Personaggi

Published on Gennaio 2nd, 2023 | by Massimo Campi

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Pelè e la Formula Uno

 

Di Carlo Baffi

La recente scomparsa di Edson Arantes do Nascimento, al secolo Pelè, ha colpito il mondo intero. Quest’uomo non era solo un mito del calcio, ma dello sport in generale. Era un simbolo per il Brasile dove era stato ribattezzato non a caso, “O’ Rey”. Nel suo amato paese sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, come accadde per un’altra grande leggenda verde-oro: Ayrton Senna da Silva. Il tre volte iridato morto a Imola in seguito ad un terribile schianto il primo maggio del 1994. Due icone eterne, inossidabili che avevano in comune il talento innato dei fuoriclasse e la passione l’uno per il calcio e l’altro per il motorsport. Discipline tanto diverse, ma capaci di richiamare l’attenzione del grande pubblico che poi contribuisce a creare i miti. Senna e Pelè lo erano e furono pure una sorta di trait d’union tra il pallone ed il volante. Nel ’94, quando l’undici brasiliano vinse i mondiali di calcio negli Stati Uniti ai calci di rigore contro l’Italia di Arrigo Sacchi, non mancò la dedica ad Ayrton scomparso pochi mesi prima. Durante i festeggiamenti per il quarto titolo iridato, i giocatori della Seleçao esibirono uno striscione con la scritta: “Senna…aceleramos juntos, o tetra è nosso!”. Un pensiero profondo che non necessita di ulteriori commenti. Pelè, dal canto suo non nascose mai la sua attrazione per le corse, facendo piĂą apparizioni sul popolare tracciato di Interlagos in occasione del Gran Premio del Brasile. Nel 2000 salì sul podio per consegnare il trofeo del vincitore a Michael Schumacher, che aveva preceduto la McLaren-Mercedes di Couthard e la Benetton-Supertec del nostro Fisichella. Il ferrarista parlò di una sensazione stupenda:” Io amo il calcio, si sa e Pelè è tutta la storia di questo sport.” Il futuro pentacampione ricambiò subito l’accoglienza della “Perla Nera” invitandolo ad Imola, dove si sarebbe corso il Gran Premio di San Marino quindici giorni dopo. Trascorsero due stagioni ed ecco che il 31 marzo, “O’ Rey” ebbe l’onore di sventolare la bandiera a scacchi al termine della gara di casa.

Era il periodo in cui il Cavallino dettava legge e Schumi centrò l’ennesimo successo che lo avrebbe lanciato verso la conquista della sua quinta corona. Alle sue spalle giunsero il fratello Ralf al volante della Williams-Bmw e Coulthard con la McLaren-Mercedes. In quell’occasione, Pelè fu protagonista di un curioso aneddoto mancando clamorosamente l’arrivo degli Schumacher’s Brothers, i quali piombarono sul traguardo come due fulmini sorprendendolo: erano divisi soltanto da 588 millesimi. Pelè calò il drappò solo al passaggio del terzo classificato. Il tutto in mondovisione … ovviamente. L’edizione 2006 del Gran Premio paulista verrà invece ricordata in quanto Schumacher indossò per l’ultima volta la tuta della Ferrari. Il teutonico si giocava le ultime chances per vincere l’ottavo titolo contro la nuova stella Fernando Alonso. Se il giovane iberico ebbe la meglio, al Kaiser andò l’onore delle armi per aver disputato una prova maiuscola, purtroppo per lui condizionata dalla sfortuna. Partito solo dalla quinta fila complice un problema in qualifica, fu artefice di una doppia rimonta con sorpassi da manuale che gli permise di chiudere quarto a ridosso del podio. La vittoria fu appannaggio di Felipe Massa, suo compagno di squadra nonché idolo locale, impostosi davanti ad Alonso e Button. Prima del via però, il “Barone Rosso” incontrò sulla griglia Pelè che gli consegnò una coppa speciale come riconoscimento alla carriera, una cerimonia immortalata da cameramen e fotografi. Il giorno dopo, la “Perla Nera” avrebbe compiuto 66 anni: una festa nella festa. Momenti significativi che fanno parte della storia del Circus, che oggi non ha fatto mancare il proprio cordoglio per la morte di “O’ Rey”. Puntuali sono arrivati i messaggi dal Presidente e Ceo Stefano Domenicali e da Lewis Hamilton.  L’anno precedente, “Hammertime” aveva ricevuto in dono la maglia del numero dieci della nazionale verde oro indossata ai mondiali messicani del 1970, con tanto di autografo. Pelè era rimasto colpito dall’impresa firmata dal sette volte iridato della Mercedes, sottolineando di avere apprezzato tantissimo nel vedere Lewis sventolare il vessillo brasiliano sul podio di Interlagos. Oggi il britannico ha scritto che l’eredità di Pelè ispirerà tutti quanti “sempre e per sempre”.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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