Storia

Published on Luglio 30th, 2022 | by Massimo Campi

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1967 la Ferrari 330 P4 è mondiale

 

La Ferrari 330 P4 vince il titolo mondiale sconfiggendo la Ford

La Ferrari, nel 1967, sviluppa la nuova 330 P4, derivata dalla P 3, equipaggiata con il V 12 di 4 litri a tre valvole per cilindro e con il cambio progettato e realizzato dalla Ferrari al posto dello ZF. Alcune P 3, utilizzate nella stagione precedente, vengono aggiornate con la nuova aerodinamica della P4 e si chiamano P3/4 oppure 412 P e vengono affidate alle scuderie private NART, Filippinetti, Ecurie Francorchams, Maranello Concessionaries. A Daytona debuttano le P 4 ed il nuovo direttore sportivo della Ferrari, Franco Lini, che ha preso il posto di Dragoni. Lini è uno dei più quotati giornalisti del settore ed un gran conoscitore di gare e regolamenti sportivi. I piloti della squadra ufficiale sono Mike Parkes, Ludovico Scarfiotti, Lorenzo Bandini ed il nuovo acquisto, il neozelandese Chris Amon.

Il clima della Florida è come al solito temperato, ma in pista la temperatura è rovente: la Ferrari vuole riconquistare la supremazia nelle ruote coperte che equivale alla supremazia tecnica nel mondo dell’automobilismo sportivo. La casa di Maranello ha mal digerito la sconfitta subita a Le Mans nel giugno precedente dagli avversari americani e si prepara alla gara facendo una settimana di prove, in novembre, sul catino della Florida. Alla Ford invece, tranquilli della supremazia dimostrata, capita un guaio nelle prime fasi della corsa. Per un errore di trattamento termico si rompono gli alberi primari del cambio di velocità delle GT 40 ufficiali. Per la Ford è una sconfitta dopo solo due ore di gara e le Ferrari possono continuare indisturbate, senza più avversari in grado di impensierirle, fino allo scadere della ventiquattresima ora. La Chaparral, al via parte a razzo, imponendo una andatura ad oltre 180 Km/h di media. Ma anche la vettura americana dura poco, lasciando alle avversarie il ruolo di protagoniste indiscusse. Il direttore sportivo, Franco Lini, per vivacizzare la gara, ormai piuttosto monotona, ha una intuizione e, da buon ex giornalista, organizza un arrivo in parata delle Ferrari dominatrici per la gioia del pubblico e dei fotografi presenti. Tra gli intenti della Ferrari c’è quello di rivendicare l’arrivo in parata delle Ford a Le Mans dell’anno prima. Tagliare quel traguardo con tre vetture rosse appiate è un grande smacco per la potente industria americana.  Quell’arrivo in parata è rimasto nella storia dell’automobilismo sportivo. Cris Amon e Lorenzo Bandini sono i vincitori e la loro vettura è affiancata dalla P4 di Mike Parkes e Ludovico Scarfiotti, seconda e dalla 412P NART di Pedro Rodriguez e Jean Guichet. Huschke Von Hanstein, il direttore sportivo della Porsche, prende accordi con Lini ed accoda la 910 di Hermann-Siffert e la 906 di Spoerry-Steinemann alle Ferrari. L’industria europea ha sconfitto in casa il colosso statunitense ed il pubblico di Daytona applaude alla schiacciante vittoria. Per la Ferrari è un debutto trionfale, per la Ford è una bruciante sconfitta in casa, ma il mese successivo la casa di Detroit riprende in mano la situazione e si aggiudica la 12 ore di Sebring con la nuova GT40-MkIV pilotata da Mario Andretti e Bruce Mc Laren. Le Ferrari ufficiali però non prendono parte alla gara di Sebring per concentrarsi meglio su Le Mans e sulle sfide europee.

Il 25 aprile è la volta della 1000 km di Monza e la Ferrari non si fa sfuggire la vittoria nella corsa iridata italiana, favorita anche dalla mancanza delle GT40 ufficiali. Amon e Bandini sono nuovamente primi seguiti dalla P 4 di Scarfiotti e Parkes. Segue in classifica la Porsche 910 di Gerhard Mitter e Jochen Rindt. La prima GT40 finisce sesta con l’equipaggio privato formato da Jo Schlesser e Guy Ligier. Tra Schlesser e Ligier si istaura un grande rapporto di amicizia. Jo Schlesser troverà la morte nel G.P. di Francia a Rouen nel 1968, Guy Ligier diventerà un costruttore di auto da corsa e tutte le sue vetture porteranno la sigla “JS”(Jo Schlesser) in onore dell’amico scomparso. Tra Bandini ed Amon, i due vincitori, c’è una grande stima reciproca, ed i due diventano presto molto amici e vanno a formare una delle coppie più omogenee nella storia di Maranello.

Il diluvio fa da protagonista alla 1000 Km di Spa-Francorchamp. Vince la Mirage MK1 Ford di Jacky Ickx e Dick Thompson. Siffert ed Hermann sono secondi con la Porsche 910/2, la prima Ferrari si classifica terza ed è la 412 P di Bianchi-Atwood. L’unica P4 ufficiale iscritta è quella di Parkes-Scarfiotti che giunge quinta. Per la Mirage e per Jacky Ickx è il primo successo della carriera. La Mirage è una evoluzione della Ford GT40 creata dalla squadra di John Wyer. Jacky Ickx è un giovane pilota belga, figlio di un noto giornalista ed un grande esperto della guida sotto la pioggia. Il pilota belga vincerà il suo primo G.P. a Rouen in Francia, nel 1968, con la Ferrari sotto la pioggia. Ickx nella sua lunga carriera si alternerà al volante sia di monoposto che di vetture prototipo ed anche di vetture fuoristrada nelle gare di gran raid, dimostrando di essere un pilota molto eclettico. Il belga, soprannominato anche “pierino la peste” per alcuni suoi atteggiamenti all’inizio carriera, è soprattutto con le vetture a ruote coperte che otterrà i maggiori successi della sua carriera che durerà fino alla fine degli anni ’80.

Alla Targa Florio sono le Porsche a vincere la gara. Paul Hawkins e Rolf Stommelen sono i primi sotto la bandiera a scacchi e salgono sul gradino più alto di un podio targato Porsche. L’unica P4 iscritta per Scarfiotti e Vaccarella è fuori gara. Nino Vaccarella, mentre è saldamente al comando, urta un marciapiede durante il secondo giro ed è costretto alla resa con due ruote fuori uso. Sul tracciato del Nurburgring sono nuovamente le Porsche a fare la parte del leone, ma Ferrari e Ford disertano la gara tedesca: la 24 ore di Le Mans è vicina e la sfida è di nuovo aperta. Sul Nurburgring è presente la Chaparral che ottiene la pole con Spence ed il giro più veloce in gara con Phil Hill, ma non riesce a concretizzare le prestazioni ottenute in prova.

Il 10 e 11 giugno sul tracciato della Sarthe ci sono più di 300.000 spettatori. Tutti i giornali parlano della 24 ore che viene presentata come lo scontro del secolo. Lo schieramento delle due squadre avversarie è imponente. La Ford schiera al via ben 17 vetture: MK IV, MKII B, Mirage-Ford e GT40. La Ferrari prende il via con otto vetture tra P4 e derivate. La Chaparral si presenta con la vettura per Hill e Spence. La Ford, per contrastare la concorrenza italiana, rastrella sul mercato tutti i migliori piloti professionisti, e la Ferrari è costretta a mettere sotto contratto anche dei gentleman driver, pur di far correre le P4. La gara è durissima, ed allo scadere della ventiquattresima ora vince la Ford di Dan Gurney ed A.J.Foyt che precede la Ferrari di Scarfiotti-Parkes. Le ultime fasi della gara sono incandescenti. Mike Parkes, secondo, tenta una disperata rimonta contro la vettura degli americani ma per i bolidi del cavallino rampante non c’è nulla da fare e si devono accontentare del secondo e terzo posto conquistato con la P4 della Scuderia Francorchamps, pilotata da Willy Mairesse e Jean “Beurlys” Blaton. La GT40 vincitrice doveva essere la vettura usata come lepre per stroncare le Ferrari. Durante lo svolgimento della gara le altre vetture sono state messe fuori da problemi meccanici o da incidenti, tra cui un incidente multiplo con ben tre GT40 coinvolte. Richie Ginther, dopo aver cambiato le pastiglie della sua Ford, entra in testacoda alla frenata della Tertre Rouge innescando una carambola tra le vetture che seguono. Le Ford 7 litri di Andretti e Mc Cluskey rimangono coinvolte e devono dire addio alla gara. Durante la notte anche le Ferrari hanno notevoli problemi. Dalla direzione gara, in crisi a causa degli incidenti e del maltempo, non arrivano neppure i cronometraggi esatti e la classifica viene modificata di continuo, ed in certi casi in modo piuttosto sommario, tanto che il direttore tecnico della Ferrari, Mauro Forghieri, protesta con i vertici della corsa, ma le sue lamentele non vengono accolte. Gurney e Foyt sono rimasti gli unici superstiti del plotone Ford ed hanno vinto la sfida davanti alle due Ferrari ed alla GT 40 di Mc Laren-Donohue. Dopo la gara francese, la Porsche si ritrova in testa alla classifica mondiale, frutto della regolarità di prestazioni e della lotta acerrima tra Ferrari e Ford.

L’ultima gara sul circuito di Brands Hatch, il 30 luglio, diventa decisiva per la conquista del campionato. La Scuderia Ferrari è segnata da alcuni fatti tragici successi nel corso della stagione. Lorenzo Bandini ha trovato la morte nel G.P. di Montecarlo di F.1. La sua Ferrari si è ribaltata incendiandosi alla chicane e per il pilota milanese non c’è stato più nulla da fare. Le cause dell’uscita di strada della Ferrari rimangono misteriose, con molta probabilità la causa và ricercata nella stanchezza del pilota, provato da una gara molto difficile che voleva vincere ad ogni costo. Bandini, in quel momento, a due giri dalla fine, era secondo alle spalle di Hulme, rimarrà in coma per alcuni giorni ma non ci sarà più nulla da fare. Gunther Klass ha trovato la stessa amara sorte in una gara sul circuito stradale del Mugello. Mike Parkes, in un incidente nel G.P. del Belgio ha entrambe le gambe fratturate. Per la gara di Brands Hatch sono ingaggiati anche l’italiano Ludovico Scarfiotti, il sudafricano Peter Sutcliffe, l’inglese Jonathan Williams e lo scozzese Jackie Stewart che aveva già occasionalmente corso con delle Ferrari dell’importatore inglese. Questa sarà l’unica occasione che l’asso scozzese impugnerà il volante di una rossa ufficiale. La Ferrari per Brands Hatch, dove conta soprattutto la maneggevolezza, schiera tre P4 in versione Spider che pesa 40 kg in meno rispetto alla berlinetta. La gara è corta, solo 6 ore e sul gradino più alto del podio sale la Chaparral 2F-Chevrolet di Phil Hill e Mike Spence. Chris Amon con Jackie Stewart sono secondi al volante della P4, davanti alla Porsche di Bruce Mc Laren e Jo Siffert. Amon e Stewarth provano ad insediare la macchina americana, fino a quando i vapori di scarico invadono l’abitacolo della vettura. Amon alla guida, intossicato dai fumi rientra ai box, sale Stewarth, vengono rotti i finestrini laterali per fare entrare aria nell’abitacolo, e l’inglese effettua l’ultimo turno di guida portando la vettura sul secondo gradino del podio.

Per la grossa Chaparral è l’ultima vittoria in una gara iridata, dalla stagione ’68 verrà limitata la cilindrata ed i bolidi di 7 litri di cilindrata andranno a correre nella serie Can Am americana. La Ford conquista la categoria Granturismo: le Ford GT 40 di 5 litri essendo state prodotte in esemplari sufficienti sono  state omologate anche come vetture Granturismo. La Ferrari, con il secondo posto di Brands Hatch, conquista la categoria prototipi battendo la casa di Stoccarda ed i rivali americani. La Porsche infine conquista la classe fino a 2000 cc. con le sue piccole barchette.

Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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