicare il Codice Etico del Comitato a cinque cerchi. Inoltre, girando per il mondo, il Circus fa tappa in paesi dove potrebbero sorgere problemi diplomatici, così come con certi main sponsors locali. Liberty Media, ha preso subito le distanze da questa nuova normativa e per voce del Ceo Stefano Domenicali ha dichiarato che non metterà mai il bavaglio ai piloti:” La linea del nostro sport – ha proseguito Domenicali – è quella di dare a tutti la possibilità di parlare nel modo giusto, non con toni aggressivi ed offensivi, ma con rispetto.” Una critica è giunta anche da Christian Horner, il Team Principal della Red Bull, secondo cui i piloti devono poter esprimere il proprio pensiero e non devono essere considerati degli automi. In conseguenza di tutto ciò, la Fia ha in parte corretto il tiro con un comunicato del 17 febbraio nel quale chiarisce cosa sarà permesso, cosa no e che per alcuni annunci dovrà essere dato l’ok un mese prima dell’evento. Ma le polemiche a distanza hanno riguardato altri fronti. Ai primi di gennaio, in merito all’entrata nel Circus dell’ undicesimo team (il Patto della Concordia ne prevede un massimo di 13), quello di Andretti supportato dalla Cadillac e quindi dalla General Motors, Ben Sulayem ha espresso via social la sua sorpresa di fronte alla levata di scudi molto compatta delle squadre:” Simili manifestazioni di interesse da parte di mercati in crescita aggiungono varietà e contribuiscono all’ampliamento del fascino della F.1”. E dulcis in fundo ecco che dopo un paio di settimane, il Presidente ha nuovamente fatto sentire la propria voce riguardo all’interesse del Public Investment Fund ad acquistare la massima formula. Parliamo di un munifico fondo sovrano dell’Arabia Saudita che avrebbe offerto una cifra intorno ai 20 miliardi di dollari. Ebbene attraverso Twitter, Ben Sulayem ha così commentato:” In qualità di custode dello sport motoristico, la Fia, in quanto organizzazione senza scopo di lucro, è cauta riguardo ai presunti prezzi gonfiati di 20 miliardi di dollari applicati alla F.1. A qualsiasi potenziale acquirente si consiglia di applicare il buon senso, di considerare il bene superiore dello sport e di presentare un piano chiaro e sostenibile, non solo un sacco di soldi. E’ nostro dovere considerare quale sarebbe l’impatto futuro per i promotori in termini di aumento delle tariffe di hosting e di altri costi commerciali e qualsiasi impatto negativo che potrebbe avere sui fan.” Ora, teniamo ben presente che quando nel settembre del 2016 Liberty Media acquistò il “giocattolo” di Bernie Ecclestone, si parlò di un business di circa 8 miliardi di dollari, con un esborso immediato di 4,4 pari ad una quota del 18,7%. La parte restante era rappresentata dai debiti presenti fino a quel momento. Per cui siamo di fronte ad una differenza di cifre notevoli che vengono evidenziate dalle parole del massimo dirigente federale. Ovviamente Liberty Media ha prontamente reagito dichiarando che le frasi in questione vanno oltre i limiti dell’accordo in essere con la Fia e dei suoi diritti contrattuali, aggiungendo che la Federazione è responsabile dei danni subiti dalla stessa Liberty Media. Inoltre viene ribadito che:” la Formula 1, ha il diritto esclusivo di sfruttare i diritti commerciali del Campionato del Mondo Fia F.1. I post dell’account ufficiale del presidente della Fia sui social media ci ostacolano in modo inaccettabile. La Fia ha un ruolo minimo nella gestione della proprietà della F.1. Qualsiasi altro suggerimento, o il suggerimento che un potenziale acquirente della Formula 1 debba consultarsi con la Fia non è corretto. Ci auguriamo che non sia necessario sollevare nuovamente la questione.” Della serie patti chiari, amicizia lunga e niente invasioni di campo. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, s’è appreso che Liberty Media abbia fatto intervenire i propri legali i quali hanno scritto una lettera molto esplicita alla controparte. E’ importante ricordare che i diritti commerciali del Circus furono ceduti dalla Fia, presieduta da Max Mosley alla Fom di Ecclestone, controllata allora dal Formula One Group (oggi gestito da Liberty Media) intorno alla fine degli anni novanta per la bellezza di centodieci anni, di conseguenza carta canta. D’accordo, i tempi sono cambiati, i costi di gestione hanno subito un’impennata e la Federazione, che non sta vivendo un momento particolarmente florido, punta ad ottenere più soldi dal potere economico. Le prese di posizione di Ben Sulayem mirano a rivendicare un ruolo non certo subalterno del suo gruppo, per contro Liberty si fa forte del fatto di aver rilanciato un prodotto che dopo anni di crisi si è ampiamente rivalutato grazie ad azzeccate manovre di marketing, che hanno fatto breccia tra i giovani. L’interesse verso i Gran Premi è cresciuto e molti paesi si stanno facendo avanti per entrare in calendario, con grande gioia dei team sempre felici di rimpinguare le loro casse. Sulla spinta di Liberty Media, le gare a stelle strisce sono salite a tre, oltre ad Austin e Miami quest’anno si aggiungerà Las Vegas, penultimo appuntamento del Campionato, che si prefigura già come un successo in una cornice sfarzosa. Speriamo che non sconfini nel kitsch visto in Florida; ricordiamoci l’acqua di plastica su cui poggiavano degli yacht veri nel finto porto allestito intorno a bordo pista. Battute e buon gusto a parte, “pecunia non olet” e proprio facendo fede a questo famoso detto, non va sottovalutato il ruolo del Presidente. A fronte degli eventi organizzati oltre oceano in cui Liberty Media figura come promoter (segnale da non sottovalutare), ce ne sono pure quattro in medio oriente: Barhain, Arabia Saudita (candidata ad ospitare un secondo G.P.), Qatar ed Abu Dhabi. Paesi che sono geograficamente sotto l’influenza di Sulayem e quindi alla Fia. In sostanza, anche se il Formula One Group è forte di un contratto, è sconsigliabile per tutto il movimento giungere ad un punto di rottura. Lungi da noi l’idea di una minaccia di scissione, in cui a nostro avviso ci perderebbero tutti in un momento in cui le azioni della F.1 sono in netto rialzo. Logico che il futuro non sarà rose e fiori e la sete di soldi e quindi di potere dei due schieramenti non si farà da parte. Aspettiamoci quindi un mondiale vivace non solo in pista, ma pure nelle stanze dei bottoni dove non mancherà qualche colpo basso da guerra fredda.