Formula 1

Published on Settembre 8th, 2022 | by Massimo Campi

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MONZA ED IL SUO PUBBLICO

 

Di Carlo Baffi

Nella storia centenaria dell’Autodromo Nazionale Monza, è stato un protagonista al pari dei bolidi e degli assi del motorsport. Parliamo del pubblico la cui presenza ha da sempre caratterizzato ogni manifestazione andata in scena nel leggendario “Tempio della Velocità”. Non a caso Enzo Ferrari diceva che:” Una vittoria e anche la semplice partecipazione, hanno un sapore particolare a Monza.” Lo sfrecciare lungo una pista immersa nel verde del Parco recintato più grande d’Europa, con i suoi giochi di luce che aumentano le insidie nelle curve velocissime per poi presentarsi sul rettilineo d’arrivo con le tribune ricolme degne di un anfiteatro, dev’essere un’emozione unica per i piloti. Più di uno dei cosiddetti cavalieri del rischio ha confessato di percepire il tifo e l’entusiasmo provenienti dagli spalti, dallo sventolio dei vessilli agli incitamenti dei tifosi, avvertiti nonostante, le alte velocità, il casco ed il rombo dei motori. Anni fa quando non c’erano ancora i moderni maxischermi posizionati lungo il tracciato, grazie ai quali ora si è aggiornati sull’andamento della corsa, era possibile intuire cosa accadesse in un altro punto della pista dalle urla della folla. Nel 1988, quando nelle ultime fasi del Gran Premio d’Italia, il leader solitario Ayrton Senna ebbe una collisione con la Williams di Jean-Louis Schlesser spalancando le porte ad una storica doppietta Ferrari con Berger ed Alboreto, si alzò un boato dalla prima variante udito sino alla tribuna esterna della seconda curva di Lesmo. Fin dal 1922, anno di nascita dell’impianto brianzolo, il pubblico presenziò in massa al secondo Gran Premio d’Italia per vetture “Grand Prix” (il primo s’era svolto a Montichiari nel bresciano), prima edizione ospitata a Monza.

Le stime parlarono di ben 100 mila presenze e dieci mila auto (in tutta Italia se ne contavano 41 mila circa). Folla strabocchevole anche nell’edizione successiva, quando il G.P. prese il via alla presenza di uno starter d’eccezione: l’allora Presidente del Consiglio, Benito Mussolini. Anche negli anni a venire, il tutto esaurito fu una cornice fissa alle epiche battaglie tra le Alfa Romeo, le Auto Union, le Mercedes ed ovviamente le Ferrari. Ali di folla salutarono le gesta dei campioni del volante come Nuvolari, Varzi, Campari, Rosemeyer, Caracciola, Fangio e gli Ascari padre e figlio: tanto per citare qualche nome. La stessa passione che biennio 1957-58 spingerà gli spettatori a riversarsi lungo l’anello dell’Alta Velocità per assistere alle due edizione della “500 Miglia”. La celebre gara organizzata dall’Automobil Club di Milano insieme allo United States Auto Club ed all’Indianapolis Speedway Corporation. Una competizione animata dalla lotta tra le monoposto europee e quelle d’oltreoceano. Per un pilota essere protagonista a Monza, ha da sempre significato entrare di diritto nella storia dell’automobilismo sportivo. Ne sa qualcosa il grand “Big Jim” Clark, quando nel 1967 venne portato in trionfo dai tifosi come se fosse il vincitore del G.P., malgrado fosse giunto terzo. La sua Lotus-Ford era rimasta a secco all’ultima tornata, dopo una gara condotta sempre all’attacco. Tre anni più tardi fu Clay Regazzoni a vivere un’esperienza analoga. Il giovane ticinese alla sua quinta gara in F.1 sulla Ferrari, s’impose davanti a Stewart e Beltoise, nel giorno seguente alla tragica scomparsa di Jochen Rindt, a cui venne assegnato il titolo iridato postumo (unico nella storia). Appena terminata la corsa, il pubblico si riversò in pista ed una volta arrivato sul traguardo portò in trionfo Clay da vero e proprio eroe. Da quel fatidico 6 settembre 1970, l’invasione di pista divenne un rito incancellabile, che al termine di ogni Gran Premio permette agli appassionati di consacrare i loro beniamini. Regazzoni si sarebbe goduto un altro bagno di folla nel ’75. Il suo secondo trionfo monzese ed il terzo posto posto di Niki Lauda, segnarono un giorno indimenticabile per la Scuderia di Maranello che tornava a vincere il mondiale piloti dopo undici anni di digiuno, grazie al giovane austriaco. Ma a richiamare i patiti dei motori, non è stato solo la Formula Uno, bensì anche altre categorie come l’Endurance con gli sport-prototipi della “1000 Chilometri”. E che dire delle due ruote, con le sfide tra i centauri nel “Gran Premio delle Nazioni”, evento clou del mondiale di motociclismo. Chiedere al mitico Giacomo Agostini, che proprio a Monza conquistò il suo primo titolo iridato nella classe 500: era l’11 settembre del 1966. Ma col passare del tempo e la crescita constante della popolarità delle competizioni, il pubblico del “Tempio della Velocità” non si limitò più ad occupare gli spalti, anche per ragioni di costi. I numerosi cartelloni pubblicitari situati a bordo pista, vennero presi d’assalto nei giorni di gara e trasformati in vere e proprie tribune aeree. L’altitudine da terra faceva di questi temerari degli acrobati incuranti dei pericoli rappresentati da queste postazioni molto precarie. Oltre a queste spuntarono i ponteggi realizzati abusivamente con i tubi di metallo e le assi di legno. Materiale introdotto clandestinamente durante il fine settimana, per lo più di notte sfruttando i famosi “buchi” nelle recinzioni. Il pernottare in tenda od in roulotte (per i più fortunati) nei prati del parco faceva parte della tradizione. Un fenomeno che durerà sino agli anni ’80, quando verrà vietato al pari del campeggio abusivo. Una contromisura presa al fine di salvaguardare la vegetazione del parco secolare. Purtroppo, tra le tante pagine che narrano la storia dell’Autodromo Nazionale Monza, non mancano anche le tragedie che hanno provocato vittime tra gli spettatori.

Il 9 settembre del 1928, all’apice di un duello sul rettilineo, la Talbot di Emilio Materassi entrò in contatto con la Bugatti di Giulio Foresti ed uscì di pista volando nel parterre pieno di gente. Il bilancio fu terribile: 27 morti e 21 feriti. Trentatrè anni dopo, nel giorno in cui le Ferrari dell’americano Phill Hill e del tedesco Wolfgang Von Trips si contendevano il mondiale, andò in scena un’altra tragedia. Nelle fasi iniziali, la Lotus di Clark urtò la 156 di Von Trips che come un missile impazzito finì lungo la recinzione del rettifilo falciando gli spettatori appostati appena dietro. Oltre al campione tedesco, persero la vita 14 persone del pubblico. Era il 10 settembre 1961. Malauguratamente si contano anche episodi di intemperanza da parte di alcuni delinquenti, non aventi nulla a che fare con gli appassionati del motorismo sportivo. Dai sassi lanciati contro Prost, allora rivale della Ferrari, alle bottiglie tirate in pista i cui cocci furono evitati fortunatamente dalla rossa di Johansson: in entrambe le occasioni erano in corso dei test. Altro pilota bersagliato dalla mentalità ultras, fu Hakkinen nel 1999. Il finnico era lanciato verso una meritata vittoria quando finì in testacoda alla prima chicane. Non appena uscito dalla sua McLaren-Mercedes fu oggetto di scherno ed insulti al punto che fu colto da una crisi isterica. Il tutto immortalato dall’obiettivo del popolare fotografo Ercole Colombo e dalle telecamere in mondovisione. Un modo sicuramente becero di interpretare il tifo ripetutosi più tardi con i fischi riservati al campionissimo Lewis Hamilton nel corso della cerimonia del podio. L’unica colpa dell’inglese, era quella di dominare il campionato al volante della Mercedes. Fortunatamente però esiste anche il lato bello del tifo, quello sano e passionale. A Monza ha taccato il suo culmine nell’era del domino Ferrari con Michael Schumacher. Uno spettacolo unico con il rettilineo d’arrivo gremito dal popolo del Cavallino puntuale a sventolare l’enorme drappo con il grande cuore rosso della Ferrari. Il tutto sotto il moderno podio circolare che si erge come un disco volante sul tracciato. Una struttura che ha reso ancor più suggestivo uno scenario degno di un circuito noto ovunque come il “Tempio della Velocità”.

Immagini © Massimo Campi

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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