Storia

Published on Dicembre 18th, 2022 | by Massimo Campi

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La strana fine di Mr. Chapman

 

Di Carlo Baffi

L’improvviso decesso del geniale proprietario della Lotus il 17 dicembre 1982. Una scomparsa avvolta da scandali, arresti, segreti e misteri mai chiariti.

E’ la mattina del 17 dicembre del 1982, quando sulle prime pagine dei giornali campeggia la notizia della morte di Anthony Colin Bruce Chapman. Il fondatore e presidente del gruppo Lotus Engineering, la blasonata scuderia d’oltre Manica, nata nel 1952 che ha scritto pagine leggendarie del motorsport. A soli 54 anni, un arresto cardiaco ha spezzato la vita di uno dei costruttori più geniali e vincenti dell’automobilismo sportivo. Alla guida delle sue monoposto hanno trionfato fuoriclasse del calibro di Clark, Hill, Rindt, Fittipaldi, Andretti, Peterson ed il nostro Elio De Angelis, salutati dal patron che sulla linea del traguardo lanciava in aria quel cappellino del team: un rito che entrò nella storia. Parliamo del padre di alcune delle più innovative soluzioni tecniche ammirate in pista (a volte anche troppo esasperate), nato ad Hornsey il 19 maggio del 1928. Una scomparsa che però inizia a quasi subito a tingersi di giallo. Ma procediamo con ordine facendo fede alla cronaca. Nella tarda serata di mercoledì 15, Chapman sta rientrando da Parigi dove ha preso parte ad una riunione della Foca insieme a Fred Bushnell il suo consigliere finanziario. Sono a bordo dell’aereo privato di Colin, un Cesna Cancellor ad elica, con ai comandi Don Peak il pilota della società, che destinazione Norwich, il campo di atterraggio sito a pochi passi dalla sede della Lotus. Stranamente però nessun addetto ai lavori dell’aeroporto ricorda di aver visto Chapman il quale si reca immediatamente nella sua residenza di East Carleton Manor ad una decina di chilometri, in quanto non si sente bene.

Le sue condizioni peggiorano nella notte, la moglie Hazel chiama il medico di famiglia che al suo arrivo trova il cadavere. Secondo la prassi britannica, il medico stesso potrebbe stilare il certificato di decesso, ma visto le circostanze ritiene opportuno avvertire la polizia locale, che ordina l’autopsia della salma il giorno stesso. Perché mai occorre accertare le cause della morte? E perché c’è chi avanza perfino l’ipotesi di un suicidio? Intorno all’accaduto emerge un elemento curioso risalente a pochi giorni prima quando “Mister Lotus” si era sottoposto ad un’accurata visita medica per conto dei Lloyds di Londra a fronte del rinnovo della polizza sulla vita ed era risultato in ottima forma. Gli interrogativi dovrebbero venir meno con la relazione stilata dal perito necroscopico del Norfolk and Norwich Hospital, il quale conferma la diagnosi di crisi cardiaca, specificando che si è trattato di una “crisi cardiaca acuta determinata da ischemia ateromassica delle arterie coronariche.” Si esclude dunque la tesi del suicidio, ma vien da chiedersi per quale motivo un personaggio del calibro di Chapman, all’apice del successo, titolare di una delle factory automobilistiche più prestigiose e vincenti al mondo avrebbe dovuto farla finita? In realtà, non è tutto oro quello che luccica e qualche problema societario c’è. I bilanci della Lotus Cars non sono floridi, anzi e negli ultimi periodi stanno accusando gravi perdite, con le azioni in costante ribasso. Il deficit sarebbe legato al crack finanziario della DeLorean Motor Company, la fabbrica di auto di lusso creata in Irlanda del Nord da un imprenditore statunitense, John DeLorean, salito alla ribalta grazie al risanamento della General Motors ed alla rinascita della Pontiac. Ma cosa unisce questo individuo a Chapman? La risposta ha un nome: DMC-12. Trattasi di una dream car venduta a 12mila dollari spinta da un motore V6 Peugeot Renault Volvo, con l’apertura delle portiere ad ali di gabbiano, le cui linee della carrozzeria portano la firma del noto design Giorgetto Giugiaro. Un progetto ambizioso il cui primo prototipo viene alla luce nel 1976, che però manifesta ben presto problemi legati alla tecnologia produttiva che rende necessaria una revisione ingegneristica dei processi di lavorazione al fine di rispettare le scadenze. Ecco quindi che entra in gioco la Lotus, fresca del dominio in F.1 con il titolo conseguito da Andretti. Siamo nel 1978 ed il compito della factory di Ketteringham Hall è quello di eseguire gran parte dei lavori e Chapman ottiene un prestito dal governo britannico di alcune decine di milioni di sterline versati dall’American Express Bank per costruire uno stabilimento a Dunmurry, un’area degradata di Belfast. Oltre a questi si aggiungono altri 15 milioni di dollari arrivati da DeLorean tramite un istituto bancario di Panama. Ma tutto si complica. Se nel biennio ’79-’80 la Lotus ha incassato 12 milioni di sterline all’anno dalla DeLorean, ora con il fallimento il piatto piange. Ai primi di dicembre ’82, la perdita ammonta a 109mila sterline relative all’esercizio 1981; rosso del 1980 era di ben 739mila. Sempre nell’82, DeLorean viene arrestato all’aeroporto di Los Angeles dopo che nella sua valigetta vengono ritrovati oltre 20 chili di cocaina. Non a caso a detta delle indiscrezioni, buona parte dei proventi destinati alla Lotus proverrebbero dal traffico di stupefacenti. Grazie ad una magia della difesa, DeLorean verrà scagionato in quanto vittima di una trappola tesagli dai federali, travestiti da trafficanti. Questi l’avrebbero indotto a comprare la partita di droga con un’offerta molto conveniente, mettendolo nella condizione di rivenderla e recuperare il denaro per sanare le casse dell’azienda. Una mossa che evita al tycoon il carcere, ma non la messa in liquidazione della società, già in amministrazione controllata. Un fallimento che si ritorce contro i centoquaranta piccoli azionisti che avevano investito circa nove milioni di dollari e che di conseguenza avrebbe prodotto un effetto domino anche su Chapman. E quando l’American Express Bank sollecita il pagamento di un milione e 200mila sterline di interessi passivi sul prestito fatto, l’inglese ammette che i soldi non ci sono. E dove sono finiti? I sospetti si indirizzano verso i cosiddetti paradisi fiscali, dove il manager avrebbe un proprio conto segreto.

Da sottolineare che due settimane dopo la scomparsa del costruttore, avrebbe dovuto tenersi l’assemblea nazionale degli azionisti della Lotus Cars ed inevitabilmente sarebbero emerse tutte le grane di una gestione un po’ troppo creativa. L’unica persona che poteva essere a conoscenza di certe manovre era la segretaria privata del business-man, ma guarda caso si è volatilizzata nel nulla. Strano eh…E c’è di più, quando Andretti, Fittipaldi ed altri piloti chiedono alla famiglia di poter partecipare alle esequie, si sentono rispondere di restare a casa perchè queste si sono tenute in forma privata ed è già avvenuta la tumulazione della salma. In pratica, nessuno ha potuto vedere il corpo di Chapman ad eccezione dei famigliari e del medico, che risulta anch’egli irreperibile. Per quale motivo vi sono così tanti segreti? Una bella domanda intorno alla quale comincia ad aleggiare la teoria tanto stravagante, ma non impossibile di una finta morte, per sfuggire alle maglie sempre più strette della giustizia. Chapman correva il rischio concreto di subire una condanna non inferiore a dieci anni di carcere. Intanto sotto il profilo societario la Lotus guarda avanti. Alla presidenza del gruppo viene nominato Bushnell, mentre le redini del team vengono prese dal direttore sportivo Peter Warr, secondo cui l’attività sportiva proseguirà regolarmente rispettando i desideri dell’ex patron. Buoni propositi che devono sempre fare i conti con lo scoperto di bilancio, ma i programmi proseguono ottenendo risultati di rilievo, in particolare grazie ad una nuova stella: il brasiliano Ayrton Senna da Silva. Proseguiranno sino al 1994, quando dopo aver imboccato il viale del tramonto la scuderia abbandonerà il Circus. Nel frattempo però il caso-Chapman ha continuato a tenere banco assumendo pure i contorni della spy-story in puro stile James Bond. Un documentario della Bbc inglese datato 1983, sposa la tesi della fuga oltreoceano col malloppo. Per capire se ci sia e dove si trovi il fantomatico tesoro nascosto (sottratto ai contribuenti del Regno Unito), gli inquirenti mettono sotto torchio Bushnell, che però tace e si becca quattro anni di galera. Nel 1984 il settimanale Autosprint pubblica in copertina la notizia secondo cui l’Fbi e la Dea (Drug Enforcement Agency) starebbero cercando Chapman in Brasile, dove si sarebbe rifugiato dopo essersi sottoposto ad un delicato intervento di plastica facciale al fine di far perdere definitivamente le proprie tracce. Si sospetta pure che “Mr. Lotus” abbia effettuato un versamento di oltre 18 milioni di dollari su un conto panamense, poco prima di passare a miglior vita. E che dire del viaggio a Rio che Hazel Chapman (deceduta lo scorso 14 dicembre 2021 a 94 anni) intraprese nel 1983 per assistere al Gran Premio del Brasile? Il suo soggiorno durò ben quaranta giorni ed agli amici che le offrirono ospitalità, la vedova rispose che non ne aveva bisogno in quanto era insieme ad alcuni conoscenti. Che avesse fatto una visita al marito? C’è chi sostiene di averlo visto sulle tribune di una gara di F.1. Insomma tante voci trasformatesi forse in leggende metropolitane rimaste senza una spiegazione, ma che hanno contribuito a rendere ancora più affascinante la vita di Colin Chapman. L’unico elemento certo è che i soldi non hanno mai più fatto ritorno nelle tasche dei creditori. E la DMC-12 che fine ha fatto? Furono prodotti circa 9200 esemplari, che dopo il tracollo DeLorean vennero venduti sottocosto. E dal 1985, la DMC-12 sarebbe finita sul grande schermo nella pellicola “Ritorno al futuro”, come base per la macchina del tempo costruita da Emmet “Doc” Brown, lo scienziato pazzo protagonista della trilogia campione d’incassi.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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