Storia

Published on Novembre 2nd, 2022 | by Massimo Campi

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Cavallini da Endurance

 

Cinquanta lunghi anni, una attesa lunga mezzo secolo. Ferrari, la fabbrica di Maranello, che ha aspettato tutti questi anni per ritornare a schierare ufficialmente una vettura nella gare di durata. Ora finalmente ci siamo, la 499P, quella “P” che significa “Prototipo” che vuole rimarcare la sua storia, le origini del mito. Si, parliamo proprio di origini, perché una delle prime importanti vittorie della Ferrari è proprio in una gara di durata, anzi nella Gara, quella con la “G” maiuscola ovvero la 24 Ore di Le Mans del 1949, una spedizione quasi in sordina con Luigi Chinetti che va sulla pista della Sarthe con una barchetta 166.

La II° Guerra Mondiale era appena finita, la, Ferrari era una piccola casa appena nata, era rappresentata da alcuni equipaggi “privati”, ma appoggiati dalla casa madre. La più accreditata era la vettura di proprietà di Peter-Michell Thomson, noto come “Lord Seldson”. Essa era la stessa vettura ex-ufficiale, modello 166MM che aveva vinto con Clemente Biondetti la Mille Miglia, costruita attorno al V12 di 1.985cc e 140 cv a 5600 giri/minuto con il cambio a cinque marce. La 17° edizione della maratona francese era la prima dopo il secondo conflitto mondiale. La gara è partita il 25 giugno del 1949, con Lord Seldson correva Luigi Chinetti, che guidò per ben 23 e mezza lasciando al compagno solo mezz’ora di guida. Allo scadere del secondo giro dell’orologio la vettura del cavallino rampante trionfava anche in terra francese dopo avere vinto alla Mille Miglia, entrando prepotentemente nella storia.

Per Maranello sarà la prima di nove vittorie. Ben presto Le Mans diventa terreno di conquista, le case automobilistiche capiscono l’importanza della pubblicità nelle gare di durata e per ritrovare una Ferrari sul gradino più alto del podio bisogna attendere il 1954 con Froilan Gonzalez e Maurice Trintigant al volante della 375Plus. Sono gli anni delle sfide tra le vetture italiane e quelle inglesi, con la Jaguar che investe nella maratona della Sarthe, ma anche con la Mercedes che mette in campo la 300SLR che vince la Mille Miglia del 1955. La tragedia di Levegh mette una funesta bandiera sulla gara del 1955 e contribuirà al ritiro della stella tre punte a fine stagione. Intanto a Maranello stanno preparando la nuova arma per i prototipi di tre litri di cilindrata, la Ferrari 250 Testarossa, che dominerà la scena tra le fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Sono Phil Hill ed Olivier Gendebien ad inaugurare la serie nel 1958 con la Ferrari 250TR58. La serie viene interrotta nel 1959 dall’Aston Martin di Carrol Shelby e Roy Salvadori, ma poi è la Ferrari la vettura da battere che cala le altre sei vittorie consecutive. La serie 250 Testarossa a motore anteriore finisce ancora sul gradino più alto del podio con Phil Hill ed Olivier Gendebien nel 1960, 1961 e 1962 dove vincono con la versione 330.

A Maranello si cambia tecnologia, anche sulle vetture a ruote coperte il motore passa alle spalle del pilota e nel 1963 Ludovico Scarfiotti in coppia con Lorenzo Bandini vincono al volante della 250P, il primo prototipo a motore posteriore della Ferrari ed anche vincitore sul tracciato francese. Sono gli anni in cui inizia la guerra con al Ford Americana che dispone di risorse illimitate e vuole assolutamente conquistare la gara francese e battere il piccolo costruttore italiano con la loro GT40. Ma inizialmente la vettura della Ford è un fallimento e la Ferrari coglie le ultime due vittorie prima di lasciare il campo al nemico americano. La Ferrari 275P ufficiale di Jean Guichet e Nino Vaccarella vince nel 1964, l’anno successivo è la 250LM di Masten Gregory e Jochen Rindt a cogliere l’ultima vittoria. È una vettura della North American Racing Team, la squadra di Luigi Chinetti, e la leggenda vuole che su quella vettura ci sia salito un terzo uomo, Ed Hugus, sostituendo Gregory che non riusciva a vedere bene la notte sotto la pioggia incessante.

Poi gli americani riescono finalmente a vincere con le loro vetture che montano motori di oltre sette litri, contro i 12 cilindri di 4 litri delle vetture italiane. La Ferrari è la vettura da battere, sconfiggere, ma a Maranello non si danno mai per vinti e realizzano il più bel prototipo, la 330P4, una vettura iconica che non vince a Le Mans, ma batte gli americani nella loro terra, a Daytona ed a fine anno conquista anche il titolo mondiale 1967.

La Formula 1 acquista sempre più importanza, la Ferrari ritorna nella gare di durata nel 1970 con la 512S, un prototipo molto bello a potente, ma difficile da guidare. Ci sono nuovi avversari, tedeschi, preparati, che hanno investito molti soldi nella gare di durata. La Porsche è la vettura da battere, ma anche la regina delle gare di durata e la Ferrari è troppo impegnata con le monoposto per riuscire a stare dietro ai tedeschi. La Porsche 917 domina il campionato e la 24 Ore di Le Mans, alla Ferrari cercano di correre ai ripari con la 512M, la nuova evoluzione che si dimostra competitiva, ma il Drake ha deciso di pensare al futuro e mette in campo per il 1971 la nuova 312PB, la barchetta costruita attorno alla meccanica derivata dalla Formula 1.

Finita l’era delle grosse sport 5 litri, la 312PB domina il mondiale 1972, ma a Le Mans la Ferrari non va e vince la Matra ripetendo il risultato nel 1973, con la Ferrari che arriva alle spalle della barchetta francese.  A fine anno Enzo Ferrari dice basta, a Maranello d’ora in poi esiste solo la Formula 1, campo totalmente libero per gli avversari nella gare di durata. Il cavallino rampante sparisce anche se alcune avventure sovvenzionate da privati continuano a fare sognare i tifosi.

Bisogna attendere gli anni ’90 quando compare in pista la Ferrari 333SP, voluta da Buitoni e Momo Moretti per correre negli USA. La barchetta non ha mai corso con i colori ufficiali, ma è stato un simbolo per il cavallino rampante quando ha corso a Le Mans, senza però riuscire a raccogliere il tanto atteso risultato. Poi è iniziata in sordina una nuova era, complice il ritorno delle GT nelle gare di durata con tante vittorie di classe e titoli mondiali, fino al ritorno della grande voglia di misurarsi nuovamente con le storia e ritornare nel giro dei grandi prototipi con la futura 499P.

Immagini ©Massimo Campi

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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