Personaggi

Published on Novembre 15th, 2021 | by Massimo Campi

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Ferrari: quando iniziò l’era Montezemolo.

Il 15 novembre del 1991, Luca di Montezemolo, tornava a Maranello come Presidente per rilanciare il Cavallino – di Carlo Baffi

Il prologo ebbe luogo durante una colazione con Cesare Romiti, allora amministratore delegato della Fiat, il quale aveva ricevuto il mandato dall’Avvocato Gianni Agnelli di risolvere la questione Ferrari. Intendiamoci, nessun problema riguardante la produzione, bensì il lato sportivo. Il campionato 1991 s’era chiuso amaramente con un terzo posto nel mondiale costruttori e nessuna vittoria. Ma ciò che più preoccupava era il clima che si respirava a Maranello, dove in pochi mesi erano stati cacciati tra tante polemiche, il direttore sportivo Cesare Fiorio ed il pilota di punta Alain Prost, tre volte iridato.

Non c’è quindi da meravigliarsi se Luca Cordero di Montezemolo si sentì dire da Romiti:” Dovresti andare alla Ferrari a fare il numero uno.” A posteriori, Montezemolo confesserà che se da un lato era entusiasta di ritornare a guidare un’azienda a lui molto cara, dall’altro era titubante al pensiero di affrontare un impegno molto legato ai risultati sportivi. Era reduce infatti dalla poco felice esperienza con la Juventus in cui aveva ricoperto la carica di vicepresidente.

Il campo aveva bocciato la scelta tecnica di aver affidato la squadra all’allenatore Gigi Maifredi, esonerato a maggio. Però l’idea di guidare il Cavallino nel ruolo che un tempo era stato del grande Enzo Ferrari fugò qualunque perplessità. Così alle 12.48 di venerdì 15 novembre 1991, il CdA della Ferrari riunitosi a Maranello diramò un comunicato di circa dieci righe in cui si rendeva noto che dopo aver preso atto della volontà del Presidente Piero Fusaro di rientrare ad operare nel gruppo Fiat, accogliendo le sue dimissioni, veniva nominato nuovo Presidente ed Amministratore Delegato Luca di Montezemolo, che assumeva così pieni poteri per la gestione. Calava dunque il sipario su un’annata decisamente negativa; e dire che doveva essere quella del rilancio definitivo della rossa. L’imperativo era quello di voltar pagina, da qui l’esigenza di dare una scossa all’ambiente ponendo al vertice qualcuno che decidesse in prima persona rispondendo direttamente alla famiglia Agnelli. E chi se non Montezemolo poteva essere il più adatto? Aveva varcato i cancelli di Maranello nel giugno del 1973, a soli 25 anni dopo aver concluso gli studi giuridici negli Stati Uniti. Anche allora, la Ferrari era viveva un periodo difficile: l’ultimo titolo piloti portava la firma del britannico John Surtees nel 1964. Ma a poco a poco il Cavallino si risollevò.

Grazie alle soluzioni tecniche dell’ingegner Mauro Forghieri, all’apporto dei nuovi piloti Niki Lauda e Clay Regazzoni, le rosse risalirono ai piani alti. Montezemolo guidò le operazioni come direttore sportivo e finalmente nel 1975 arrivò la tanta sospirata conquista del Mondiale piloti con Lauda, insieme al primato tra i costruttori. Poi le strade si divisero, con il giovane manager che lasciò Maranello per occuparsi delle relazioni esterne della Fiat. La sua carriera dirigenziale proseguì in campo sportivo, dove raggiunse prestigiosi traguardi. Ai vertici della “Cinzano”, la popolare azienda produttrice di liquori fu uno dei principali sponsor di “Azzurra” nell’avventura nell’America’s Cup di vela. La sfida successiva vide Montezemolo alla guida del Col, il comitato organizzatore dei mondiali di calcio di “Italia ‘90”. Insomma, quel giovane avvocato che il 7 settembre del ’75 s’era commosso in mondovisione abbracciando Forghieri nella pit-lane di Monza per il trionfo del Cavallino, ne aveva fatta di strada.

E soprattutto aveva sempre conservato la Ferrari nel cuore. Il suo ritorno al timone della scuderia emiliana fu salutato dall’entusiasmo generale, in primis dal vicepresidente dell’azienda, Piero Ferrari il figlio del “Drake”:” Mi pare una scelta giusta e anche emozionante per me. Montezemolo mi ricorda gli anni della gioventù. Siamo amici da una vita ed abbiamo trascorso giorni bellissimi attorno ad una macchina vincente. Montezemolo ha lasciato un grande ricordo e credo che sia un ottimo nome per la Ferrari, sia per il presente che per il futuro. Riguardo al mio ruolo, sono pronto a collaborare con la massima disponibilità ed onestà.” Parole importanti quelle di Piero Ferrari, confermato ai vertici della Gestione Sportiva. Alla direzione del Reparto Corse restava l’ingegner Claudio Lombardi. Una volta insediatosi, Montezemolo iniziò ad essere operativo nei primi giorni del 1992, dapprima incontrando i fantini del Cavallino. Parliamo di Jean Alesi alla sua seconda stagione in rosso e di Ivan Capelli fresco d’ingaggio. Purtroppo il processo verso la rinascita sarà tutt’altro che semplice e breve.

La nuova monoposto F92AT si rivelò subito al di sotto delle aspettative ed il “Presidente” si vide costretto a lavorare in previsione della stagione successiva. Oltre al problema sportivo, c’era pure quello politico, dal momento che all’interno del paddock la Ferrari aveva perso potere, venendo considerata una nobile decaduta. Infine, per ammissione dello stesso Montezemolo, non andava sottovalutato il fronte del prodotto di serie, in cui i modelli “Testarossa” e “348”, rischiavano di risultare obsoleti. Una situazione molto complessa da cui si doveva ripartire dal cosiddetto foglio bianco e senza commettere ulteriori sbagli. E così fu. Venne dapprima richiamato il tecnico inglese John Barnard che però continuò a lavorare operare da oltre Manican; un atteggiamento che non mostrava un grande attaccamento al Cavallino.

La prima grande svolta si registrò invece con l’ingaggio di Jean Todt, che dal luglio del ’93 fu il nuovo direttore generale della scuderia. Un manager francese abile, energico e pragmatico, con un blasone costruito nei rally e nelle gare endurance. Venne contattato su consiglio di Bernie Ecclestone e la scelta si rivelò vincente. I primi frutti arrivarono il 31 luglio del 1994 con il successo dell’austriaco Gerhard Berger sulla 412T1 nel Gran Premio di Germania ad Hockenheim. Il Cavallino ritornava finalmente sul gradino più alto del podio dopo circa quattro anni di assenza. Quando nell’estate del ’95, l’avvocato Agnelli annunciò l’arrivo del due volte Campione del Mondo, Michael Schumacher, nonché il pilota numero uno del Circus, la quadratura del cerchio era ormai prossima.

Insieme al giovane fuoriclasse tedesco, giunsero anche alcuni tecnici artefici del miracolo Benetton: Ross Brawn lo stratega e Rory Byrne il progettista. Dopo aver sfiorato l’iride per tre anni, l’obiettivo venne raggiunto l’8 ottobre del 2000 a Suzuka, in Giappone. Da li in poi sarebbe iniziato un dominio assoluto che permise a Schumacher di fregiarsi di cinque corone iridate ed al team di conquistare ben sei titoli costruttori (tenendo conto anche del mondiale vinto nel 1999). Nel 2007 si aggiunse anche il mondiale piloti di Kimi Raikkonen insieme a quello costruttori bissato nel 2008. L’avventura di Montezemolo a Maranello proseguì sino al 13 ottobre 2014, quando lasciò la presidenza del Cavallino a Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA, col quale non mancarono forti contrasti. Ancora oggi Luca di Montezemolo viene ricordato come il Presidente più vincente del Cavallino ed i tifosi ferraristi, visti i tempi di magra, non nascondono una forte nostalgia pensando a quel ciclo irripetibile di trionfi e record.

Illustrazione © Carlo Baffi – Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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