Personaggi

Published on Febbraio 24th, 2022 | by Massimo Campi

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Sordi: dinastia da corsa

Per la famiglia Sordi le corse e la collezione di vetture sono una grande passione – di Eugenio Mosca

Uno scrigno con tante auto e tanti trofei, è quello della famiglia Sordi, veri appassionati di vetture da corsa. Massimo, il capostipite, ha all’attivo diversi decenni di militanza sulle piste e strade in salita. Poi ha trasmesso la passione soprattutto al figlio Fabio, ed ai suoi nipoti. La collezione di auto presente nei locali della ditta di famiglia è iniziata con quella delle corse, ed è Massimo Sordi che racconta come è nata questa avventura durata gran parte della sua vita e continua ancora. Quando parla dei suoi gioielli si intuisce l’amore che ha per le quattro ruote, soprattutto quando sfoggiano marchi prestigiosi come quello del biscione e del cavallino rampante. A proposito di trofei, tra i tanti disseminati ovunque, nell’ufficio di Massimo Sordi ne spiccano di particolari. Sei legato a qualcuno in particolare di questi?

“Mi verrebbe da dire l’ultimo conquistato. Scherzi a parte, questi che conservo in ufficio sono di alcuni collaboratori significativi. Della stessa Ferrari, quando partecipammo al Challenge storico, oppure particolari come quello messo in palio da Gucci, che ci venne consegnato proprio in via Montenapoleone dove organizzammo un evento. Perciò trofei che provengono non solo dalle corse, ma anche da mostre o concorsi di eleganza”. 

La chiacchierata con la dinastia Sordi iniziata attorno ad una scrivania, si sposta al piano di sotto, nei saloni che ospitano una collezione da fare invidia ad un museo. In ordine sparso: Ferrari 512 BB, 308 Millechiodi e 333 SP, Maserati 200 SI, Porsche 935, Alfa Romeo 155 S1, D2, GTA e GTAm, Lancia Stratos e 037, e tante altre ancora.

“Abitando a Milano passavo spesso davanti alle vetrine di Crepaldi, dove erano esposte bellissime auto. Tra cui la 512 BB che ora è qui, con numero di telaio 24, l’ultimo della serie costruita. Era praticamente nuova, aveva corso una sola volta a Monza con Brambilla. Gli chiesi di vendermela ma lui non era dell’idea. Gli feci una corte spietata per diversi anni: passavo spesso a trovarlo alla mattina alle 7.30 e lui mi diceva “andiamo a bere un bianchino”. Tante altre volte andammo a giocare insieme a golf, dove peraltro faceva un po’ il furbetto. Beh, tra partite a golf e tanti bianchini, un bel giorno davanti al solito calice mi propose in blocco la BB e la “Millechiodi” che gli chiedevo a tempo, alle quali però aggiunse una Stratos, la Gamma Coupè personale di Pininfarina, e una 131 Rally. Naturalmente affare fatto! Il tutto per diversi milioni di Lire, che all’epoca erano tanti soldi, ma se pensiamo al valore attuale di quelle auto rappresentano un potenziale enorme guadagno. Negli anni ho venduto alcune macchine guadagnando cifre di decine di volte superiori a quanto le avevo pagate. Ad esempio con una Ferrari SWB, pagata all’epoca 180 milioni, ho guadagnato 40 volte più del valore di acquisto quando l’ho rivenduta. Ci tengo a dire che per il sottoscritto non si trattava di buttare dei soldi semplicemente per piacere personale, ma di veri e propri investimenti. Infatti molti di questi affari mi sono serviti anche allo sviluppo delle aziende di famiglia”.

Monza, 3 ottobre 2021, quarto round Alfa Revival Cup. In pista ci sono due vetture, una GTA 1600 e una Giulia Ti Super 1600, contrassegnate dal cognome Sordi. Ma non si tratta di omonimia, perché nei rispettivi abitacoli ci sono ben tre generazioni della famiglia Sordi: sulla GTA il capostipite Massimo Sordi affiancato dal figlio Fabio, sulla berlina Giulio, figlio di Fabio. Fra tutti coprono un arco temporale di oltre 60 anni!

“La passione c’è sempre stata – racconta Massimo Sordi -. Però nel mio caso non c’era il papà con i soldi, perciò prima ho dovuto rimboccarmi le maniche e lavorare sodo per avere le risorse necessarie a sfogare questa passione. Quindi ho iniziato un po’ tardi a correre: nel 1984, come navigatore di Angelo Beretta nei rally. La prima gara fu il Rally di Sardegna, dove ci presentammo con una GTA targata Sassari, perciò il pubblico ci scambiava per piloti locali. L’anno successivo Beretta scelse di limitare un po’ le partecipazioni, perciò presi in mano io il volante, cavandomela anche abbastanza bene: tanto che mi trovai in testa al campionato ma dando ascolto ai miei rivali me ne andai in vacanza saltando una gara, mentre loro furbescamente parteciparono ad entrambe le rimanenti gare fregandomi per un punto. Ma ci siamo rifatti nel 1986, con l’Assoluta Rally. Inoltre mi presi la bella soddisfazione di fare il secondo assoluto con la GTA al Rally di San Remo”.

Hai iniziato tardi ma poi ti sei dato da fare per recuperare il tempo perso, vero?

“Si – ridacchia Sordi -. Una volta, a Vallelunga, disputai quattro corse nella stessa giornata: con la Ferrari 512 BB e le Alfa Romeo GTA 1300, GTAm e 155 GTA. Devo ammettere che a sera mi sentivo un po’ stanchino. Inoltre l’ultima corsa mi presi anche un certo spavento, perché con la 155 GTA mi trovavo in prima fila in mezzo a un sacco di Porsche e per un problema alla frizione restai piantato al via, ma per fortuna mi evitarono tutti. Poi riuscii a partire rimontando su tutti e arrivando ad un passo dalla vittoria. Un’altra volta alla Cividale-Castelmonte mi ero iscritto contemporaneamente con la Maserati 200 S e la GTA. Mi ero organizzato facendo portare all’arrivo il Motobecane di mia figlia, dopo essere salito con la GTA scendevo alla partenza in fuoristrada, attraversando il bosco. Devo dire che nell’occasione potei contare sull’aiuto del Direttore di Gara, che lavorava con me: gli dissi che nel caso non mi avesse visto arrivare in tempo avrebbe dovuto cercare il modo di perdere un po’ di tempo per darmi modo di salire in macchina”. 

In questa passione poi hai coinvolto tutta la famiglia, a partire da tua moglie, com’è andata?

“Elena frequentò un corso di pilotaggio da Henry Morrogh, poi partecipò ad alcune gare con una Lotus Seven ma, come spiegava lei, “correva piano”. Per dare l’idea, in una edizione della Trento Bondone sentì un rumore strano dal motore, perciò parcheggiò la vettura in una piazzola e si mise tranquilla a bordo strada a leggere un libro. Anche mia figlia Monica frequentò il corso da Morrogh dove se la cavò bene, tanto da piazzarsi seconda nella sfida di fine corso, ma poi preferì concentrarsi sul lavoro”. 

L’attività subisce una netta accelerazione con l’arrivo del figlio Fabio, che però all’inizio sembrava avviato alla trafila con le monoposto. Ce lo facciamo raccontare direttamente da lui.

“Frequentai il corso di pilotaggio di Stohr e a detta degli istruttori pareva me la cavassi piuttosto bene. Perciò valutammo la possibilità di affrontare la trafila con le monoposto, partendo dalla F.Campus per passare poi alla F. 3 con l’obbiettivo di una carriera professionistica, ma oltre ai costi proibitivi, che peraltro non garantivano nulla, non c’era spazio per conciliare anche le altre cose come studi e attività. Perciò mio padre mi disse: dato che correre è la passione di famiglia, corriamo insieme e ci divertiamo comunque. Devo dire che è stata la scelta migliore, perché con i soldi che avremmo dovuto spendere per essere competitivi con le monoposto abbiamo corso assieme per circa trent’anni con oltre 300 gare all’attivo, con macchine molto belle togliendoci anche tante soddisfazioni. In totale, da quando ha iniziato mio padre Massimo, in famiglia abbiamo conquistato circa 1400 trofei, dei quali 600 corrispondono a vittorie assolute o di categoria”

Com’è cominciata la coppia tra padre e figlio?

“Nel ‘93 volevamo correre nella gara dell’Europeo al Paul Ricard, ma io non avevo ancora la Licenza Internazionale per la quale era necessario ottenere dei punti in alcune gare, rally o in pista. Perciò decidemmo di correre il Rally di San Remo con una Giulietta Ti, ma dopo la prima prova mio padre aveva 39 di febbre, perciò tornammo a casa. Poi disputammo ancora dei rally, ma valutando fossero troppo pericolosi con le autostoriche decidemmo di orientarci verso la Velocità in pista, con le GTA”. 

Vi siete sempre trovati d’accordo sulla messa a punto delle auto?

“Mai! – ribatte deciso Fabio – Durante le prove io chiedevo sempre di modificare qualcosa, ma mio padre guardava Angelo e insieme mi rispondevano di provare ad adattarmi al mezzo. Col senno di poi devo dire che questa scuola mi è servita, perché oggi, pur non essendo un pilota professionista, quando salgo su un’auto, soprattutto tenendo presente che si tratta di auto storiche, riesco a capire cosa va bene e cosa meno bene, e di conseguenza a gestirla in modo adeguato”.

C’è un aneddoto di questa lunga “convivenza” che ricordi in modo particolare?

“C’è stato un periodo in cui avevamo preso l’abitudine di andare al sabato a giocare a golf. Un sabato ci dimenticammo di avere le qualifiche della Coppa Intereuropa. Preso atto della nostra buona fede il Direttore di Gara ci ammise comunque alla gara, a condizione di partire dietro tutti. Partì mio papà bello carico, con la GTA 1600, e al cambio pilota mi consegnò la macchina in terza posizione assoluta. A mia volta partii bello deciso e ben presto arrivai negli scarichi della Cortina in testa alla gara. Cominciai a pressarla e all’ultimo giro lui commise un errore uscendo largo alla seconda di Lesmo, finì sul tappetino e, come spesso capita, la macchina schizzò contro il rail all’interno. Io portai a termine il giro acclamato dal pubblico, che allora c’era, perché eravamo italiani e aveva apprezzato quel duello. Conservo ancora quella coppa a casa, una delle poche che mia moglie accetta, a cui tengo molto perché la conquistammo insieme con una gara memorabile”. 

Con la Ferrari hai avuto un legame piuttosto stretto, vero?

“Si. Con Piero ho un legame stretto, tanto che mi concesse di far ricostruire da Dallara la scocca della 333 SP 009 che andò distrutta nell’incidente a Road Atlanta in cui rimase coinvolto Barbazza. La scocca nuova fu ricostruita da Dallara e marchiata 009/A. Qui conservo l’originale, allestita come maquette, che naturalmente non venderò mai. Ebbi modo di conoscere anche l’”Ingegnere”: lo ricordo seduto nel suo ufficio in modo professionale, mentre utilizzava un linguaggio un po’ ostentato. Insomma, traspariva un’immagine tra il burbero e il professionale, almeno all’inizio, perché poi con chi gli piaceva si lasciava un po’ andare”.  

Ed eccoci alla terza generazione di Sordi in pista. Possiamo dire una conseguenza naturale?

“Certamente – conferma papà Fabio -. Loro ovviamente si sono appassionati fin da ragazzini, ma dato che mia moglie non ama molto le auto da corsa gli lascia poco tempo, perché prima vengono gli impegni scolastici e tutto il resto. Perciò non hanno avuto modo da praticare kart a livello competitivo, dovendosi accontentare di quelli a noleggio dove li portavo appena possibile. Comunque hanno coltivato la passione che ora avendo raggiunto l’età vogliono praticare”. 

Giulio è ormai una presenza fissa nell’Alfa Revival Cup “Si. E migliora di gara in gara. E pensare che a inizio stagione ci eravamo accordati con Giuliano Facetti per fare un motore tranquillo. Invece sono venuti fuori 167 CV e la Giulia è in continua evoluzione. Inoltre ha dimostrato di correre con la testa – sottolinea nonno Massimo -, proseguendo la tradizione di famiglia. Infatti, nell’ultima gara disputata a Monza in condizioni molto difficili, ha conquistato il terzo posto di categoria, dietro a due GTA, ma soprattutto non ha fatto errori. Oltre a Giulio c’è il fratello Mattia. Nel 2021 non ha potuto correre a causa dell’emergenza Covid sono stati bloccati i corsi per le Licenze. Per il 2022 sarà della partita anche lui”.

Ma non è finita qui… “Si. C’è anche la più piccola, Maria, che ha solo tredici anni, è molto appassionata e pratica un po’ di kart. Ha fatto il corso kart Birel. All’inizio non andava male, poi ha visto un amico ribaltarsi ed è rimasta un po’ impressionata: allora andava velocissima sul dritto, poi frenava troppo e percorreva piano le curve. L’abbiamo un po’ catechizzata ed ora sta ritrovando confidenza, perciò credo che col tempo le faremo frequentare qualche corso anche per automobili, di cui è molto appassionata”.

Mentre papà Fabio ci dice queste parole Maria salta da una macchina all’altra, soprattutto quelle scoperte, provando meticolosamente la posizione di guida ed i comandi. Le chiediamo: quale tra queste auto ti piace di più?  “La Ferrari 512 BB – risponde decisa -. Ma anche la 333 SP!”  Beh, buon sangue non mente!

Immagini © Massimo Campi

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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