Formula 1

Published on Settembre 3rd, 2022 | by Massimo Campi

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G.P. d’Italia 1977 – 11 settembre 1977

 

Di Carlo Baffi

Il 1977 saluta il ritorno di Niki Lauda sul trono mondiale. E’ una gran bella rivincita per il fuoriclasse austriaco, iridato nel ’75 con la Ferrari e vittima l’anno dopo del terrificante rogo del Nurburgring per il quale lottò tra la vita e la morte. Il seguito è noto con la sua rapida ripresa ed il duello finale contro James Hunt nel G.P. del Giappone in cui si ritiro ammettendo di aver avuto paura di fronte al diluvio che aveva allagato il tracciato del Fuji. Decisione che permise ad Hunt di diventare Campione per un solo punto e che scatenò non poche critiche verso Niki, comprese quelle di Enzo Ferrari che considerava quasi un’eresia la paura provata da un corridore automobilistico. Nel ’77 in squadra non c’era più Clay Regazzoni, sostituito dall’argentino Carlos Reutemann che ambiva a diventare la prima guida. Motivo che spronò ancora di più Lauda a riprendersi il controllo della squadra e ben presto dimostrò di esser tornato quella di prima. Un messaggio chiaro, in primis rivolto al Commendatore e poi agli scettici. Ritrova la via del successo grazie ad una serie di costanti piazzamenti sulla 312T2 e si presenta a Monza saldamente al comando della classifica piloti con 63 punti all’attivo, contro i 42 di Jody Scheckter ed i 35 di Reutemann. Scheckter rappresenta la vera sorpresa dalla stagione insieme alla sua scuderia, la Wolf. Una compagine fondata dal ricco petroliere canadese, Walter Wolf per l’appunto, che dopo un connubio con Frank Williams decise di costruire una monoposto per conto suo. La WR1 fa il suo debutto proprio nel ’77 vincendo la prima gara in Argentina con Scheckter. Segue un secondo, due terzi posti ed un altro successo a Monte Carlo, che lanciano Jody ai vertici della classifica. Una vettura con un telaio ben studiato che sfrutta al meglio la potenza del motore Ford-Cosworth. Oltre a questa realtà, ha iniziato a farsi largo pure la Lotus dopo alcune stagioni avare di soddisfazioni. Come al solito, il suo proprietario Colin Chapman ha estratto il cosiddetto coniglio dal cilindro ed ecco spuntare la “78”. La presenza delle paratie laterale, le famose “minigonne”, atte a creare l’effetto suolo aumentano la deportanza rendendola più veloce e stabile in curva. Risultato: prima di Monza, Mario Andretti si aggiudica a mani basse tre vittorie ed il suo compagno, lo svedese Gunnar Nilsson, s’impone in Belgio. Lauda però, come detto, giunge regolarmente a punti facendo fede alla sua filosofia di capitalizzare al meglio ogni situazione; non a caso Ferrari gli “imputava” di essere un…ragioniere. Ed a Monza può incrementare ulteriormente il suo margine ipotecand la seconda corona mondiale. Un fantastico bis proprio sulla pista che due anni prima l’aveva acclamato per aver riportato a Maranello un titolo che mancava da ben 11 anni. Purtroppo però l’atmosfera che si respira ai box del Cavallino non è più la stessa. La mancanza di fiducia mostrata dal “Drake”, ha aumentato in Niki il risentimento e la voglia di cambiare aria, ma non prima di aver consumato la propria vendetta. Nel corso del G.P. di Francia viene contattato da Bernie Ecclestone patron della Brabham che gli offre un ingaggio. La prospettiva di correre per un team in crescita, che potrà contare sul potente 12 cilindri Alfa Romeo e sull’arrivo del main sponsor Parmalat (il cui logo è già presente sull’abbigliamento dell’austriaco), sono delle ottime credenziali. Di fronte alle pressioni di Ferrari per il rinnovo del contratto, Lauda prende tempo e continua a trattare con la Brabham fino a quando raggiunge l’accordo. La verità viene a galla a fine agosto, quando Niki davanti al “Grande Vecchio” dichiara di volersene andare.

Non è solo una questione di soldi (quelli messi sul banco dalla Parmalat rendono quasi ridicola la cifra proposta dalla rossa), bensì il pilota vuole fare nuove esperienze in un nuovo ambiente. Parole che fanno infuriare il Commendatore che però deve prendere atto del divorzio. La notizia seppur riservata inizia a far breccia tra i media e l’opinione pubblica si divide in pro e contro Lauda. Quando iniziano le prove del 48esimo Gran Premio d’Italia si temono contestazioni nei confronti dell’ormai ex-driver del Cavallino, che in qualifica fa segnare il quinto tempo. La pole è del campione del mondo uscente Hunt che precede Reutemann, Scheckter ed Andretti. Allo start, il sudafricano balza davanti a tutti e vi resta per otto tornate, quando deve arrendersi ad un magistrale attacco di Andretti. Intanto le due Ferrari iniziano a recuperare terreno: Reutemann è quarto incalzato da Lauda ed entrambi riescono a passare Hunt. Ormai sono loro gli inseguitori della Lotus di “Super Mario”, ma le chances di poterlo raggiungere sono minime. Tra i due però è bagarre, con Niki che cerca di sopravanzare Carlos. Mossa che gli riesce al 39esimo dei 52 giri in programma. Bruno Giacomelli, al suo esordio nella massima serie, rompe il motore Ford-Cosworth della sua McLaren e inonda la pista nei pressi della prima variante. Dietro sopraggiungono i due ferraristi in lotta e se Lauda è bravo ad evitare l’olio sull’asfalto, Reutemann lo centra in pieno e va in sabbia insieme a Patrese. A dodici tornate dal termine Andretti è leader senza temere alcuna insidia da Lauda pago del secondo posto che gli consegna virtualmente il mondiale.

Terzo è il sorprendente Alan Jones partito sedicesimo al volante della Shadow-Ford, a seguire Mass, Regazzoni e Peterson. Un ordine che non cambierà e così l’italo-americano nato nel 1940 a Montona, quando l’Istria era ancora italiana, sigla la sua quarta vittoria stagionale. E’ il preludio al dominio della Lotus 79 che andrà in scena nel 1978 e consentirà ad Andretti di ereditare lo scettro di Lauda. Niki infatti raggiungerà la certezza matematica dell’iride il mese dopo a Watkins Glen chiudendo quarto. Archiviato il campionato, l’austriaco non correrà la gara successiva in Canada dicendo di non essere motivato. Ferrari ancora furente per il “tradimento” subito, non perderà tempo ad affidare la vettura di Niki ad un giovane canadese sconosciuto che ha esordito nel G.P. di Gran Bretagna di quello stesso anno: Gilles Villeneuve. Una scelta a sorpresa, nonchè l’ennesima scommessa del Drake intento a dimostrare che chiunque salga su una rossa possa vincere. E alla lunga il Commendatore avrà ragione. Villeneuve accenderà la passione dei ferraristi con gesta spericolate, estreme, pur al limite del regolamento. Per contro il matrimonio tra Lauda e la Brabham non porterà i frutti sperati. Dovrà passare qualche tempo prima della riconciliazione tra Niki e patron Enzo.

Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto

 

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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