Published on Settembre 3rd, 2022 | by Massimo Campi
0G.P. d’Italia 1972 – 10 settembre 1972
Di Carlo Baffi
Il Gran Premio d’Italia dell’anno prima, aveva offerto un finale palpitante con la volata di cinque monoposto piombate sul traguardo e raccolte in meno di un secondo. Prevalse l’inglese Peter Gethin al volante di una BRM, alla media record di oltre 242 chilometri orari dopo 1h 18’ 12” 60. Per la verità le avvisaglie s’erano già avute in prova con Chris Amon autore della pole sulla Matra a 250 km/h di media sul giro, siglando il tempo di 1’22”82. Velocità elevatissime dovute al gioco delle scie, che però mettevano sempre più a rischio l’incolumità dei piloti. Ragione per cui in vista dell’edizione del ’72, i piloti chiesero un rallentamento del tracciato che portò all’introduzione di due chicane: una posta prima della Curva Grande e l’altra in mezzo alla Curva Ascari, la ex-Curva del Vialone. Modifiche che però non trovano il gradimento da parte di tutti i piloti. Monza è il terz’ultimo appuntamento in calendario e la classifica piloti vede saldamente al comando il brasiliano Emerson Fittipaldi della Lotus con 52 punti. Più staccati Jackie Stewart (Tyrrell-Ford) Campione del Mondo uscente, Denny Hulme (McLaren-Ford) a 27 e Jacky Ickx (Ferrari) a 25. Fittipaldi, disponendo di una vettura molto efficace come la Lotus 72D dall’originale livrea nera ed oro per la presenza del title sponsor tabaccaio John Palyer Special, s’è aggiudicato quattro delle nove prove disputate, siglando pure due secondi ed un terzo posto.
Ormai solo la matematica lo separa dal titolo mondiale. Sempre frutto dell’ingegnosità di Maurice Philippe e Colin Chapman, il progetto 72D ha come peculiarità la concentrazione del peso attorno all’abitacolo ed un telaio più resistente a beneficio della sicurezza, pazienza se il peso è aumentato. Inoltre, una voluminosa presa d’aria è posta sopra l’unità motrice (come per altre vetture). La Lotus gode quindi di favori del pronostico, ma occhio alla Ferrari che reduce da alcune stagioni sottotono, ha rialzato la testa cogliendo dei podi ed una vittoria con Ickx nel Gran Premio di Germania. Per il 43esimo G.P. d’Italia si confida molto nelle potenzialità della 312B3 e sul trio di piloti composto dallo stesso Ickx, da Clay Regazzoni e da Mario Andretti. Speranze subito confermate in qualifica dove il belga, ribattezzato curiosamente “Pierino la peste” per via del carattere, è il più rapido precedendo Amon, Stewart, Regazzoni, Hulme, Fittipaldi e Andretti. In ottica di classifica, Stewart può quindi sfruttare una miglior posizione per recuperare punti su Fittipaldi. Ma appena dopo il via ecco il colpo di scena. La Tyrrell dello scozzese esce di scena dopo aver percorso solo poche centinaia di metri, complice un problema alla trasmissione. Nel frattempo, Ickx mantiene il comando per cederlo dopo 13 tornate a Regazzoni (pare per problemi elettrici), che però intorno al 17esimo dei 55 giri, è coinvolto in un incidente. In prossimità della chicane all’Ascari, il ticinese entra in collisione con la March di Pace, che dopo un testacoda sta cercando di ripartire. Il brasiliano procede infatti a singhiozzo dopo aver azionato il motorino d’avviamento ed innestato la prima. Nel vedere le bandiere gialle esposte il ferrarista rallenta, ma si accorge della March solo all’ultimo ed allora accelera per anticiparla. Purtroppo la sua ruota posteriore sinistra urta l’anteriore destra di Pace, la 312B3 si scompone, finisce a lato della pista e prende fuoco. Clay è velocissimo a balzare fuori dall’abitacolo, mentre un addetto all’antincendio scongiura la minaccia. Fuori Regazzoni, Ickx è nuovamente capofila davanti a Fittipaldi, che odora sempre più il profumo dell’iride. Contemporaneamente il popolo del Cavallino sogna il grande trionfo nella corsa di casa, trattasi però di una mera illusione che svanisce a dieci passaggi dal termine. I problemi sopracitati non danno scampo ad Ickx costretto ad alzare bandiera bianca (verrà poi scoperto che a tradirlo è stata la batteria) e cedere il passo a Fittipaldi, il quale indisturbato s’avvia a tagliare vittorioso il traguardo e conquistare la sua prima corona iridata. Il secondo gradino del podio è appannaggio di Mike Hailwood sulla Surtees-Ford seguito da Hulme. L’unica Ferrari a transitare sotto la bandiera a scacchi sarà quella di Andretti, giunta settima. Sul podio Fittipaldi, classe 1946, nativo di San Paolo con ascendenti italiani (il nonno di suo padre proveniva dalla Basilicata) è accompagnato dalla moglie Maria Helena che sfoggia un vistoso cappello. E’ ancora incredulo dell’impresa:” Non ci credo, non ci credo – ripete “El Rato” (come lo chiamano in Brasile) – io campione del mondo. All’inizio dell’anno speravo di ben figurare, di vincere qualche gara, ma non pensavo di succedere a Stewart. E’ favoloso.” I festeggiamenti del neo-iridato sarebbero proseguiti nella serata insieme alla consorte ed alcuni giornalisti sudamericani a Milano presso l’Istituto di cultura brasiliano. Fittipaldi avrebbe bissato il titolo due anni dopo al volante della McLaren-Ford, precedendo la Ferrari di Regazzoni di sole tre lunghezze, dopo l’ultimo round di Watkins-Glen.