Published on Settembre 4th, 2022 | by Massimo Campi
0G.P. d’Italia 1987 – 6 settembre 1987
Di Carlo Baffi
Come l’anno prima, anche nel 1987 le Williams-Honda di Nelson Piquet e Nigel Mansell sono protagoniste. Così come l’accesa rivalità tra i due, quella che alla fine dell’86 aveva finito per favorire Alain Prost, che li aveva beffati nella corsa al titolo al volante della sua McLaren-Tag Porsche, durante l’ultimo appuntamento ad Adelaide; complice pure una strategia suicida della Williams con la gestione degli penumatici. Forti del modello FW11B un’evoluzione del precedente, sempre progettato dai tecnici facenti capo a Patrick Head, prima del Gran Premio d’Italia, la compagine inglese sigla sei vittorie, due con Piquet e quattro con Mansell. Ma il brasiliano è primo nella classifica piloti in virtù di 6 secondi posti che gli permettono di raggiungere quota 54, l’inglese è terzo a 39. Tra i due si trova Ayrton Senna, portacolori della Lotus-Honda a 43, con due vittorie all’attivo, due secondi e due terzi posti. Con cinque appuntamenti ancora da affrontare i giochi sono aperti, anche se Piquet pare più avvantaggiato. Il paddock del circuito brianzolo è ancora scioccato dalla recente scomparsa di Didier Pironi, avvenuta il 23 agosto a seguito di un incidente in una gara di motoscafi off-shore al largo dell’isola di Wight. A tenere banco sono le news provenienti dal mercato piloti: Senna è stato ingaggiato dalla McLaren ed il suo volante della Lotus sarà ereditato da Piquet. E poi c’è la Honda che venerdì 4 settembre convoca una conferenza stampa in cui annuncia il divorzio dalla Williams ed il matrimonio con la McLaren, oltre al proseguimento delle forniture alla Lotus iniziate proprio da quest’anno. Non si tratta però di un fulmine a ciel sereno, bensì l’epilogo di un rapporto ormai logoro, che avrebbe dovuto concludersi al termine del 1988. Una separazione consensuale diffusa pure dalla Williams che in un comunicato afferma di aver avviato la realizzazione di una vettura che sarà spinta dal motore aspirato Judd da 3500 cc. Propulsori finora assemblati con parti costruite in Giappone dalla stessa Honda, ma che dall’88 saranno prodotti in Gran Bretagna.
La fornitura avrà come clienti anche Ligier e March. Un comune accordo solo in apparenza, perché all’origine di questa separazione ci sono alcune ragioni legate al difficile rapporto tra gli ingegneri nipponici e gli aerodinamici inglesi, primo fra tutti Patrick Head. C’è inoltre la cocente delusione patita la stagione precedente nel sopracitato finale australiano con la faida tra i piloti di Sir Frank. A aumentare l’interesse per la prova italiana riguarda le sospensioni “attive”, ovvero a controllo elettronico, montate sulla FW11B di Piquet. Trattasi di un sistema innovativo già portato in gara dalla Lotus, grazie al quale la vettura mantiene un assetto costante nonostante le numerose sollecitazioni. Infine una curiosità. Nel paddock è presente in qualità di ospite della Ferrari Joann Villeneuve, moglie del compianto Gilles, accompagnata dal figlio Jacques, sedicenne che sta muovendo i primi passi nel motorsport. Di lui ne sentiremo parlare in futuro. Le qualifiche vedono le Williams monopolizzare la prima fila con Piquet in pole e Mansell al suo fianco. Precedono la Ferrari di Berger, Senna, Prost il campione del mondo in carica, le Benetton-Ford di Boutsen e del debuttante Teo Fabi davanti alla seconda Ferrari di Alboreto. Le rosse sono alle prese con non poche difficoltà che impediscono loro di tenere il passo dei top team. In verità i tifosi non nascondono la loro delusione, si aspettavano altri risultati dalla nuova gestione tecnica affidata con poteri assoluti al quotato e costoso ingegnere britannico John Barnard. Chiamato a risollevare il Cavallino da un periodo di crisi, il “Mago” com’è soprannominato dagli addetti ai lavori, fatica ad entrare in sintonia con Maranello, tant’è che lavora dal suo ufficio di Guilford nei pressi di Londra. Discutibili alcune sue scelte tecniche come il non ritenere necessaria l’adozione delle sospensioni elettroniche. Infine la sua preferenza verso Berger rispetto ad Alboreto, contribuisce ad maggiormente le tensioni all’interno del box. Un’atmosfera da monitorare ed infatti non manca la visita improvvisa dell’avvocato Gianni Agnelli che atterra col proprio elicottero prima dell’inizio del warm-up della domenica mattina. Un rapido saluto ai piloti ed uno scambio di opinioni con i vertici della scuderia e poi l’incontro con i giornalisti mentre è in procinto di lasciare l’autodromo. L’Avvocato evita di fare pronostici anche se non nasconde un velato ottimismo:” Dopo il G.P. di Ungheria, questa è la gara dove siamo più a posto. Ho l’impressione che telaio e aerodinamica siano migliorati molto.” Il primo start viene abortito per via dello spegnimento del motore da parte di Patrese sulla sua Brabham. Nel secondo, Piquet pur non avendo un ottimo spunto riesce a prendere il comando passando Mansell reo d’aver sbagliato marcia. Subito dietro troviamo Berger, Boutsen e Prost. Senna, scattato male sarà in grado alcune tornate dopo di scavalcare il transalpino alle prese con noie alla centralina. Intorno al ventesimo passaggio Piquet cerca di incrementare il proprio vantaggio su Mansell, l’immediato inseguitore riuscito a sopravanzare Berger e Boutsen. Quando le due FW11B effettuano i rispettivi pit-stop, in testa sale Senna che prosegue con i vecchi pneumatici salvaguardati dalle sospensioni “attive”; una strategia che potrebbe sorprendere i rivali. Il paulista, inseguito dalle Williams cerca di portare a termine la sua cavalcata, ma Piquet è sempre più vicino.
Al 43esimo dei 50 giri, Senna, nel doppiare la Ligier di Ghinzani, compie un’escursione alla Parabolica e viene infilato dal connazionale che ormai gli era in scia. Inutile il tentativo di riportarsi sul nuovo leader ormai imprendibile. Piquet transita vittorioso sotto la bandiera a scacchi dopo un’ora 14’47”707 alla media di 232,636 km/h, aggiudicandosi per la quarta volta il Gran Premio d’Italia. Secondo è Senna, seguito da Mansell, Berger e Boutsen. Gara da dimenticare per Alboreto, al suo 100esimo G.P. e ritiratosi dopo 13 passaggi per il cedimento del turbo. Un inconveniente provocato dalla perdita della parte sinistra della carrozzeria laterale contenente lo scambiatore di calore. Di conseguenza, la presa d’aria del turbo piegandosi s’è in parte ostruita facendo venire meno la pressione. Poco felice anche Berger, il quale confessa di esser stato costretto a partire col muletto dopo aver riscontrato problemi prima di posizionarsi in griglia. Sono poi subentrate ulteriori difficoltà con gli pneumatici:” Se le prime gomme si sono deteriorate velocemente, dopo il cambio si sono comportate anche peggio. Probabilmente – prosegue l’austriaco – hanno raccolto lo sporco in pista e mi sembrava di guidare sul bagnato. Ho avvertito grosse vibrazioni e ho visto che avevo una gomma quasi dechappata. Ho quindi cercato di non rischiare e arrivare in fondo.” Di tutt’altro umore Piquet:” Avevo preventivato questa vittoria ed è tutto andato come volevo. Ero partito per non cambiare gli penumatici, ma non è stato possibile perché si scivolava.” E poi arriva la stoccata verso Senna (tra i due i rapporti non sono idilliaci):” Senna meritava di vincere? Non mi pare, ha fatto un grave errore.” Tesi riconosciuta anche da Ayrton:” E’ stata colpa mia. Avevo Piquet alle spalle e non potevo rallentare. Ho pensato di passare la Ligier in frenata ritardandola al massimo però le ruote si sono bloccate. Sono finito fuori, potevo anche restare bloccato, ma dosando l’acceleratore sono rientrato.” Mea culpa anche di Mansell:” Non ho creduto alle sospensioni attive, che invece hanno dato indubbi vantaggi.” In seguito all’affermazione di Monza, Piquet salirà a 63 punti, contro i 49 di Senna ed i 43 di Mansell. La volata per il mondiale si concluderà nel penultimo round in Giappone. Il Circus farà ritorno sulla pista di Suzuka di proprietà della Honda e la battaglia iridata avrà la sua svolta durante le prove libere del venerdì. Mansell sarà vittima di un pauroso schianto riportando traumi sulla colonna vertebrale che gli impedirà di prendere parte alla corsa. Gioco forza, Piquet guadagnerà la sua terza corona iridata. A fine stagione, la Williams vincerà il mondiale costruttori con un di 61 lunghezze sulla McLaren e 73 sulla Lotus. La Ferrari sarà la quarta forza a 53, consolandosi però con la doppia vittoria di Berger in Giappone ed in Australia. Ad Adelaide centrerà addirittura una doppietta con Alboreto secondo. A posteriori, le impressioni rilasciate dall’avvocato Agnelli a Monza in merito alla crescita della F1/87 han trovato conferma.
Immagini © Massimo Campi