Formula 1

Published on Settembre 2nd, 2022 | by Massimo Campi

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G.P. d’Italia 1967 – 10 settembre 1967

 

Di Carlo Baffi

S’è da poco conclusa la 38esima edizione del Gran Premio d’Italia di Formula Uno, che ha salutato il successo di John Surtees al volante della Honda. Si tratta della seconda vittoria del costruttore giapponese nel Circus e la prima al volante della monoposto nipponica per l’inglese, noto anche come “il figlio del vento”. Senza dubbio elementi di rilievo, eppure a finire sotto i riflettori finisce il terzo classificato giunto ad oltre 20”, è Jim Clark. Motivo di tale onore, la condotta di gara del fuoriclasse scozzese sulla Lotus 49, che seppur bersagliato dalla sfortuna riesce ugualmente a salire sul podio. Una stagione all’insegna della Brabham del neozelandese Denny Hulme e dell’australiano Jack Brabham, proprietario della scuderia e campione del mondo in carica, forte di tre corone iridate.

La BT20, nata dalla vincente BT19, monta il nuovo motore Repco V8 con due assi a camme in testa e telaio in traliccio di tubi. La grande novità è però rappresentata dalla nuova Lotus progettata da Maurice Philippe e la supervisione del vulcanico Colin Chapman. Un progetto realizzato in pannelli di alluminio con serbatoi laterali spinto dal propulsore V8 Ford-Cosworth DFV al suo primo anno in F.1. Una vettura che prima della trasferta italiana, s’è imposta in Olanda al suo debutto, pilotata da Clark. Seguono grandi performances con Clark autore di parecchie pole, ma incappato in due ritiri consecutivi al Nurburgring ed a Mosport, che hanno spianato il cammino della Brabham. Per la Ferrari il campionato ’67 è tutt’altro che felice, essendo iniziato nel peggiore dei modi. A Monte Carlo, seconda gara in programma, perde in un tragico rogo Lorenzo Bandini, sul quale a Maranello riponevano parecchie speranze. Un mese dopo a Spa, un nuovo incidente colpisce un altro alfiere del Cavallino. Si tratta del britannico Mike Parkes che riporta numerose ferite alle gambe che lo costringono ad una lunga degenza. Per cui a Monza viene schierato un solo esemplare della 312 affidato a Chris Amon, connazionale di Hulme. Il sabato “Big Jim” sigla la pole, fermando i cronometri sul tempo di 1’28”50, davanti a Jack Brabham e Bruce McLaren (McLaren-Brm): che compongono la prima fila. Dietro a loro si trovano Amon e Gurney (Eagle-Weslake). Hulme è sesto, Surtees nono. “Big John” dispone della nuova Honda RA300 rivista da Eric Broadley ed alleggerita di oltre 150 chili. Accanto a lui scatterà Ludovico Scarfiotti, vincitore a Monza l’anno prima ed ora passato alla Eagle-Weslake. Al via Clark parte male e si ritrova ad inseguire. Percorre tre giri ed è già a ridosso del leader Gurney che supera alla Parabolica. Una volta in testa viene attaccato da Hulme, sul quale però ha la meglio. Cerca di allungare quand’ecco che al giro 13 la sua Lotus inizia a rallentare: il pneumatico posteriore destro si sta afflosciando. Jim è costretto a riparare ai box per la sostituzione e quando torna in pista si ritrova con un giro di svantaggio da recuperare. Anziché gettare la spugna pigia sull’acceleratore ed in otto passaggi è già a ridosso dei primi dieci, pronto a sdoppiarsi. Nel frattempo, al comando s’è portato Graham Hill sull’altra Lotus, che dopo aver sopravanzato Hulme prende il largo. La cavalcata del britannico però si interrompe alla 59esima delle 68 tornate previste, complice il cedimento del propulsore. Brabham diventa così il nuovo leader, sul quale premono Surtees e Clark, ritornato in lotta. E qui lo scozzese sfoggia tutta la sua classe, infilando dapprima la Honda e poi la Brabham. A otto giri dal termine è saldamente primo con un vantaggio di 2”4 su Surtees e 3”5 su Brabham. Quando inizia l’ultimo passaggio, pare fatta per lo “scozzese volante”. Ma in quel giorno il destino è ancora in agguato. Il motore Cosworth inizia a singhiozzare complice un problema di pescaggio e la sua verde monoposto rallenta: è a secco! Come due falchi, Surtees e Brabham si avventano sulla preda agonizzante e s’involano verso il traguardo. L’inglese, campione leggendario delle due ruote, è abilissimo a non farsi sfuggire la ghiotta occasione ed ha la meglio su “Black Jack” grazie ad una miglior traiettoria in uscita dalla Curva Parabolica. Molto efficace l’azione della sua Honda dotata di un nuovo telaio, realizzato in sei settimane oltre Manica. Surtees s’impone in un’ora 43’ e 45” alla media di 226,119 km/h. Clark transita sotto la bandiera a scacchi lentamente ed è solo terzo. Ma ecco la lieta sorpresa. Una volta sceso dalla vettura viene dapprima acclamato e poi portato in trionfo dal pubblico che ha invaso la pista. Un tale festeggiamento non lo ricevette nemmeno quando a Monza si aggiudicò il G.P. del 1963, sempre con la Lotus. Dopo quell’impresa italiana andata in scena 55 anni fa, Clark si sarebbe aggiudicato le ultime due gare della stagione, negli Stati Uniti ed in Messico. Il 1968 lo vide esordire con una vittoria in Sud Africa. Purtroppo quella sarebbe stata la sua ultima comparsa in F.1. Il 7 aprile di quello stesso anno sarà vittima di un incidente mortale nel corso di una prova del Campionato di F.2 ad Hockenheim in Germania. Il motorsport rimarrà improvvisamente orfano di uno dei suoi più grandi talenti, capace di conquistare due corone iridate, 25 vittorie e 33 pole position in 72 gare disputate. Infine, ritornando al Campionato, nonostante il ritiro monzese, Hulme grazie a due terzi posti negli Stati Uniti ed Messico si laureò campione del mondo con 51 punti contro i 46 di Brabham.

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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