Published on Luglio 8th, 2022 | by Massimo Campi
0Austria “tricolore”
I trionfi dei piloti italiani a Zeltweg
Di Carlo Baffi
Ha fatto il suo ingresso nel calendario mondiale di F.1 nel 1964, per l’esattezza il 23 agosto e divenne poi un appuntamento fisso. Parliamo del Gran Premio d’Austria che per la vicinanza alla nostra penisola era ritenuto da molti il quarto G.P. italiano dopo Monza, Imola e Monte Carlo. Per la verità le monoposto di F.1 avevano fatto il loro debutto su quel tracciato il 1 settembre dell’anno prima ed a vincere era stato Jack Brabham sull’auto omonima. Allora la pista, pur trovandosi nei pressi di Zeltweg sempre vicino a Spielberg, era stata ricavata da un aeroporto militare. Il percorso di 3.200 metri era molto semplice e descriveva una curiosa “elle”, ma le troppe sconnessioni dell’asfalto sarebbero risultate micidiali per le sospensioni delle vetture. Ebbene in quella prima edizione, ad imporsi fu il compianto Lorenzo Bandini, che siglò la sua prima e unica vittoria in F.1. Partì col settimo tempo al volante della Ferrari 156, una vettura inferiore alla concorrenza perché spinta da un propulsore a sei cilindri. Malgrado dovesse inseguire i primi, Bandini non si perse d’animo e grazie alla sua regolarità si ritrovò al comando. Sia il compagno John Surtees, che drivers del calibro di Graham Hill, Bruce McLaren, Phil Hill, Dan Gurney, Jim Clark ed altri nomi illustri dovettero alzare bandiera bianca e Bandini s’involò così verso il successo, controllando il ritorno di Richie Ghinter sulla BRM. Undici anni più tardi, toccò ad un altro pilota italiano a salire sul gradino più alto del podio: il monzese Vittorio Brambilla. Anche per lui si trattò della prima e unica affermazione nel mondiale. Quella volta però il circuito era cambiato. Il vecchio aerodromo di Zeltweg, aveva lasciato spazio al nuovo tracciato dell’Osterreichring. Non più piatto, ma formato da sali-scendi molto veloci con curve insidiose, per una lunghezza di 5.911 metri. Il 17 agosto, la gara si svolse sotto un autentico diluvio, tanto da indurre la direzione gara a far calare anticipatamente la bandiera a scacchi. Una prova segnata purtroppo anche dal tragico incidente avvenuto nel corso del warm-up la domenica mattina, in cui l’americano Mark Donhoue rimase gravemente ferito e si spense due giorni dopo all’ospedale di Graz. Al via Lauda, autore della pole, andò al comando seguito da James Hunt su Hesketh e Depailler su Tyrrell. Nella corsa di casa l’austriaco cercò di fare il vuoto, forte della sua 312T con cui stava dominando il mondiale. Ma la pioggia sempre più insistente finì col rallentare la marcia dei battistrada. Nessuno voleva rischiare, ad eccezione del pilota della March arancione numero 9: Vittorio Brambilla. Partito dalla quarta fila, l’italiano diede vita ad una coraggiosa rimonta che al 19° giro lo portò al comando dopo aver superato Hunt, il leader provvisorio. Quando al 29° dei 54 giri previsti venne interrotta la corsa, Brambilla potè esultare per il suo successo. Lo fece però in modo eccessivo, appena tagliato il traguardo mentre viaggiava ancora a velocità sostenuta. Perse infatti il controllo della sua monoposto e finì contro le barriere. Un botto fortunatamente senza conseguenze, tanto che il monzese riuscì a concludere il giro d’onore col pugno alzato ed il musetto ammaccato. Un “cimelio sacro” che Vittorio volle esporre come trofeo di caccia nella sua officina. Il terzo ed ultimo sigillo tricolore in terra asburgica risale al Ferragosto 1982, esattamente quarant’anni fa. Anche in questo caso si trattò di un primo trionfo nel Circus, ma a differenza delle altre due maturò sul filo di lana. Eroe indiscusso il romano Elio De Angelis, classe 1958, alla sua quarta stagione in F.1, terza con la Lotus. Una gara che pareva in salita per l’italiano, soprattutto dopo le qualifiche in cui fece registrare solo il settimo tempo. Ma il G.P. si trasformò in una gara ad eliminazione ed ecco così spuntare dalle retrovie la sua Lotus nera e oro numero 11 che balzò davanti a tutti. Nel corso degli ultimi giri, la monoposto inglese iniziò però a lamentare problemi al motore che favorì il ritorno del finlandese Keke Rosberg. Tra i due si accese una battaglia conclusasi con una volata mozzafiato in cui De Angelis precedette la Williams del rivale per soli 125 millesimi. Oggi purtroppo, pensare nel breve termine ad una prossima affermazione di un pilota italiano non solo in Austria ma in F.1 pare alquanto difficile, data la mancanza della cosiddetta materia prima. Non resta quindi che consolarsi guardando al passato ed ovviamente sperare in una nuova affermazione della Ferrari a pochi giorni di distanza da quella di Silverstone. La F1-75 s’è dimostrata molto competitiva e sarebbe un vero proprio colpaccio salire sul gradino più alto del podio in casa del Team di Max Verstappen e Sergio Perez, ovvero il Red Bull Ring. Dopo una lunga assenza dal 1987 al 1997, il Circus tornò a far tappa su questa pista a seguito di un ampio restyling. L’attuale denominazione del circuito austriaco nasce quando nel 2004 venne acquistato da Dietrich Mateschitz, ossia “Herr Red Bull”. Trattasi del vulcanico magnate austriaco proprietario della factory che produce la popolare bevanda energetica, della scuderia di Milton Keynes e della Toro Rosso che ha sede a Faenza.