Personaggi

Published on Giugno 13th, 2022 | by Massimo Campi

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Montreal ’82: la tragedia di Paletti

Di Carlo Baffi

Il 1982 fu senz’alcun dubbio uno degli anni più tragici della Formula Uno. In particolar modo per la Ferrari che nel giro di tre mesi perse i suoi due piloti titolari. Gilles Villeneuve morì nel corso delle prove del G.P. del Belgio volando fuori pista a Zolder dopo un contatto con la March di Jochen Mass. Mentre Didier Pironi rimase vittima di un altro terribile schianto che pose fine alla sua carriera automobilistica. Purtroppo tra questi due episodi drammatici se ne verificò un altro in Canada, il 13 giugno di quarant’anni fa. Il Circus faceva tappa a Montreal per l’ottavo round del campionato, reduce dal G.P. degli Stati Uniti corso la settimana precedente a Detroit. Una gara in cui s’impose John Watson sulla McLaren-Ford, il quale divenne leader della classifica piloti davanti a Pironi, Prost e Rosberg. Sull’isola di Notre Dame, le qualifiche avevano visto Pironi firmare la sua prima pole position da ferrarista, precedendo la Renault di Arnoux. In penultima fila partiva un giovane italiano alla sua prima stagione nella massima serie, Riccardo Paletti. Era riuscito a qualificarsi col 23esimo crono per la seconda volta in un Gran Premio iridato, complice anche la sua Osella poco competitiva. Per questo pilota milanese si trattava di un’occasione importante per cercare di dimostrare alla squadra le sue doti e magari farsi valere nei confronti del compagno Jean Pierre Jarier, un francese con tanta grinta ed esperienza sulle spalle. Costui partiva alcune file più avanti col 18esimo tempo. Il destino era però in agguato.

Al momento del via il propulsore della 126C2 si spense. Pironi cercò di segnalare il problema sbracciandosi, ma nel frattempo le monoposto erano già scattate ed alcune di queste, le più vicine, riuscirono ad evitare l’ostacolo. Purtroppo Paletti, avendo la visuale ridotta dal gruppo dei concorrenti che lo precedeva si ritrovò di colpo la Ferrari immobile sulla sua strada. La sua Osella era in piena accelerazione ed il tempo di reazione fu così breve da non permettergli di evitare l’impatto. Uno schianto violento contro il retrotreno della rossa, stimato intorno ai 180 km/h. Un dato dedotto dalla marcia bloccata in terza e dal contagiri con la lancetta ferma sui 10.200 giri. Paletti perse conoscenza e rimase inerme all’interno dell’abitacolo. I soccorsi si precipitarono in suo aiuto e con loro anche Pironi. A complicare la situazione divampò un incendio causato dal carburante fuoriuscito dai serbatoi, che fortunatamente venne domato in pochissimo tempo. Malgrado non presentasse ustioni, le condizioni del pilota apparvero comunque disperate e per estrarlo dalle lamiere ci volle oltre una ventina di minuti. Paletti venne quindi trasferito all’ospedale “Royal Victoria” di Montreal dove venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico intorno alle 17.45 locali. Il Dottor Wayne Smith rese noto che il pilota, oltre ad aver subito gravi fratture alle gambe, soffriva di lesioni interne alla gola, allo stomaco ed al torace. Purtroppo, poco dopo le 19 arrivò il triste comunicato che annunciava il decesso. Una tragedia che si consumò sotto gli occhi della madre di Paletti, Gianna, che aveva deciso di seguire il figlio nella trasferta oltre Oceano. Il direttore sportivo dell’Osella, l’esperto Gianfranco Palazzoli provvide ad avvisare Arietto Paletti, il padre, che si trovava in Italia e che volò in Canada su un aereo privato.

Nelle ore successive però iniziarono ad emergere le prime responsabilità su quanto accaduto. Verità pubblicate su “La Gazzetta dello Sport” in un articolo dell’inviato Pino Allievi. Secondo la celebre penna del quotidiano milanese, al momento del via si verificò un episodio alquanto significativo. Una volta che le monoposto si fermarono in griglia sulle rispettive piazzole, un commissario di linea posto a metà schieramento rimase con la paletta sollevata, segno che in quella fila un pilota non si era ancora completamente arrestato. Peccato che non fosse così, tanto che il suo collega gli afferrò la paletta e l’abbassò. Un’indecisione dovuta a distrazione od emozione (non lo sapremo mai), ma che indusse lo starter a ritardare l’accensione della luce verde. Parliamo di pochi secondi tali da provocare i danni alla frizione di Pironi, che rimase inchiodato causando poi l’impatto fatale al pilota milanese. Riccardo era nato nel capoluogo lombardo il 16 giugno del 1958 ed aveva mosso i primi passi nel motorsport grazie agli aiuti del padre, un facoltoso imprenditore nel ramo immobiliare. Nel 1979 era giunto terzo nel Campionato Italiano Super Ford e l’anno seguente aveva debuttato prima in Formula 3 e poco dopo in Formula 2. Proprio in quest’ultima categoria si mise in luce nel G.P. di Monza, gara però non valida per il Campionato Europeo, in cui salì sul terzo gradino del podio al volante di una March 802 Bmw. Nel 1981 firmò due secondi posti nelle prime fasi del trofeo continentale di F.2, per la precisione a Silverstone e Thruxton su una March 812 motorizzata Bmw; e a fine stagione chiuse decimo. La stagione successiva lo vide approdare in F.1, un traguardo molto ambito che malauguratamente ebbe un esito funesto. Tre giorni dopo il tragico incidente di Montreal, Riccardo Paletti avrebbe compiuto 24 anni.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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